POLIZIA E TRIBUNALI 95 l'Italia, avrebbero scimmiottato in tutto e per tutto 1 governi dispotici? È poi superfluo dire che, se la polizia si prende tali licenze, se arriva ad abbandonarsi a violenze contro i prigionieri, sia per reprimere una istintiva resistenza all'arresto. sia per strappare informazioni o confessioni, ciò avviene perché essa è in anticipo certa dell'impunità e ha per complice delle sue imprese la stessa autorità giudiziaria. Noi non insinuiamo nulla che non sia assolutamente vero e sicuro, altrimenti come si spiegherebbe la costante negligenza che la magistratura italiana, pertanto cosi severa con gli infelici che contravvengono a qualche articolo di legge, mostra, per quanto concerne i limiti fissati dalla legge, per il passaggio degli arrestati al carcere giudiziario, per gli interrogatorii e i diversi atti di istruzione! Provi, chi può, a negare che i giudici istruttori rifiutano di ascoltare le proteste dei prigionieri quando compaiono loro davanti e che le rare volte in cui son costretti ad aprire una procedura contro un agente di polizia per abuso di potere, hanno cura di trascinarla in lungo fino a che sia dimenticata 23 • Ci fu un'eccezione a quella regola, che vale la pena di - segnalare. Nel mese di marzo 1889, l'imperatore Guglielmo, ospite del re d'Italia, si degnò di visitare la città di Napoli. Il -terzetto governativo composto del prefetto, del procuratore del re e del questore si riuni e decretò come al solito l'arresto di alcune centinaia di sospetti 24 • Tra gli arrestati vennero a trovarsi il corrispondente di un giornale di Roma e un artista del teatro S. Carlo. Questi due, chiusi in una cella della sede centrale, udirono grida strazianti che provenivano da celle vicine, in cui erano rinchiusi fanciulli dai dieci ai dodici anni, magri, sporchi, cenciosi, come se ne incontrano in tutte le prigioni d'Italia. Ognuna di quelle grida era preceduta dal sibilo di una frusta, che cadeva sulle carni di quei giovanetti martiri. Ma ecco che un altro rumore, non meno sinistro, colpisce i loro attenti orecchi. In alto, c~iusa in una cella, al buio, una ragazza, folle di spavento, gridava in modo i1npressionante. Dopo qualche minuto, si udi" aprirsi la porta; qualcuno, entrato, parlava a voce bassa all'infelice, che si calmò. 23. Al tempo del processo degli anarchici di Milano (novembre 1889) il presidente rispose a una protesta, rivolta da un accusato agli agenti di polizia: « Bah! Sapevano bene con chi avevano a che fare» (testuale). 24. La polizia inventò anche un complotto con delle bombe, ma esso fu sventato dopo alcuni mesi di carcere preventivo degli arrestati. Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==