Francesco Saverio Merlino - Il socialismo senza Marx

capitalista agiscono (traduciamo dall'edizione inglese che è l'ultima in data e la più corretta) « con reciproco_vantaggio e nell'interesse e per il bene di tutti ». Sennonchè, terminata la giornata di lavoro, si verifica che l'operaio ha prodotto il doppio di ciò che costa il suo sostentamento. È un caso, dice testualmente Marx, un caso dovuto alla natura particolare della mercanzia-lavoro, un caso fortunato per il capitalista, fortunatissimo, ma (si crederebbe una tale affermazione nella bocca di Marx?) « niente affatto dannoso all'operaio ».5 Questo caso che il capitalista seconda efficacemente col prolungamento della giornata di lavoro, coll'ingrandimento della fabbrica e col perfezionamento delle macchine, · coll'introduzione del lavoro muliebre e infantile e del cottimo, ecc., ec~., dà origine al plusvalore, formando la fortuna del capitalista e la miseria dell'operaio. Voilà tout. Si potrebbe domandare a Marx se realmente il cambio è così egualitario, così libero com'egli afferma. Marx forse risponderebbe che al postutto egli non fa che una supposizione; che la sua supposizione è buona per la teoria; la realtà è poi assai peggiore.6 Sennonché questa falsa supposizione ci fuorvia considerevolmente. Essa ci presenta il capitalista come il gran Molocco che assorbe lui solo tutti i frutti del lavoro e del sudore ? Ecco le testuali parole di Marx: « Il proprietario del danaro ha pagato il valore della forza di lavoro di un giorno, l'uso di essa per un giorno è suo: una giornata di forza di lavoro gli appartiene. La circostanza che dall'altro lato la sussistenza dell'operaio costa soltanto una mezza giornata di lavoro, che conseguentemente l'uso della forza di lavoro durante una giornata crea un valore doppio di ciò che il compratore di essa (il capitalista) paga per quest'uso, questa circostanza è certamente una buona fortuna per il compratore, ma non è punto dannosa al venditore». Si noti che la sussistenza dell'operaio che, secondo Marx, sarebbe la misura del salario, non può essere che la sussistenza minima: di qua la legge di bronzo di Lassalle, che i marxisti prima ammisero, poi hanno ripudiata, senza accorgersi che toglievano con essa la base alla teoria del plusvalore, od almeno le toglievano un valido sostegno. 6 Cosl rispose il Bernstein, che prese a criticare nella Neue Zeit queste nostre riflessioni già apparse nella Société Nouvelle e in un opuscolo, « Irrlehren und Irrwege der deutschen Sozialdemokratie ». Ma è una supposizione su cui si regge tutta la teoria marxista. Marx afferma esplicitamente che « la sfera della circolazione delle mercanzie, in cui si compiono la vendita e la compra della forza di lavoro, è un vero Eden dei diritti naturali dell'uomo e del 203 Biblioteca Gino Bianco

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