Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

che esso andava iniettando nel corpo del movimento operaio europeo fu Francesco Saverio Merlino, che in una serie di articoli e di pamphlets mise ripetutamente in luce gli aspetti reazionari del pensiero politico marxiano da lui giudicato una degenerazione delle genuine esigenze libertarie del socialismo ».2 Recatosi nel 1892 negli Stati Uniti, vi tenne molte conferenze, superando difficoltà d'ogni genere; e vi fondò il periodico Il grido degli oppressi, di cui fece un'arma di propaganda · delle idee socialiste e anarchiche e di difesa dei diritti degli emigrati italiani. Di là mandò a La Société Nouvelle il saggio « Le commonwealth américaine », che è un'analisi economica e politica della società americana di allora. Prima di partire per l'America aveva pubblicato l'opuscolo, di cui si era fatto editore Errico Malatesta, « Nécessité et bases d'une entente », in netta rottura con gli anarchici antiorganizzatori e soprattutto col proposito di creare una piattaforma comune alle diverse correnti rivoluzionarie del tempo. Tornato a Londra al principio del 1893, si raccolse con fervore negli studi prediletti, facendo apparire, sempre sulla rivista La Société Nouvelle, un lungo saggio su « L'individualismo · nell'anarchismo », col quale proseguì, trasferendola sul piano di più ampie considerazioni teoriche, la vigorosa polemica già iniziata e combattuta insieme con Errico Malatesta contro l'individualismo terroristico che aveva in quegli anni cominciato a manifestarsi con azioni aberranti e talvolta mostrucse. 3 Il Mala2 Sull'a1nbiguità del pensiero di Marx, si veda il volun1e di Bertram D. Wolfe « Cento anni di Marx», Longanesi, Milano, 1970. 3 In difesa dell'individualismo, della cui teoria e pratica il Merlino aveva fatto nel detto saggio una severa analisi critica, si levò Paolo Reclus, nipote dell'illustre geografo anarchico Eliseo Reclus, con un articolo apparso nella Revue Libertaire. Rispondendo sullo stesso periodico, il Merlino, dopo aver detto fra l'altro che « questa anarchia che finisce in dogma, questa religione dell'irreligione, questa intolleranza settaria in nome della libertà assoluta è un fenomeno da studiare», cosi concludeva: « Togliete al vostro anarchico la dinamite e dategli il fulmine; ed egli sarà un Giove, un Ieova o altro tiranno celeste. Prestategli un breviario ed una croce, e sarà un inquisitore che farà bruciare i nemici della fede. Dategli, sempre invece della dinamite, legioni di sbirri; e sarà lo Czar di tutte le Russie. O Anarchia, quante follie e quanti delitti in tuo nome! » 9 Biblioteca Gino Bianco

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