F.S. Merlino - Questa è l'Italia

114 F. S. MERLINO nella prigione di San Francesco a Napoli, dove la biancheria non era stata lavata da un anno, la Tribuna veniva a parlare della prigione di S. Eframo Nuovo e raccontava l'episodio seguente. Un detenuto, di nome Isoldo, soffriva di catarro intestinale. Se ne lagnò col medico della prigione, ma questi lo mandò via. Quando il malato si aggravò, si consenti che fosse tenuto in una cella di osservazione, nelle quali generalmente nessuno resta piu di due o tre giorni, per passar poi, o all'infermeria; se la malattia è accertata o, in caso diverso, alla stanza da lavoro. Per il povero Isoldo si fece un'eccezione alla regola e lo si lasciò per 35 giorni a dieta cli latte e brodo in uno di quei buchi, che in estate sono veri forni ardenti. Il 26 maggio, sul finir del giorno, Isoldo gua'°dando dalla finestra vide un capoguardia e gli chiese, per pietà, di permettergli di cambiare la camicia, che gli bruciava le carni. Gli fu risposto « Devi crepare». Estenuato dalla fame. tormentato dalla sporcizia dei suoi indumenti, offeso da quella risposta cinica, l'infelice si lasciò sfuggire parole di sdegno. Non lo avesse mai fatto! L'aguzzino gridando « T'arrangio io! » sali con alcune guardie alla cella e, dopo una colluttazione, in cui Isoldo feri uno dei suoi aggTessori, gli fece_metter la camicia di forza; la quale, per un uomo cosi debole e malato, era la morte. Si udirono dei singhiozzi soffocati, poi piu nulla. L'indomani fu annunciato che il poveretto s'era ucciso; ma i detenuti si ammutinarono gridando: « Assassino! Sia fatta giustizia». La truppa, baionetta innastata, ristabili l'ordine! Il delitto, poiché lo stesso ispettore delle prigioni respinse l'ipotesi del suicidio, è rimasto, a quanto crediamo, impunito! Arretriamo ora di vent'anni e ascoltiamo e vediamo che cosa scrisse ·allora un giornale di Napoli, Il V ero: « Gl'incessanti reclami della stampa contro il personale della prigione di S. Eframo Nuovo, a causa delle sevizie e dei cattivi trattamenti che si infliggono ai condannati, son finalmente riusciti a provocare una inchiesta: dalle indagini e dalle deposizioni di 57 testimoni è risultato che si faceva abuso dei ferri e della camicia di forza, fino a causare la morte di detenuti; poi il cadavere era trasportato all'infermeria, per dar a credere che la morte fosse dovuta a malattia. ~noltre si è saputo, che molti condannati ebbero la testa rotta, altri i denti spenati, altri infine, ridotti alla disperazione, si impiccarono. Inutile parlare del trattamento dei detenuti, del vitto insufficiente e cattivo, narrare come, per punirli, si rifiutasse loro una goccia d'acqua, come fossero incatenati come belve, senza che potessero ess·e1e BiblioteC:;aGino Bianco

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