Frederic d'Hainault - La fede dei trattati ; L'avvenire dell'Europa

LE POTENZE CHE LI SOTTOSCRISSERO E L' IMPERATORE NAPOLEONE UI. L'AVVENIRE DELL'EUROPA. t: . FIRENZE ) PRESSO FELICE PAGGI. 1859.

Ti pogra fi ~ ll-arhèra , Jlinnchi e c. MAZ 0700 00145 MAZ ~786

AVVERTENZA DEGLI EDITOBL In questi supremi momenti della patria italiana, mentre, come diceva teslè l'illustre uomo di Stato che tanto nobilmente reggendo i destini del Piemonte, provvede eziandio a quelli di tutta la nazione, mentre l'ora del cimento è forse suonata) è debito d'ogni sincero patriotta il dar mano, come che sia, e secondo le facoltà proprie, al1a grande impresa dell' lnstauram~nto nazionale. E poichè al conseguimento di questo fine, che è il desiderio di tanti secoli , il sospiro di tante generazioni, l'opera della mente non è meno necessaria di quella del braccio, così ci siamo proposti di dare, voltate nella nostra lingua, le migliori scritture che intorno a lle nostre cose si vanno mano a mano pubb_licando in Francia. IL che servirà, a nostro a v viso, non so lo a mettere in maggior luce ed evidenza il moltiforme aspetto della questione italiana , ma a chiarirci inoltre delle opinioni che corrono sul nostro riguardo presso quella generosa nazione. Lfl qual· cosa si rende più che mai necessaria in questo momento che è venuta essa a ll e mani di un principe, che memore della italianilà della sua stirpe, e volendo iniziare in Europa e nel mondo una politica nuova e cristiana , la difesa dei grandi interessi nazionali) del diritto, della

-- IV - giustizia. e dell' onore dei popoli, verrà forse chiamata a divider con noi le fatiche, la gloria , e i vantaggi della ricostituzione dell'essere nazionale dell' ILalia. Il qual fatto importantissimo se deve per una parte esserci di conforto, ed accrescere le nostre speranze, c' impone dall 'altra obblighi maggiori e più gravi. Poichè se le antiche nostre sventure e gli errori recenti non ci concedono la sorte invidiabile che la cacciata dello straniero e il conseguimento della Indipendenza italiana si possano ottenere con le sole forze itali ane, dobbiamo almeno mostrare ai nuovi a lleali che dal canto nostro, e pel senno dei consigli e per gli apparecchi di guerra , si è fatto quanto era umauamente possibile; talchè l ' ope.ra comune di entrambi sembri piuttosto gara di nobili intenti , che soverchianza di forestieri sussidi. Vorremmo pertanto che il patriotta italiano sapesse in q uesto solenne momento accoppiare all 'ardore dell' apos.tolo e all ' impeto del combattente que ll a singolare tempe•·anza di principii, quella moralità costante d' intendimenti, e quell a troppo rara annegazione di sè che, al trionfo dell a patria, pospone e sacrifica ogni più cari:l idea . E perchè a provvedere opportunamente e fortemente operare si richiede scienza sicura delle cose e ragionato convincimento, per questo crediamo che l'opera nostra non riescirà del tutto disutile alla patria, a cui se auguriamo aiutatrici le forze delle nazioni civili , molto più voeremmo ne meritasse la simpatia , la stima , l' ammirazione.

LA FEDE DEI TRATTATI LE POTENZE CHE LI SOTTOSCRISSERO E L' IMPERATORE NAPOLEONE III. " il primo sovrano che, in mezzo a!l(l grande mischia, abbraccerà d1 buona fede la causa dci popoli, si trovera alla testa di tutta l'Europa, e potrà tentare tutto ciò che vorrà. » MEMOI\I AL fi DI SANT' Er.EXA.

~ .. , ' I. La regina Vittoria ha parlato; ha parlato anche l'imperatore Napoleone III. Qual' è stata l'ultima loro parola? Della regina: LA FEDE DEI TRATTATI ; dell ' imperatore: lL DIRITTO, LA GIUSTIZIA, L'ONORE . Se l' Austria avesse assemblee in cui far udire la sua voce, avrebbe pronunziata essa pure la sua ultima parola, la quale avrebbe SUOnato: LA LETTERA DEI TRATTATI. Prima di procedere alla disamina calma ed irpparziale che ci siamo proposti di fare, ci sia permesso di rettificare alcuni fatti. Queste rettificazioni noi le ri ~ volgiamo agli uomini di Stato dell'Inghilterra, uomini, per fermo, rispettabilissimi , savi e antiveggenti, e che in breve speriamo di vedere associati ai nostri sentimenti, ai nostri intenti; ma che per ora non ci paiono, con grave nostro rammarico, all' altezza dei casi presenti. La nostra parola sarà franca e senza ambagi; come quella che non nasce da un risentimento per le opposizioni del momento, ma è il portato di una politica che scaturisce dai principii, di una politica che movendo dall ' alto il suo sguardo è franca, leale, senza dissimulazione .

-4II. Prima r ettificazioue. La ques tione italiana non si restringe all' llalia centrale, come vanno dicendo gli uomini di Stato dell'Inghilterra. Essa non consiste solamente nella occupazione anomala degli Stati Romani dall e soldatesche straniere, e nel timore de i moti rivoluzionari che terrebbero di etro alla remozione di quelle soldatesche. Questa è una delle facce della questione, ma non la principale. La parte vitale, dolorosa, inevitabile è la dominazione straniera, e, per conseguenza, la servitù dei governi papale, toscano, napoletano ec., non che dei loro popoli, l ' agitazione del Lombardoveneto, g\' imbarazzi, i patì menti, la posizione intollerabile degli Stati Sardi. La grande maggioranza degl ' Itali ani esècra questa dominazione; e da ll ' odio ch' essa le porta, odio sempre pronto a scoppiare, ne derivano t re conseguenze: . 1° L' Austri a non può introdurre la libertà nel proprio Stato, n è tollerarla negli altri Sta ti italiani. Quindi l'universale servitù. Prima consegue~za. 2° L'Austria, obbligata a mantenere ques tè.l servi tù , non può diminuire il proprio esercito, il numero dell e fortezze, e gli argomenti di difesa nel Lombardoveneto . Deve anzi aumentarl i ogni giorno, e costringere i governi a lei obbedienti, ad imitare da l canto loro il suo esempio, a circondarsi com'essa di soldati e di cannoni ; ha bisogno fina lmente, dal settentrione al

mezzogwrno, di posizioni strategiche per sostenere sè medesima , e gli altri governi, contro l'insurrezione . . sempre mmaccwsa. Ciò che accade, dal 1848 in p01, m Austria e negli altri Stati italiani soggetti alla sua influenza, per mantenere, con la dominazione straniera} la soggezione dei popoli , si riproduce parimente negli Stati Sardi per isfuggire a questa dominazione, per respingere un' inv~sione possibile e per aiutare l' affrancamento della nazionalità italiana, quando suonerà l'ora di questo affrancamento . Quindi per tutta Italia tu non vedi che eserciti diversi, numerosi, opprimenti ; quindi imposte gravosissime, per mantenere questi eserciti ; quindi dilapidazione e sperpero d' ogni maniera di proventi, impoverimento del paese, oppressione, agitazione. Seconda conseguenza. 3.0 I nuovi mezzi di comunicazione, navigazione a vapore, strade ferrate, telegrafi elettrici ec., rendono vieppiù necessaria tra i diversi Stati, se non una confederazione, almeno un ' intelligenza benevola , progressiva. Le dogane, le polizie, la navigazione, i transiti, le monete, i codici devono armonizzare con queste nuove condizioni che il progresso ha create ; bisogna far sparire gl'inciampi , appianare gli ostacoli, facilitare i cambi fra gl'Italiani di tutti gli Stati e gli stranieri, - per lo più Francesi e Inglesi , - che mercanteggiano con esso loro; bisogna favorire lo slancio dell ' industria, moltiplicare gli elementi dell'attività umana, le sorgenti della prosperità, i fattori dell ' incivilimento. Se in Italia non vi fossero che Stati italiani, col

