Prima ghirlanda secolare alla Repubblica di S. Marino

GHIRt!~DJ ~~~OtJRE ALLA REPUBBLICA DI S. MARINO l FORLI, PRESSO LUIGI BORDANDINI I84o.

... Iam l1ex festa redit... MAZ 0700 OCnOl MAZ ~742

QUANDO NEL · GIORNO· III • DI • SETTEMBRE • MDCCCXL. IL · POPOLO · SAMl\tlARINESE CELEBRAVA • LA · RIMEMBRANZA DELL' • AUTORE · E • DEL • VINDICE DEL • PATRIO • REGGIMENTO • REPUBBLICANO E • CON · POMPA · SOLENNE FESTEGGIAVA IL • PRIMO • CENTESIMO • ANNIVERSARIO DELLA · RECUPERATA · INDIPENDENZA AD • ESSO • RAPITA DAL • CARDINALE · GIULIO • ALBERONI ' ALLA · LIBERTA · DEL · TITANO QUESTA • CORONA • DI • FIORI • CASTALII SI • OFFERIVA l

' E già varcato , Di vo, il centesm' anno , Che a virtù cara , e al ciel quest' erma Terra, C ui , quanto il mar circonda, e l' alpe serra, Non punge tema di servile affanno, Insan' Oste assalì, tulte in suo danno Movendo l'arti di pensata guerra; Ma salda in suo valor rado s' atterra Gente per vile oprar d ' arme, o d' inganno. Deh! se invocato, del natio coraggw Mentre a se stessa fea schermo , e difesa, Brillò da manca di tua grazia un raggio , Scoppi il tuo zel , qual tuono, ove alma offesa Del ben punito allor villano oltraggio Qui por si celi a nove fraudi intesa. Del Pro f. C. M . C.

6 O Voi , che sgombri di servili affanni In dolce pace i lieti dì menate , E saldi in vostra Libertà sprezzale L ' onte del tempo, e di fortuna i danni, Venite al Tempio, e Lui, che dai Tiranni Vi difende dal Ciel, curvi adorate, Chè mercè sua poteste in ogni etate Schifar la forza, e non temer gl' inganni. Mirate}; Tale sulla vetta antica Un' Ara, sacra a Libertà, rizzava, A cui devoto ognor culto rendete; Egli il dono Vi accenna, e par, che dica; In Me, che il gran retaggio a Voi lasciava , Amate il Padre, e il Vindice temete. Del Proj. .4. L . o.

Centies Fert Qua anni revolulus Ot·bis novam, plausu reboante, lucem, vices Titan memorans vetustas Geslit ovando. Vos decet laeta celebrare pompa Hanc diem, casti pueri , et puellae, Floribus peclus, redimite festis Tempora vittis . Pieetra Phaebaeos imiteul ur ictus, Agmen alternas cieat chor eas , Et repercussa modulenlur ~u r ae Carmina voce ; l\lultiplex , cordis monimenta, donum , Thura devotis adolenda flammi s Vindicis sacram cumulent J11..t n 111'1 Saepiu ~ aram. llle conatus repulit potenlum, Ille permulsit miserae Limores Gentis, et curas laqueata circnm Tecla volanles. Dum laborantes dubia in Charybdi Filios juvit, docuitque dulcem, Morte despecta Patriam tueri E sse decorum. 7

8 Quos dedit fortes animosa virtus, · ' Ista senserunt documenta Cives , Mente nec quassant solida prementis Ora cohortis. Robore, atque aeris triplici revincti Circolo pectus valide ohstitere: Nec potis murex, nec acerba ferre J ussa pavorero. Torviter visum supereminentis Tunc Caput Drrr, rutilaote flamma, Igneos saevum retulisse io hostem Luminis orhes. Haesit invasor, stupuit , metuque Concidunt vires, dare quio paratus Terga Titano facious pudendum Turpiter obdit. Nescius justi , pietatis expers, Cuncta perturbans rapiente dextra , Aspicit vim, quae caret aequitate, Sponte ruentem. Omne qui suadent animo nefandum Crimen, horrentes Superi lahores, Porrigunt aurem faciles jacenti Rebus in arctis. Patriae hinc voci auxilium petentis Annuit Clemens P.JTER , et procella Turbine, et diris agitata nimbis Fracta quievit. Quis vicem gratus merito referre Deneget? Casti pueri, et puellae, Debitum tanto renovate carmen Saepe P...tTRONO. Adsit ut seroper, procul et repellat , Hostium nisus; regimen , laresque Liberos servet; fera servitutis Vincula distent.

