Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

• nari; ed è poi addirittura assurdo il credere che, giunta al potere, la classe operaia, od una classe qualsiasi, abdicherebbe spontaneamente alla propria dominazione, per instaurare un regime di eguaglianza e di giustizia. La conquista dei poteri dunque (se pur fosse possibile) sarebbe pericolosa. Piuttosto ammettiamo che la partecipazione della classe operaia alla vita pubblica (di cui le elezioni politiche e amministrative sono un episodio) implica da parte sua un'attitudine meno supina e più esigente verso le classi dirigenti; e sotto questo rispetto è da incoraggiare. La popolazione rurale specialmente vuol essere strappata all'indifferentismo abituale ed ereditario di classe soggetta, che si crede nata a servire e ad ubbidire. La . partecipazione alle elezioni in fondo è una cosa buona o cattiva secondo lo spirito in cui vien fatta - come lo sciopero, come le cooperative, ecc. Ma appunto l'azione politicoelettorale non vale più di questi altri mezzi di lotta; non è che un semplice episodio della lotta per il socialismo; e per avere qualche valore dev'essere sorretta e affiancata da una forte e continua azione extra-parlamentare. L'errore dei marxisti è di far leva delle elezioni e di dimenticare, anzi porre deliberatamente in non cale il resto. III. ~"Chi scrive da parecchi anni ha confessato il suo dissenso dalla teoria catastrofica (la teoria della crisi, che doveva esser prodotta dal progressivo concentramento della ricchezza e accrescimento del proletariato: teoria che non so perché il Turati voglia gabellare per anarchica, mentre è marxista puro sangue), dal materialismo storico, dalla esagerazione e dall'esclusivismo della lotta di classe, e soprattutto dalla teoria * « Partito socialista o Partito operaio? », supplemento al n. 15 de La Folla, Milano, 18 agosto 1901, pagg. 11-14. 309 Biblioteca Gino Bianco

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