IL POPOLO 215 polenta, di pan muffito e di lardo rancido. C'erano anche di quei contadini del Pavese che, per vestirsi e provvedersi strumenti da lavoro, ipotecano le proprie braccia, e non potendo lavorar tanto da pagare il debito, rinnovano la locazione in fin d'ogni anno a condizioni piu dure, riducendosi a una schiavitu affamata e senza speranza, da cui non hanno piu altra 'uscita che la fuga o la morte. C'erano molti di quei Cala0resi che vivon d'un pane di lenticchie selvatiche, somigliante a un impasto di segatura di legna e di mota, e che nelle cattive annate mangiano le erbacce dei campi, cotte senza sale, o jÌvorano le cime crude delle sulle, come il bestiame, o di quei bifolchi della Basilicata, che fanno cinque o sei miglia ogni giorno per recarsi sul luogo del lavoro, portando gli strumenti sul dorso, e dormono col maiale e con l'asino sulla nuda terr~, in orribili stamberghe senza camino, rischiarate da pezzi di legno resinoso, non assaggiando un pezzo di carne in tutto l'anno, se non quando muore per accidente uno dei loro animali. E c'eran pure molti di quei poveri mangiatori di panrozzo e di acqua-sale delle Puglie, che con una metà del loro pane e centocinquanta lire l'anno debbon mantenere la famiglia in città, lontana da loro, e nella campagna dove si stroncano, dormono sopra sacchi di paglia, entro a nicchie scavate nei muri d'una cameraccia, in cui stilla la pioggia e soffi.a il vento. C'era in fine un buon nun1ero di quei vari milioni di piccoli proprietari di terre, ridotti da una gravezza di imposta unica al mondo in una condizione piu infelice di quella dei proletari, abitanti in catapecchie da cui molti di questi rifuggirebbero, e tanto miseri, che non potrebbero nemmeno vivere igienicamente, quando vi fossero obbligati per legge. Tutti costoro non emigrél.vano per spirito d'avventura. (De Amicis ha ben ragione di rilevarlo~ ci sono stati scrittori i quali - beati loro! - hanno spiegato l'emigrazione dei nostri contadini come un risveglio dell'amore per l'avventura e dello spirito d'intraprendenza che distinse i contemporanei di Marco Polo e di Cristoforo Colombo) 20 • Per accertarsene basta vedere quanti corpi di solida ossatura v'erano in quella folla, ai quali le privazioni avevano strappata la carne e quanti visi fieri che dicevano d'aver lungamente combattuto e sanguinato prima di disertare il campo di battaglia. Non giovava nemmeno, per scemar la pietà, addurre l'antica scusa di mollezza e d'accidia lanciata dagli stranieri ai coltivatori della terra italiana: accusa caduta da un pezzo davanti a una solenne verità, dagli stranieri stessi proclamata, che cosf nel mezzogiorno che nel settentrione essi prodigano tanto sudo1·e sulla gleba che non sarebbe possibile di piu, e piu che proclamata, provata dai cento paesi che li 20. A. GALLENGo, ltaly revisited, I, p. 299. Biblioteca Gino Bianco
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