Sospitem cernat Patriam quotannis Haec dies; insons ineunte saeclo Ordo sit rebus, meliorque surgat Palladis arbor. Affabre structis faveat henignus JEdibus sacris, placuitque fabris Quas peregrino decorare saxo, Approbet aras. Faustitas genti , columen saluti, Ruribus tutor, gregibus magister Ipse si praesit, populus heatum Transiget aevum. Nomen ex.tremas feret usque in oras Sic tuum, Titan, volitans per Orbem Fama, qua Nilus fluit, et nivalis Qua tumet Ister. , O P.4TER, salve: meritU'm lihenter , " Saeculo festam referente lucem, " Reddidi carmen docilis modorum " Vatis Horati. Y. R. S. ......

IO l • Vinta l' ira del teltlpo, e gli odj spenti, Onde austera virtù nè ri~chj , indura, Libertà, çhe di ~iel venne sì pura, Qui tempra il freno ~lw titanie genti; Quì devote, o gran Padre, a Te le menti Patrio zelo affatica io ardua cura; . Fede ne fao le sacre auguste mura, Rinnovellate a più felici eventi. Nuovo Mosè, qual già reddia dal monte, Ti mostri al 'VOlto~ e quì marmoreo siedi, Emulo delle antiche opre più conte. Salve, o gran Padre! in tuo poter sorreggi De' figlj il dritto, d' alma pace eredi, Sotto l' usbergo di tue sante leggi. Del Prof. C. fd. C.

Cinto il crine di civico alloro Qual fu visto nel gior·no felice, Che dall' erta, ed alpestre pendice Lo straniero Tiranno sgombrò, Rida il Genio , che al franco Titano, Dov' eterna fio·risce la pace, Dagli oltraggj del tempo vorace Sempre intatta la gloria serbò. D ' un Levita la destra pietosa Sparga un nembo di roscidi fiori Sulla tomba de' prodi maggiori, Cbe fremendo il servaggio soffrir; Ombre illustri, dai regni di morte Oggi fate alla patria ritorno, E coi figlj venite d' un giorno, Così bello, Ombre care, a gioir. Le matrone dall' arche secrete Traggan fuori le vesti pompose, Le donzelle di serti di rose Faccian vaga la loro beltà ; Degli alati messaggj celesti I fanciulli mentiscan l' aspetto, E sul volto dimostrin l' affetto, Ch'ebbra rende 1' augusta città. l l

l2 Tale poscia, che il vindice Nume Ebbe udito la prece fervente Dell' eletta, e straziata sua gente, Che chiamava mercede dal ciel; Scosso il giogo, tributo di lodi Al gran Figlio d' Amramo porgeva, E con danze, e con canti esprimeva La sua gioja il redento IsraeJ. Ognun drizzi del Tempio novello Ratto il passo alla florida soglia , Del buon Padre si adori la spoglia, Di cui giova il trionfo cantar; Ed all' Urna, che il cener ne serba, Rivolgendo l' intenta pupilla, Ad ognuno di pianto una stilla E gli vegga sul ciglio spuntar. Abbassando la testa canuta , Lieto l' Avo con umide gote Stenda il dito, e l'accenni al Nepote Degl' incensi fra il fumo, e l' odor, E, giungendo le picciole mani, Genufletta quel caro Innocente , E gli sacri i pensier della mente, E gli affetti del candido cor. Sulla cima dell' ispida Rupe , Che cortese fra boschi raccolse , Quando l' orme errabonda vi vohe, Libertà, che dal Tebro fuggì; Sotto il regno di fiero Nemico Fu già colpa, reato, e delitto Rimemhrare quel dolce diritto, Che natura ad ogni uomo largì. Coll' esiglio puniva il Crudele Di dolore, o di rabbia un' accento, Un sospiro, uno sguardo, un lamento.. . Era fqrza servire, e tacer;

