Marino Marini - Memorie istorico-critiche della città di Santo Arcangelo

MEMORIE DELLA CITTÀ DI SANTO ARCANGELO \\t\C.C.OL 1: \'. ,Ila ~cnsigMr ~ariM ~arini \'tt\tllo 1\t~h Ato\\\ù """t""' SOt\O a, '""' Att"i\t'"" Rom""' t\\ f.•lm Estratto dal Fasc1colo LYlll. FORLI TIPOGRAFIA DORD.~NDI~ I \ \W:\ 3 q

.. . .. ... JICJgno ttl lli t~t tnemoria rerum gtllarum Sa li . Del!. jugu rt. S IV. MAZ 0?00 00036 MAZ 3616

3 ~~~~~ Non v' è parte del nostro globo che abbia influito, ed influisca cotanto e sl eternamente sui destini del genere umano come l'Italia. Mentre che quasi tutte le nazioni dell' antico mondo scesero silenziose co' loro superbi e maestosi monumenti nella notte del sepolcro sent a làsciarc sul glorioso }oro cammino altra traccia, che la rimcmbranza della passata loro g•·andezza; solo il popolo romano, essendo ancor gentile ha trionfato delle tempestoso ri,·oluzioni dc' secoli colle invincibili sue armi c colla mirabile sua legisla>.ione; e divenuto poi cristiano, trionfal'a al cospello di tutto il mondo per la sua fede, non venuta mai meno, nè mai macchiata, ma intcmcn ta sempre, c 'icppii1 florida e crescente, guida stabile e maest r a infallibile dc' popoli per condurli instancabilmente al porto della salveua celeste. Ogni passo di questa cl~sica terra offre, e dà grandi e sempre nuovi eccit amenti allo storico, al filosofo, al legislatore, al cultore de ll e muse e delle arti, n>a principalmente oli' uomo crist iano, d' indagare i di lei reconditi tesori di scienza c mctterli alla chiara luce della l'erità a benefizio del genere umano; c dee perciò l'italiano sommamente prediligere la cara sua eterna e santa penisola. Fra tutte le glorie che appagano il più la cu1iosità degli uomini, e tornano di piu al loro salutare insegnamento, è senza dubbio quella che si acquista per importanza storica. Niun popolo può tanto gloriarsene quanto l'italiano; niun popolo più di lui ha reso maggiori servigi alla scienza sto1ica si religiosa che civile. Non mi si donunderà di c!ar conto di ques to incontrastabile fatto,

4 gia per ristrettezza del luogo, e più ancora per lo scopo che in queste poche pagine mi sono con piacere imposto di render note al colto pubblico le 1/lemol'ie istm·ico-c1'itiche della Città di santo .A1'Cangelo, compilate dal chiarissimo monsignor !.\larino l\larini. Basta additarvi soltanto poche essere le città italiane che non abbiano acceso il cuore de' suoi valenti e scienziati cittadini a levare il velo che copriva le patrie loro glorie, giacentisi in un ingiusto obhlio. Egregiamente il eh. autore fa conoscere nel discorso preliminare di queste l\lemorie di quanto giovamento siano le storie particolari; c lo sono principalmente a colui che dee tessere i fusti delle nazioni. Esse possono considerm"si quai luminosi fari, ove egli, ,.a]icando l' immenso e profondo oceano storico dei popoli, si riposa e piglia nuovi conforti di tanti lumi che spargono esse su questa folla notte, affin di potere più agevolmente c con maggio•· sicurezza romper le onde che di r.·equente gli si parano innanzi, e fermano il volo de' suoi lontani sguardi. E chi anche sotto <1uesto rapporto non ' 'Orrebbe assai commendare questa nuova produzione del nostro eh. autore, la quale eziandio perché scritta con abile penna e giusto discernimento, senza ingombrare ed affastellare i fatti, occuperà sempre un posto onorevole nelle tante monografie storiche ddle italiche citt il! A buon diritto adunque il eh. autore in vista del!~ illustri memorie, di cui va superba la ci ttà di santo Arcangelo, assume per giusto e santo amor pah·io, di cui egli è assai caldo, la meritevolissima opera di rivendicare al suo nativo suolo l'antico splendore, scendendo nell'alia notte del - le tenebre, che cuopmno l' origine delle più grandi e antiche città del nostro globo. Rammenta quindi con non meno lepide che sagaci osservazioni quella del suo Comune, voluta da taluni dei compilatori de' suoi fasti quasi antidiluviana; egli la fa rimontare ad epoca meno lontana, ad epoca non fawlosa, e mosh·a nondimeno grande esserne l' antichità; e grandissima ella è senza dubbio cd onorevole, pct;dendosi ne' tempi oscuri del gentilesimo. Osserva assai

