F. S. Merlino ______ uesta ' e l'Italia . L'ItaliaGrandePotenza La Conquista La Greppia Poliziae Tribunali Il Governo La Borghesia Il Popolo Cooperativa del Libro Popolare Milano Biblioteca Gino Bianco
.. Titolo dell'opera originale: L'ltalie telle qu'elle est, Paris, 1890. Traduzione di SJLVIA SPELLAè'IZON. BibliotecaGino Bianco
F. S. Merlino ~ uesta è l'Italia L 1taliaGrandePotenza La Conquista La Greppia · Polizia e Tribunali Il Governo La Borghesia Il Popolo Cooperativa del Libro Popolare Milano Biblioteca Gino Bianco
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Prefazione Il libro che presentiamo al lettore in traduzione italiana fu edito per la prima voUa a Parigi, in lingua francese, nel I8go. L'autore, Francesco Saverio Merli.no, era un italiano emigrato dall'Ualia nel I884 per sfuggire ad una condanna a parecchi anni di prigione comminatagli dal Tribunale di Roma dietro imputazione di « associazione di malfattori ». Il Merlino, nato a Napoli nel I856, intraprese gli studi giuridici (il padre era Gonsigliere della Corte d'Appello di Napoli) e si laureò a soli 2I anni, nel I877. Era l'anno, cioè, del famoso episodio della "Banda del Matese ", il tentativo insurrezionale anarchico nel Beneventano capeggiato da Carlo Cafiero ed Errico Malatesta, conclurosi con la cattura dei membri della banda. Ed è a questo episodio, ed al processo che ne segui contro Malatesta, Cafiero e gli altri internazi.onalisti che avevano preso parte al moto, che è legato l'inizio dell'attività politica del giovane avvocato napoletano. Merlino difenderà infatti gli im!putati alla Corte d'Assise di Benevento, e sarà un difensore tanto piu eloquente in quanto condivide le idee politiche degli imputati perché Merlino, dai colloqui con Malatesta, suo veochio compagno di scuola, che si era recato a .trovare in carcere, ha ricevut•o la spinta decisiva per aderire anch'egli alla Internazionale anarchica. Cosi fu proprio quel moto di San Lupo Beneventano che segnava con il swo fallimento la liquidazione dell'Internazionale ana11chica in Italia a dare agli anarchici italiani uno dei loro quadri p,1:uintelligenti, il 111erlino. Nel momento in cui M.erlino iniziò la sua vita di militante, nel socialismo italiano stava maturando una crisi profonda. L'anarchismo bakunista, evocatore della mitica " Liquidazione sociale", negatore del partito politico della classe operaia, contrario alla utilizzazione ai fini della lotta socialista dei mezzi BibliotecaGino Bianco
VI PREFAZIONE e wegli strumenti legali (partecipazione alle elezidni) perdeva continuamente terreno e, chiudendosi m un ostinato settarismo, si isolava dal movimento operaio; si andavano sviluppando invece le correnti socialiste cosiddette "evoluzioniste, legalitarie", facenti capo ad Enrico Bignami, a Osvaldo Gnocchi Viani ed al l'o:rogiornale milanese La Plebe, le quali propugnavano il "partito operaio", l'organizzazione economica delle cl'assi lavoratrzlci e non erano contrarie alla partecipazione alle lotte elettorali. Ed un altro fiero colpo all'anarchismo lo p9rtava A ndrea Costa con la sua "conversione", cdn l'abbandono ci-<Yè delle sue vecchie posizioni anarchiche e con la fon dazione zn Romagna del Partito Socialista Rivoluzionario. Particolarmente difficile doveva -inoltre essere l'ambiente in cui si trovò ad agire il J\1erlino a Napoli, e ciò non tanto per le provocazioni e le persecuzioni poliziesche (fu prooeissato una prima volta nel I878 ed una seconda nel I88r), quanto per la scarsa consistenza e serietà del gruppo anarchico locale, diviso in- frazioni ostili l'una all'altra e dilaniato da beghe e contese spesso di nàtura pers.onale. Lo stesso Merlino cosi si sfogava con wn suo amico, il pugliese Antonio Murgo: « Carissimo M urgo, « Sono parecchi anni che dura qui, sorda od aperta, ma sempre accanita, una lotta fra me ed i vecchi elementi, e prima di, me questa loUa la sostenne il Covelli, e prima di lui Malatesta. Malatesta, Covelli ed io ci siamo trovati fra gente impossibile. Non; lavorano, sono incapaci di prendere la menoma iniziativa., e soltanto sono invasi da uno spirito dwboliico di puerile invidia, e preaicano: la guerra all'individuo. « Non appena tu sei riuscito, chi sa con quanti sforzi.,,a riunire un certo numero d'operai, e già conti d:i fare qualche cosa di serio, ecco te li vedi ooniparire per seminare la zizzania, per dividere, per demolire. « Questo hann•o fatto tempo fa con una Federazione Operaia, questo ora col Circolo». (Da una lettera inedita del 1 g maggio l 882). Il fatto è che il 111 erlino era .troppo intelligente per approvare e oondividere il settarismo in cui si andavano sempre pi?t chiudendo gli anarchici della generazione precedente la sua; ma gli sforzi che esercitò per reinserire gli anarchici nel movimento operaio, sforzi ,particol'armente tenaci tra il r88o ed il I883, specie a Napoli, a Roma, nelle Marche ed in Puglia, riuscirono sempre scarsamente fruttuosi. Fu tale anzi la guerra BiblioteèaGino Bianco
PREFAZIONE VII mossagli in Napoli da alcuni vecchi internazionalisti, e specie da Luigi Felicò, che nel I882 si vide costretto ad<J,irittura ad uscire dalla redazione del gi'ornale "Il Grioo d'el Popolo", che Merlino redigeva insieme al Felicò. Di questa scarsa presa dell'attività del 1Vlerlino danno prova i documenti di questura: "Dall'agosto del I88I non si compie qui [ a Napoli] alcun fatto pubblico criminoso ad vpera degli anarchici internazionalisti di questo sito - dice un rapporto informativo sul Merlino del Questore di Napoli in data 2 maggvo I88 3 - ... E oD'sinon fu ten;uta alcuna pubblica riunione per la .propaganda dei principali anarchici. Anche prìma del Congresso di Londra [ Conf!resso internazionale di anarchici t•enute nel luglio I88r] in Napoli esisteva un gruppo di anarchici, il quale, al ritorno da colà del Merlino, fUida questo organizzato secondo il sistema stabilito in quel Congresso, sulla base, cioè, delle sette indipendenti ed autonome, ignorate da tuUi meno che dal Comitato Direttivo, del quafe in Napoli il Merlino, sia allora, -come adesso, è riconosciuto, o per meglio dire, la fa da- capo". Nel I88 3 la polizia niontò una grossa provocazione contro Merlino e Malatesta, arrestandolì sotto l'accusa di" associazione di malfattori" (cioè di avere tentato la riorgdnizzazione di alcun1i gruppi di anarchici). Il processo fu celebrato nel I884 a Roma, e fu per sfuggire alla condanna che, come si è detto, Merlino abbandonò l'Italz'a. Durante il suo esilio Merlino viaggiò attraverso la Francia, il Belgio, l'Inghilterra ei gli Stati