Unione generale dei lavoratori ebrei della Polonia - Il caso di Henryk Erlich e Victor Alter

ranza dei soci. Eppure, anche in quei casi, restava intatta la stima riposta in lui da tutti i membri dell’Internazionale. Sin dal momento in cui la tenebra del fascismo e dell’hitlerismo aveva cominciato a calare sull’Europa, Erlich non perse mai occasione di lanciare allarmi sul pericolo sempre crescente, o di tentare di smontare il compiaciuto, poco lungimirante ottimismo condiviso da tanti, o di invocare l’impiego di nuovi metodi di lotta con cui ingaggiare questo nuovo, mortale nemico della libertà, della cultura umana e del progresso. Lo faceva non solo nel suo stesso paese, ma sulla scena internazionale. In Polonia fu uno dei più determinati e attivi oppositori del regime militare e poliziesco di uomini come Beck e Rydz-Smigly. Nell’Internazionale socialista rappresentava l’idea che il fascismo poteva essere distrutto solo con un’azione unitaria di tutta la classe operaia mondiale, consapevole delle proprie mire e dei propri metodi. Dall’anno 1937 -l’epoca in cui tutti i paesi fascisti avevano collaborato nella guerra di Spagna- Erlich apparteneva a una schiera di uomini che vedeva chiaramente la catastrofe che inevitabilmente sarebbe seguita se non si fosse riusciti a concertare un’intervento comune da parte delle forze unite per la libertà. Era un ardente sostenitore della difesa delle nazioni libere contro l’aggressione delle forze fasciste totalitarie. Nonostante la sua attitudine critica rispetto alla politica interna russa, aveva difeso, sugli organi di stampa, nelle occasioni pubbliche e negli incontri delle istituzioni politiche del suo paese e all’estero, l’idea secondo cui i paesi democratici dovevano necessariamente adottare una linea d’azione congiuntamente all’Unione sovietica per contrastare le forze fasciste che si stavano preparando all’attacco. Nei difficili mesi immediatamente successivi all’attacco tedesco sulla Germania, Erlich guidò un’animata campagna per preparare la classe operaia ebraica a fare la propria parte nella battaglia che si profilava all’orizzonte, una lotta che avrebbe condizionato le masse ebraiche più di qualsiasi altro evento avvenuto in precedenza. Nel primo giorno di guerra, Erlich lavorò dalla mattina alla sera a un manifesto per gli operai ebraici, firmato dal Comitato centrale del Partito e dall’Organizzazione giovanile, in cui invocava l’aiuto di tutti, in particolare dei giovani, perché sacrificassero tutto, nel caso anche le proprie vite, per impedire ai nazisti di passare attraverso il loro paese. Tre settimane più tardi sarebbero stati una cella e un secondino sovietico a separare Erlich da quel popolo che egli aveva servito così fedelmente per tutta la sua vita.

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