ti dottamente essere stata la sua pieve, o chiesa matrice , edificata sui ruderi di un tempio gentilesco, che egli 1 uolc dedicato a Giove, talchè fammi J ovis si appellasse. E dice aver tratto il Comupc ne' tempi c•·istiaoi sua denomima•ione dall' .Arcangelo s. 1\Iicloele, a cui detta pieve era stata intitolata; e certamente dalle deità tutelari lo appellarsi fu comune a molte città nei tempi pagani, e frequentissimo fu l'uso ne' secoli cristiani denominarsi dai santi protettori, come lo addimostrano ad ogni passo la Francia, l' Inghilterra, il Belgio, principalmente la Germania, ed in generale tutto il settentrione, le di cui antichissime città non solo dai nomi dei santi , all'onore de' quali era stata eretta la prima !or chiesa, furono appellate; ma alcune fiale anche dai nomi di coloro che ivi portarono la luce della salvifica legge del Vangelo. In p rova dell' antica esistenza cristi ana di detta pieve produce il nostro autore un' iscrizione, sull' autenticità di cui di1•ersamente si opinò da i doui, e tal fiala contro ogni verosimig1ianza di ' 'erità; ta1cl tC non mancò chi colla falce di una critica troppo se1•era 1olesse reciderla dal novero de' monumenti sinceo·i. !Ila l' opinione che ne ha esternata il eh. autore sembra doll't·si ad ogni altra prefcl'ire, perchè più conforme alla natura del luogo, agli usi dci tempi, a quegli abusi che a1·eano in essi pt'evalso, alla nrità dei fatti. Quindi è che a più certa e a più illustre glm·ia ri salì per essa .quel Connmc perché ci mostra essere stata ivi eretta sino dai primordii del cristianesimo una chiesa cristiana, la quale se era stata delubro pagano, spogliavasi allora del gentilesco suo lust ro, c ne assumea uno maggiore nel I'Cssillo salutare dell a croce, e nel fausto nome del glorioso condottiere delle angelicJ ,e schiere. Fu detta epigrafe, che, rinvenuta nel secolo XVII , apre ora un bellissimo campo al nos tro autoo·e di discutere con molta intelligenza alcuni punti di storia ecclesiastica dci primi secoli, spargendoli bre"i sì , ma luminosi ssimi scl Ji arimcoti; talchè tu ben ti avvedi che nel circo storico poteansi mietere nuore palme. E ssa fu scritta così: " Di10 ' l icloai'l i. w

G divis Pett·o eL P aulo di calum. Anno Domini 6.04. , Diversi, come si è detto, furono i pareri sulla ~ua autentici tà, t anto per la dedica all' Arcangelo san niichele, quanto per l' cspresione divo che vi si legge, e per l' era cristiana. Ma il nostro autOt·e dimostra con prove i1-refragahili essere stato il culto al detto Arcangelo assai prima di quell' anno introdotlo in Rimino, e nei dintorni, recatovi dall 'Oriente dal santo vescovo Gaudenzio, o dagli stessi greci che dominavauo in quella città, siccome avea essa per lo più greco governatore, o dai vesco,·i orientali, che nel 359. adnnanaronsi ivi a concilio, i quali non avrebhcr certamente omesso di propagare in quella contrada occidentalo la loro cara e diletta devozione a quell' Arcangelo. Quanto poi alla parola divo in significato di santo, egli fa conoscere con autorevolissime testimonianze non ostad e in niun modo le anti (' hltà cri stiane, siccome l' uso o abuso n' era inva lso sino da i tempi anteriori a s. Agostino. L' era di C•·isto che presenta l' epigr:.ìe, e che al dire d i alcuni archeologi dovrebbe più che ogni altra cosa oppm·si all' autent icità d i quel latercolo, non arreca alcun imbarazzo al eh. A., il quale asserisce assai ft·ancamente ch' esso fu in uso in Oriente prima che in Occidente. E se nel riminese aveano prevalso alcune greche costumanze, perchè non potè intt·odun ·isi unitamente alla devozione del glorios9 A•·congelo s. !Uichele l'uso dell' era cristiana? Egli combatte ~ alorosaruentc l'opinione di coloro che ne attribuiscono l' imentionc a Dionigio l' esiguo, non a~endo avuto ques to monaco altro merito, che di a~erla resa più nola e più comune in Occident~ mercè della celebre sua compilazione de' Canoni e delle Decretali, la qual collezione, come ognun sa, acquis tò subito gran credito nella Chiesa occidentale, e di venne la fonte della più gran parte delle collezioni de' canoni sino al XII secolo. Se la riferita iscrizione fu con molta intelligenza c saviezza difesa dal nostròo autore, egli non mostrò meno sapere nell' opporsi al sentimento di coloro, che negano aper-