- 6Santo Padre a capo, - potenza morale e predicante la cooperazione pel buon indirizzo dell ' umanità, ·- facile sarebbe l'intendersi e continuo l' accordo. Le convenzioni tra i loro sovrani mirerebbero necessariamente alla libertà, al progresso, alla prosperità delle popolazioni, e se ne avrebbero risultamenti felicissimi, non solo per gl' Italiani, ma eziandio per tutte le nazioni civili, per tutti i popoli della terra . L' Italia, pei prodotti na turali, per la posizione geografica, per le memorie storiche, è un paese destinato a uno svolgimento, a uno stato di prosperità eccezionali, sommamente vantaggiosi ai popoli e ai governi. Anche senza trattati, senza lega , senza ordinamento federale, vi esisterebbe una confederazione istintiva, necessaria, pel bene, e da parte dei governi e dei popoli una premura grandissima a procacciarselo, instaurando e stringendo vieppiù i vincoli delle scambievoli relazioni. Già fu veduto, come sotto la supremaz ia acquistatasi straordinariamente da Pio IX, nel 1847, la lega commerciale, e nel 1848, la confederazione fossero cose già fermate tra la maggior parte degli Stati italiani. Roma, Napoli, la Tosca na e la Sardegna non solo avevano già formulate le leggi che dovevano regolarle, ma erano già in via di applicarle. Ma sventuratamente, dopo il 1849, la forza delle armi ha preso il luogo della potenza morale. L' Aus tri a è in piedi al settentrione, e di fronte a lei sorge il Piemonte . La prima vuole la servitù, e si spaventa della nazionalità; l' allra vuole la libertà e l" indipendenza della nazione ·italiana . Malgrado la presenza del sommo sacerdote della carità e della concordia, la ca rità e la concordia sono rese impossibili. Le pastoie, le diffiç:oltà d' ogni

-7maniera, i pericoli della situazione, anzichè diminuire, aumentano: la polizia li esagera ; il timore li moltipli- <.:a, l' odio gli rinfocola . Ond' è che l'Italia non può raggiungere la novella via che le comunicazioni e i cambi per nuovi modi agevolati, che i recenti avanzamenti dell'industria, della scienza, dell ' intelligenza sono in condizione e in diritto di produrre. Terza conseguenza. In queste tre conseguenze, che da un'unica fonte scaturiscono, LA DOMINAZIONE STRANIERA, sta la vera SOstanza della questione italiana. Gli onorevoli uomini di Stato della nostra buona alleata, la Gran Brettagna, ne conoscono meglio di noi i punti più spiccati, le formule evidenti e quasi matematiche . Non è in loro venuta meno nè la intelligenza, nè la sapienza, nè il conoscimento delle cose, nè i disegni , come lo attestano i dispacci di lord ,Pa\merston e di lord Ponsonby nel 184 7 -48-Hl. Non v' ha in essi che una debolezza, la quale, ci giova sperare che sarà passaggera ; quella di voler dissimulare il male. Un tal procedere poteva convenire alla politica di altri tempi ; ma oggigiorno i governi che non guardano in faccia gli eventi, van no . in discredito, sono impotenti a dominarli , e soccombono nel cimento. Il pericolo non si scongiura già col negarlo, e col chiuder gli occhi per non vederlo. Con la stampa e coi tanti modi d' informazione che ha il pubblico, lo stato vero delle cose non può a lungo rimanere nascosto. La dissimulazione non conduce che a vie fallaci, donde o presto o tardi conviene ritirarsi , per sottomettersi a chi ha proceduto dirittamente per la vera via, e per partecipare, se non alla sconfitta del nemico, almeno al discredito.

-R111. Seconda rettificazione. Gli uomini di Stato di cui abbiamo p~r:\ato, - e segnatamenle l' onorevole lord Derby, - si compiacciono di stabilire una rivalità tra la Francia e l'Austria . Per rispetto alla Francia, la parola rivalità non ha senso ·in politica . Quando la grandezza proviene élai cambi, è impos8ibile a intendere come e d' onàe possano rinascere le rivalità proprie di sovranità già da lungo tempo lontane da noi . Le moltiplicate comuni· cazioni le attenuano di già fra i popoli. Vorranno soli i governi esser retrogradi? In ordine all ' Austria ci piace di notare un fatto che ci ispira molta fiducia in un avvenire non troppo lontano. Tra i sovrani di casa d' Austria ve ne sono stati non pochi distintissimi per intelligenza e buon volere. Giuseppe H e Leopoldo I. capitaneggiando il progresso della civii tà , iniziarono non poche di quelle riforme che la Francia ha dovute conquistare con la rivoluzio- . ne. L' attuale imperatore d'Austria, così giovane e con tradizioni fi:lmiliari tanto gloriose, non differisce al certo dall'arciduca Massirniliano suo fratello. Il desiderio del bene è nel cuore di entrambi. Se, rispetto alla Itali a, l'uno si dedica al bene e lo invoca, e l'altro se ne spaventa e lo nega, non è che l'effetto della loro posizione ; pel primo, quella di sovrano incaricato di mantenere intatti i diritti ereditari, tradiziona li , che non gli consentono di accogliere le proposte del fra-

-9tello; pel secondo, di governatore subalterno che cerca di acquistar titoli alla ~iconoscenza delle popolazioni , . ed alla considerazione del pubblico. Tra la Francia e l' Austrja non esiste rivalità, ma soltanto opposizione di principii ; è dunque una lotta di principii e di necessità che nascono dalle condizioni diverse nelle quali si trovano i due imperi . L'uno, sottoposto alla tradizione, per sostenere la moltilingue dominazione e le conseguenze di spiacevoli agglomerazioni, deve giovarsi d'ogni mezzo, anco delle armi. L'altro, nnn sottoposto che al dovere di svolgere, a onore e vantaggio del suo paese, la prosperità per via dei ricambi, fidente nella propria missione, mette in campo questioni spaventevoli per l'Austria. Chi può vedere in questo rivalità personali, nazionali? nessuno ; è tutto antagonismo di principii . Gli uomini di Stato dell ' Inghilterra conoscono pienamen te queste cose, le quali ormai, e in specie dopo ]a guerra di Crimea e il Congresso di Parigi, sono elementari in politica ; ma , per le condizioni particolari del loro paese, da una parte s· attengono alla tradizio· ne, dall'altra al dovere che le idee e la civiltà impongono. Per il momento, prevale in essi la tradizione; quindi vedono rivalità tra la Francia e l'Austria. Per altro noi andiamo persuasi che non istaranno gran tempo, per la consueta loro saviezza, a rivolgersi verso il dovere. Allora non pronunzieranno più la parola rivaHtà, ma risuonerà unicamente, nelle aule del parlamento britannico, quella di opposizione.

