IL POPOLO dimora del contadino. Veramente, si dovrebbe piut\.vsto parlar di assenza di ogni dimora, perché, da un capo all'altro d'Italia, il contadino, o si corica all'aperto (Sicilia) eccetto i quindici o venti giorni nei quali rientra in città, per riabbracciare moglie e figli; o si ripara, alla moda trogloditica. entro grotte, in caverne, in vecchi ruderi, in buche, in tombe di necropoli •(campagna romana e . Sardegna). o dentro nicchie scavate lungo il muro di una immensa camerata (Puglie). Il dottor Corbetto trovò in Sardegna numerose famiglie che abitavano una necropoli presso Sant'Antioco. Ogni quindici giorni il contadino siciliano fa a piedi un viaggio d'andata di mezza giornata e altrettanto di ritorno, salvo che abbb la fortuna di un lavoro nei dintorni della città, e rientra in casa la sera, dopo due o tre ore di cammino, per levarsi a notte alta e rifare, sempre a piedi, la strada in· senso contrario. I minatori in Sardegna. vivono in capanne isolate di rami intrecciati e col tetto appuntito coperto di foglie secche. Quelle capanne, sparse sul versante dei monti, perché non interrompano lo scolo delle acque, offrono, a quanto si afferma, un magnifico spettacolo! In Calabria, per dormire in un letto, bisogna esser spo· sati. Fino a due anni, il bimbo dorme sul misero giaciglio, in cui ha visto la luce; a quest'età, avendo avuto un fratello, è spinto nella parte inferiore del letto, in quella che si suol dire la parte dei piedi; al terzo bimbo, egli esce dal letto e va a dormire in una cassa; alla nascita del quarto bimbo, scende dalla cassa e va a dormire sul focolare. Crescendo, passa la notte nel pagliaio, vicino all'asino e, d'estate, cadendo addormentato sulla strada, prende la malaria 8 • Nella campagna romana il letto è sconosciuto, su rialzi di terra battuta si coricano alla rinfusa uomini, donne e bambini, sani e malati, per i quali ultimi non esistono né medici né medicine. I contadini abruzzesi, che i caporali si accaparrano mediante un piccolo anticipo a condizioni incredibili, da secoli passano un anno dopo l'altro, nella campagna romana, la coltivano, ci vivono per otto mesi e tornano a casa decimati, senza lasciare traccia del loro passaggio, oltre alle ossa dei compagni. « I padroni e i massai non fanno nulla per legarli alla terra ch'essi coltivano, nulla per render loro meno duro il 8. Padula nel Bruzio, citato da M. Zerbi, /oc. cit. p. 336. Biblioteca Gino Bianco
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