Unione generale dei lavoratori ebrei della Polonia - Il caso di Henryk Erlich e Victor Alter

di ogni uomo e donna che disprezzi la barbarie e la malvagità, nonché di ogni nazione cui sia cara la libertà. Da socialisti e da cittadini della Polonia -che al momento patisce in modo tanto crudele per mano di Hitler- ci uniamo alle fila di coloro che già stanno combattendo questo mostro che è la svastica. In quanto figli di ebrei, che più di ogni altro popolo sono stati maltrattati e torturati da Hitler, riteniamo sia nostro in particolare il dovere di prendere parte a questa lotta in difesa della dignità degli ebrei, fino all’estremo sacrificio. Oggi, che una nuova armata polacca viene costituita sul suolo sovietico per proseguire la lotta della Polonia contro Hitler, facciamo appello a tutti i cittadini polacchi ebrei presenti sul territorio sovietico abili alle armi. “All’arme! Unitevi alle fila dei soldati che ancora una volta offriranno la loro via in difesa del diritto polacco a esistere liberamente e che, insieme alle armate alleate, desiderano liberare la Polonia e il mondo intero dall’incubo della schiavitù hitleriana. Chi non è abile a combattere non si risparmi nell’assistere l’esercito nel suo compito di velocizzare la vittoria sui poteri dell’Asse”. Giocare un ruolo in questa guerra per la libertà è tanto un dovere quanto un privilegio onorevole. Nel nome delle masse e dell’intellighenzia ebraiche, che ripongono la loro fiducia in noi, ci dichiariamo pronti a svolgere questo compito e a richiedere che ci sia concessa l’opportunità di avvalerci di questo diritto. Una parte imprescindibile del problema della guerra è il problema della pace e il dilemma della nuova Polonia. Non auspichiamo di rinvangare gli errori delle politiche polacche antecedenti al conflitto, né i torti imposti agli ebrei di Polonia. Desideriamo esclusivamente stabilire le seguenti conclusioni cui è possibile giungere dopo le esperienze degli ultimi anni: 1. L’esistenza di una Polonia libera da uno stato di perdurante rischio per la propria libertà è possibile soltanto in un’Europa libera e democratica. 2. Un’Europa democratica e libera potrà sorgere, sopravvivere e svilupparsi solo in condizioni di pace, solo allorquando, dopo la vittoria militare finale, i paesi d’Europa si imbarcheranno in un ben pianificato e audace programma di riforma sociale che sradichi il nazionalismo, l’imperialismo e la minaccia di nuove guerre, minaccia radicata nel sistema capitalistico. 3. La nuova organizzazione sociale dell’Europa dovrà essere sostenuta da una nuova struttura politica in Europa, fondata non più nell’antagonismo e nelle lotte tra differenti nazioni, ma su un interesse comune e sulla disponibilità a difendersi congiuntamente innanzi a un pericolo comune. 4. La nuova Polonia dovrà divenire membro attivo di una comunità di nazioni che decideranno il destino dell’Europa futura nello spirito della libertà politica, della giustizia sociale e dell’eguaglianza nazionale. Dovrà derivarne che quei principi possano applicarsi alla politica interna della Polonia, così come alle sue relazioni con altri stati e popoli. 5. Se questi obiettivi potranno essere raggiunti o meno dipenderà dalla solidità e dall’energia creativa delle classi operaie dei villaggi e delle città della Polonia, e dalla loro capacità di realizzare il loro ideale di una Polonia che possa essere una vera madre per tutti i suoi popoli. Quella porzione di popolazione ebraica della Polonia che noi rappresentiamo e che è parte organica delle sue masse operaie non risparmierà al-

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