-10IV. . Terza rettificazione. Napoleone I volle collocare sui troni e fratelli e sorelle. Questa fu per lui .una politica personale, un diritto della vittoria, una difesa, una neeessità. È a deplorare che gli alleati ve lo spingessero, ' più ancora ch' egli la esagerasse. Questa esagerazione fu la ca usa principale della rovina dell'Impero e della sua famiglia. Napoleone III non dimentica le lezioni della storia di suo zio a segno da non intendere che pel ritorno .al trono de' suoi la sua dinastia non metterà più salde radici in Francia. Abbagliata da aspirazioni impossibili nello stato pr,esente dei costumi e delle idee, la Francia, dal 184·8 al 1851 , in luogo di conquistare per sè e per gli altri il riposo e la felicità, non çonquistò che inquietudine e patimenti. Napoleone I l' avea tratta fuori dall 'abisso di sangue e di dissoluzione in cui l'avevano trascinata gli eccessi del 1793. Napoleone III l'ha salvata dalle turbolenze e le ansietà in cui ·l'avevano spinta le nuove esagerazwm. I 13onaparte hanno la missione di MODERARE, e con la moderazione render vie maggiormente possibile.. il conseguimento di più sublimi aspirazioni. Compire questa missione, ecco l'ufficio di Napoleone III, il consolidamento, la felicità, la gloria della sua famiglia. La pace è la necessità dei popoli; con la paee cresce la prosperità, e con questa la possibilità dei migliora-

-Hmenti sociali . L' impero adunque è la pace; ma la pace viva, che cammina, avente scritto nella sua corona : moderazione, aspirazione ; presentando da una mano una costituzione che frena, acqueta e spegne le esagerazioni, le an imosità, i partiti ; dall 'altra la promessa solenne di estenderla non appena compita la presente sua opera. Supporlo capace di abbandonare quest'alta missione socj.ele, e nell ' intendimento di appagare ambizioni collaterali , - dato che esistano, -- sarebbe imputare a Napoleone III idee assolutamente lontane dai fatti ch' egli ha sin qui operati al cospetto de l mondo intero. Gli uomini di Stato della Gran Brettagna, non meno commendeJJoli per le loro virtù pri vate, per l' attaccamento ·ai legami del sangue che per le loro qunlità politiche, non esi teranno, noi ne siamo convinti, a ricredersi di fron~e a· queste cousiderazioni ; e cesseranno dal ge ttare lo spavento negli animi, supponendo intenzioni che esistono soltanto nella loro immaginaZIOne. Ora che la questione, eliminato ogni malinteso, è ristabilita nei veri suoi termini, procederemo al1' esame delle ultime parole pronunziate dai due sovrani che rappresentano e fanno trionfare dovunque la civil tà.

-12v. La fede dei trattati. La parola d' ordine della regina Vittoria, e che risuona per tutto il mondo da molti giorni, è questa : La fede dei trattati. La fede non è la lettera : è lo spirito, l' igtenzione, la coscienza. ' Quale è stato lo spirito dei trattati segnati a Vienna dai plenipotenziari delle Potenze europee il 3 giugno 1815? Questi trattati non hanno preambolo: sono la riunione pura e sempli ce delle disposizioni adottate dai plenipotenziari. La dichiarazione solenne dei principii secondo i quali quelle disposizioni dovevano essere intese, ed eseguite, avvenne più tardi. Questa dichiarazione è l'atto più notabile di quel tempo, come quello che fu il fondamento della Santa alleanza. E a sottoscrivere questa dichiarazione, tìrmata in Parigi, il 24 settembre 1815, tre mesi dopo la sottoscrizione dell 'atto fìnale del Congresso di Vienna, non vennero già chiamati i plenipotenziari, ma vollero di loro pugno sottoscriverla i sovrani stessi, e senza l'assistenza dei ministri, i tre sovrani d'Austria, di Prussia e di Russia . Essi lasciarono un posto a tutte le altre potenze che volessero aderirvi; e tutli, meno l'Inghilterra, si affrellarono a dar la loro adesione. Riporteremo questo documento testualmente, integralmente, come quello che ci presenta, in modo indubitato, l'intenzione, la coscienza, la fede sotto la cui influenza erano state fis-

-13sale e si volevano mantene re le disposizioni adottale dai plenipotenziari nel Congresso . « IN NOME DELLA SANTA E INDIYISIBILE TRINITÀ. » Le Loro Maestà t ' IMPERATORE n'AusTRIA, IL RE Dl PRusSIA E t'IMPERATORE DI RussiA, in seguito dei grandi avvenimenti che hanno segnalato in Europa il corso dei tre ultimi anni, e principalmente dei benefizi cbe è piaciuto alla divina Provvidenza di spandere sugli Stati i cu i governi hanno in LEI SOLA riposta ogni loro fiducia e speranza. essendosi convinti cbe è necessario alle Potenze l' avere nelle scambievoli loro relazioni una no?'ma da seguiTe intorno alle suBLIMI VERlTÀ CHE c' INSEGNA t ' ETERNA RELIGIONE DEL SALVATORE Jnmo; » Dichiariamo solennemente cbe il seguente atto ha per oggetto di manifestare AL COSPETTO DELL' UNIVERSO la loro ferma determina~ione di prendere per unica regola di loro condotta, sia nell'amministrazione dei respetti vi loro Stati, sia nelle relazioni poli tic be con ogni altro governo, i precetti di questa santa religione, PRECETTI DI GIUSTIZlA, DI CARITÀ E DI PACE , i quali non solo sono applicabili alla vita privata, ma devono eziandio ?·nfluire di'rettamente nelle ?'isoluzioni dei principi, e guidare tutti i loro passi, essendo essi il solo mezzo per consolidare le istituzioni umane e per r-imediare alle loro imperfezioni. » In conseguenza, le Loro Maestà sono convenute nei seguenti articoli : ARTICOLO J. » Uniformandosi alle parole della Sacra Scrittura , che ordinano a tutti gli uomini di riguardarsi come fra-

