Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 96 )- Il partito repubblicano credette essere giunta opportuna stagione per fare deciso tentativo contro il governo. . Genova da molto tempo era la sede dell~ men~ repubblicane , il ritrovo de'più accesi demagoghi di Piemonte e di Lombardia, che aveano estesè file con coloro di Toscana e delle Romagne. Con destrezza si cominciò ad inspirare nel popolo genovese tantg prode e coraggioso ehe la città pot~va cla nn momento all'altro essere occupata dagli austriaci, e si tentò di suscitare le antiche rivalità. col Piemonte, e si parlllva di staccarsi del medesimo e di vivere indipendente ; una parte della popolazione si era lasciata adescare da simili insidiose voci, e malinteso patriotismo municipale minacciava spegnere il patriotismo italiano. Credulo il popolo divenne strumento della demagogia, ed il · giorno 3i marzo scoppiò la ribellione. Il presidio della città era r,omposto dalle milizie stanziali , c circa da tre mila uomini, ma da qualche tempo si aveva avuta cura di far custodire i forti più importanti dalla guardia nazionale per la qual cosa i novatori si sareb~ bero pit't far.ilmente trovati padrcJni ùei forti e dei luoghi · più importanti della città. Quella parte della guardia nazionale che non si accomunò con essi, non oppose però resistenza. La guar· nigione si ritirò nell'arsenale ed iv i accaddero alcune avvisaglie, e credette di capitolare, ed acconsentì a sgombrare la città nel due aprile . Qualche centinaja di militi passarono ad ingl'Ossare le file deg·li insorti. Fu nominato un governo provvisorio e le armi rinvenute nell ' arsenale furono distribuite al popolo. Quanto sieno valorosi e risoluti i gerwyesi lo attestano i f:\tti gloriosi del i 74:6 quando alla voce del giovinetto Ballilla scacciarono gli austriaci, e l'assedio so~tenuto nel i800, sebbene alle dette epo· che fosse di artificiale fortezza meno provveduta. Era quindi di suprema importanza reprimere tosto l' insurrezione imperocchè poteva in un baleno dilatarsi ed a:;stimere formidabili proporzioni. Grande era la confusione e lo scompiglio, chi gridava repubblica, chi principato costituzionale, vedevansi i cittadini correre per le vie armati, udivansi grida concitate e confuse, imprecazioni, minaccie, suoni di campane a stormo, era Genova divenuta un vulcano. Il generale La-Marmora aveva ricevuto ordine di .marciare ,·erso la medesima. Nel 4, aprile tentQ ardito colpo di maoo che gli riuscì felice. Dispose uno squadrone di cavalleria in San Pier d'Arena lasciato un pelotone di IJer:;aglieri ai piedi della salita che mette alla lunetta. del forte Belvedere e celermente col resto delle due compagnie salì fino alla Chiesa. Di là mandò il capitano di stato maggiore Govone a intimare la. resa al forte con quattro bersaglieri ed il luogotenente Pallavicini, s'avanzò esso alla corsa fino al ponte levatojo, non un colpo partì

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