Con cent' occltj l' insonne sospetto Le latebre scrutava del core... D elle voglie del vile Oppressore Farsi ligio doveva il peosier. Quinci stuolo di sgheni procace D ' urli, e grida feriva le stelle, Quindi il sesso tremante, ed imbelle Meltea voci di vana pietà; Quà con destra profana il soldato Ogni cosa più sacra rapiva , L à pt·otervo de' vecchj scherniva La caduca, e già tremola età. Tutto è nulla; dell' onde spumanti Quale al cozzo stà saldo uno scoglio, T al dell' Empio resiste sll' orgoglio D e' grand' Avi la maschia virtù; Voglion ceppi, mannaje, supplizj , Ma non l' onta di tristo servaggio , Voglion morte, serbando il retaggio, Che dai padri trasmesso !or fù. Cittadini? sgombratemi il varco Alla tomba, che l'ossa ne serra , Colla fronte rivolta alla letTa, lo la voglio di ~acj scaldar; Giovioelli del Monte beato , Che dai Forti l' origin traete , V' accostate, ed il cor sentirete D el desio d ' opre belle avvampa r. 1\Ia dal Cielo fremendo il Romito D ella patria gli affa nni scorgeva , E fortezza, e coraggio iofoudeva D egli amati suoi figlj nel sen ; Egli vinse l' acerbo Tiranno, Che gli oppresse di dure catene; Di terrore agghiacciògli le vene D' un suo sguardo il ferale balcn. f 5

f ,.. Or ass1so, qual vigile ascolta, Sulle vdle del sacro Titano , Disdegnoso minaccia con mano Chi nemico rivolga vi il p1è; Rispettate, Egli grida, Monarchi, Una Gente, non nata a servire; Docil debbe a Dio solo ubbidire Il mio Popol, ch'è Popolo, e Rè . Sal v~::, o Di vo, che, ardendo di zelo, Dagli agguati de' crudi tiranni, E dall' urto crescente degli anni Guardi amico quest'ermo Luo suol; Suol noo vegga più d ' Eliso felice, Che put· Gemma è dell'almo Paese, Già sì chiaro per nobili imprese, Sulla terra il grand' occhio del sol. Qual Colomba, che candida, e pura Tratta l' aria con celeri penne, D•' E i splende di gloria perenne , Ratto il volo già l' Inno spiegò; E il gran Padre, che lieto l' accolse Degli eletti nel fulgido regno, D ' esser sempre colonna, e sostegno Del redento Til$10 giurò. Del Prof. A . P. Jlf.

ODE Et pleclro , et fidiLus juvat lllustres hilari , Melpomene, die Celebrare Viros , clecus Qui antiquum validi turbinis impetu Ereptum revocant, neque Turpi colla diu pressa ferunt jugo. Etsi recta sequenlihus Liberlas animi permanet integra , Et liber , sibi qui imperat , Ducendus, licet is c01·pore fuuibus Vinclus turri in ahenea • Servelur, neque vim possit ah hostibus Illatam sibi pellere; Cressa prae reliquis lux nitidissima lccirco haud careat nola; Tristes quod fugiunt fiuibu s his minae , Et rerum ordo prior redit , Priscum jus populo, el prisca redit fides . Nune fas est choreas pede Alterno ad numemm ducere ludicras, Puellae, el pueri integri; Nunc adsint et breve lilium , Et vivax apium , et rosae, Flos et luteoli suavis amaraci. Nune lacte , ac mero flua nt Rivi, quercubus et mella virentibus Stillent ; 1\Iemnonis et Parens Nobis Oceano pulchrior ex.eal. .A. C. A .

{6 -···- O felice, ospitale, inclito Monte, Di prisca libertà ricetto, e cuna, Incontro a cui l' edace lima, e l' onte Tornano invan di tempo, e di fortuna; Se il Rè dell' universo in lieta fronte Li voti accolga di tua gente, e in una Con dolce aer fecondi, e irriguo fonte Quanto di biade la tua valle aduna; Integro serba l' onorato stelo Dell' Arboscello, che in tuo grembo alligna, E sott' altro aridì propinquo cielo; Lo serba intègro, e solo allor che splenda All' italico suoi stella benigna, Germe ne traggi, ch'a gran Pianta ascenda. Dei Prof. G. M. F.