- u. - telli, i tre monarchi contraenti rimangono uniti coi legami di una fratellanza vera e indissolubile, e considerandosi come compatriotti, si presteranno in qualunque occasione ed in qualunque luogo, ASSISTENZA, AIUTO E SOCCORSO ; riguardandosi veTSO i loro sudditi COME PADRI DI FAMIGLIA, LI DIRIGERANNO NELLO STESSO SPIRITO DI fRATELLANZA da cui essi sono animati per proteggere la pace, la 1·elig1·one e la giustizia. ARTICOLO II. » Jn COnseguenza, il SOLO PRI CIPIO IN VIGORE, sia fra i detti governi, sia fra i loro sudditi, sarà di rendersi reciprocamente servigio, di attestarsi, con una inalterabile benevolenza, l'affezione scambievole da cui debbono essere animati, di considerarsi sempre coME MEMBRI DI UNAMEDESIMA NAZIONE CRISTIANA, i tre principi riguardando sè stessi, come DELEGATI DALLA PROVVIDENZA PER GOVERNARE I TRE RAMI D. UNA STESSA FAMIGLIA, cioè l'Austria , la Prussia, la Russia ; confessando così che ]a NAZIONE CRISTIANA, Dl CUI ESSI E I LORO POPOLI FANNO PARTE, NON IlA ImALMENTE ALTRO SOVRANO CilE QUEGLI A CUI SOLO APPARTIENE IN PROPRIETÀ LA POTENZA, PERCHÈ IN LUI SI TROVANO TUTTI 1 TESORI DELL'AMORE, DELLA SCIENZA DELLA SAPIENZA INFINITA, cioè Iddio, nostro divin Salvatore Gesù Cristo, il VERBO ALTISSIMO, LA PAROLA DI VITA. Le Loro Maestà raccomandano in conseguenza ai loro popoli, come unico mezzo di godere di QUESTA PACE che nasce dalla BUONA COSCIENZA, che SOLA È DUREVOLE, di fortif1carsi ogni dì più nei principii e nell'esercizio dei DOVERI che il D!vin Salvatore ha insegnato agli uomini.

ARTICOLO III . >> Tutte le Potenze che vorranno soLENNEMENTE co~­ FESSARE i santi principii che hanno dettato il presente atto, e RICONOSCERANNO quanto importa alla FELICITÀ DELLE NAZIONI LUNGAMENTE AGITATR, CHE QUESTE VERITÀ OTTENGANO TUTTA L' IMPORTANZA CHE GLI APPARTIENE, sara nno ricevute con altrettanta premura quanta affezi one in questa SANTA ALLEANZA. >> Fatto in triplice originale . Sottoscritto l'anno di grozia 181 5, il 24 settembre. >> Solloscri tti : >> FRANCESCO. FEDERIGO GUGLIELMO. ALESSANDRO. >> Ecco la FlmE, l'intenzione, la coscienza dei trattati del 181 ) 5. « BISOGNA MANTENERLA INTATTA. >> La rivoluzione francese aveva proclamata la fratellanza dci popoli; le Potenze che sottoscrissero i trattati di Vienna la formulano sotto la sanzione delle sacre Scritture di nostra augusta religione. Ai termini di questa formul a, la pace, la felicità delle nazioni, lungamente agitate, dev'essere lo scopo ; in quanto ai mezzi, indirizzare i popoli nello spirito di fratellanza. La nazione cristiana è UNA; i popoli formano una sola famiglia ; i Sovrani sono i padri dei loro suddi ti. Non vi è veramente altro re che Dio ; in lui solo è l'amore, la scienza, la sapienza. Il principio, soLo IN YIGORR, è la sua legge, la legge santa di giustizia, di car ità, di pace, il VERBO DELL'ALTISSIMO, LA PAROLA DI VITA. E questa legge non è applicabile esclusivamente alla vita privata; che anzi dev'essere ormai

- 1 1611 diritto, la guida, il dovere dei princ1p1. LA BUONA COSCIENZA Dl ADEMPlRL.A PUÒ SOLA DARE LA PACE DUREYOLE . Le Potenze che sottoscrissero i trattati del Congresso di Vienna vogliono la pace durevole. Quindi è che a questo s' impegnano in FACCIA ALL ' UNIVERSO, in loro proprio nome con le firme personali, con la fede personale al cospetto del mondo; ed invitano a confessare egualmente la verità da loro confessata, tutte le altre Potenze . Napoleone l, a Sant'Elena, ha detto ·che le Potenze che firmarono il Trattato di Vienna avevano presa da lui l'idea della Santa Alleanza dei sovrani e dei popoli . Scopo di questa, egl i ha soggiunto, doveva essere l' associazione, la rigenerazione, la costituzione della gran {amigUa europea. « Il solo GHANDE equilibTio possibile è la agglomerazione, la con(ede1·azione dei grandi popoli . Con questo si aveva il ?·avvicinamento dell'ideale della civiltà; per lui, per la Francia, LA CONQUISTA MORALE DELL'EUROPA. » L' idea non era stata rapita a nessuno ; già i tempi Ja generavano. La pace era un bisogno reso sempre più universale, perchè già crescevano le comunicazioni, le permute, e i popoli si riconoscevano di una sola famiglia. L' idea cattolica, proclamata dal papato, della unica comunione de ll e nazioni, rinasceva ; Napoleone I, mirava a prepararne la effettuazione con un intendimento sociale ; le Potenze segnatarie, - bisogna render loro questa giustizia, - procedevano più avanti. Esse ne fanno un dovere di coscienza per l'adempimento della legge divina, della quale i sovrani si riconoscono essere i delegati, gli esecutori. Nè questo era uno slancio momentaneo, un entusiasmo sconsiderato. La coali-

-17zione, ne' suoi ullimi conati, aveva cercalo la sua forza in questi principi i. AIla rottura de ll e negoziaz ioni di Chatillon, i sovrani alleati, preparandosi ad una lotta suprema contro Napoleone T, il 25 marzo 181 ~ .. a Yitry, un anno innanzi la dichiarazione formale dei principii fatta con l'atto da noi riportato, « rinnovano l'impegno solenne, che non deporranno le armi se prima non abbiano raggiunto il grande oggetto della lor-o alleanza : LA PACE, LA SALUTE DEL MONDO. La pace dev'essere e sarà quella di tutta l'Europa; qualunque altra è inammissibile. È necessario che i principi possano, SENZA INFLUENZA STRANIERA, veglia?·e al bene dei loro sudditi ; CHE LE NAZ IONI RISPETTINO LA LORO RECIPROCA INDIPENDENZA; CHE LE ISTITUZIONI SOCIALI SIANO AL COPERTO DAGLI SCONVOLGJMENTI GIORNALIERI, la propTietà assicurata, il commercio libero. L ' E UROPA INTERA non ha CIIE UN VOTO, quello di far parteàpare la Franàa ai benefizi della pace. ; la Francia, di cui le Potenze alleate non desiderano nè vogliono, NÈ SOFFRIRANNO LO SMEMURAMENTO. >> Qual è il motivo per cui s' impegnano tanto solennemente a non depositare le armi se prima non abbiano Conquistata LA PACE, assicurata la SALUTE DEL .MONDO? Le Potenze lo dicano apertamente ; pcrchè il governo francese domanda che POPOLI STRANIERI ALLO SPIRITO FRANCESE, POPOLI A CUI MOLTI SECOLI DI DOMINAZIONE NON BASTEREBBERO AD AMALGAMARE CON LA NAZIONE FRANCESE, NE FACCIANO PARTE. Ecco il motivo per cui non si ammette transazione. Non si fa una parola dei diritti divini, convenzionali , sorti dall ' eredità, dai trattati ! La coscienza delle Potenze s' innalza di già alla santa missione dei governi: LA PACE, LA SALUTE DEL MONDO, L' IN2

