Carlo Maria Curci - La demagogia italiana ed il Papa re

54 TIRANNIDE • gnò mai questa scempiezza. Dico sì veramente che per un popolo cat!olico sulle massime e sul buon ~·olere del suo Principe, non potrebbe neppur pensat'St gua· rentiO'ia più sicura di questa, per la quale il suo Princ~pe è iufallibile diffinitore nelle materie di fede e di costume. A questa essenziale condizione del Principato pontificio aggiungete la maniera onde ci si viene, le quali tà delle persone che ci vengono; maniera e quolità ordinale e dirette veramente a dare alla Chiesa per Capo visibile l'uomo il più degno che sia possibile; ma che riescono per la identità del subietto ad assicurat·e pel trono di Roma i migliori dei Principi; aggiungete, dico, questo, e poi sappiatemi dire se sia maggiore stupidità od ardimento pretendei·e far coi Pontefici come con un capo qualunque di governo, sug· getto a tutte le incertezze delle successioni, o a tulli i brogli elettorali, se sia parola del presidente di una repubbliça. So ben io che le guarentigie, i contrappesi, i ,controlli, non sono mai soverchi; ma quando questi si comprano a caro · prezzo pei mali non lievi che accludono, e si abbraccian solo per declinare rischi maggiori , è spensierato consiglio il pm· volerli multiplicare, eziandio allora che le speciali condizioni di un Principato ne offrono senza incomodo assai maggiori; e rendendo inutili qnei che s'usano altrove, non ne farebbero ritenere irr realtà che i soli incomodi. o . t ra ~· son ponderate tutte le squisite precauzioui che assicurano alla Chiesa la miaJiore elezion del Pon- ~ lefice, e pe r ~onseguente a Rom~ il migHor Principe f

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