Tcherkesov. Ed è vero; 1 e del resto il Bernstein, in parecchi luoghi del suo libro, dichiara espressamente che egli non pretende alla paternità delle idee che espone, che parecchie ne a tolte in prestito da altri; e a sua volta il mio amico Tcherkesov non è stato il primo, neppure fra gli anarchici, a criticare la dottrina marxista. Lasciamo dunque stare la questione della priorità: e congratuliamoci che, dopo tanto discutere, ci troviamo sostanzialmente d'accordo. La collettivizzazione universale, il regime strettamente unitario della produzione non è indispensabile, anzi (diciamo schiettamente) non è possibile. Tornando ora al Kautsky, giustamente opina il Labriola che la sua posizione è insostenibile. « Se c'è una specie di piccola proprietà coltivatrice che può sopravvivere alla catastrofe capitalistica, che anzi, come il Kautsky riconosce, può corrispondere a un modo di produzione più economico di quello su grande scala, perché non pigliare sin da ora tutti quei provvedimenti che valgano a salvarla e ad assicurarne l'esistenza? Un grosso argomento potrebbe opporsi, ma l'oppositore dovrebb'essere un liberista e poi finirebbe con l'abbandonarlo, perché l'argomento nòn è punto liberista essendo semplicemente sciocco: ma perché prendere provvedimenti a vantaggio della piccola proprietà quando non se ne prendono a vantaggio della grande? Se la piccola proprietà ha bisogno d'aiuti per vivere, è segno che di per · sé è incapace di tirare innanzi e quindi deve cedere alla grande, che per ciò solo è più .economica. 1 Per citare un solo esempio, nel pamphlet intitolato « La superstizione fatalista sulla concentrazione del capitale», uscito nel 1894, lo Tcherkesov, dopo aver notato che il numero dei capitalisti è considerevolmente aumentato negli ultimi anni, conclude: « Il numero dei piccoli .capitalisti cresce anche più rapidamente che quello dei grossi. Mentre i fautori dell'inazione lusingavano lo studioso coll'idea che il nerbo dei capitalisti s'andava assottigliando, esso in realtà s'è andato invece triplicando dal 1850. Noi siamo stati completamente ingannati riguardo all'effetto di questa legge dai metafisici tedeschi. Ma la ragione del mancato effetto è semplicemente questa, che la legge non esiste. L'errore nacque dalla tatale influenza dei metafisici hegeliani e dal metodo di dialettica seguito da Marx ed Engels. Per quarant'anni i lavoratori d'Europa sono stati sviati per colpa di un fatalismo metafisico vano come il maomettano». 282 BibliotecaGino Bianco
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