Lionello Venturi - Per la libertà della fantasia creatrice

• L'ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA LIBERTA' DELLA CULTURA si è costituita per diffondere in Italia i principi definiti in un Manifesto agli intellettuali italiani pubblicato in Roma il 1° diçembre 1951. Questi principi sono stàti così formulati : « Noi riteniamo che il mondo moderno può proseguire nel suo avanzamento solamente in virtù di quel principio di libertà del1a coscienza, del pensiero, dell'espressione, che si è faticosamente conquistato nei passati secoli. Noi riteniamo che, in quanto uomm1 e cittadini, anche coloro che professano le arti e le scienze, siano tenuti ad impegnarsi nella vita politica e civile, ma che al di fuori delle tendenze e degli ideali politici e delle preferenze per l'una o per l'altra forma di ordinamento sociale e di struttura economica, sia loro dovere custodire e difendere la propria indipendenza e che gravissima e senza perdono sia la loro responsabilità ove rinuncino a questa difesa. E riteniamo, infine, che, nell'attuale periodo storico che ha visto e vede tanti sistematici attentati alla vita dell'arte. e_ del pensiero da parte dei potenti del giorno, i liberi artisti e scienziati siano tenuti a .!?restarsi reciproca solidarietà e a confortarsi nel pericolo » . bibi1otecag1nobianeo

Considerazioni sul fema LO SPIRITODELLA PITTURADELXX SECOLO Per la libertà della fantasia creatrice di Lionello Venturi bibi1otecag·riobianeo

b1bliotecaginobianco Conferenza tenuta in lingua francese il 26 maggio I952, a Parigi, nel corso dei dibattiti organizzati dal Congresso Internazionale per la Libertà della Cultura, congiuntamente al festival "L'Opera del XX Secolo". La traduzione è stata curata dall'autore. Copyright A. I. L. C.

In un recente articolo Ignazio Silone (Arts 28-V-1952) ha suggerito spiritosan1ente che è meglio dì parlare delle libertà al plurale an- ~ichè della libertà al singolare, quando si tratta della cultura, perchè le libertà concrete considerate necessarie sono numerose, e quando si parla della libertà in generale si corre il rischio di cadere nella retorica. Per aderire alla giusta osservazione dell'illustre amico, mi domando: poichè tutti" riconoscono all'artista il diritto di essere libero, di quali libertà deve egli godere? Prima di tutt.o un pittore deve avere la libertà di comprarsi i colori e le tele per dipingere, e purtroppo le attuali condizioni di parecchi artisti anche di valore non permettono loro questa elementare libertà dal bi.;. sogno. D'altra parte l'Associazione ·per la li3 bibliotecag•nob1anco

bertà della cultura non· può intervenire in questo problema che i governi devono affrontare in modo molto più organico che assegnando qualche pren1io o facendo alcuni acquisti nelle maggiori esposizioni. Si capisce che la nostra associazione deve porsi un problema di altro tipo e cioè la libertà delltartista a dipingere o a scolpire come gli pare e piace. Ed è questo un problema estremamente complesso e di difficile solu- -zionet perchè vi interferiscono le volontà non solo dei governi, ma anche di quei privati ,che possono acquistare unt opera dt arte e dei critici che li assecondano. Bisognerà quindi considerare i vari aspetti del problema. Tutti ricordanù come Hitler fece vendere dai musei germanici le pitture .e le sculture che non gli piacevano e che rappresentavano il meglio delltarte moderna. Anzi egli fece organizzare una esposizionedegli orrori che gli amatori tedeschi andarono ad osservare con molto interesse perchè da tempo non avevano avuto in Germania una così bella esposizione di arte moderna. Mussolini aveva la velleità di fare altrettanto, ma dovette fare i conti con la resistenza del gusto e non potè impe4 b1bhotecayu1u ianco

