Francesco Saverio Merlino - Socialismo o monopolismo?

OBIEZIONI IN VOGA CONTRO IL SOCIALIS:\10 241 E dove c'è libertà v'è anche gaiezza e attratti va. « La vita comunistica (cosi il Nordhoff) sembra a .prima giunta inesorabilmente noiosa ed a ridà; e la sorpresa mia fu tanto più grande a trovar dappertutto (nelle colonie comunistiche d'A merièa) gente piacevole e allegra senza chiasso. La vita di un comunista -ha più variati interessi ed eccitamenti di quella del contadino e della sua famiglia ; perché un Comune genera Imen te è più popolato d' un villaggio, più simile ad una sezione di città. V'è anche varietà d'occupazioni, é la vita di campagna offre a quelli che la viv0no un'inesauribile sorgente di divertimenti e di opera cordiale » (p. 405). Chi poi « ha sentito l'oppressione di servigi anche i più elevati e meglio ri~unerati converrà che l'indipendenza anctare a soqquadro pel solo fatto che continuando gli uomini come prima, come sempre, a lavorare per vivere, non arricchirebbero più le grandi Case o Compagnie, che monopolizzano il lavoro moderno , ma farebbero semplicemente l'interesse proprio, anche quando dovessero avvantaggiare la Compagnia, il consorzio, la collettività di cui sarebbero componenti essi stessi.-Certo scomparirebbe la proprietà privata de' grandi strumenti di produzione aventi caratt.ere sociale .... , ma scomparirebbero con essa, a totale beneficio delle classi operose, le due categorie d'oziasi egualmente infesti alla società di cui rappresentano gli estremi opposti, di CO• loro cioè cl1e vivono e prosperano del lavoro altrui e di quelli che nessun mezzo possedendo per vivere all' infuori delle braccia per lavorare, trovansi nullameno interdetto anco il lavoro per essere loro negati i mezzi materiali con cui esercitarlo. Cesserà per avventura l' attività morbosa, che si svolge dalla lotta per Ja conquista del privilegio 1 cesserà anche l'atonia e l'avvilimento di coloro, e sono incompp.rabilmente i più, cui non è assegnata altra parte in questa gara che quella di farne le spese. Del resto in un sistema in cui il lavoro è l'unico fattore non solo, ma anche l'unico distributore della ricchezza, non vediamo perchè non debba grandemente vantaggiarne il principio dell' attività universale ed il sentimento della personale responsabilità. Soltanto a stregua di questa economia potrà avvenire che ognuno sia figlio delle proprie opere, che ognuno possa dirsi l'artefice della propria felicità o della propria miseria. » Biblioteca·GinoBianco·

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