ODE Libertas, Socii, redit; Io, plaudite mentihus; Io~ plaudite carmine; Libertas, Socii, sacro .R.edit pulchrior ore. Diva Nobi lium parens, .Altrix, et decus urbium, Quam gens Cecropis aurea1 Quam prece ambiit affiuens Summa ad tempia Quirinus; Rerum praesidium ut fores, Bellorumque frementium Tutela, et salus Imperi, Ultrix fervida oriminum, Legum, et foederis auspex. Quis te quis malus expulit Nostris finibus impetus? O parce! O iterum tuos Pio respice lumine Praesens Diva clientes. !7

!8 Iam discordia, et impius Nodis vinctus aberteis Nequicquam furor infrernit; lam tibi placidum bono Stat sub Vindice Regnum. tibertasi Socii~ redit; Viden' , ut face splendida Circunl nubila discutit, Et sceptro gra"Vis, et comas Gemruis fulgida, et auto? Qualis purpureum jubar Coelo Lucifer exserit, Cultum, et gaudia conserens; 'ralis nos gradiens Dea Fausta luce serenat. At circum choreas levi Intexant comites pede, Pax1 et Thespiadum chorus; Gloria, almaque Faustitas; Et bello inclyta "Virtus. Lihei·tas, Socii, redit~ Io, plaudite mentibus; Io, plaudite carmine; Libertas sibi redditam lam non deseret urbem. A. L . liJ,

SONETTO D el grande Eroe già sorse il fausto giorno, E d' eterna per Voi memoria degno; Chè mercè sua cessato il grave regno, L' antica Libertà fece ritorno. Nè l' alta patria già sostenne scorno Del mal' imposto giogo; arse di sdegno, Fremè, lo scosse, e non rimase segno J)el servii pondo al nobil collo intorno, Gioite, o Figlj del Titano, a prova Di vostra sorte, e dell' avita glorìa Jn sì bel giorno, che il gioir rmnova? E, mentre in festa oggi correte al Tempio, D' esser giurate alla futura istoria Pi civil senno, e di costanza esempio. i9 Del Proj. G. G. B,

20 Riverente t'inchino, Itala Terra , lo umil stato libera, e sicura, Dove i dritti , ch'all' uom largì natura , Dispotico Poter mai non atterra! Non Te spaventa il folgore di guerra, E civiche virtù son le tue mura, Salve, o del Nume memoraoda ctu·a ~ lo seno fl cui felicità :;i serra . Le vetuste tue Leggi, e i prischi modi Serba severa, e ambzi:one insana Non ti faccia bt·amar più, ch'or tloQ godi, Povera, saggia, libera, 13 Sovrana, A Te fra caldi voti eterne 'lodi Tributerà la schiav& s-tirpe pmana. Di C. P, R,

vi adoro, e bacio, o care Ossa beate De' Prodi, che al Titan serbaste fede, Quando del Padre vostro all' ardua sede Insidie fur da uno Stranier tramate; ll'Ientre dell' opre, al comun ben sacrate, Sulle sfere Vi è data ampia mercede, E V'orna gloria, ch'ogni gloria eccede , Nascan d'intorno a Voi rose odorate. Fragrante elettro, e dolce amomo stille Dall' Urna, degna di perenne onore, A • cui la Libertà ghirlande appese; :E dal Cenere muto escan faville , Che dè Nepo[i accendano nel core Nobil desio delle vetuste Imprese. 2J Del Proj: A . P. JIII,

CANZONE n~ arduo monte talor sulle pendici Superba P ianta i rami estolle al c~elo, E pioggia sfida, e gelo, Io sue fa tta secura ime radici ; l\'la svelta dal furor d' Ostro dechioa Con alta, e irreparabile rovina. E quel Virgulto, cui guardare io prima Parea sdegnasse l' arbor~ orgogliosa , Tran<luillo si r iposa, Nè il vedi pur cur var la bassa cima, Chè dell' umil suo stato ogoor contentQ Turhioosa non teme ira di vento. Tu quel Virgulto sei, natio Terreno, Che del Tempo, e di Marte alla tempesta lo povertà mod es ta P er lunga età fai schermo, e nel tu.o senQ L a bella alberghi Libertà pudica , Che i figlj tuoi d' ogni virtù nutrica, Atri nembi oscurar nè dì nefasti In cupo rombo l' i tale contrade , E le deserte strade Tutte di sangue rosseggiar mirasti , E le tapine madri , orbe de' figlj, SveUers~ \l crio, versar pianto daj ciglh