-dire agli Italiani di sentire la grandezza di Modigliani. Oggi la velleità in qualche capo di stato •d'in1porre il suo gusto non manca ma è sporadica e inefficace. Anche Truman ha detto che lo scopo della pittura è quello di rappresentare gli oggetti della natura tali e quali si vedono, ma il suo momento di cattivo umore è stato dimenticato presto, persino da lui. Non n1ollano invece il Signor Stalin e i suoi collaboratori che impongono al popolo so-- vietico il così detto << realismo socialista>>. È possibile che si faccia dell'arte in Russia, ma certamente la si nasconde agli occhi del dittatore : ciò che non è nascosto e che il governo sovietico pubblica come i modelli migliori della pittura sovietica presenta un gusto che non è barbaro, ma è il nulla. Tutti conoscono il piacere che la piccola borghesia prova per ciò che è meschino, banale, in una parola conformista. Quel piacere si trova bene illustrato dall'arte sovietica: non che essa abbia trovato la forma di quel piacere perchè non si può immaginare una forma informe, ma ne ha trovato appunto l'illustrazione pratica. E ciò che òffende uno spirito libero è la menzogna 5 bibliotecagmob1anco

continua, inevitabile e perciò tanto più spaventosa. Ho sotto gli occhi r album, pubblicazione ufficiale del governo sovietico, intitolato << La grande guerra patriottica, sezione pittura>>. Nessuno potrebbe trovare a ridire se in un simile album i ritratti di Stalin fossero frequenti, ma ciò che è spiacevole è precisamente il fatto che l'uomo Stalin scompaia e rimanga soltanto il pupazzo che sta sulle linee della difesa con canocchiale pronto, ma non davanti agli occhi per non interrompere il volto, oppure il generalissimo che segue su una carta, senza nemmeno guardarla, le disposizioni delltarmata, ovvero il capo arringante i partigiani che pendono dalla sua parola con r aria più idiota del mondo, o infine il medesimo che parla in una aula affollata per il XIV annuale della rivoluzione di Ottobre, e solleva il bicchiere in un grande pranzo che potrebbe essere in una reggia, in onore del popolo russo. A guàrdare le riproduzioni di queste pitture, vengono in mente le illustrazioni dei giornali popolari della fine del secolo scorso, oppure certi balletti inneggianti al progresso infinito di 6 bibliotecaginobianco

tipo Excelsior. Ci si rifiuta di pensare che un popolo come il russo, che è stato grande nella pittura del secolo XV e che proprio attorno alla rivoluzione di Ottobre aveva pur prodotto qualche personalità di grande valore, e basterebbero i nomi di Soutine e di Chagall, abbia distrutto in sè stesso qualsiasi decenza dtarte. E non è soltanto Stalin che toglie il cervello ai suoi pittori; guardate il ritratto di Vorosi-. lov, guardate come le sue 13 medaglie sono ben messe in fila runa dopo r altra sul petto e osservate che ctè il posto per la 14a, tin fiore del pittore al generale. Il pittore si chiama Gerasimov: il dittatore della pittura sovietica, colui che ha chiuso il Museo dtArte Occidentale di _Mosca per evitare i confronti con Cézanne e Renoir e con altri altrettanto decadenti pittori occidentali. Il medesimo pittore ha fatto il ritratto di Molotov mentre parla e apre le braccia; ciò che mi meraviglia è che il Signor Molotov non prenda a schiaffi il Signor Gerasimov. I commenti alle varie tavole che qui si riproducono, una piccolissima parte delltalbum, sarebbero superflui. Mi contenterò di attirare la vostra attenzione sulla rappresenta7 ' bibliotecagmobianco