Uniti, iniziando una intensa collaborazione a periodici francesi, tedeschi ed inglesi. Merlino rimase all'estero fino al I894; nel I894 rientrò dandestinamenite in Italia richiamato dalla speranza di una decisiva azione rivoluzionaria in lui suscitata dai moti dei Fasci siciliani e da quelli~ della Lunigiana. Arrestato a Napoli in seguito al'la delazÌ'one di una spia, rimase in ,prigione fino al I896, scon-- tando la vecchia condanna del I884. Merlino, nel frattempo, sino dagli ultimi anni del suo eisilio, era andato lentamente abbandonando le sue vecchie posizioni anarchiche ed aveva elaborato una sua personale concezione revisionista del socialismo, che espose nei volumi "Pro e contro il socialismo" (Milano, I897), "L'utopia collettivista" (Milano, I898) e negli articoli pubblicati nel I89g- nella "Rivista Critfra del Socialismo", da lui fondata e diretta. Aderi in seguito al Partito Socialista, ma a ,partire dai primi anni del nuovo secolo si allontanò sempre piu 'dalla poli,tica BibliotecaGino Bianco
VIII PREFAZIONE militante, dedicandosi quasi esclusivamente all'avvocatura (difese tra gli altri Gaetano Bresci, l'attentatore di Umberto I). Quando il Fascismo prese il potere senti il dovere di precisare ed esporre pubblicamente la sua posizione di dissenso e di os.tilità: pubblicò cosi nel I924 l'opuscolo "Fascismo e Dem•ot:razia" (Roma, ediz. "Pensiero e Volontà") e nel I925, per le edizioni di Piero Gobetti, il volu1ne "Politica e Magistratura dal I86o ad oggi in Italia". · Mori nel I930. L'Italie telle qu'elle est del Merlino è l'Italia degli anni intorrno al I890, l'Italia dJel primo ministero Crispi, l'Italia quale è nella realtà un trentennio dopo la fondazione dello stato wnitari"o.Ebbene, qual'i processi si sono svolti nella società italiana nel corso di questi trent'anni? E quali classi la formano? E quali i rapporti ed i •contrasti tra queste classi? Chi possiede in Italia la terra e gli strumenti di produzi:o-ne? Chi è il padrone dell'apparato statale, ed a quali fini se ne serue? Ques,te le domande alle quali Merlino vuole dare una risposta. « Questo libro non si occupa delle manifestazioni esteriori - egli afferma - della pnetesa "grandezza" dell'Italia. Si occupa delle sue origini, dei suoi fattori, dei suoi elementi. La storia barticolare{!{!Ìata e documentata dell'arridchimento della borghesia, dell'accaparramento delle terre, della formazione del cabitalismo, degli espedienti e dei mezzi di governo, insomma dell'Italia unificata politicamente e di nuovo divisa in due classi, in due nazioni contrapposte e nemiche, borghesia e proletan:ato, sarà l'argomento dei capitoli seguenti». Merlino analizza infatti nel primo capi,tolo, « La Conquista», le fasi ed i procedimenti attraverso i quali la borghesia italiana ha spogliato della terra i contadini, esamina nel secondo ca.pibolo, « La Greppia», « i processi di capitalizzazione adottati dalla borghesia italiana» (e sarà possibile vederla « at.tingere senza scrupolo alle casse dello Stato, giovarsi delle pubbliche calamità per accrescere le sue fortun,e, lanciarsi senza mezzi in grosse imprese e gonfiarsi a poco a poco come la rana d'ella· favola»), dimostra come governo, polizia e tribunali sia.no strumenti all'esclusivo servizio della borghesia e diescrive infine le tristi condizioni di vita della classi popolari. Merlino approfondisce particolarmente l'analisi della « cotn'- quista del suolo » da par.te della borghesia ai danni de/'le cl°:ssi contadine meridionali, contenuta nel primo capitolo, conquista BibliotecaGino Bianco
PREFAZIONE IX effettuatasi attraverso l'usurpazione delle terre comunali, l'acquisto dei beni ecclesiastici, il riscatto dei can•onì enfiteutici, la liquidazione del patrimonio delle opere pie; oome pure particolare attenzione è dedicata alla documentazione delle condizioni di vita dei contadini. Sono infatti i contadini, ed in particolare i contadini d}el mez'Jlogiorno (gli stessi contadini. che Malatesta e Cafiero cercano di fare insorgere nel I877) i protagonisti dell'Italia d'él Merlino. Per Merlino la chiave di volta della storia italiana è data dalla hotta fra i.Znord industriale ed il sud agricolo~ « La rivoluzione del I86o fu compiuta dalla borghesia contro il popolo, da:f capitale contro la terra, dall'industria contro l' agricoltura, dal Nord contro il Mezzogiorno», e ribadisce poco oltre: « Lo sfruttamentO' del Sud, tale è s.tata l'impresa politica della classe che ha conquistato l'Ital'ia nel, I86o ». Egli vede giustamente nella mancata im;p,ostazione della questione agraria nel Risorgimento il limite del Partito d'Azione e si rende conto chiaramente che i democratici furono sostanzialmente diretti dai moderati. « Naturalmente, come sempre capita nei periodi di preparaz.ì'one, benché lo scopo fosse lo stesso per tutti, i rivoluzionari dissentivano fra loro sui mezzi} ma noi non crediamo di allontanarci dalla stretta veri1tà,se diczanio che le divergentZ.e erarno pi'u apparenti che 11eali.Fra i monarchici , e i repubblicani 'Ci fu piuttosto una divisione del lavoro, che una reale opposizione: gli uni lavoravano la diplomazia, gli altri il popolo ». _ Ma Merlino, nell'analisi delle forze m'Otrici della rivoluziowe che deve portare alla liberazione dell'umamità, all'« abolizione del salariato », al « benessere ed alla libertà per tuUi », è rimasto ancora sulla JJosizior,,e · anarchica: /,a classe egemonic(l ne.lla rivoluzione sono i contadir»i. È perciò per motivv di natura ideologica che i protagonisti dell'Italie del Merlino sono i contadini, e gli operai stanno solo sullo sfondo, e se ne ,parla quasi incidentalmente, ed il libro non segue il processo della nascita di un proletariato moderno, di fabbrica, la separazione delle attività industriali collegate con l'agricoltura ed il formarsi di una industria moderna in Italia. Ma pure con questo limite che toglie all'opera del J\.1-erlino la giusta prospettiva storiografica, l'Italie telle qu'elle est costitui.9Ceancora oggi un'O dei piu validi saggi sulla vita politica e sociale dell'Italia nel primo trentenni.o dopo l'Unità. FRANCO DELLA PERUTA BibliotecaGino Bianco
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QUESTA È L'ITALIA Biblioteca Gino Bianco
