lare e ha profanato il nome di Matteotti con le sue ciniche canzoni. Perchè il popolo custodisce nel cuore la religione dei suoi martiri. E' vero, la retorica imperialista e bellicosa continua a caratterizzare comizi e giornali, ma ha perduto ogni capacità espansiva dopo che Matteotti ha riconsacrato con il suo sangue l'eroismo della fede inerme e indomabile. Perchè il popolo ama gli eroi buoni che ignorano l'odio e non sanno maledire. Il fascismo è ancora forte; ma la sua forza è una vana parata dopo che le anime unanimi degli italiani hanno sdegnosamente rifiutato la rissa per preparare la rivincita delle idee. Un filosofo ha lanciato al mondo il grido della potenza e della saggezza fascista, ma tutti i filosofi e tutti i poeti l'hanno subissato con la voce formidabile della potenza e della saggezza italiana. E Matteotti è stato anche il segreto ispiratore di questa umana rivolta di spiriti eletti. Perchè il suo martirio è stato la riabilitazione dello spirito umiliato e vilipeso e nel suo nome si sono fuse e si fonderanno tutte le rivendicazioni civili e tutte le speranze ideali. Questa è la verità che tutte le altre sommerge ed oscura: che dopo questo anno di passione e di religione la coscienza del popolo italiano appare rischiarata e purificata. Molti che furono un tempo partigiani più che uomini hanno ritrovata intera e superiore la propria umanità. Perchè è necessario talora che un uomo muoia per tutti - per la causa di tutti - e Matteotti è morto anche per la loro causa. Solo chi ha negato il suo cuore alla commozione e all'insegnamento di quella morte, può affermarne la vanità. Ma non insegna nulla a questi sordi nemmeno l'orgasmica e scomposta paura dei nostri avversari? 4 Biblioteca Gino Bianco Nessuna sconfitta mai - la pm manifesta e la più confessata - ha conosciute fughe così ingloriose. Contro chi è, contro che cosa vanno organizzando, questi sedicenti vincitori la difesa disperata delle loro fantastiche conquiste? Che cosa significano tutte le leggi eccezionali e tutte le misure straordinarie che accumulano contro di noi? Questa, questa è l'apoteosi del sacrificio di Matteotti! Non noi diremo dunque la parola che definisce una delle tante menzogne convenzionali e risuscita negli spiriti vasti e melanconici echi di retorica cortigiana. Commemorazione, questa, non è. I morti soltanto si commemorano: i morti contesi al facile oblio dei superstiti. Giacomo Matteotti non è morto. Quanto più il giorno tragico del delitto si fa lontano nel tempo, tanto più la poesia del suo martirio e la religione della sua memoria ardono nei nostri cuori. Egli ha cessato di essere uno solo per essere tutti: l'anima di un uomo è risorta nella coscienza di un popolo. Dopo un anno egli è vivo più che non fosse mai stato: lo sanno l'amore degli innocenti non più che l'orrore dei colpevoli. Di lui come dei martiri che hanno fatto nel mondo la luce che consola la vigilia e accende la speranza dei buoni, si può ben dire chè la sua vera vita è incominciata con la sua morte. La sua vita immortale. Fra molti anni, quando quest'ora buia della nostra storia sarà lontana, il nome di Giacomo Matteotti - uscito ormai dal crepuscolo della cronaca ed emancipato dalle definizioni della stessa politica - sarà un nome di verità, vera per tutti. E per amore del suo nome, soltanto, quest'ora non sarà dimenticata.
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