-18DIPENDENZA NAZIONALE LIBERA DA OGNI INFLUENZA STRANIERA ; LA SOLLECITUDINE PER IL BENE DEI SUDDITI ; LA SOCIETÀ SICURA DAI SOVVERTIMENTI ; LA SICUREZZA DELLE PROPRIETÀ; LA LlllERTÀ DEL COMMERCIO. La ispiraz ione del tempo illuminava loro l'intelletto; esse non guardavano indietro ai diritti acquisiti, ai diritti che uno spù·ito di dominazione universale , senza esempio nell' istoTia del mondo, aveva lungo tempo violati e pretendeva eli violare ancora . L' an ima loro trovava di già la forza della santa legge che eglino proclameranno tra pochi mesi, a Parigi, AL COSPETTO DELL' UNIVERSALE ; sentono il dovere di non lascia re alla Francia de lle NAZIONI CIIE NON SI POTREBBERO MAI AMALGAMARE CON ESSA ; nel ri correre contro di lei alle armi, protestano che non ne des?'derano, non ne vogliono, e non NE SOFFRIRAN:t\0 LO SMEMBRAMENTO. La luce della santa legge, il fervore pei grnndi principii , alcun tempo innanzi e dopo la caduta del Gi ga nte dell' epoca, regolano, presso i sovrani segnatarii del Congresso e i loro plenipotenziari , le gra ndi come le piccole cose. La Germania, l'Ungheria e l' Italia insorgono in nome dell'indipendenza delle nazioni ; e il 15 se ttembre il visconte Castlereagh così scrive alle Potenze alleate invoca ndo la INTEGRITÀ DELLA PROPRIETÀ DELLE NAZIONI : « nella capita le del la Francia, a Parigi, sono accumulate le spogli e, statue, quadri della maggior parte d' Europa. » Le Potenze, « pe1· VendicaTe LE LORO LIBERTÀ E PER PACIFICARE IL MONDO, sono state obbl?'gate d' invader-e per ben due volte la Francia. . .... Sarebbe il colmo della debolezza non çhe DELL' Il'\GlUSTlZIA .. .. Se i SovTani alleati, DA CUI L'UNI-

- 19- \'lmSO ASPE:CTA CON .ANSIETÀ PROTEZIONE E RIPOSO, ncgaSSe'tO QuESTO PRINCIPIO n ' INTEGRITÀ, nella sua giusta e libeTale applicazione, AD ALTRE NAZIONI loro all ea te (E PIÙ SPECIALMENTE Al DEBOLI E A QUELLI CilE MANCANO n'APPOGGIO); principio che esse sono per concedere una seconda volta a una nazione contro la f]Uale hanno dovuto lungamente combattere... . >> Su qual PRlNCIPIO la Francia può essa, alla fine di una tal guerra, aspettarsi di conservare tranquillamen te LA .MEDESIMA ESTENSIONE DI rOSSEDlMENTI che aveva pn'ma della rivoluzione, e conservare nel tempo stesso le spoglie e gli oTnamenti d'i tutt'i i paesi? Forse perchè può dtt M tarsi dell' esito della lotta o del potere che hanno gli alleati di effettuare àò che richiede la GIPSTIZIA e la po litica? O altrimenti, su qual PRINCIPIO privare la F1·ancia de' suo-i 1·ecenti acquisti ten ·ito1·iali, e lasciar/e le spoglie APPARTENENTI A QUESTI TERRITORII , che i confj ta'statori moderni hanno invariabilmente rispettate COME INSEPARAlllLI DAI PAESI A CUI ESSE APPARTENGONO? > Riepiloghiamo: Nel 1813, 181 i, 18'15, un ' idea si era impadronita delle Potenze alleate: la necessità di avere per guida, non le tradizioni, ma i principii, e il dovere di uniformarvisi. Questa idea costituisce la LORO POLITICA. I sovran i allea ti parlano continuamente, non dei loro dirilti personali , ma DELL' UNIVERSO, DEL MONDO, DELL'UNIFICAZIONE, DELLA SOLA FAMIGLIA DEI POPOLI. Proclamano l' inviolabi lità delle nazioni, l'integrità della loro propr ietà. Su questa si regolano; per questa eccitano i popoli , c cerca no nel tempo stesso di conciliare la Franci a, assicurandole la sua integrità. Al sommo del trionfo, provvedendo alla salute del mondo, pongono .

-20come princ1p10 solo in vigore, la fratellanza, della cui effettuazione ne fanno un dovere pei popoli e pei governt. Tale è la FEDE da cui sono usciti i trattati del1815 . L'Inghilterra non l'ha tradita . Nel 18q.8 l' Italia vuole l'integrità del suo corpo, la proprietà de ' suoi confini. L'Inghilterra la sostiene. Ma l' idea di nazionalità non era ancora abbastanza matura; le rivoluzioni la complicano, e i sovrani atterriti temono la nazionalità, ne disertano la causa. La PAROLA DI VITA ha grandeggiato; l'idea della nazionalità si è fatta vigorosa. Nel 1S15, e molto tempo ancora dopo quell'epoca, si credeva di vederla nei governi . Da alcuni anni se ne è manifestato il vero segno, e non è più nei governi ma nelle lingue che oggidì si ravvisano le nazionalità. I linguaggi sono la PAROLA DI VITA delle naz ioni. I confini storici, diplomatici delle Potenze possono variare, removersi; i confini che le lingue segnano ai popoli non cambiano mai. Questa idea della nazionalità nella lingua si è impossessata di tutta l'Italia. Dinanzi a questa idea tutti 1 partiti si dileguano, s' inchinano, cooperano. L' Italia per la prima ne solleva la bandier·a, come quella che tra i popoli moderni, ha 1' idioma pil.1 classico, più celebre per i prodigi del genio ; perchè, in Italia, i corpi sociali , i municipii sono più vigorosi, in maggior numero, e più sviluppati che dovunque. I nuovi mezzi di comunicazione spingon già questi corpi a dei mutui slanci di simpatia. Ma dovunque sono impacci : dogane che trattengono ; polizie che spiano ; timori che perseguitano; legislazioni che aggarbugliano. In Italia

