Unione generale dei lavoratori ebrei della Polonia - Il caso di Henryk Erlich e Victor Alter

del mondo democratico. Dichiariamo: Il tentativo di raffigurare Erlich e Alter come agenti nazisti è propaganda vergognosa e degna di disprezzo. Chi li conosceva non può che rigettare ogni diffamazione circa il carattere specchiato di Henryk Alter e Victor Alter, sulla loro assoluta devozione agli ideali di libertà, progresso e umanità, sulla loro luminosa e sacra memoria. Non sui due martiri, bensì su chi li ha assassinati, la macchia del crimine perpetrato rimarrà in eterno. Secondo le fonti di comunicazione sovietiche, Erlich e Alter sono stati processati e giustiziati come “cittadini sovietici”. A questo rispondiamo che (e di ciò che affermiamo abbiamo prove inconfutabili): La presunta “cittadinanza sovietica” non è semplicemente in conflitto lampante col fatto che entrambi fossero nati in quelle parti della Polonia che non sono mai appartenute ai sovietici. Considerare Erlich e Alter come “cittadini sovietici” è ingiustificato perfino alla luce di certi fatti e documenti della stessa burocrazia sovietica. Tanto che, per esempio, il governo sovietico aveva espressamente riconosciuto la cittadinanza polacca di Erlich e Alter quando li aveva rilasciati di prigione nel settembre 1941. Per un certo periodo di tempo, perfino dopo il loro secondo arresto, non aveva mai messo in discussione la loro cittadinanza polacca nelle corrispondenze con il governo della Polonia. Quando il governo polacco affermava questa negli scambi orali e scritti, il governo sovietico rispondeva dapprima adducendo varie scuse, senza però mai asserire che essi fossero -udite udite- “cittadini sovietici”. C’è solo una vera ragione dietro alla decisione di attribuire loro la cittadinanza sovietica: il desiderio di sbarazzarsi della necessità di scusarsi presso il mondo esterno del loro arresto arbitrario del dicembre 1941, la volontà di poter “liberamente” condannare e infangare la reputazione dei prigionieri. Il governo sovietico ha eseguito la condanna a morte di Erlich e Alter mentre l’Armata rossa stava facendo registrare delle grandi vittorie, presumendo, apparentemente, che i trionfi sovietici sui campi di battaglia di Stalingrado, del Caucaso, dell’Ucraina, e che i sentimenti di gioia sollevati in noi da questi eventi avrebbero annegato le proteste contro il crimine perpetrato. Ma per quanto grande fosse stato l’eroismo dell’Armata rossa, non sarebbe stato possibile abusarne per coprire o giustificare dei crimini. Il sangue degli uomini dell’Armata rossa, versato nel conflitto contro i tedeschi, non può lavar via la macchia dell’assas-

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