,. F. S. MERLINO . le origini recenti della proprietà in Italia, ecco come è stata fatta la fortuna immobiliare della classe dirigente: guardate]a questa classe che vien fuori tutta lorda di sangue, ma raggiante del suo trionfo nella storica lotta. Avvocati senza cause, burocrati che han cominciato la loro carriera come uscieri, o arraffato un posto qualunque con la scusa di pretesi <( meriti politici», avventurieri di professione, politicanti senz'arte né parte si sono trasformati da un giorno all'altro, come al tocco di una bacchetta magica, in ricchissimi proprietari. « Di poche terre si può dire», nota il Turiello 25 , « soprattutto nell'altipiano meridionale degli Appennini, che non ispi- 'rino ai vicini il sospetto d'essere staté acquistate con disonestà. La tal terra, dicono, è stata usurpata al comune, la tale altra allo Stato, questa è stata comprata con denaro ricavato dall'usura, quella con i guadagni del manutengolismo (complicità con i briganti) o mercé la scoperta di un tesoro». Ma acquistare la terra, strapparla al contadino, liberarla dei diritti popolari e mobilitarla per la speculazione e il commercio non è ancor tutto. Bisognava maggiorarne il valore con la trasformazione dei rapporti giuridici e delle condizioni economiche generali della società. È importante lo studio del processo di tale trasformazione. Per scoprirne l'origine, dobbiamo retrocedere al tempo in cui il proprietario terriero riceveva la sua rendita in natura, secondo un ammontare stabilito dalla tradizione. Il coltivatore viveva anch'egli dei prodotti della fattoria, cosicché il superfluo della produzione, quanto eccedeva la somma che abbisognava al padrone e al lavoratore, era scambiato con i prodotti industriali e formava, per cosi dire, la sostanza limitatissima del lavoro industriale. Tale scambio, che rimaneva al di fuori dell'economia vera e propria, in una zona esterna, non intaccava i mezzi di sussistenza del lavoratore, e neppure imponeva deroghe al carattere diretto e integrale dell'economia. Ciò che era superfluo al massaro alimentava nei paesi diverse industrie, fra cui le piu fiorenti erano, fino al 1860, quelle della seta, del cotone e della lana, la fabbricazione di cappelli, di oggetti di paglia, di pizzi, ecc. Queste industrie sparse nelle campagne coronavano quasi e completavano l'industria agricola. Esse funzionavano da regolatore della popolazione rurale, ora assorbendone l'esuberanza, ora supplendo alla sua deficienza, offrivano lavoro e comodità a buon mercato alla 25. Governo e governati, Napoli, 1882, p. 312. Bibl1otecaGino Bianco
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