Alessandro Schiavi - La vita e l'opera di Giacomo Matteotti

SULLA SOGLIA DELL'ANNO TRAGICO 133 ma veniva svolta davanti alle cosidette " tribune " : quelle del pubblico, degli ufficiali, dei magistrati, dei senatori e della Corte, più o meno trascurabili, ma anche quella delle ambasciate, i cui occupatori avrebbero trasfusa nel mondo intero la sensazione che il governo di Mussolini era illegittimo, non possedeva il consenso della nazione. « " Àrso, non copfutato "; scrisse Giovanni Bo~o in una epigrafe di. Giulio Cesare Vanini, filosofo del Risorgimento. La documentazione freddamente allineata da Matteotti non poteva essere confutata: se ne soffocasse almeno lo svolgimento col tumulto e quindi si provvedesse a mettere il documentatore nella condizione di non cadere in recidive. « Tanto più che costui aveva appena terminato di compiere la "mostruosa provocazione" del 30 maggio, com'è definita dal " Popolo d'Italia" del giorno dopo, che già saliva: le scale della biblioteca di Montecitorio per raccogliervi il materiàle necessario per una " provocazione " più grave. Era corsa voce che Matteotti avesse stabilito di intervenire nell'imminente discussione dell"' esercizio provvisorio del bilancio " per chiedere al Governo spiegazioni su certe accuse di scandali. bancari, peculati, ricatti ed altro che poco prima alcuni giornali fascisti si· erano rivolte reciprocamente, coinvolgenti buon numero dei maggiori esponenti del regime. « In ·sede di discussione elettorale Matteotti aveva tentato di disonorare il fascismo sotto l'aspetto politico. In sede di discussione dell'esercizio provvisorio stava per tentare di diso:aorarlo davanti al mondo sotto l'aspetto morale. « Questo secondo discorso non doveva essere pronunciato. « E non lo fu. « I lettori ne conoscono il perché ». BibliotecaGinoBianco

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