E Tu, frattanto del valore avito Emula invitta, nel comun periglio Con provvido consiglio Il santo dono, r.lt' hai dal ciel sor tito , Qual concesso ti fù per sacro patto, Più che tesoro custodivi intatto. Anime invereconde , anime vili , Che dal tuo seme tralignare ardiro , Insidia tale 01·diro , Che tutti ne indegnar spirti gentili ; Si che il vibrato in T e perfido dardo Trafisse il fianco al Cittadin codarJo. Non teme nò frode , calunnia, inganni Chi nel suo petto un cor serra innocente; Con ferma, e altera men te Sotto la soma degl' indegni affanni All' ingannato, e improvvido Oppressore Grida ragion dell' oltraggiato onore. Etern' oblio què tempi infausti copra, Che tosto in lieti il gran Clemente volse, Sia lode a Lui , che accolse Le tue querele, e con magnanim' opra, Degli empj a scorno, di sua mano istessa Sventò la trama, che voleati oppressa. Or nell' Olimpo col beato Veglio, Che a saldo usbergo la virtù ti diede, E che d' accesa Fede , Di Speme, e Carità limpido speglio A reda ti lasciò, di T e favella, E svela, quanto a Lui sè fida Ancella. E quella generosa Alma perfetta, Che sì già t' ebbe, e che t' ha pur a cuore, Del tuo fedele amore Soavemente allegrasi, e diletta, E nuovo a Dio temprando inno di lode Della salvata Libertà si gode.

24 Verace Libertà, che solo alligna In chi serba nel sco candida l' alm~1 Nè del suo cor la calma Vende per brama d ' òr cieca, e maligna, Ma solo casta povertade apprezza , E ogni bene in lei pone, ogni grandezza . Oggi che lieta esulti, e n' hai ben d' onde, Oggi che innovi la memoria cara Di quel Giusto, che l' Ara Di libertà levò sulle tue sponde, E che tuttor da sua lucente Sede Pegno ti porge d' amorosa fede; Grata all' affetto di sì dolee Padre, Che ognor veglia per Te, che ognot• t' addita, Come l' umana vita Quaggiù s' abbella d ' opere leggiadre, Innova ancor fra il festeggiar solenne A Lui di fedel tà giuro perenne. P erenne giuro, che pur' anco s' oda Sul labbro risuonar del pargoletto, Che di patria nel petto Nutrir l' amor sin da verd' anni goda, E sull' illustre dei Maggiori esempio Eterni in Te di Libertade il T empio. Del Proj. L , C. s.

........ Le Furie ù son, le Furie angui-crinite, Figlie dell' atra Notte, e d' Acheronte, Ch' alla gran Donna del Titano Monte Rapir volean' onor, ricchezze, e vite? Vengano, e tra confuse, e sbigottite Levino pur la viperina fronte, Nè più di strazj, di rapine, e d' onte, Che di Ceraste si diran nutr~Le. Vedran, vedranno in queste rocche impresse Cifre tali d' onor; la Donna invitta Domò l' abisso, e voi , voi pure oppresse. Onde membrando la fatai sconfitta, E il cieco orror delle sue piaghe spesse, Frema ciascuna a' piedi suoi trafitta. D' un.' Anonimo.

26 • INNO D el Titano sull' ardue cime, Culla, e T omba devota a Marino, S ' inghirlanda di torri sublime , Qual Regina, un' antica Città . Quì esulando dal suolo Latino , Già di schiavi, e di vili ricetto, Col primiero valore nel petto Sì ritrasse alla fin Libertà. Religion Le fu a lato, e beata Pover tà, che a magnanimi è rocca; Nuova Sparta in sè vide rinata La semenza di altere virtù. Regni, e genti solleva, e trabocca Di volubil fortuna il talento; Come Pio, che non crolla per vento, Ella vide, e commossa non fù. Di Concordia al bell' astro sereno Ondeggiar sui dirupi le spiche, Strinse insieme in dolcissimo freno Tutte l' alme di patria l' amor.