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Prefazione dell'Autore Questo studio, che affido alla pubblicità, non ha la pretesa d'essere completo. Perché lo fosse, avrei avuto bisogno di documenti, che non possiedo e che mi era impossibile procurarmi. Giacché, non solo il Governo custodisce gelosamente quei rapporti, che gettano una sinistra luce sulle amministrazioni pubbliche, - come, per citarne uno soltanto, ma recentissimo, quello riguardante le istituzioni di credito, - ma poco manca che non si possano consultare neppure le inchieste parlamentari. Delle tre principali inchieste parlamentari, che trattavano rispettivamente della sicurezza pubblica in Sicilia, delle ferrovie meridionali e della Sardegna, la prima giace sepolta negli archivi della Camera dei deputati, sigillata, e ai deputati stessi è vietato prenderne visione; l'incartamento della seconda è sparito per sempre; e la terza non ha avuto nemmeno l'onore di una relazione. Cosi mi son limitato a raccogliere esempi, a scrivere, anziché una storia, un memoriale utile alla storia. Tuttavia quale ricchezza di episodi, che lussureggiante flora ho incontrato sul mio cammino: dapprincipio avevo progettato un opuscolo; poi esso è diventato un volume: e quante note ancora rimangono inutilizzate, tanto il materiale mi è cresciuto fra le mani. Confesso che nel lavoro di raccolta dei fatti che co1npongono questo libro, sono rimasto stupito delle mie scoperte; e non dubito che ad una gran parte dei miei concittadini essi possano sembrare rivelazioni strabilianti: cosi grandi sono in questo mondo l'ignoranza e la dimenticanza e tanto il giudizio è falsato da cronisti e da giornalisti ufficiali e ufficiosi, i quali, felici loro, prendono per oro di coppella q nello che procura ad essi dell'oro! 2 B1bJiotecaGino Bianco
F. S. MERLINO Perciò io mi aspetto ingiurie e ira da parte di tutte queste brave persone: patrioti, feriti nell'orgoglio nazionale, giornalisti adirati a freddo e urlanti a squarciagola per la salvezza del prestigio e per riempire la cassetta. Poco contano le lamentele sincere degli uni e gli urli grotteschi degli altri. Quelli sono per loro natura zimbello delle frasi d'effetto che gli altri si sentono in dovere di divulgare. . Quanto alla patria, nome che serve a coprire molte infamie, ce n'è innanzitutto due: ci sono, secondo Platone e il defunto Disraeli, due nazioni nello Stato: quella dei poveri e quella dei ricchi, quella degli oppressi e quella degli oppressori. E ci sono del pari due modi di amare e di servire la patria. A mio parere, per sollevare le sorti di un paese, una scintilla di verità val meglio di tutte le piaggerie lacrimevoli degli scribacchini prezzolati. Dopo tutto, hanno cattivo gioco a invocare la patria quelli che l'han considerata un carciofo da mangiare foglia a foglia fino al cuore. Si ha diritto di domandare loro se non han timore di fare la storia in modo tale, che non si possa riferirla, senza sembrare che si dica male del loro paese! Quanto a te, lettore francese, se mai tu fossi tentato di rallegrarti delle nostre sventure, ti dirò: non sprecare nemmeno tu il tuo patriottardismo; perché, se tu sapessi leggere, t'accorgeresti che, ad ogni pagina di questo volume, Mutato nomine, de te fabula narratur. Biblioteca Gino Bianco
INTRODUZIONE L'Italia grande potenza L'Italia è una grande potenza. Chi non lo sa? I giornalisti lo gridano sui tetti, i romanzieri e i poeti lo cantano in prosa e in versi; i professori lo insegnano ai teneri giovan~✓tti, che ne piangon di gioia, mentre i politicanti non stanno piu nella pelle e gli uomini di Stato si drizzano dalla cintola in su come. altrettanti Farinata degli Uberti. In qu~sti ultimi tempi, tutto è cresciuto in Italia. Il nostro re gioca all'imperatore. I Ministri, quando passeggiano da un capo all'altro del paese - come Giove traversava l'oceano per recarsi dai bravi Etiopi che gli avevano preparato un sontuoso festino 1 , - accompagnati da una coorte di semidei e di ninfe e seguiti da una folla di cortigiani e nobili valletti, ricevono ovunque gli omaggi riservati un tempo agli immortali, piu tardi ai sovrani. Parlano, ed ecco che il loro verbo, innalzandosi al di sopra di un succulento banchetto, è portato sulle ali del telegrafo fin negli angoli piu remoti della penisola e facendoci trasalire di patriottico orgoglio, ci rapisce nelle superne regioni, ove aleggiano i loro spiriti magni, scoprendoci nuovi orizzonti ?i ~loria e di ricchezza cui si dirigono le nostre ali, sia pur 1cane. Se i Ministri son diventati maestà, i segretari generali si son trasformati in eccellenze e gli uni e gli altri si sono esonerati dalla formalità umiliante d'essere rieletti 2 • Molti nostri Deputati son stati promossi diplomatici, quantunque siano 1. Iliade, I, 424. 2. Quando qualche deputato era chiamato a far parte del Governo, il suo Collegio elettorale era dichiarato vacante ed egli doveva affrontare la prova di una rielezione. Ma poiché in qualche caso la rielezione si è trasformata in uno scacco, si è preferito rinunciarvi senz'altro. Biblioteca Gino Bianco
4 F. S. MERLINO bestie, o piuttosto quantunque fossero (perchè il potere è una fonte di luce, e che luce!), senza parlare di quelli promossi ..banchieri, grandi possidenti, presidenti di amministrazioni, ecc. ecc. La megalomania non è limitata all'Italia governativa: tutto il popolo ne è invaso. I cavalieri son diventati commendatori dello zucchero e altre derrate 3 ; e tutti gli imprenditori, tutti i s.alumai, tutti i croupi,ers delle bische sono stati promossi cavalieri, consiglieri, notabili e ufficiali territoriali. Tanti onori non sono immeritati. Dopo le dodici fatiche d'Ercole per unire politicamente la penisola, abbiamo proclamato la necessità d'un nuovo « bagno di sangue»; e abbian10 già compiuto una piccola immersione nelle acque del T\1ar Rosso, anzi nelle sabbie africane, che migliaia di giovanotti, tratti, volenti o nolenti 4 , dai quadri dell'esercito, hanno già colonizzato con le loro ossa. I· nostri governanti si son frega ti le mani dalla soddisfazione. L'avventura militare di Dogali ha fatto onore all'esercito: difatti i nostri soldati si sono fatti uccidere fino all'ultimo uomo: caspita! (non si veda qui la menoma irriverenza alla memoria di quei giovani martiri) er:ino selezionati! Quest'aureola di gloria che circonda l'esercito ha dato alla testa a noi rimasti in Italia a braccia conserte. E non soltauto abbiamo decretato l'erezione di un monumento «patriottico» per eternare l'invasione e la disfatta, ma anche l'aumento delle spese militari, per continuare le conquiste fino al centro dell'Africa. Abbiamo seminato sul nostro cammino oro - l'oro che fa nel nostro paese apparizioni cosi rare e intermittenti, l'oro che le giovani generazioni conoscono solo dalle favole delJa balia. Abbiamo corrotto i capi indigeni e ce ne siamo fatti strumento della nostra ambizione contro la loro «patria», poi, quando è giunto il momento di agire senza di loro, li abbiamo chiam~ti traditori (di chi? di noi o della loro nazione?) e caricati di catene li abbiamo trascinati in Italia, a godere i 3. Si chiamano in Italia commendatori dello zucchero i settanta commendatori nominati in occasione del voto sulla legge degli alcool e dello zucchero del 1876. Il Sella presentò una volta al Ministero una lista di 300 candidati. GALLE~GA, Italy revisited, 1, P· 403. - 4. In apparenza sono arruolati volontari nel corpo di spedizione, ma in realtà la loro volontà è stata eccitata da ben altre offe, che non la magra attrattiva di un soprassoldo. Un opuscolo del deputato Plebano, che ha recc;ntemente visitato la colonia di Massaua, ha confermato l'opinione generale che non potremo trarre da essa nessun vantaggio commerciale e che, dato che ci siamo, non resta altro da fare che limitare quanto possibile le spese. Tuttavia convien notare qui che il suo collega Franchetti ha riportato dallo stesso viaggio tutt'altra opinione. Biblioteca Gino Bianco ,
INTRODUZIONE 5 benefici della civiltà sotto forma di prigione cellulare o di lavori forzati! · Cosi i nostri governanti hanno allargato il territorio della patria e, riconosciutisi degni di una corona, possono salire il Campidoglio per cingersene la fronte. Non turbiamo il loro trionfo, evocando qui il ricordo della rupe Tarpea! Se la guerra coloniale ha allargato il territorio patrio, il cosiddetto suffragio universale politico e amministrativo ha allargato la clientela del governo, il territorio dello Stato. Radicali arrabbiati e altri refrattari si sono riconciliati col glorioso regime e son venuti ad assidersi nel Con~iglio della Corona; oppure, conservando l'indipendenza, come sa chi per lei vita rifiuta, senza saper rifiutare per lei posti né onori, si sono accontentati di «conquistare» i Municipi. I poeti repubblicani Carducci, Guerrini e altre divinità minori si son messi il vestito a coda per ossequiare alla stazione le loro maestà, e cantar loro inni di circostanza, il che non equivale affatto ad entrare ali'Accademia al modo di Zola. E affinché i filosofi non siano da meno dei poeti, l'inflessibile ed austero Saflì, solo triumviro superstite della repubblica romana del 1849, ha inventato il galateo 5 (la gentilezza) per sdilinquirsi davanti alle loro maestà auguste all'Ateneo di Bologna! Una gentilezza frutto dei tempi e del progresso civile, certamente, perché sconosciuta a quei poveri selvaggi, che da Agesilao Milano a Mazzini si facevano un dovere e un punto d'onore di levare contro i tiranni una mano sacrilega! ' Alla fin fine l'Italia è fatta; naturale che la borghesia ad arricchire la quale i repubblicani stessi, Mazzini in testa, han lavorato si unisca dimentica degli interni dissensi intorno al trono divenuto anche altare e si sfoghi a glorificare colui che veglia sul suo avvenire.... e sulla sua cassa. Difatti non è essa n1inacciata dai « nuovi barbari», figli ingrati che sorgono a milioni non dal suo seno, ma da quello del suo lavoro? e non è allora giusto ch'essa si unisca, ponendo termine ad ogni rivalità. ad ogni gelosia, da cui era fino a qualche tempo fa dilaniata? Oh! commovente spettacolo quell'abbraccio genèrale dei politicanti di ogni sfumatura e di ogni parte, a cui la scienza ha compiacentemente dato il nome di trasformismo. Come guardare ad occhi asciutti quegli avversari, da sedici, da trent'anni nemici inveterati, che si erano dati reciprocamente del ladro, del falsario, dell'assassino a piu riprese ( e non .diciamo che si 5. In italiano nel testo. (N. d. T.) Biblioteca Gino Bianco
6 F. S. MERLINO calunniassero), i qual.i si erano giurati odio eterno, cader tutt'a un tratto gli uni nelle braccia degli altri, aprire e scompigliare le loro file e mettersi tutti per due, per quattro, come nelle processioni e nelle sfilate militari, dietro il grande uomo politico, rappresentante dell'autorità, dell'ordine, della gloria, della saggezza nazionale, Crispi in persona! Dacché è stata celebrata quella felice fusione, la barca dello ... Stato remiga ottimamente, la regolarità e l'onestà regnano nelle amministrazioni, la pace e il buon costume nelle famiglie, la libertà e l'abbondanza nel paese! Quale vera trasformazione! Depretis, il padre .del trasformismo, ha pronunciato la parola fatidica alla Camera dei q.eputati: « Lo voglio io e basta». Crispi, benché non sia ancora entrato alla Camera vestito da cacciatore per completare la parodia del dispotismo, frustino in mano e speroni ai piedi, è tuttavia l'oracolo, non solo della Camera, ma del paese e il suo regno non è meno assoluto di quello del suo predecessore. I suoi colleghi amministrano: lui governa. Zanardelli passa le notti a fabbricare leggi penali degne del secolo e di lui: Magliani e i suoi successori compulsano il vecchio enigma della finanza italiana votati all'eterna fatica di gettare nell'abisso deficitario, senza mai arrivare a colmarlo, tutto quello che i giannizzeri dell'amministrazione e i benemeriti- carabinieri possono strappare· alla casa, alla persona e ai denti del contribuente. Ah! rallegriamoci, il numero dei nostri Ministeri aumenta. Ne abbiamo uno nuovo, il Ministero del Tesoro, noi che cosi poco abbiamo da tesauriuare, e ne avremo probabilmente altri, Poste e Telegrafi, Belle Arti, ecc. di mano in mano che diventeremo ancora « piu grande potenza». Il governo cresce come ogni cosa e ormai nulla piu sfuggiriÌ al suo genio provvidenziale 6 • Ogni Ministro lavora secondo le proprie attribuzioni, Crisoi li guida, li protegge alla Camera, li copre con la sua autorevole personalità. Dio è Dio e Crispi è il suo profeta. Il crispismo di oggi, ieri depretism.o, è l'essenza stessa del trasformismo. Il Governo non è piu fondato su dei principi, 6. È del resto naturale che, come ogni altra amm~nistrazione, esso tenda ad allargare la sua competenza. « Amministrare 150 invece di 50, ha detto Bodio, è quello cui tendono gli impiegati delle opere pie, anche ammesso che siano tutti onesti e pur non tenendo conto delle malversazioni. Le passività (gravanti sugli Enti che si amministrano) son da loro desiderate, perché il loro lavoro e l'importanza della corporazione diminuiscono, quando quelle scompaiono. Gli impiegati hanno interessi in contrasto con quelli della beneficenza, conclude Bodio (Le opere pie in Italia, « Annali di Statistica », 1881) e le sue parole si attagliano anche a quella grande opera pi2 che è lo Stato. BibliotecaGino Bianco •
