Unione generale dei lavoratori ebrei della Polonia - Il caso di Henryk Erlich e Victor Alter

L’incontro dei 3.500 delegati sindacali al Mecca Temple di New York avevano adottato la seguente risoluzione: “Noi, 3.500 delegati e membri di sindacati e organizzazioni, esprimiamo la nostra indignazione e la nostra protesta contro l’esecuzione di Henryk Erlich e Victor Alter, dirigenti sindacali polacchi noti in tutto il mondo, ordinata da una corte marziale nell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Russia). Sdegnosamente rifiutiamo quelle accuse, presentate alla corte e accettate come giustificazione al verdetto, secondo cui Erlich e Alter erano attivamente o meno impegnati al servizio dei nazisti; o che simpatizzavano in qualsivoglia modo o maniera con finalità naziste o con qualunque cosa rappresenti il nazismo; o che Erlich e Alter fossero alcunché se non interamente devoti agli sforzi bellici delle nazioni alleate, inclusa l’Unione sovietica, nella guerra attuale per porre fine alle forze dell’Asse. Migliaia di noi conoscevano quei due dirigenti sindacali polacchi personalmente e intimamente, e tutti noi hanno osservato le loro gesta nel corso di molti anni, gesta di combattenti determinati contro l’hitlerismo, il fascismo e ogni forma di tirannia, oppressione e brutalità. Per questo, per la nostra conoscenza e per la ferma convinzione della loro innocenza, e, sicuramente, per la loro dimostrata lealtà a tutti gli obiettivi che teniamo a cuore, rifiutiamo la validità del motivo per il loro verdetto di condanna a morte. Non c’è in noi alcuna ombra di sospetto o dubbio sull’innocenza di questi uomini del lavoro già giustiziati. Piangiamo la morte di Henryk Erlich e Victor Alter come una grave perdita per la causa del lavoro, della democrazia e dell’umanità. Affinché la nostra protesta non vena fraintesa, o maliziosamente mal interpretata, che sia dai nemici della democrazia americana o da agenti nazisti che intendano confondere la mente del pubblico e dividere le nazioni alleate, dichiariamo solennemente qui che nonostante l’atroce ingiustizia perpetrata dalla corte sovietica a due servitori e dirigenti sindacali siamo, come siamo sempre stati, fedeli e devoti agli scopi dichiarati ed evidenti dell’alleanza del nostro paese con l’Unione sovietica, e con tutte le nazioni alleate, così come espresse nella Carta atlantica e per il significato vivente che gli ha attribuito il presidente Roosevelt. Nulla potrà né riuscirà mai a farci desistere dal fare il massimo per assicurarci, tramite lo sforzo comune, una vittoria totale in questa guerra e una pace internazionale dopo.

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