DOPO UNANN di ANTONIO GREPPI Lascia.mo alla delusione dei vendicativi e alla impazienza dei politicanti il macabro privilegio di alimentare la disputa intorno al bilancio dell'anno che oggi si compie. Certo è che se nessuna vendetta è proporzionata al sacrificio d'una vita umana, nessun sacrificio fu mai piLt santamente vendicato nella storia del nostro paese. E' vero. Il fascismo è ancora in piedi e detiene con più aspro cipiglio il governo. Ma chi oserebbe affermare che la lotta per la quale Matteotti ha dato la sua vita giovane e ardente era combattuta fra partiti concorrenti per la conquista del potere? Soltanto dei semplicisti insensibili e ciechi potrebbero umiliare a cotesta prospettiva a cotesta moralità il dramma che tormenta da quattro anni il popolo italiano. La lotta fra fascismo ed antifascismo-esula ed esulerà più che mai dai termini d'una disputa politica per essere sostanzialmente un'antitesi di concezioni, di epoche, di civiltà. Per incidenza ed esteriormente assume aspetti e definizioni politiche, ma essenzialmente e nella sua sintesi più vera è un fatto di coscienza. Come dunque potrebbe il bilancio di cotesta lotta, nel tempo in cui gli antagonismi morali si son fatti più profondi e meno riducibili, essere identificato con un indice rnussoliBiblioteca Gino Bianco niano di cronaca politica e giudiziaria? Noi non consumeremo codesto sacrilegio. D'altra parte soltanto se sia collocato su questo piano superiore della storia, il nostro dramma può essere sopportato senza rassegnazione e senza disperazione. Soltanto nella luce di questa moralità, il sacrificio di Matteotti ha un senso adeguato e può aspirare a capovolgere il destino di un popolo. E' vero. L'aspetto esteriore - il panorama della politica italiana - è pressochè invariato dal giugno dell'anno scorso. La Camera non è stata sciolta, funziona anzi con apparente regolarità e vota le leggi che umiliano il paese e ribadiscono le catene del popolo. Ma la Carnera fascista è ormai una sopravvivenza macabra, isolata dalle coscienze del paese. La magniloquenza dei capi e il coro epilettico delle comparse cadono in un abisso di indifferenza, dopo che il silenzio di Matteotti s'è alzato a confutarli e intorno ad esso s'è formato un più diffuso silenzio. Perchè il silenzio delle vittime è sempre stato più eloquente e più terribile della voce dei responsabili. E' vero. La milizia non è stata abolita e le sue legioni sono ancora in efficienza, ma essa è inesorabilmente condannata dalla coscienza nazionale. Quando sfila nelle città la folla si trae silenziosa e ostile in disparte, da quando ha sfidato la pietà popo3
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