lNTR.ODUZIONE 7 ma su individui le cui ambizioni, anziché aprirsi faticosamente una strada attraverso la lotta delle idee, si trascinano a forza di servizi resi al potere, del quale salgono lentamente le scale. Tutta l'armonia e la bellezza, l'economia del sistema costituzionale, celebrate da Bastiat-Brunialti e da altri pedagoghi, tutta la scienza affidata alle opere dei professori deputati ha fatto fiasco, ma in compenso il governo avanza piu sicuro, piu tranquillo, senza scosse violente e pericolose: e se le ambizioni devono percorrere una strada piu lunga, il loro successo è piu certo. Governare è una carriera, per cui si fa la coda, ma a cui presto o tardi si arriva mediante delle spinterelle. È stato detto che i Deputati somigliano a padroni, i quali possono ordinare ai servi di preparare la tavola, a condizione, però, che i posti siano occupati soltanto dai servi stessi. Questo è ancor piu vero per quanto riguarda elettori ed eletti. Preferiamo quest'altra definizione del sistema parlamentare data dal medesimo autore 7 • È ccun palco innalzato sulle spalle di molta gente, su cui seggono altre persone, mentre da ogni parte altre ancora si sforzano di sloggiare quelli che stanno seduti, per mettersi al loro posto, nel tempo stesso che altri · cercano di rovesciare il palco, i sostegni e le sedie n; una Babele, alla fin fine. Il lettore può anche adottare quest'altra definizione: il governo è una commedia rappresen,tata in Italia da 508 Deputati. i quali divertono il pubblico a duecento lire all'ora (tanto vengono a costare i discorsi parlamentari. secondo il calcolo dell'Onorevole Mariotti) intanto che fuori i banditi svaligiano le case per sé e per i commedianti loro complici. Comunque è evidente che, a malgrado dell'esteso suffragio, a malgrado delle esche gettate ai radicali e di altre arti usate dal Governo, il popolo italiano si interessa sempre meno alle elezioni e legge sempre meno i rendiconti parlamentari. Quando girano i ladri è prudente restare a casa. La malattia delle astensioni 8 su cui i coccodrilli della 7. Prof. F. PERsrco, Le rappresentanze politiche ed amministrative, Napoli, 1885. 8. Nelle elezioni politiche del 1886 si è presentato alle urne solo il 58,26 % degli elettori iscritti. Nelle elezioni politiche del 1882, la proporzione era stata del 60,65%. La legge 24 settembre 1882 abbassò a 21 anni il limite d'età degli elettori e il censo a 19,80 lire l'anno di imposte dirette. Ma essa ha creato due nuove categorie- di elettori: quelli che avevano frequentato la seconda elementare e quelli che, nei primi anni d'applicazione della legge, chiedevano d'essere iscritti con atto notarile da loro steso e firmato. Le ultime elezioni amministrative, dopo la riforma della legge comunale e provinciale, han dato press'a poco il 48% dei votanti. BibliotecaGino Bianco
8 F. S. MERLINO stampa versano abbondanti lacrime è proprio costituzionale, giacché né il suffragio universale politico né quello amministrativo hanno potuto guarirne la nazione italiana 9 • Non resta altro da fare che costringere gli elettori ad andare alle -µrne portati da due carabinieri, come proponeva qualche tempo fa la Tribuna.. Una forma di astensione piu radicale è l'emigrazione dei lavoratori. I nostri buoni borghesi sono disperati di questo flagello, che rovina le campagne lasciando i campi incolti e i padroni senza servi 10 • Essi lamentano, non che si emigri, ma che l'agricoltura perda le braccia, che la canaglia non paghi piu le usure. i noli perduti, perché, nota l'illustre economista senatore Rossi, « un gran numero di emigranti partono su piroscafi stranieri». Cosi l'avaro al letto di morte rimpiange le spese della sepoltura e non la perdita della vita! Un'altra emigrazione piu adatta al carattere epico del nostro tempo, il suicidio, fa in Italia spaventosi progressi {vedete un po' dove va a ficcarsi il progresso!) soprattutto nell'esercito. Quest'ultima forma di oppressione, che arma la mano dell'uomo contro se stesso, è indubbiamente la piu grave 11 , aggiunta al · numero enorme dei morti di fame, delle vittime del carcere e delle officine ecc. ecc. Si erano visti uomini diventare i carnefici dei loro nemici, dei loro compatrioti, dei fratelli; quest'età vede gli uomini diventare a migliaia carnefici di se stessi. È il colmo della civiltà. Ma, cosa strana! non si danno piu le dimissioni dalla vita con un biglietto da visita lasciato sul tavolo, 9. Ci sono stati casi in cui gli elettori non potevano eleggere che se stessi. Al di fuori di questi casi non è raro che un comune, amministrato provvisoriamente da un Commissario governativo, chieda di restare in qudla condizione provvisoria per non ricad~re, con le elezioni, sotto il giogo dell'oligarchia locale. 10. Le prime partenze di emigranti avvennero nella provincia di Mantova, musica in testa. I contadini, giunti dalle campagne nei capoluoghi per imbarcarsi, cantavano una canzonetta, con cui invitavano i ~ignori e le signore a togliersi i guanti, chiudere gli ombrellini per andare a vangare la terra, perché, dicevano, noi ce ne andiamo in America. Allegri signorini, buttate gli ombrellini, zappatevi la terra noi si va in America, ecc. II. I suicidi, nel 1866, raggiungevano la cifra di 588; sono aumentati: nel 1~81, 836; nel 1875, 922; e hanno continuato il loro movimento di ascesa negli anni seguenti che ne danno 1024, 1139, II58, 1225, 1261, 1343, 1389, 1456. L'anno 1884 ha una leggera diminuzione (1370) e ci mancano i dati degli anni seguenti. ( << Annuario Statistico Italiano », 1886). I suicidi nel l'esercito son calcolati in numero di uno ogni cinque giorni, quattordici volte di piu, in proporzione, della popolazione maschile d'età corrispondente a quella dei soldati (Morselli). Biolioteca Gino Bianco