7 lamente sia stata quella pie1 c un tempio gen tilesco, perché gl'imperatori avessero Ot·dinalo l' allco'l'amenlo <li ogni dclubro della gentilità. Yanissimo argomento egli è <juesto, essendo assai nolo, che malgrado Le emanale Leggi di distruzione, moltissimi templi pagani erami conservali intatti in ogni parte del mondo sottomesso alla romana dominazione. E i lamenti del sardiano Eunapio intorno alla totale dist i'Uziooe dei !empii della gentilità debbonsi, secondo la giusta ossenaziooe del eh. A., consider are quali iperboli , scusabili però in un fer vido d ifensore quale egli si era, del cullo delle false deità. llla che di,·e degli Eunapi de' nosh·i giorni, i quali pel cieco loro trasporto al sono c depravalo paganesimo, non cessano di lacerare coi mordaci loro scrill i i secoli c•·istiani, incolpandoli di barbarie re•· aver atterrali alcuni delubri, e con essi sepolti alquanti prctiosi oggelli di arte, mentre che essi medesimi non proferiscon parola al- <una di cOI,upatimcnto, o di leggiero sdegno dell' orrendo vandalismo, che dai seguaci della pretesa riforma nei secoli XVI e XVll, non cl•e nd XIX, fu commesso con ral>hia furiosa nei santissimi templi, nei monasteri , negli stabilimenti della Chiesa, contro i vasi sacri, le santi immagini c contro ogni monumento di arte c di sciema .!ci secoli cristiani! Non costerebbe fatica il mosll·are essere di gran lunga inferiore quella supposta barbarie dei primi cristiani al suddetto vandalismo esercitato dall 'eresia e dall'empietà uel corso dei tre ultimi secoli, rinnovato ai nost ri dì nrso gli augusti monumenti ddla pietà cristiana. I primi cristiani nella distru<ione di alcuni monumenti, o perchè fomentassero una nefanda li bidine e riprol'evole superlitiooe, furono guidati da g iusto e santo telo della propagation dell a religione che professavano; gli ultimi , tra1·iati cd increduli, 'i furono spintj da un odio implacabile Terso la Chiesa. Dopo aTer additato con non meno luminosi schiarimenti e prove l'antichità del Comune A•·cangeliano, si acringc i: eh. A. a !esserne i fast i religiosi e politici, i quali presentano mJo 51 arialo ed interessante aspetto, ma di cui ne in-

8 cresce non permettano i ristretti limiti di poche pagine intertenerci con diiTusa ed opportuna narrazione. Bella è la lotta che quel comune sostenne lauto contro Rimino, quanto contro la prepotenza dei 1\lalatcsta, sottraendosi al dominio or degli uni, or degli altri, cercando sempre di mantenersi indipendente, cioè soggetto immediatamente alla santa Sede. Quale tragico episodio di questa lotta dee aversi la morte di Francesca, cosi detta da rimino, il qual fatto può mettersi accanto a quelle infelici e sanguinose discordie intestine, che deturparono, o degradaron piuttosto, quasi in tulli gli stati em·opei la civile società, principalmente ai tempi del feudali smo, tempi di tetra ricordanza. Quel fatto ebbe bcnsl sua causa in Rimino, ma orrendo compimento in s. Arcangelo, come dietro la scoo·ta di documenti , di epoche e di prove irrefragabili è dimostrato dal eh. A. Il che se fu negato da 'Valenlissimi scrittori, non certamente pcrcltè avessero pro\•e contrarie, ma percltè non ne avean ess i esaminate con maggiore attenzione tutte Je circostanze che lo accompognarono. Non accadde adunque in Rimino, di dove i 1\Ialatesla erano esiliati sin dal 1288; e molto meno io Pesao·o, O\e non andarono essi che nel i291. 1\Ia è poi vera gloria l' a\cr rivendicato al nativo suolo fatto si tristo? Il nostro A. che lo vede interessare di molto la storia della Romagna e peo· reclami cloc ne furono allora fatti, cioil nel settembre del 1.289 dal reltore della provincia, dal marchese di Ancona, dai Polentani di Ravenna; e per essere stati dichiarati ribelli della santa Sede i 1\Ialatesta dal parlamento di Forli, se non per quel fatto, ma in quel tempo; c per la pace stabilita allora in s. Arcangelo fra il Comune di Rimino c i 1\Ialatesta, fra questi e i Polentani colla mediazione del rcttoo·e della Romagna, è lieto ùi ave•· potuto rivcndicao·e alla sua patt·ia un fatto cloe si annoda alla cronologia storica di quella provincia. Che se non fosse colà accaduto, e nel i289, rimarrebbcrsi senza alcuna nota di ' 'erilà le accennate circostante, cioè i reclami, la dichiarauonc del padamctlto, la pace stabilita: e forse la morto

