F.S. Merlino - Questa è l'Italia

LA CONQUISTA quale grado di p~rversione morale si arrivò in alcuni luoghi e quali artifici delittuosi furono adoperati per sottrarsi alla restituzione dei possessi usurpati». Il governo, non solo lasciò fare, ma allontanò dalle provincie meridionali i funzionari che avevano una grande esperienza in materia demaniale e li sostitui con dei proconsoli settentrionali, schiavi della ragion di Stato e docili strumenti di fazioni politiche. Non erano piu i borbonici a trattenere il braccio del commissario alla ripartizione, pronto a colpire additando il codino che scendeva loro dietro la testa, erano i nuovi liberali, i borbonici del giorno prima che, mostrando la medaglietta da Deputato, scongiuravano mediante quel talismano il pericolo, per loro e per i loro grandi elettori, di dover restituire dei beni illegalmente posseduti. « Una volta - cosi racconta il Gigante - il prefetto d'una delle provincie meridionali stava nel suo gabinetto, raggiante perché gli era stata conferita la croce della Corona d'Italia; apre un plico recatogli per l'appunto dal portalettere, contenente il rapporto d'un sottoprefetto della sua giurisdizione. Al leggerlo si turba, si agita e balbetta alcune rotte parole quali: agente elettorale ed elezioni politiche prossime. Qualche momento dopo, un tale chiede di parlargli: viene introdotto. II nuovo venuto si duole amaramente che il sottoprefetto abbia osato attentare al possedimento d'un terreno originariamente comunale, di cui suo nonno si era impadronito. Egli conclude il suo arrogante discorso con queste parole: " Uno che è mio nonno non può essersi impadronito di qualcosa che non gli fosse dovuto ". Il resto si indovina: il prefetto fu terrorizzato, le elezioni politiche erano imminenti e non ci si poteva guastare con un elettore tanto influente. La reintegrazione del possesso usurpato nei beni comunali fu sospesa, poi revocata e alla fine non se ne parlò piu. Si arrivò a revocare la facoltà di reintegrazione amministrativa in tutti i suoi effetti pratici con un decreto del 3 luglio 1861; e, quantunque un altro decreto del 6 dicembre 186q abbia a sua volta revocato quello del 1861, le autorità giudiziarie pretendono ancor oggi che la reintegrazione non possa essere ordinata su un atto di notorietà dell'usurpazione, ma che è necessario il comune fornisca la prova che la terra è demaniale, prova quasi in ogni caso im~ossibile, perché, i documenti o non sono mai esistiti, o sono scomparsi. Cosi in perfetto accordo, legge, tribunali, funzionari, tutti e tutto co~giurano contro i contadini; e ancor Biblioteca Gino Bianco

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