INTRODUZIONE 9 j in cui si spiegano le ragioni della risoluzione presa. imp1orando con tutte le forme dell'etichetta perdono del disturbo causato dalla notizia alla digestione del buon pubblico. Nell'esercito il suicidio è una rivolta. Da Misdea fino ai battaglioni dell'Africa e da questi al soldato di Benevento 12 , una serie di rivolte è scoppiata nell'esercito contro la disciplina, la vita militare, la caserma. D'altra parte faremmo male a metterci di cattivo umore. Beati quelli che se ne vanno: beati anche quelli ·che restano. I nostri contadini abitano, è vero, nelle grotte, o fra le macerie, o in nicchie scavate nelle mura; si nutrono di crusca, di radici, di carcasse di bestie morte di malattia, invidiano non solo, come dice il poeta, il pasto del cane del padrone, ma il cane stesso 13 • Portano biancheria di canapa, quando pure ce 12. Misdea, Scaranaro, Marino, Costanzo e altri cento che continuano la tradizione fino al soldato di Benevento e a quello di Lecce, di cui parleremo, danno sufficiente prova del valore e dei tristi effetti della brutale disciplina imposta ai soldati dagli ufficiali e dai sottufficiali. I quali, d'altra parte, hanno sperimentato quegli effetti su di sé in Africa. Dove una compagnia si ribellò e sparò sul suo comandante, che voleva per forza condurla in ricognizione dopo che un'altra compagnia aveva dovuto battere in ritirata, dopo la perdita di molti dei suoi colpiti da insolazione e da una specie d'avvelenamento provocato da certe erbe. L'incidente di Benevento, a cui si è· fatto allusione, è cosf raccontato da un corrispondente de l'Indépendance beige: « •.. Dramma sanguinoso, svoltosi qualche tempo fa sulla strada di Benevento, dove, durante uwt marcia, un bersagliere incominciò a sparare sul suo battaglione, uccidendo con una fucilata il coma'.1dante e un sergente, che si precipitavano su lui per disarmarlo. L'inchiesta fatta stabilf che il forsennato era esasperato dai cattivi trattamenti e ridotto alla disperazione perché, essendo malato, aveva chiesto invano al suo superiore d'essere provvisoriamente esonerato dai servizi pesanti. A Lecce (continua il corrispondente) è accaduto un fatto che prova come, ahimé!, i sistemi e i mali trattamenti lamentati dall'assassino di Benevento siano all'ordine del giorno. Un soldato del IV battaglione di linea è morto d'inanizione, mentre stava trasportando dei sassi. Il povero diavolo era malato e anch'egli aveva sollecitato invano un esonero provvisorio. Era !>offerente di cardialgia ed è morto, letteralmente sfinito dalle fatiche, impostegli senza alcun riguardo alla sua malattia. Il corrispondente continua, narrando d'essere stato egli stesso testimone dell'inumano comportamento degli ufficiali verso i soldati colpiti da malaria, tremanti di febbre e tuttavia obbligati ad ogni sorta di servizi dagli ufficiali, che non credevano alla loro malattia. Spesso le manovre annuali si son dovute sospendere, perché il pubblico era impressionato dalla quantità di soldati che rimanevano a mezza strada a causa, o delle insolazioni, o delle eccessive fatiche. (V. la cronaca del Giornale degli Economisti, settembre 1889). Aggiungiamo che la pena di morte, :ibolita dal nuovo codice penale, rimane un triste privilegio dei soldati. 13. Giovanni Faldella, il cui pseudonimo letterario è Cimbro, al principio del gennaio 1890, rivolgeva zi giornali italiani una lettera straziante sulla miseria dei contadini della maggior parte delle regioni d'Italia. « Chiunque, egli dice, viva· in campagna, in contatto quotidiano con i contadinj,_ cçn_s~ata l~ Biblioteca Gino Bianco
10 F. S. MERLINO l'hanno; insomma soffrono fame e freddo, nel nord la pellagTa, nel sud la tisi e le loro povere donne benedicono le alluvioni che le fanno morire e maledicono i carabinieri che pretendono di salvarle 14 • I minatori, i marinai, i pescatori, gli operai specializzati. tutti i miserabili insomma, non sono piu fortunati. Ma in compenso, gli imprenditori, i burocrati, i banchieri, i politicanti, come dice anche il poeta, sono tanto felici! Son diventati cosi ricchi e potenti! Due settimi del nostro suolo sono incolti (8 milioni d'ettari su 29) e produciamo, su una superficie maggiore della metà della Francia, prodotti agricoli del valore di 3 miliardi, mentre I.a Francia ne produce 11. Il consumo diminu}sce 15 , ma i giornali vantano i 237 milioni in possesso dei 25 membri del Comitato promotore della nuova esposizione di Milano. La scuola elementare è un'ironia. I comuni sono senza scuole come senza vie di comunicazione 16 : difatti due terzi condizioni della oiu desolante miseria. Ci son cose da far inorridire... Alcuni poveri si buttano 4 su qualunque cosa commestibile per quanto nauseabonda... In campagna mangiano i cani. In un paese che conosco, il Pretore aveva un bel cane. Poiché gli era capitato un incidente, i braccianti del paese lo squartano e il ricordo della bisboccia fatta in quell'occasione è rimasto da allora vivo nella memoria di tutti. Si dice ancora: « È buono come il cane del Pretore ». Faidella narra anche che, quando un veterinario ha dichiarato una bestia da macello malata o che una carne è guasta, il Sindaco, in molti luoghi, deve farla sotterrare nascostamente di notte, affinché i contadini affamati non vadano a dissotterrarla per mangiarla. 14. Durante le alluvioni del Po del 1872 le donne si lasciavano annegare. per miseria e rifiutavano l'aiuto dei carabinieri. 15. L'ettaro produce in Italia una media di ettolitri 11 ,07 di frumento, in Francia 15, Irlanda 20, Olanda 21,60, Sassonia 23,05, Belgio 24, Inghilterra 26. Il popolo italiano ha consumato, nel 1888, 6 milioni di quintali di grano meno rl1e nel 1887 e 2 quintali e mezzo di meno di gran turco; quasi mezzo milione di quintali meno di riso. Il consumo del pesce secco e affumicato ha subito analoga depressione: 40.000 quintali di meno èel 1888; ed è questo un alimento delle classi povere e dei contadini. La stessa sorte è toccata al consumo del tabacco e il fisco ha percepito sulla vendita di esso 1.875.864 lire di men'J. Altrettanto è dei prodotti coloniali: zucchero, caffè, the, ecc. Nel 1887 l'importazione di questi prodotti in Italia saliva a lire 89.538.8-;8, nel 1888 l'importazione scende a 49.730.064 lire; diminuzione 30.808.794. Le Società di temperanza non hanno minor ragione di rallegrarsi che quelle contro l'abuso del tabacco, perché il consumo dell'alcool ha del pari un grande regresso. Boccardo valuta a 427.508 ettolitri il consumo dell'alcool nel 1885; nel 1888 esso è ridotto a 78.784 ettolitri nei primi sei mesi. La rendita èelle poste e telegrafi come quella delle lotterie segue la stessa china. A farla breve, conclude Boccardo (discorsi al Senato del 17 e 13 giugno 1889) il ritmo attuale della nostra vita economica sembra seguire la legge della diminuzione e potrebbe ben diventare quella del marasma (Cronaca del Giornale degli economisti. novembre 1889). 16. La legge sull'istruzione obbligatoria l5 h1glio 1878 è rimasta letter~ morta BibliotecaGino Bianco
