- :),~- due giornalisti la sera prima si erano rec>\ti da lui !JCr chiedergli di riunirsi con la sua legione al generale Rircioai. Il colonnello Berlet, anche in quel l" occa~ionc delle prova di abnegazione e disintrre<;se. Egli ci pregò di mettere da bar.da il risentimento provato per l'allo del generale Ricciolli, il quale ci negava il dritto d 'indossare la camicia rossa e di mettere da parte anche l'attaccamento e la simp<tlia che avevamo per la person? di chi ci co· mandava e di pronunziarci libera 11ente sul ljUesilu : se fosse cioè opportuno l! conveniente fondere le due legioni in modo da formarne una sola. Egli, Bertet, avrebbe rispettato la nostra decisione, la quale sarebbe stata dettala solo dal sentim•·nto di gi ovare maggiormente alla causa elleni :a ed al nome italiano e ci faceva osservare che a lui sarebbe bastato il merito di aver con· dotti dall'llalia cinquecento uomini a soslfgno rlella nazione greca Noi rispondemmo the non avevamo nessuna ragione di lasciare un ca::-o amato e s timato, per un altro capo egualmente s timahile, ma che non conosct!vam~ che di nome. A Roma, contemporaueamente all'arruolamento aperto dal Hertet, un altro arruolamento era stato aperto dalla Società dei H.educi e nessuna nuova circostanza si era verificata da quell'epoca , per spingerei ad andare là dove, pur avendo la libertà della scelta. prima non avevamo voluto. Rendevamo omaggio alla lealtà del nos tro capo, ma la stessa lealtà da lui dimostrata in un caso così delicato, ci confermava nell'idea che dovere nostro era di respingere la proposta per conservare gelosamente la nostra autonomia. Il nertet rifer1 agli ambasciatori il risultato negativo del consiglio de~li ufficiali. Da quel giorno le colonne del Secolo · •lei Cortiere rlella Sem furono aperte alla campagna di menzogne e dcni11razioni a carico del Bertet r dei suoi legionari. * *. Intanto il lllinisttro nicchiava. l rovesci dell'esercito greco, si succedevauo con una costanza ed una rapidità sp:~.venlooa. \'olo, era lì li per cadere in mano
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