-21si conosce la Francia, l'Inghilterra, la Germania, l'India, ec. ; i suoi governi, ordinariamente almeno, non temono che i loro sudditi vengano a cospirare con queste nazioni : ma si vuole che una provincia sia ignorata datl' altra: per divenire sospetti immediatamente e togliere .affatto la calma ai governanti, basta che gli Italiani si conoscano tra di loro. Di qui \e separazioni. Gli antagon ismi dei vecchi tempi sono spariti. Le divisioni imposte dalla violenza dei governi crescono continuamente. La nazione italiana, che forma UNA SOLA nazione come tutte le altre, secondo il principio stabilito dalla Santa Alleanza, non è tale in effetto. Una Potenza straniera, l'Austria, viola direttamente, spezza con la propria influenza l'integrità del territorio, e fa sì che quasì tutti i governi della Penisola non sono liberi, e che tutti, anche quello del Piemonte, devono violare la proprietà delle nazioni con gravezze esorbitanti, per mantenere questo stato di cose, reso vie più impossibile dall'una parte e dall' altra. Il visconte Castlereagh, invocando il priucipio dell' integrità della proprietà delle nazioni, nel 1815, domanda specialmente per questa Italia, debole e senza appoggio, la restituzione dei quadri, delle statue. degli ornamenti. Nel 1859 gli uomini di Stato dell' Inghilterra, perchè non sia restituita all'Ita lia la proprietà di sè medesima, invocano la fede dei trattati ! Questa, diciamolo francamente, è troppo grande dimenticanza. Dal 1815 e 1848, al 18o9, le idee delle Potenze si son fatte più grette. Nel 181 o, avevasi in mira l' unive1·so, il mondo, la nazione cristiana, l'unica famigli a dei popoli, la loro salute, la loro pace dure-

-22vole, coll ' aiuto della buona coscienza, mediante \' obbedienza alla PAROLA DI VITA. Oggi, quando la parola di vita dei popoli, il linguaggio, an ima tutta una nazione, la quale vuole la propria integrità, respinge il proprio smembrarnento, ed invoca la riunione, la pace, la salute della propria famiglia, il governo inglese dà segno, rispetto all ' Ita li a, di una inconcepibile grettezza di concetti . Esso non vede che la questione secondaria, l' occupazione degli Stati Romani ; tra la Francia e l'Austria non vede che rivalità ; non suppone in Kapoleone III che ambizioni. Non iscorge lo smembramento del territorio, la preponderanza straniera, il disprezzo di quel principio, che, ai termini dell ' atto délla Santa Alleanza, è il solo ~·n m'gore. Perchè questo oblio ? Noi lo manifesteremo con egua \e franchezza . l principii che vengono adottati e proclamati soltanto in vista di circostanze eventua li , cadono prestamente in obli o. Allora la fede in que' principii è alterabi le, passeggiera, mutabil e. Ma la nazione per cui essi furono proclamati, non li dimentica tanto fé:lcilmente. È onore della Francia l' aver professato questa giustizia della politica che guarda ai principii, non all e tradizioni, e che pone sopra tutte le tradizioni e tutti i principii , la fratellanza, la scambievolczza, la famiglia unica delle nazioni. L' Austria l'ha presto dimenticata. Nel 1820, nel 1831, Ael 1848 non si è rammentata che l'imperatore Fra.ncesco 1' aveva giurata nel 1815, in una solen ne occasione, in faccia all'universo. L'Inghilterra la dimenticherà essa nel 1859? Stentiamo a crederlo . L'Inghilterra non ha

-23peranche ben determinala la sua politica. Le tergiversaz ion i, le contradizioni de' suoi giornal i ce lo dimostrano . Fedele in mass ima ai principii , la nostra alleata non lo è sempre nelle sue manifestazion i. Suo carattere è l' esser lunga nime, e il non pronunziarsi in modo decisivo se non a compimento di prove, di preparazioni, di pratiche. Checchè ne sia, la Francia ha con la moderazione ricuperato il proprio vigore. Essa non ha mai dimenticala la· verità da lei proclamata, ed oggi più che mai se ne rammenta. La fede, l' onore, la missione che ell a ha fra le nazioni, la impegnano a questo. Essa spera la effettuazione della frate llanza, per la pace du1'evole, per la salute del mondo. Le Potenze che so LLoscrissero i trattati del 1815 hanno giurato questo principio. Non bisogna credere che quella fosse una menzogna, ma un atto di coscienza e di fede. La Francia adunque, di fronte alle agitazioni ital~ane, al timore continuo di rivoluzioni, domanda che, almeno per il momento, venga conservata intatta questa èoscieoza, questa fede, rispetto all'Italia. E questo non è entusiasmo, ma ca lcolo. Napoleone I ha detto : « Il primo sovrano che, in mezzo alla grande m,ischia, c_tbbracce'rà di buona fede la causa dei popoli, si troveTà alla testa di tutta l'Europa, e POTRÀ TENTARE Ciò CHE VORHÀ. >> Abbracciare di buona fede la causa dei popoli, questa è la missione assegnata alla Francia. l\ suo governo non l' abbandonerà ad altri, come nel 18•15. L'Inghilterra vuoi ella associarvisi, aggiun.ger nuova gloria a quella acquistata in Crimea, fortificare nelle na-

• -24zioni la fede che, alla loro causa, ovunque il bisogno si manifesterà , sarà resa giustizia, per dovere di fratellanza, per la effettuazione progressiva del principio che è solo in vigore, per l'alleanza santa della Francia, dell ' Inghilterra, della Sardegna, e speriamo ancora, della Russi a. della Prussia? Non dipende che da lei. Con la neutralità, essa abbandona questa missione alla Francia sola. La Francia non si ritrarrà. Ferma nella fede del suo principio, della sua verità, ne proseguirà la effettuazione ovunque ce ne sarà bisogno, fatta forte dall ' opinione, dall" amore, dalla fiduci(J dei p~poli . La Inghilterra, dallo starsi con le mani a cintola, non ne ricaverebbe alcun vantaggio nè per la sua gloria nè per la grandezza del suo avvenire. L' Inghilterra, con l'esortare amichevolmente la Francia e l'Austria, consigliandole ad acquetare le loro rivalità, non migliora la parte sua, mette in falso la situazione, e colpisce nel vuoto. Lo dirò nuovamente, tra la Francia e l'Austria, non esistono rivalità, ma opposizione di principii. Da una parte vi è · la dimenti- ' ca nza della fede giurata a P<lrigi, 24 settembre 1815, dall'imperatore Frnncesco ; e dall ' altra la coscienza viva che la Francia ne conserva, come di un principio nato sul suo territorio, e che è indispensabile all'accrescimento delle sue relazioni , alla sua prosperità, non che all'allontanamento di nuovi sovvertimenti.Nel1815, quando la Francia voleva conservare alcuni popoli stranieri che non si potevano fondere con lei. l'Inghilterra e i suoi alleati s'impegnarono solenne:rr..ente, per la salute del mondo, per la pace europea, di non depositare !e armi se prima la Francia non avesse dismessa que-

