Saverio Merlino - Concezione critica del socialismo libertario

ratori ai prodotti del lavoro sociale secondo i piu rigorosi princip1 della giustizia distributiva! Inoltre ~isogna parlare della « regolament.azione del lavoro». Come si farà? Chi organizzerà i servizi pubblici? Vi sarà una amministrazione, una burocrazia ed in quale misura questa potrà disporre del lavoro dei produttori individuali ed appropriarsene? Infine, partendo da questo punto si sa dove si va a finire? Marx non dice verbo di queste questioni né qui, né piu tardi, quando egli parla dello Stato. Infatti è una materia troppo ingrata, anche per un socialista autoritario. Ora Marx torna al suo principio favorito, che egli ha mutuato dall'economia borghese ed attorno al quale si svolge tutta la sua 'analisi del Capitale: lo scambio fra equivalenti. Egli dice: Qui (nella ripartizione del prodotto del lavoro nel pri1no periodo della società comunista) domina evidentemente lo stesso principio che regola lo scambio delle merci, in quanto vi è scambio tra equivalenti. Soltanto il contenuto e la forma (dello scambio) sono cambiati, perché nessuno può dar nient'altro che il suo lavoro e d'altra parte niente può diventare proprietà dell'individuo all'infuori dei mezzi di consumo. Io mi limito a notare che la distinzione tra mezzi di consumo e mezzi di produzione non è, per molte cose, che soggettiva e non obiettiva, per adottare una espressione di cui i tedeschi hanno cos1 grànde considerazione. Cos1 il principio fondamentale d~lla società comunista, prima edizione, sarà, secondo Marx, « il diritto uguale » ( « das gleiche · Recht >>). Soltanto, Marx ammette che non bisogna prendere l'espressione alla lettera, che lo scambio degli equivalenti esisterà solo in media, non in ciascun caso singolo. Che cosa sia un « diritto uguale )> che si applica « in medi<!- >> e non nei casi particolari, che cosa sia un principio fondamentale che non trova applicazione pratica senza essere prima sottoposto ad una operazione che io chiamerei di « 1nedianizzazione >>, una specie di tortura di Procuste, io lo lascio pensare al lettore. 51 4 BibliotecaGino Bianco

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