F.S. Merlino - Questa è l'Italia

F. S. MERLINO lavori incompiuti, strade in disordine, comunicazioni interrotte, vastissimi palazzi acquistati inutilmente dal Municipio. Insomma, una confusione, uno sperpero indescrivibili. L'imprudenza municipale permise alla speculazione privata di impadronirsi di quasi tutti i terreni disponibili, senza obbligarla con opportuni regolamenti a innalzarvi delle costruzioni in un determinato lasso di tempo; di guisa che gli speculatori non facevano che comprare per vendere, ricomprare per rivendere e i terreni acquistarono, in sette o otto anni, un prezzo esor bitante. con grave danno del Comune che fu costretto a riacquistarli in parte per costruzioni di pubblica utilità. » Tale accaparramento è avvenuto dovunque la città si estendesse, µerché le banche Italo-Germanica, Esquilino, Tiberina e altre erano state fondate quasi esclusivamente in vista di quella speculazione. Ne furono oggetto, fra l'altro, i terreni della stazione e del palazzo del Parlamento. Ma si sbaglierebbe di grosso colui che attribuisse questo genere di imbroglio finanziario-amministrativo alle speciali condizioni edilizie di Roma. La stessa cooa è avvenuta a Napoli, a Genova, a Milano, dovunque. A Milano, per esempio, per costruire un nuovo quartiere, il Municipio dt.cise di domandare al Governo la cessione della piazza d'Armi, detta del Castello, col castello li esistente che serviva da caserma di Cavalleria, prendendo impegno di costruire e di cedere al Governo un'altra piazza d'armi e un'altra caserma fuori Porta del Sempione. Intanto il Bellinzaghi, sindaco e, nelle sue ore di ozio, presidente del consiglio d'amministrazione della Banca Nazionale, d~lle ferrovie della Mediterranea ecc._. spinse segretamente la Società fondiaria ad acquistare i terreni limitrofi alla piazza del Castello per un'estensione di molti ettari. Una volta in possesso di quei terreni, la Società fondiaria dettò legge al Comune, pretendendo di costruire la nuova piazza d'armi e la nuova caserma sui suoi terreni e di diventare proprietaria della Piazza Castello e dei quartieri che essa vi avrebbe costruito. Si trattava d'un utile di un centinaio di milioni. Il Bellinzaghi, azionista della Banca e interessato nell'affare con due milioni, sostenne a spada tratta nel consiglio municipale le pretese della società fondiaria. Scoperto, dovette fingere di dare le dimissioni. Ma la Società aveva vinto e il Bellinzaghi fu ristabilito sul suo seggio d'onore. La nota dominante delle amministrazioni, tanto dei comuni rurali che delle città è l'oppressione del povero, della Biblioteca Gino Bianco

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