-111di questa cronaca di angoscie del Repad, che « con quel decreto l'assassinio è riabilitato e diventa mezzo di governo>>. « Se ne accorse - conclude il Nenni - e ne inorridì la coscienza italiana il 12 giugno 1924, quando essa fu percossa dall'improvvisa rivelazione del delitto Matteotti, sul quale si addensano tuttora le tenebre della sparizione del cadavere e di una istruttoria che si arresta alla soglia dei maggiori responsabili, ma al -quale si deve se stanno avendo un termine i complici silenzii e le vili rassegnazioni, e se è cominciato, nella coscienza pubblica, quel processo di rivolta morale che avrà il suo epilogo nell'abbattimento della diNatura sanguinaria. E si prepara così, martiri del proletariato ,torinese, martiri del proletariato di tutta Italia, la vostra santa vendetta! >>. Così. La real1tàtremenda era già in noi e contro di noi pnma che questo nostr.o Martire, per averla gridata, dal suo banco di deputato, in faccia ai tiranni, cadesse pugnalato dailla Ceka del «Chigi» e del Viminale. Il silenzio degli atterriti - cui, con feroce dileggio, il Duce consentiva solo il ius murmurandi - fu rotto dalla requisitoria di Giacomo Matteotti. Prima dalle pagine di « Giustizia >>e dal suo « Anno di dominazione fascista », poi dalla tribuna parlamentare - sereno, preciso, implacabile - MaNeotti formulò l'accusa. Tutto egli sapeva di quel triSJtoarmamentario che pacchianescamente volle nomarsi da Roma antica. Dell'enorme turlupinatura di quel se- -dicente programma di .ricostruzione svelò il congeB1bllotecaGino Bianco
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