Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

Con la « ragion di Stato » tutto si giustifica, ogni arbitrio, ogni ingistizia, ogni sopraffazione, ogni violenza. La « ragion di Stato » autorizza il governo a rompere ogni freno di leggi e di norme amministrative, di contabilità. Che cosa non può e non fa un governo col pretesto della « ragion di Stato »? Tapparvi la bocca, incriminare il vostro pensiero, incarcerarvi, farvi condannare, stamparvi sulla fronte il marchio di malfattore, mandarvi a domicilio-coatto, e poi disporre della vostra borsa e della vostra vita, scatenare tra voi la guerra civile, infine mandarvi al macello « per la maggior gloria e grandezza della patria ». In occasione delle quali guerre come si accelerano le promozioni nei gradi dell'esercito, cosl aumentano i lucri di coloro che maneggiano il danaro dello Stato e s'accresce a dismisura il potere dei governanti. Il Parlamento è chiuso, le leggi sono fabbricate nella fucina governativa, come la moneta - o la carta-moneta. Il governo ha carta bianca, impone nuovi balzelli, contrae debiti, insomma, a dirla romanescamente, fa quel che gli pare. Leggi d'eccezione: tribunali d'eccezione e giustizia d'eccezione. La macchina governativa diventa un Molocco che stritola nelle sue fauci vittime umane. Tutto ciò è avvenuto in pieno secolo XX in Italia; e dura ancora. Noi viviamo in un'atmosfera satura di violenze e di illegalità e di incostituzionalità. Al fallimento della democrazia ha contribuito il discredito in cui essa era caduta già prima della guerra per l'opera dei politicanti, che a poco a poco e per appagare le loro ambizioni e vanità avevano abbandonato la difesa delle pubbliche libertà. Per un certo tempo, dopo il 1860, era vivo nei figli della rivoluzione, anzi delle rivoluzioni precedenti (ricordiamo a titolo d'onore il Parlamento napoletano del 1848 e il linguaggio che ci tennero verso il re il Settembrini, lo Spaventa, l'Agresti, ecc.) il sentimento della libertà faticosamente conquistata; la menoma violazione di essa da parte del governo suscitava proteste clamorose nella stampa, nel Parlamento, nelle associazioni popolari e nella studentesca universitaria; e dopo una manifestazione pubblica di protesta per un arbitrio commesso da un questore o da un prefetto, o in seguito a un'interpellanza parlamentare per uno scandalo amministrativo o giudiziario, il governo del tempo traballava sul st10 seggio o addirittura capitombolava. · 616 Biblioteca Gino Bianco

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