Unione generale dei lavoratori ebrei della Polonia - Il caso di Henryk Erlich e Victor Alter

La nostra appassionata reazione a questo evento tragico non ci farà desistere dal riporre tutto il nostro -onore, lavoro, la nostra stessa vita- al servizio delle nazioni alleate contro i poteri dell’Asse. L’atroce processo e l’esecuzione di questi nostri due amici e compagni d’arme per mano delle corti sovietiche non può far diminuire la nostra ammirazione per quegli eroici, quasi sovraumani, risultati del popolo russo e delle loro forze armate in questa lotta titanica contro il nazismo e l’aggressione bellica, per la libertà. Noi liberi cittadini di una grande nazione democratica consideriamo che sia, non solo un nostro privilegio, ma anche un dovere dar voce alla nostra protesta contro un grande torto inflitto da un alleato, anche se noi, insieme, tutt’uno con i nostri alleati, lottiamo per l’irrinunciabile coronamento di una vittoria comune e decisiva”. L’intera stampa democratica americana ha espresso la sua più grande indignazione e protesta. Così, per esempio, scrive la grande rivista liberal “The New Republic” del 15 marzo 1943: “Se Henryk Erlich e Victor Alter fossero nati francesi i loro nomi sarebbero potuti essere Leon Blum e Leon Jouhaux […] . Sia Henryk Erlich che Victor Alter erano fermamente anti-fascisti, e ancor più anti-nazisti. Entrambi avevano messo in guardia il governo polacco più e più volte del rischio di sottovalutare Hitler […]. Chi può credere che Leon Blum e Leon Jouhaux possano rendersi colpevoli di simili accuse può pensare lo stesso di Erlich e Alter. Chi invece è pronto a definire mostruosa falsità un’accusa simile mossa a Blum e Jouhaux deve altresì rifiutare l’idea che Erlich e Alter potessero essere colpevoli”. “P. M. Daily Picture Magazine”, rivista filosovietica, ha scritto il 18 marzo un editoriale a commento della notizia data nello stesso numero su quattro colonne: “Se ci sono fatti di cui il movimento laburista americano non è a conoscenza e che provano le accuse sovietiche di fronte al tribunale della coscienza internazionale, chiediamo che vengano forniti. Ma finché questi non saranno rilevati, sarà tremendamente difficile credere che due uomini che erano al contempo sindacalisti e socialisti, polacchi ed ebrei, le cui carriere stesse dimostrano la loro integrità, possano aver condotto affari col nemico nazista […]. Basandosi sui fatti noti, è stata compiuto una tragica ingiustizia [...]”. Il settimanale democratico “The Nation”, del 13 marzo 1943, ha scritto: “Il curriculum di questi uomini fornisce la più forte confutazione possibile delle accuse di attivismo anti-bellico per cui sono stati condannati

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==