Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

CondusioiU' .q; canti cambiamenti, e non diedero mano alle riforme neppure quando il principe Costantino tornò a ritira rsi da Farsa!a a l )omokò senza che il grosso dell' esercito si fosse impegnato. D' al tra parte, la pubblica opin ione lasciava correre egualmente. Grandi discorsi nei caffè e null' altro. l caffè d'J\tene, a proposito, si vedevano continuamente pie ni zeppi di uomini validi e di g iovanotti politicanti, così che lo straniero che li vedeva si domandava : - Come mai tutti questi ciarloni, invece eli starsene qui a fumar sigarette e a dir male del principe Costantino e del suo stato maggiore, non prendono un fucile e non vanno alla guerra? - i\Ia, si obbietta da molti, i ministri avevano le man i legate: la guerra e ra di retta personalmente da re Giorgio : la colpa principale dei disast ri è sua. l .a verità è che codesto disgraziato re non aveva mai voluto la guerra. Capiva che la Grecia non vi era p1·eparata e che piccola, sola, isolat a, abbandonata da tutti, osteggiata anzi dalle grandi potenze, non poteva affrontare una lotta tanto disuguale. TI s uo torto è s tato quello eli es~ersi lasciato trascinare dalla piazza, e di mettere poi i propri figli, inesperti, alla testa del piccolo ese rcito. Altre ttanto colpevole el i debolezza fu il Delyan nis. Il g iorno in cu i il re cedette al partito della g uerra acl ogni costo, se invece di un ambizioso politicante

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