INTRODUZIONE 11 del regno mancano di strade vicinali, ma la nostra flotta è la terza del mondo, e il nostro debito appena il quarto! Il bilancio sale a un miliardo e mezzo: e il deficit, che al 30 giugno 1890 sarà di 592 milioni, salirà il 30 giugno 1891 a 657 e cosi di seguito, perché ci siamo impegnati a fondo per l'avvenire 17 • Abbiamo impegnato ogni nostro bene pubblico e nulla di nazionale ci resta, -esclu.;i i debiti; tutto è perduto, tranne 1, . d. 1s1 onore... 1 pagare . Ma possiamo chiamare alle armi piu di un milione di soldati e farli seguire da altrettanti appartenenti aile truppe territoriali 19 • Abbiamo speso dal 1870 al 1884, in periodo di pace al di fuori del bilancio della guerra 629.000.000 invece dei 107.000.000 spesi nel periodo torbido dal 1860 al 1870 20 e poi ancora alcune centinaia di milioni ogni anno 21 e sempre piu ne spenderemo, sia per rinnovare le armi o l'abbigliamento dei soldati, sia per completare le fortificazioni, per aumentare l'attrezzatura, per sostituire - prossimo progresso - alla polvere senza fumo il fumo senza polvere, e per tenersi sempre al corrente dei progressi raggiunti nella nobile arte della distruzione. Nella Marina i nostri progressi non son meno brillanti. Abbiamo demolito, venduto o perduto non 32 navi, come ha creduto il tenente Froment, ma 73 dal 1860 al 1876 e non abbiarno nemmeno fra il mare e i cantieri 266 navi da guerra fra le quali 18 di prima classe, 22 di seconda, 29 di terza, 52 torpediniere da alto mare e 59 guardiacoste, oltre la Marina Mercantile utilizzabile nei servizi di trasporto. Abbiamo spinto all'estremo limite la lotta fra la corazza e il cannone; e, non solo possiediamo le migliori qualità delle une e degli altri, ma si assicura (il signor Charles Dilke, nei suoi studi sugli eserciti in un gran numero di comuni. Al 30 giugno 1885, 4510 comuni, cioè piu della metà di tutto il regno, non avev:mo ancora costruito una quantità piu o meno grande di strade definite obbligatorie. Sulla arretratezza della viabilità in Italia si consulti l'opuscolo di J. de CRISENOY, Les chemins communaux en ltalie. Parigi, 1884. 17. I debiti comunali salgono alla fine del 1882 a lire 784.922.14r; i debiti provinciali a lire 136.983.409. ( « Annuario statistico Italiano », 1886). 18. Per maggiori schiarimenti si veda l'articolo di Luzzatti su Le finanze italiane nella « Nuova Antologia » 16 luglio 1889. 19. L'esercito di prima linea conta 845.000 uomini dotati di 20.000 cavalli e 348 cannoni; quello di seconda linea 520.000 uomini e 240 cannoni. La mili'lta territoriale è composta di 780.000 uomini. 20. Prima del 1870 l'esercito italiano diminui di un battaglione per ogni reggimento di linea e di una compagnia per ogni battaglione di bersaglieri. Un movimento in senso contrario è cominciato dopo l'opuscolo del Generale Mezzacapo Quid /acendum? 21. 319 nel i888 e 450 nel 1889. BibliotecaGino Bianco
12 F. S. MERLINO europei) 22 che li abbiamo pagati meno cari della Russia, vantaggio di cui siamo grati ai nostri preziosi amministratori e ai generosi armatori inglesi! Le nostre città piu grandi e piu ricche sono situate sulla costa, la quale misura 12.000 chilometri ed è necessariamente sguernita di ogni difesa, eccetto uno o due punti. Non ci è stato possibile militarizzare per la difesa delle coste le popolazioni rivierasche, come abbiamo militarizzato le popolazioni alpine per la difesa delle Alpi, ma pur abbandonando le grandi città litoranee e quasi il paese intero al bombardamento d'una qualunque «augusta» sfuggita alla sorveglianza della nostra flotta e alla guerra corsara, patrocinata in nome del diritto dal Contrammiraglio Aube 23 , abbiamo fortificato Roma, sede « in- . tangibile» del nostro troppo «tangibile» governo. Insomma, non ci stanchiamo di ripeterlo, siamo una grande potenza. Abbiamo dei nemici e questo ci inorgoglisce. Abbiamo potenti alleati e questo ci dà i brividi della febbre. Eravamo stelle erranti nel cielo politico dell'Europa - indipendenti sempre, isolati mai - e siamo entrati in una costellazione, e compiamo le rivoluzioni intorno all'orsa maggiore. Questa è grandissima e ci soddisfa completamente. Dobbiamo sopportare le spese di un enorme armamento, ma, per questo, siamo ricchi, di sangue e di mano d'opera, anche se non di denaro nelle casseforti. Siamo esposti a batterci in una conflagrazione generale, popolo contro popolo, in cui, chi lo sa? potremmo anche, almeno per un attimo, scomparire come nazione. Abbiamo appena compiuto una grande rivoluzione, perché l'unico risultato relativamente a nostro vant.aggio sia compromesso i'n una lotta, da cui la nostni posizione geografica ci permetterebbe, qualora essa scoppiasse, di rimanere estranei? Paghiamo ancora, in libertà interna e in benessere 1nateriale, l'onore di far parte della lega delle potenze europee, cosi come paghiamo in sonante moneta l'onore di visite imperiali fatte e restituite 24 • Anche 22. « Fortnightly Revue », European armies, ltaly, by the author of Greater Britain, I 887. 23. La guerra marittima, Parigi, 1882. Prendiamo da pagina 22 di questo libro la definizione seguente, a provare che Aube sarà forse un buòn ammiraglio, ma non ha certo una logica di ferro: « La guerra può esser definita il supremo appello del diritto contro la forza, la quale quel diritto nega donde (sic) l'obbiettivo superiore della guerra: fare al nemico il maggior male possibile ». 24. Il treno che l'anno scors0 portò il Re Umberto a Berlino costò soltanto lire 400.000; nello stcsSQ teropo si accordarono agli affamati delle tre Bibliotèca Ginò Bianco
INTRODUZIONE se i nostri ospiti qualche volta distribuiscono mille marchi ai poveri, come quel signore che, 1nentre presta a usura in ragione di 100 per 300 ai suoi contadini, regala due centesimi la settimana ai poveri che vanno a battere alla porta del suo maniero. Ma noi siamo fieri della nostra posizione politica e militare: siamo fattori della politica europea. Domani quando si riunirà un congresso per spartirsi ancora una volta i popoli, parteciperemo al banchetto. Comunque, ci getteranno le briciole. T'utto ciò è senza dubbio bellissimo; ma the giova ai clisgraziati contadini, i quali tirano l'aratro 1.2 e 14 ore al giorno per 50 centesimi, per 36, perfino per 17? Che giova ai 290.750 infelici che ora abbandonano ogni anno il loro paese nativo 25 ? Che giova alle donne e ai fanciulli i quali, in Italia in numero maggiore che in ogni altro luogo, occupano le risaie, le cave, le miniere, gli stabilimenti 26 ? Che giova ai milioni di operai disoccupati, ai pellagrosi, ai malarici, ai miserabili, ai morti di fame? Che giovano le pazzie dell'Italia grande potenza ai bisogni impellenti dell'Italia grande miseria? Domanda crudele, vergognosa, antipatriottica e soprattutto inutile, poiché questo è fatale. Non si possono cambiare « il corso degli avvenimenti » né l'umore dei governanti. Son come sono - oppure non sono -- fosse vero. Questo libro non si occupa delle manifestazioni esteriori (da noi accennate rapidissimamente in questa introduzione), della pretesa « grandezza » dell'Italia. Si occupa delle sue origini, dei suoi fattori, dei suoi elementi. La storia particolareggiata e provincie di Bari, Foggia e Lecce 20.000 lire, e 5 soldi a testa una volta agli affamati della Romagna. 