O Concordia, ove brillan le amiche T ue pupille, la terra si allegra, Un sol dì tutt' i danni rintegra D i rea sorte, e di ostile furor. Perchè stupido il popol ~' ammuta, E di tema ogni fronte s' imbianca? Son deser te le strade ........ venuta Di sterminio par l' ora fatai. Vccchj grami si battono l' anca, Piove il pianto alle madri dal ciglio, Della patria all' estremo periglio D el dolor' è più acerbo lo stral. Dagli sgherri è percossa, e ricinta Dell' invitto Senato la Sede, La minaccia sui volti dipinta Grida ai vinti = più scampo non v' è. Già alle stragi gittarsi, e alle prede V empia ciurma vagheggia in pensiero; Scellerati ...... . l' ardire primiero lndomabil per l' onta si fè. Ire ultrici in magnanimi pelli Di due Prodi la voce ridesta; Scellerati . ..... . qual sorte vi aspetti, Ben saprete ....... il trionfo è di un dì. lUal nel Tempio la pompa si appresta , Religion non ordisce catene; Sugli altari rinasce la spene D ' Innocenti, cui frode tradì. Pieno è il rito ....... a sacrileghe note Danno un grido le genti affollate, 27

28 Di Marino la polve si scuote, Di vendetta la folgor scoppiò. Vili sgherri fuggite ....... sgombrate ....... Giù correte per l' ispida balza; Giusto sdegno alle terga v' incalza, Giusto sdegno frenar non si può. Libertade sospiro d' ogni alma Ricomponi alla gioja il sembiante, Alle prische tue palme una palma, All' olivo rintreccia un' allòr. Contro il petto de' Liberi infrante Caggion l' aste, e le spade de' schiavi ; Dove volge Concordia le chiavi, Dove regna di Patria l' amor. D' un Prof. di Belle Lettere. -·-

ODE Di nobil selva avventurosa Leggiadra Navicella, Figlia, 29 A cui splende sul mar , se si scompiglia , Raggio d ' amica stella; L' impeto fiero de' flutti frementi Il fianco non t' investa, N è mai t' offenda il sibilar de' venti , Che portano tempesta. Molle spirando un zeffiro cortese Gonfi le intègre vele , Che non fur mai, rara ventura! offese Dal mnr sempre crudele. Pilota esperto ogni nascosto scoglio Sempre schifar ti faccia, E vegga intorno a te cader l' orgoglio All' onda, che minaccia. Ed io t ' adornerò d' aprici fiori , Navicella felice, l\lentre sicura nel porto dimori , La poppa vincitrice. Di D . F . S.

50 Questo è l' Asilo, che in Italia serba La sacra , e bella Libertà smarrita; Ques to è il Sasso felice, ove romita Stà consolando pur sua sorle acerba. E lla ricorda, come un dì superba Trema t· fè il fiero Daco, e il crudo Scita, E ancor le moli Tiberine addita , Su cui vil gregge or pasce pruno, ed erba. 1\'la se il fasto non ha, ch' ell' ebbe un g1orno, Lieta và per l' Eroe, che vigil siede Suo Difensor nell' immortal soggiorno ; E m sua ragwn sicura errar si vede A questi suoi diletti poggj inLorno, Ed al fianco tener Giustizia,, e Fede, Di C. Z. I .

T remante ancella d' orridi Tiranni Già si fè là Città, ch' al T ebro Impera, E un tempo Donna di provincie altera Tutti provò· di servitù gli affanni ; Molle inerzia tarpò gli audaci vanm, Già sì temuti , all' Aqui la guerriera , E l' Ombra di Quirino indarno fiera Ver Lei fr eme tte dagli eterei scann1 ; Chè vaga d ' ozio, e torpida di mano , In ogni petto estinto il patrio amore, Dal pigro sonno non alzò la testa. (n) L ' orrihil caso assenni il tuo Titano , E , se iia, che vii caggia in reo torpore, P adre, dal cielo rampognando il desta. •) Si allud• • l f.uo • ntnuto dopo la mor te di Caligola Dion. I~ib. Go. C•r· 1. 0 Del Prof. /1. P. M. ,. "" ' 2 -\ i J ~,.;• ~

Forolivii 28. Augusti t84o. IMPRIMATUR Fr. ALEX. D. CARNELLI Ord. Praed. Th. L. et Pro-Vie. S. O· Forolivii 28. Augusti J84o. IMPRIMATUR MARIANUS VENTURI Vie. Generalis.

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