interno della natura » ( che sarebbe la lotta dell'uomo contro l'uomo), che essa è un fatto naturale necessario, inevitabile (anzi immanente in tutta la vita sociale), è « l'Umanità che si rinnova, è un momento · di sviluppo della realtà universale, una forma di vita del mondo », anzi « l'unica forma », una prova in cui « i popoli cimentano con le loro forze i loro supremi interessi e ideali, e _impegnano la vita per foggiare un mondo rispondente alle loro aspirazioni ». (Converrebbe considerare che o le aspirazioni dei popoli che si combattono sono le stesse, e allora è assurdo combattersi: o sono diverse, e allora le varie aspirazioni rispondono ad interessi o ad egoismi particolari che attraversano all'Umanità la via verso i suoi « alti destini »). L'autore non distingue qui la guerra combattuta da un popolo oppresso per la propria liberazione. dalla guerra combattuta viceversa per mantenere la propria dominazione o estenderla; la guerra di rapina, la guerra provocata da odi di razza o di religione, da rivalità economiche, ecc. No, la guerra· in sé e per sé, per l'una e per l'altra parte è una filosofia, ogni belligerante è un filosofo, « noi dobbiamo vedere nel nemico un fratello che divide con noi la necessità di un· tragico momento » e coopera con noi a creare « un nuovo mondo, una nuova anima, che sarà la comune opera di tutti: quel concetto più vero, che trionferà perché più vero, e perciò più potente, e chi avrà meglio inteso, meglio concepito si troverà (sic!) vincitore ». Mai da nessun filosofo la ·teoria del successo fu portata a tali altezze. Il diritto, la verità, la giustizia sono dalla parte di chi vince. Victrix causa placuit Diis (ma ricordiamoci, soggiungeva nobilmente il filosofo romano: sed vieta Catoni). Tutta questa arcana teoria della guerra porta l'autore a proclamare (nell'ottobre 1914, ma lo si ripeterebbe nel 1930 e in ogni altro tempo) che « poiché (1~ guerra) è il nostro dovere comune, questa è l'ora in cui i sacrifici non si contano, questa è l'ora dell'eroismo. Sospirare oggi la pace per orrore degli eccidi e delle ruine è viltà » (come se non si potesse volerla per un sentimento di giustizia e di umanità). Udite questo ragionamento, e ammiratene la logica. « La guerra è santa finché è necessaria ( è la stessa volontà di Dio); e fino a 610 Biblioteca Gino Bianco
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