25. Le seguenti cifre mostrano quanto questo male progredisca: Anni Emigrazione 1883 1884 1885 1886 1887 1888 definitiva 68.416 58.o49 77.029 85.355 127.748 194.2II Emigrazione temporanea 100.685 88.968 80.164 82-474 87.9 17 95.54o Totale 169.101 147.017 157·193 167.829 215.665 290·75° tanto 26. Su 382.131 operai occupati nelle principali industrie s1 contano 188.486 donne adulte, cioè 49,32%; 90.085 bambini di età inferiore a 15 anni, cioè il 23,58%; su 40.556 minatori, 6138 bambini di età inferiore a 14 anni, e 1722 donne. I bambini occupati nelle miniere sono spesso di età inferiore ai 10 e ai 9 anni e perfino hanno 6 e 5 anni. G. MARAZZI e E. BAER, Studio critico sulla protezione del lavoro delle donne e dei fanciulli nelle manifatture, Torino 1884. Biblioteca Gino Bianco
,. F. S. MERLINO documentata dell'arricchimento della borghesia, dell'accaparramento delle terre, della formazione del capitalismo, degli espedienti e dei mezzi di governo, insomma dell'Italia unificata politicamente, e di nuovo divisa in due classi, in due nazioni contrapposte e nemiche, borghesia e proletariato, sarà l'argomento dei capitoli seguenti. Biblioteca Gino Bianco
1 La Conquista Lo studio della storia moderna dell'Italia è interessante, perché ci presenta, riassunta e abbreviata, come un quadro vivo, una fase dell'evoluzione economica e politica svoltasi in altri paesi durante parecchi secoli. In Inghilterra - senza risalire fino agli avventurieri di professione e ai giovani spostati dell'Europa occidentale, compagni di Guglielmo Duca di Normandia nella conquista del paese, che si spartirono le spoglie dell'antica aristocrazia anglosassone, iscrivendo i loro acquisti in quel famoso catasto, che prese nella lingua dei vinti il nome sinistro di Doomsdaybook (Giornale del Giudizio Universale) - la riforma religiosa del secolo XVI fu pretesto e segnale della spoliazione dei beni ecclesiastici e la rivoluzione del 1640 operò il passaggio del potere nelle mani della borghesia arricchita 1 • Il movimento continuò nella alienazione fraudolenta dei domini statali e col saccheggio legale delle terre comunali in virtu delle leggi chiavistello 2 , leggi che, secondo James Caird, abbandonarono alla classe dominante non meno di 2. 142 .ooo acri di terreno, pur riservando una parte del patrimonio ad uso pubblico; cosa, questa, nella quale esse furono raramente eseguite. In Francia la grande rivoluzione della fine del secolo scorso decretò la vendita dei beni nazionali, i quali passarono per la maggior parte in mano di usurai campagnoli, di fattori e di I. La storia dell'I.nghilterra, mentre prova l'influenza della borghesia inglese ricca nella rivoluzione del 1640, ci mostra anche, in definitiva, come il governo fosse ricondotto in quel paese a una aristocrazia, la quale dominò del pari la proprietà terriera e i consigli di Stato. GmzoT, Histoire de la Révolution d' Anglete"e, ed. 1847, pp. 9-11. 2. MAllX, Il Capitale, vol. 1-, cap. XXVI; e HY~PMAN, Historical Basis of Socia/ismus in 'England, Londra, 1883, cap. II. Biblioteca Gino Bianco
F. S. MERLINO affaristi piu o meno avventurieri e sporchi, che formarono il grosso degli associati al banditismo nero 3 • Questo provvedimento, come la fabbricazione di assegni, sempre meno rapida della loro spesa, poiché la carta cambia sempre titolo, i prestiti forzati e la creazione del gran libro - nuovo Doomsdaybook - del reddito pubblico nel 1793, gettarono le fondamenta del dominio della borghesia. L'Italia, giunta ultima in questa carriera, ha tratto profitto dagli esempi lasciatile dalle due nazioni sue debitrici e, sommando gli espedienti dell'una a quelli dell'altra, ha precipitato la soluzione del problema. Gli ultimi trent'anni ( 1860- 1890) sono bastati per maturare i destini della borghesia italiana, d'altronde già preparati dagli avvenimenti anteriori. l1 1860 è figlio del 1 799 4 • Si ricordi il proclama ]andato dal Bonaparte al suo esercito d'Italia quando vi giunse il 27 marzo 1796. « Soldati, siete malnutriti e quasi nudi. Il governo vi deve molto, ma non può nulla per voi. La vostra sopportazione, il vostro coraggio vi fanno onore, ma non vi procurano né vantaggi né gloria. Io voglio portarvi nelle più fertili pianure del mondo: là troverete grandi città, ricche provincie; là troverete onore, gloria e ricchezza » 5 • Queste sinistre promesse ebbero piena esecuzione. Al ndrd e al sud, la conquista francese, o meglio, la conquista fatta in nome della nazione francese procedette nei modi propri di ogni impresa militare: città incendiate, o rase 4.,. 3. DE MouNARI, Evoluzione politica e rivoluzione, p. 278, nota. 4. Va notato che in Italia anche la feudalità aveva incominciato a decadere ben prima del 1799. Su questo i pareri degli scrittori sono unanimi. M. Santamaria (La feudalità ai umpi dei Viceré di Spagna, Napoli, 1885) afferma che tale d~cadenza era già molto progredita al tempo dei Viceré spagnoli e porta come cause principali di essa, l'accresciuta potenza della monarchia, l'aumento dei patrimoni demaniali e l'aumento della borghesia. 11 Bianchini (Storia delle Finanze del Regno di Napoli, Napoli, 1834, e altre opere) dimostra come i re, dopo il 1734, avessero :-idotto il potere dei feudatari quasi al livello dei comuni cittadini, togliendo loro i diritti usurpati o mal concessi, sottomettendoli ai giudizi penali e restituendo ai cittadini i diritti di fabbricare mulini, di libera vendita ddle derrate, su cui i baroni avevano un tempo diritto di prelazione, e finalmente accordando ai domini feudali facoltà di riscattarsi. V. anche G. M. . / ARR1cH1, Saggio storico per servire di spiegazione alle rivoluzioni. 5. Opere leturarie di Napoleone Bonaparte, pubblicate da Tancredi Marte!, III,_ p. 83. Agli Italiani, dopo l'armistizio di Cherasco, lo stesso conquistatore rivolse quest'altro proclama: « Italiani, i 'esercito francese viene a spezzare le vostre catene ... Correte ad incontrarlo; la proprietà, le tradizioni, Ia religione saranno rispettate. Noi condurremo la guerra da nemici generosi e soltanto contro i tiranni che vi tengono in schiavitu ». Dov'era la verità, nel proclama rivolto alle truppe, o in quello rivolto ai popoli? La risposta non è dubbia. Biblioteca Gino Bianco
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