Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

zione di Mc Kinley Bill negli tati Uniti; al Grunderperiode ( 1871-1873) della Germania e dell'Austria e alle enormi spoliazioni che vi si commisero; al saccheggio dei comuni, delle opere pie, dei banchi pubblici in Italia: e confessiamo che la ricchezza della borghesia non ha la sua sorgen~e né unica né principale nel profitto industriale. 7 I lucri commerciali, bancari, professionali e politico-amministrativi delle classi dirigenti sono tanto più elevati quanto più basso è il profitto industriale, e sono massimi nei paesi in cui il sistema capitalistico è minimamente sviluppato. Si può dire che i capitalisti potrebbero rinunziare al profitto della giornata di lavoro: se essi ritenessero, con la direzione dei cambi, la facoltà di speculare sui prodotti, i loro interessi non ci scapiterebbero. La balìa suprema sui consumatori equivale nei suoi effetti alla balìa suprema sui produttori: la balìa suprema dei governanti sui governati può supplire all'una e all'altra. Se non vi fossero capitalisti né commercianti, ma le industrie e i commerci fossero nelle mani di un governo, il ceto governante troverebbe modo di farsi, nella ripartizione dei prodotti, la parte del leone. * 7 Noi abbiamo tentato altrove un calcolo approssimativo del costo della protezione in Germania (cfr. il nostro articolo, « La doctrine de Marx et le nouveau programme des socialdémocrates allemands », Société Nouvelle, 1891, vol. II, pag. 272 e segg.) [Vedi l'intero articolo nel volume di scritti merliniani « Concezione critica del socialismo libertario », edito da La Nuova I talla, Firenze, 1956]. Calcoli simili con analoghi risultati si potrebbero fare per la Francia, per l'Italia e per altri paesi. * « La dottrina di Marx non spiega l'ineguale produttività di industrie diverse per uno stesso lavoro, né la proporzionalità tra profitto e intero capitale (il profitto dovrebb'essere, secondo la dottrina marxista, proporzionale al numero degli operai impiegati nell'industria, qualunque fosse l'ammontare del capitale costante); né l'aumento della rendita fondiaria in ragione della cresciuta domanda di materie prime per gli usi industriali; né infine i benefici commerciali derivati dalle differenti valutazioni che si fanno dell'utilità delle cose. La teoria marxista del plusvalore è viziata da un vizio radicale: essa è derivata da una veduta unilaterale e incompleta del fenomeno del valore, da cui l'elemento utilità è escluso: elemento fondamentale, poiché l'apprezzamento soggettivo dell'utilità delle cose determina, in ultima analisi, i prezzi e pertanto il salario, il profitto, l'interesse e la rendita. Il bisogno è il regolatore supremo del meccanismo economico» («Formes et essence du socialisme», 1898, pag. 253 ). 206 Biblioteca Gino Bianco

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