Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

• • assetto delle relazioni sociali. Il socialismo, non che dividere, unisce gli uomini, li affratella; inculca la solidarietà agli operai disoccupati con gli scioperanti, agli operai organizzati coi disoccupati, ai coloni coi contadini, agli operai della mente con gli operai del braccio, e a tutti gli uomini di cuore con tutti quelli· che soffrono; e nelle lotte che si combattono nell'ordinamento sociale attuale tra i vari ceti, esso interviene per dare l'impulso al progtesso generale; parteggia per i disoccupati contro quegli operai che, organizzati, volessero far monopolio del mestiere; per gli operai organizzati contro i padroni; per il bracciante e il giornaliero contro il colono, per il colono o il mezzadro contro il proprietario; per il proprietario contro il commerciante, lo speculatore, il monopolista; per il piccolo commerciante e per il piccolo industriale contro il grossista, contro la banca; per tutti contro il governo, che è poi l'organo principale di resistenza all'attuazione del socialismo. La questione sociale dev'essere risoluta col concorso di tutti gl'interessi e di tutte le volontà, contro quelli e quelle soltanto ·che deliberatamente si oppongono alla sua soluzione. Non v'è attitudine che somigli tanto a quella di certi avversari non meno ciechi che ostinati del socialismo, quanto l'attitudine espressa dalle parole del Bebel al congresso di Francoforte del 1894: « Se i contadini non vogliono lasciarsi convincere, noi non ci occuperemo di loro. I loro pregiudizi, la loro ignoranza, la piccineria della loro mente non devono farci abbandonare in parte i nostri principi » .9 9 Nella Critica Sociale del 16 dicembre 1895 Lucio rincara la dose: « A fare la corte ai villani con la speranza di guadagnarli alla causa del proletariato, noi perdiamo non solo il tempo, ma anche la riputazione di gente accorta». I contadini formano « un corpo durissimo, contro il quale il socialismo non ha perforatrici sufficienti». Nella storia essi « sono stati sempre strumento di reazione», e via di questo passo. Così parlano e scrivono uomini che hanno adottato il motto-programma: « l'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori». O non sono i contadini la parte più numerosa della classe lavoratrice? Si può parlare di « una causa del proletariato», se si escludono dal novero i milioni di lavoratori dei campi? 213 Biblioteca Gino Bianco

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