52 del 17 febbraio, di cui ho udi.to parlare da uno dei lati della Camera con accenti di biasimo, ricade in ma~sima parte sopra di me, e, mi affretto a dichiararlq, di tutto cuore io la accetto. Ma nell'opera complessiva, e che era il risultamento di una serie d'atti talvolta legislativi, talvolta governativi ed amministrativi, sia del Governo centrale, sia di tutte le amministrazioni che colà con rapidissima vicenda si su~cedettero, io sostengo che non furono rispettati tutti gl'interessi che potevano meritare rispetto, . co1ne non furono creati novelli interessi. Ho detto chel'opera della unificazione era necessaria, e lo provo. Nessuno contrastava la necessità dell'unificazionè militare e politica; infatti sin dai primi istànti si sentì il bisogno di operare la centralizzazione di quanto riguardava l 'esercito; di quanto riguardava l a marina, e di ciò che l attenevasi alle relazioni della politica estera; era evidente che non poteva farsi altrimenti. Rimanevano dei dubbi sulla legittimità ed i limiti della unificazione .legislativa, e ciò tenne per qualche tempo gli animi in sospeso. I./onorevole deputato Zuppetta mi faceva rimprovero che nel 17 febbraio, prima che il Parlamento si ai)risse, fossero n~lle provincie napoletane per me introdotti il novello Codice penale, che era in vigore nell'Italia supe- . riore, il Codice di procedura penale, la legge del novello ordinamento giudiziario; che di più io abbia sottoposti alla firma eli S. A. il principe di Carignano, e quindi promulgati i decreti per la soppressione delle cas.e religiose ed altri provvedimenti concernenti la polizia ecclesiastica. Egli impugnò la legalità e l'opportunità' di questi provvedimenti. Signori, della l~galità non ragionerò, dappoichè essa trovasi oramai riconosciuta da più voti anteriori di c1ue-
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