9 stessa data a Francesca, di cui per altro niuno l1a mai dubitato, potrebb' essere convinta di falsità. Un Comune così ragguardevole come l' Arcangeliano, non potea rimanere scarso di monument i d' arte: c ciò che dimostra più la molta coltura de' suoi cilladini, è l'esserne colà stati istituiti non pochi si religiosi che scientifici e di ~ubblica utilità. Anche ella c prova di molto incivilimento, ,] presentare quella cillà una seri e ouorevolc di antiche c nobili f.1mi glie, molti iodi,•idui di cui si rendcttero insignì nella repubblica lelleraria e nella Chiesa. Contemplando adunqlfe la serie di queste fami glie, e le lor gcste riferite dal eh. A., non possiamo che aderire al suo giusto trasporto patrio, dicendo cl1e s. Arcangelo, sotto i rapporti accennati può eccitare imidia a molte altre più grandi e più illustri città italiche. Ed in verità quale città non recberebbesi a gr an vanto di aver dato i natali ad tm sommo Gerarca della Chiesa, <(Uale si fu Lorenzo Gongonclli, ossia Clemente XIV? Che poi quella ci ttà sia riguordcvole per lo ingegno non solo guenie•·o, ma ben anche arti stico c scientifico de' suoi cittadini, non meno che per la eroica pietà cristiana di alcuni di essi che ottennero pubblica venerazione, lo fanno conoscere i SO'Ilmi uomini ch' ella produsse. I beat i Simone Balacchi e Roberto 1\la\atesta e la venerabile suor lllaria Canili furono arcaogeliani. P rimeggiano nella serio <le' n lenti artisti e letterati, Guido Cagoacci pittore; F•·ancesco Michioi celebre anatomico e fuico sin dal i 530; Giuseppe Enea e Gaspare Garatoni, l' uno sommo astrouomo c matematico, l'altro • ersnllssimo jo ogni genere di letteratura; Costantino Ruggieri fu classico letterato. llfa s. Al"cangelo può principalmente gloriarsi di avere f•·a i suoi ci ttatlini il celebratissimo monsignor Gaetano Marini, la di cui fama, mercè i moltiplici e classici suoi lavori archeologi c tliploma!.ici, non perirà giammai, ed ha essa percorso la E uropa in tutta la sua estensione. E non potd anche recarsi a somma gloria la stessa ci ttà di a1·er rice{uto nel nos tro eh. A., l'illustre suo concitladino, il degnissimo ni-

10 pote tli Gaetano !\farini, giudizioso, abile e dotto narratore de' fasti patrii, vietandoci la di lui esimia modestia di tessere altri dogi giustamente dovuti alle varie sue produzioni letterarie? Agostino Tbcincr Slltttdolt M\: Om\OT\o. Non deve essere tacciato monsignor ~larini di poca critica, nè alcuno dee dolersi, ch'egli abbia asserito non , esser l' AUSA l' antica APRUSA; e Francesca da Rimino sia morta piuttosto in s. Arcangelo, anzicchè in quella città. Egli affermava nel discorso preliminare di non voler su di ciò stabilir canoni. Sull' Ausa sono necessarie ragioni più convincenti delle addotte da nlalatesta Porta, dal card. Garampi, e da altri difenditori del Rubicone per potere senza offendere la verità, rinunciare alla opinione, che quel torrente non sia l' Aprusa indicataci da Plinio. Di Francesca scrivea, seguendo le epoche mostrateci dal cav. Clementini, il sentimento del quale dee p•·eferirsi a quello di molti altri, che non furono alla portata di poter essere così bene inform~ti di quel fatto, siccome lo era stato il Clementini, che tutti ne avea osservati i documenti relativi che si conservavano negli archi vi di Rimini. Dunque sono opinioni le esposte su questi argomenti nelle memorie di s. Arcangelo, a cui il eh. autore non accorda tanto credito a dover essere llenute sicurissime.

Forolivii 7. Aprilis 1845. IMPRIMATUR Fr, ALOYSIUS TIIOMAS FEnnARINI O. P. S. Th. Lect. el Vie. S. oa. 1 1orolivii 8. Aprilis 1815. IJIIPRJMATUJI VINCENTIUS Caa. Doct. SILV.\GNJ Sncr . Tb. Pro!. et Pro - V1c. Gen.

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