-25sta pretensione. Non è eg li questo il precedente che gli uomini di Stato della Gran Brettagna devono ora seguire? Finalmente se l'Inghilterra si associa all'Austria, sostenendo la lettera dei trattati contro la fede della legge santa) della parola di vita, giurata a Parigi ne11 8,15, la Francia conserverà la religione de' suoi principii, ma l'Inghilterra non violerà essa la t;eligione dei suoi giuramenti? La fede dei trattati è riposta nella coscienza , non nella lettera. L' Inghilterra, aderendo all ' atto solenne del 24 setiembre 181 15, dichiarò la propria coscienza , e s'impegnò in faccia al mondo e a Dio. Qui sta la fede dei trat~ati. Di fronte a questo impegno, vorrà essa assumere la responsabilità della continuazione dell' oppressione a Napoli, delle anomalie a homa, dell'agitazione io Lombardia , dell' impoverimento e della violenza nel centro, nel settentrione, nel mezzogiorno dell ' Italia, della continuazione dello sforzo dei cuori, dell ' esaurimento delle ricchezze in Piemonte? Il cuore degli Inglesi non potrebbe rimanere insensibile per la grande causa delle nazioni. Se vi è paese in cui l' opinion pubblica regni, questo è per certo l' Inghilterra. I suoi uomini di Stato la seguono, non mai la precedono. Quando, nelle presenti contingenze, l' opinion pubblica si sarà convinta esser questo un dovere per i popoli cristiani, e il compimento della fede del giuramento de l ·1815 pei governi, gli uomini di Stato inglesi si porranno al livello di essa. La Francia, unita alla Gran Brettagna da tanti vincoli di vicinanza, d' interesse, di aspirazioni , di gloria, con la longani-

-26mità propria del suo presente governo, aspetterà quel momento, che del resto non può essere gran fatto lontano. • VI. . Il Diritto, la Giustizia, l'Onore. Diritto, Giustizia, Onore, sono le ultime parole delt' Imperatore Napoleone III. Belle e sublimi parole per la sua nazione, la Francia ; ella è questa , per lei , la divisa, la religione, la salute del mondo, la pace durevole, la gloria, la conquista morale dell'Europa, la vita. Questa vita irradia, illumina, attrae verso di lei dai due emisferi le universali simpatie. I Borboni ritornarono in Francia con un milione di baionette straniere; il seno della patria fu lordato ; la sua vita soffocata per più di .trent'anni. Nè il ramo vecchio nè il ramo cadetto la udirono, la sostennero. La Francia, stata lungo tempo la prima, stette al rimorchio delle altre nazioni. Ma venne il càstigo. I giorni in cui, prima il ramo vecchio, poscia il ramo cadetto, furono divelti dal corpo della Francia, apparvero come foglie che cadono da un albero vivente : il gran corpo respirò, si sentì sollevato, aspirò nuovamente la vita. La demagogia, l'anarchia delle opinioni, non glie la potevano restituire. Il diritto non istà nelle idealità brillanti dei possibili futuri; sta nella effelluazione dei possibili presenti. Soddisfar questi, è giustizia: sostenerli ad ogm costo, è onore .

-27Con Napoleone III, la vita propria della Francia SI risveglia nuovamente. La repubblica, nel 1793, aveva portato il diritto nei possibili più lontani dei popoli ; essa non potè produrre che la violenza, indebolirsi , cadere. Quella era la vita della Francia nelle sue esagerazioni. Napoleone I s'affaticò nell'ordinare il diritto dei popoli con la conquista, il cambiamento delle famiglie regnanti, la burocrazia minuziosa, l ' incentramento universale. Quella era la Francia che precorreva e dentro e fuori la maturità dei tempi . L' opinione non aveva per anche compita dovunque l'opera sua ; le naziolità erano mal comp~ese ; l'unione di tutte in un ' unica associazione erano il sublime pensiere dell'Imperatore, non la necessità di reciprocità vicina ad effettuarsi. La sua idea ·non fu conosciuta. Potè esser vinto ed espulsa la sua famiglia. _ Ma oggidì i tempi maturano, le nazionalità sono sempre più comprese. Le memorie del Proscritto di Sant'Elena rivelano i suoi intendimenti. La facilità presente delle comunicazioni conduce progressivamente a render possibile la effettuazione dei grandi concetti di Napoleone I.. La vita della Francia si manifesta. Diritto, Giustizia, Onore, e dovunque vi è una causa di giustizia e di civiltà da fm· p1·evalere, un interesse per essa. Che cosa è questo, se non la vita propria della nazione francese che si espande e fa udire parole ferme , ma risuonanti, come già altra volta le grida spavenlevoli della Rivoluzione? Eppure non è altro che la moderazione, conciliativa

-28ma non pusillanime ; la moderazione, che per la coscienza del diritto che dee far trionfare, della giustizia che dee · compire, dell'onore, della supremazia morale che dee conquisté.lre, stabilisce fnmcamente la sua politica ; la quale non è già lo spossamento del paese per sostenere ·delle bravate, ma la risoluzione ferma della Francia di grandeggiare e prosperare maggiormente mediante la convergenza verso di lei dei ricambi e delle simpatie de i popoli. L' atto della Santa Alleanza dice: << I sovrani sono gl ' inviati di Dio. » Or bene la Francia ne è il primo soldato e il primo ministro. Essa è la Nazione Cristianissima. La legge Santa d'amore, di carità, è la sua aspirazione politica, la sua prosperità economica; ed entrambe la sua preminenza, la sua grandezza. Sarà egli con la guerra che adempirà al suo dovere, accrescerà la sua consideraz ione e la sua feli cità? Si rassicurino la Francia e le altre nazioni . L' opinione matura . La Francia ha proclamato i suoi principii; i quali , soLto altra forma, sono i medesimi principii che la Santa Alleanza dei Sovrani, che sottoscrissero i trattati, proclamò a Parigi nel 1815. Fedele a ques ti principii, essa corre in soccorso delle naz ioni presso le quali la parola di vita essendo già matura, ne domandano la effettuazione, e si agitano e compromettono la pace de ll ' Europa per attenerla. Per questo la Francia viene oggi in soccorso dell ' Italia. La Francia prepara colle idee. Quando queste idee avra nno compito il loro ufficio, se incontreranno nella loro effettuazione delle opposi'zioni anticristiane, la Francia, con Napoleone III, non si lascierà sopravanzare, nella proclamazione della

-29legge santa, da una novella Santa Alleanza. Essa sarà sempre il primo soldato della pa1'ola di vita. Sguainerà essa la spada ? Lo potrebbe. La sua armata, la sua flotta, lo slancio unanime del popolo glie ne darebbe facoltà ; ma il principio che solo dev'essere in vigore, non glie lo permetterà che all ' ultima estremità. Ella sa che i patimenti sono la prova della verità, del diritto, della giustizia. Quando mai l'umanità ha conquistato una sola delle sue libertà, senza ostacoli. senza lotta , senza dolore? La spada, lo sappiano tutti, sarà dunque riserbata come ultimo argomento. Innanzi, e per guanto è passibile, la Francia deve addoperare la potenza delle idee e della lingua ;. far raggiare e penetrare dovunque, negli intelletti e nei cuori, il diritto, la giustizia, la carità che ella sostiene ; far altresì intendere, sempre con moderaz ione, con rimoslranze (enne ma conc?:liative} l' interesse che hanno tutti a sostenerla; il vantaggio che ne ridonderà, a coloro che vi si oppongono, di consentirvi e sottoporvisi. La Francia deve procedere in questa guisa più lungamente che può. Quando per effetto di questo suo luogan ime procedere, i nemici del diritto e della giustizia, saranno rimasti nell' isolamento ; quando i loro sostenitori, alleati, uomini politici e burocratici, soldati, saranno dernoralizzflti ; quando la coscienza stessa dei più pervertiti vacillerà, allora, se l'acciecamenlo persiste, verrà sguainata la spada. Ma quella non sarà più una guerra, sarà l' urto, e la caduta del fantasma . Con questo sforzo persistente di longanimità, la Francia conserverà l' onore di primo soldato di Dio, non per un eroismo

