Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

LA QUESTIONE AGRARIA * In uno studio notevolissimo, che continua per due fascicoli della Critica Sociale ( 1 e 16 settembre 1899), Arturo Labriola, prendendo ad esaminare il recente libro del Kautsky ( « Die Agrarfrage », Stoccarda, 1899 ), mostra ad evidenza le contraddizioni in cui cadono i socialisti marxisti circa la questione agraria. Giacché, mentre preconizzano la scomparsa della piccola proprietà e se ne mostrano lieti come di un principio od almeno di un presupposto necessario della collettivizzazione dei mezzi di produzione, d'altra parte od avvisano ai modi di prolungarne l'esistenza venendo in aiuto ai piccoli proprietari, od almeno ammettono che la democratica azione dello Stato avvantaggerebbe la popolazione campagnola e quindi il ceto dei contadini. Il Kautsky sostiene che le riforme principali onde il ceto agrario può sperare un sollievo ai suoi mali, consistono nella democratizzazione dello St~to: l'abolizione dell'esercito permanente, la riduzione democratica delle imposte, la diffusione della cultura tecnica e generale, l'autonomia amministrativa, ecc. Non è la nostra opinione, ma sia. E non vi avvedete - ribatte acutamente il Labriola - della contraddizione in cui cadete? Posto che le riforme enunciate possano sollevare il ceto piccolo-proprietario dallo stato di depressione in cui vegeta, segue che questo stato di depressione per lo meno non è interamente conforme all'intima natura, per così dire, della proprietà coltivatrice. D'altronde - ribadisce lo stesso Labriola - il Kautsky giustamente opina che la piccola proprietà coltivatrice non ha in sé nulla di contrario ai princìpi del socialismo, non ha una funzione capitalistica, cioè monopolizzatrice e sfruttatrice, essendo semplicemente un mezzo di lavoro per chi lo possiede. Essa quindi potrà benissimo esistere accanto alla proprietà di Stato, così come il mestiere indipendente e non meccanico conti- * Rivista critica del socialismo, 1899, pagg. 808-12. 280 Biblioteca Gino Bianco

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