• a certe presunte teorie scientifiche della scuola antropologica italiana, come dimostra questa pagina che togliamo dal suo saggio « L'intégration économique », apparso lo stesso anno nella rivista parigina Journal des Économistes: « Fermiamoci un solo istante davanti ad una nuova scienza, l'antropologia criminale. Questa scienza ha innovato lo studio, un tempo ignorato, dell'uomo nel delinquente. Purtroppo essa prende in considerazione i tratti fisici dell'uomo, la conformazione e la capacità del suo cranio, il colore della sua pelle, gli zigomi e gli angoli facciali, il mancinismo, Io strabismo ed · altre anomalie del suo organismo; ma manca assolutamente di criterio morale. Essa classifica gli uomini in due categorie: da un lato l'uomo onesto o legale, normale, law-abiding, cioè ossequiente alla legge in tutti i casi e piuttosto alla lettera che allo spirito di essa, sollecito del proprio interesse e specialmente dell'interesse materiale, guardantesi scrupolosamente da ogni nobile passione che potrebbe metterlo alle prese col codice penale prima di tutto e in seguito farlo collocare tra i mattoidi, parenti di criminali, secondo i ·criminalisti compiacenti: insomma, un egoista raffinato; dall'altro lato il detenuto, l'uomo del quale la legge - una legge positiva, fatta da uomini contro altri uomini - ha segnato la fronte delle sue stigmate. Si sono istituiti paralleli, tracciate figure geometriche e si è scoperto a quanti gradi e minuti dell'angolo facciale spunta la criminalità, a qual milligrammo circa del peso del cervello diventa dannosa e come s'incarna nei capelli neri, nella fronte saliente e si rivela per mezzo del tattuaggio e di altri segni cabalistici. È vero però che quando deve spiegare un fatto contrario alla sua teoria il Lombroso (nell' « Uomo delinquente ») si ricorda che la criminalità è una ·forma del vizio e non la sola, e ci racconta che il tale egualmente onesto era tuttavia un cattivo padre di famiglia e un cattivo cittadino ». E sempre a proposito del positivismo sui generis del Nostro, ecco altri due passi notevoli e caratteristici: 11elsenso teoretico il primo, in quello etico il secondo: « ... Il dottrinarismo - il peggiore dei vizi per un partito politico - è appunto quell'errore di mettere le teorie avanti ai fatti, di concepire una verità astratta - per esempio, un nuovo ordine di cose - e di voler piegare e adattare a quella uomini e cose della vita reale. 191 Biblioteca Gino Bianco
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