-30brutale, ma per un eroismo più intellettuale e meglio armonizzato con la civiltà. Questa politica è proclamata apertamente senza dissimulazione, senza mistero. L'opinione è la regina del mondo : chi l' ha dalla sua, .trionfa. Il Lombardoveneto mina, da dieci anni, l'Austria con l'inaz ione e l' avversione per tutto ciò che attiene all a dominazione stran iera. L' Inghilterra e la Francia minano, da tre anni, il re di Napoli , con la cessazione d' ogni re lazione, add itandolo all' Europa e ai suoi sudditi come riprovato dalla loro coscienza. In tal modo la Francia, sola col Piemonte o associata alla Gran Brettagna e ad altre Potenze, combatterà ancora per qualche tempo l'Austria in Italia. La spada non sarà snudata che all ' ultima es tremità, ed allora la vittoria non potrà essere dubbiosa. VII. L'Austria. Dopo quello che abbiamo detto, i principii che debbono prevalere sono formulati da una parte e dall' altra. Da parte dell ' Inghilterra e dell e Potenze segnatarie, la fede dei trattati, secondo la legge proclama ta nel 1815 dalla Santa Alleanza ; da parte dell a Francia e del Piemonte, l'interesse della civiltà e dell' associazione dei popoli . Le due cose sono in perfetto accordo. Se da una parte non si vuole mancare alla fede, dall'altra l'onore è salvo) e sciolta la questione italia-

-31 1na, e tutte le questioni ven ture saranno del pari prontamente sciolte . Non rima·ne che a riunire i di plomatici, consultare i precedenti, risalendo all ' atto fond amentale del 18,15, e risolvere la questione secondo i principii stabil iti . Ma l' Austria si rifiuta a qualunque accomodamento, e le altre Potepze segnalarie non si pronunziano. Quindi, a compimento del nostro proposito, ci rimane da dimostrare alle Potenze segnatarie, che la fede politica del 184 5 è in pieno accordo coi loro interessi presenti e futu ri. Incominciamo dall ' Austria. Dinanzi all a san ta legge di fratellanza che essa per la prima ha giurato in.sieme con la Prussia e la Russia, e che i suoi sudditi reclameranno a voce sempre pit.t alta, essa non potrebbe, senza compromettere frequentemente e gravemente la sua integrità, la tranquillità e la salute del mondo, essa non potrebbe , al di là dell' Alpi, negare più a lungo all ' Italia quello che le domanda, al di qua, continuare nel sistema da lei adottato verso quelle popolazioni. L'Austria è un' agglomerazione di elementi disparati . Eccettuata l'Italia e la Polonia, le eterogeneità che costituiscono l'impero ponno combinarsi . L' Ungheria, la Boemia ec. sono nazioni che le appartengono integralmente. Che cosa dev'ella fare? Non violare più a lungo il giuramento fatto a Parigi il 24 settembre 1815 dall ' imperatore Francesco. Ai termini di questo gi uramento, Francesco Giuseppe deve considerarsi come un invi ato della Provvidenza ; distin-

- 32guere i suoi p'opoli, secondo il linguaggio, in mlztont ; dare a ciascun popolo, secondo la nazione, il libero svolgimento della vita ; uoirli tutti in una associazione scambievolmente utile, in quella guisa che, con una associazione somigliante, Napoleone I avrebbe voluto riunire in una sola famiglia tutti i popoli europei. In questo modo, previdente e cristiano, soddisfarà a Dio, e mostrerà veramente d'esserne l' inviato. Così operando, diverrà moderatore di tutte queste nazioni, manterrà tra tutte la giustizia, la corrispondenza di servigi, la benevolenza ; le aiuterà nel loro cammino ; sarà il padre di famiglia che le benedirà; ed egli e i suoi successor.i avranno, per sè e pei loro popoli, la pace durevole che, sola, può nascere dalla buona coscienza del conseguito diritto, dell'adempita giustizia e dell 'onor soddisfatto. Se no, che Francesco Giuseppe ripensi al passato ! Nel 1848 l'Austria, che aggravavasi su tanti popoli, appariva un gigante. Un grido si alzò dal Vaticano, e in brevi giorni, si potè vedere che il piede del gigante era di argilla. Se la rivoluzione non avesse commesso esagerazioni·, o se, in sua vece, una qualche Potenza, in nome della fede giurata nel 1815, avesse domandato il rispetto del diritto, l'esecuzione della giustizia, l' Austria sarebbe ella oggi nel Lombardoveneto e nell'Ungheria? Da una parte, ci sarebbe stata la buona coscienza, la sicurezza, l'accordo; dall'altra il rimorso dei giuramenti violati, le scosse delle insurrezioni, il turbamento dell' animo, la demoralizzazione dell'armata. H coraggio, l'eroismo di pochi individui non conferisce alle soldatesche ciò che la forza dell'opinione toglie loro.

- 33La lettera dei trattuti di Vienna non indica che disposizioni transitorie, modifìcabili in ragione dello svolgimento della parola di vita presso le nazio·ni che la Provvidenza ha con fidate ai regnanti. Questa parola è il solo principio in vigore, la sorgente dei diritti. La scienza attinta da essa è quella per cui si ottiene la pace, la fratellanza, la giustizia . Contrastare ad essa, è come staccarsi dalla vita, dall'amore, dalla tranquillità, dalla rettitudine, per cadere nella morte, nell ' odio, nell ' inquietudine, nell" iniquità. L'Italia è la madre dell ' Europa. Fu ,dessa che depose sul capo di Carlomagno quella corona ereditata dalla Francia e poscia trapassata nell 'Alemngna. L' Italia non dà più la corona d' oro, dà all'Austria, con un diadema di ferro, un serto di spine . L' Italia non appartiene tulta all'Austria come l'Ungheria e la J~oemia. L' Austria ne ha soltanto una parte, la più ricca, non la pitl bella; la più popolata, non la più estesa. L' Austria vuole mantenere ancora lo smembramento di questa parte dal resto del corpo. Ma è forse opera che s'addica a un inviato della Pro\·- videnza, è forse opera di buona coscenza il volere perpetuare dovunque, con questo smernbramento, agitazioni, pa.timenti, miser ia, maledizioni, e per tal modo compromettere la pace, la salute del mondo? L' Austria è una parte, una nobile parte del corpo germanico ; la patria di Leibnitz, il popolo fratello del prussiano, del bavarese, del badese, ec., il cui genio ha prodotto tante opere di scienza, di poesia, d' arte, di civiltà. Gl'Italiani ammirano il genio della Germania. S' addice egli a un inviato della Provvi3

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==