.. • scono lauti guadagni, accrescono continuame11te le loro ricchezze e lasciano nella miseria l'operaio e il contadino, che non saranno gli unici, ma sono certo i principali produttori. Che importa se l'operaio d'oggi stia un tantino meglio di quello di ieri? se egli ricavi dal suo lavoro, organizzato dal capitalista, magari un prodotto maggiore di quello che dà il · lavoro fuori l'organizzazione capitalistica? Certa cosa è che la distribuzione attuale dei prodotti è ingiusta, perché mentre tutti concorrono alla produzione e l'opera di ciascuno è necessaria, le ricompense sono enormemente disuguali, e in fondo la produzione è organizzata dal piccolo ceto dei capitalisti nel -loro esclusivo interesse. Il socialismo non deve negare a priori l'utilità dei coopera- . tori indiretti, ma deve combattere l'iniquità dei loro prelevamenti, l'ineguaglianza del trattamento che essi ricevono (o piut- . sosto si fanno) con quello che ricevono gli operai, e deve reclamare perché l'associazione fra gli uni e gli altri non continui ad essere una società leonina. La questione è morale e giuridica, non economica. Credere di derivare la necessità del socialismo da una dottrina economica, dall'analisi dei fattori della produzione del valore, è stato l'errore nel quale, secondo noi, Marx ha trascinato i socialisti di tutte le scuole. L'analisi del valore può servire a mettere in luce le relazioni di superiorità e d'inferiorità della società e gli effetti della formazione gerarchica di questa, e a stimolare quindi quella riforma morale e istituzionale che il socialismo . . . , , . preconizza: ma non contiene 1n se e per se nessuna ragione decisiva pro o contro l'uno o l'altro sistema. Per dedurre dalla teoria del valore la tesi socialista, o piuttosto comunista, Marx dovette immaginare l'aumento crescente del profitto e la diminuzione progressiva dei salari, la polarizza229 Biblioteca Gino Bianco
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