zione èielYufficiodi leva dove dei giovanotti si spogliano davanti a una ragazza che deve sceglierli o rifiutarli con unt aria che vuole essere un superamento della questione sessuale e che è di un ridicolo infinito. Anche le scene di genere sono tinte di un falso eroismo che disgusta, come le due amiche che non sanno nemmeno essere sentimentali, e infine la Piazza Rossa il g maggio tutta illuminata dai riflettori e dai fuoci artificialit perchè scenda dal cielo fimmagine protettrice di Stalin. Il quale evidentemente non deve crederé alla iettatura. Alcuni di questi pittori imitano Meissonier, altri Millet, altri ancora MenzeL È un peccato perchè il comunismo vale meglio di questo. Se un giorno i pittori sovieticì si accorgeranno di Daumier potranno persino scoprire. la forma di un operaio. Ci sono dei pittori comunisti che vivono nei paesi liberi, come ritalia, la Francia o qualche altro paese occidentale, e che, dipingono come i non comunisti perchè capiscono che il loro credo politico non deve sacrificare la propria fantasia pittorica; ma c1 sono altri 8 bibllotecaginob1anco

pittori co111unistiche invece pretendono di far concorrenza ai Gerasimov. La responsabilità morale che si assumono i dirigenti comunisti dei paesi occidentali è molto grave, perchè infine uccidere per conformismo politico la qualità creatrice di alcuni giovani è un delitto. È vero che quei pittori i quali si lasciano convincere dai loro capi politici devono essere stati incapaci di fare della arte anche prima; quindi se essi hanno sentito la loro vocazione di comunisti come prevalente sulla loro vocazione di artisti, tanto peggio per loro. È questo il giudizio che sorge spontaneo, di fronte al nuovo tipo di << trahison des clercs >>. Eppure questo giudizio lo si pronuncia di mala voglia, perchè non è vero che tutti i nuovi conformisti mancassero delle qualità di pittori. E ciò che dispiace è di comprendere che si tratta per loro di una malattia morale, una di quelle che fanno tanto male alla vita presente. E però tanto maggiore ammirazione sentiamo per gli altri che, pur essendo comunis~i, continuano tra molte difficoltà la loro strada artistica~ Tre anni fa una conferenza tenuta a Mosca rendeva ridicola l'arte occidentale moderna 9 bibliotecaginobianco

proprio per il suo distacco dalla rappresentazione del reale; e soprattutto metteva alla berlina Picasso per la maniera con cui indica gli occhi nei volti. Finita la conferenza, uno deWuditorio chiese se era vero che Picasso fosse comunista, e la risposta fu che egli era sì comunista ma deviato, e che i suoi capi francesi, i signori Thorez e Duclos l'avrebbero messo sulla buona strada. Se mai questa risposta ufficiosa fosse giunta alle orecchie di -Picasso, m' imn1agino la sonora risata che l'artista avrebbe fatta. Nel Salone di Maggio di quest'anno a Parigi ho veduto una scultura di una capra proprio di Picasso. Sembrava che lo scultore avesse messo a pezzi una capra e l'avesse poi ricostruita a suo modo per rivelare l'animalità così piena della capra come nessun animale reale avrebbe potuto esprimere. Come potere mettere in testa ai comunisti che proprio per opera della fantasia umana è possibile raggiungere una rappresentazione più vera del vero e di trovare perciò una forma rivelatrice che nè la fotografia,. nè l'inetto realismo socialista potranno mai dare ? E perchè Picasso potesse compiere quella capra << epica >> era necessario che per IO bibliotecag nob1anco

molti anni egli fosse un rivoluzionario e inventasse le astrazioni del cubismo. Immaginate un Picasso conformista: che spregevole farsa! Non mtè ignoto che le anime timorate formulano untobbiezione al legame stretto fra libertà e creazione artistica. E tirano in ballo i grandi mecenati del Rinascimento, i duchi di Milano, di Mantova, di Ferrara e di Urbino, i papi artisti Giulio II, Leone X, Paolo . III, nonchè Carlo V e Filippo II, tutti personaggi che non erano precisamente iscritti nel partito liberale e che tuttavia hanno promosso ~lcuni dei maggiori capolavori del Rinascimento. Bisogna pure rispondere che l'arte italiana si è sviluppata a Firenze e a Venezia, prima di essere stata accolta nelle corti, e cioè si è sviluppata secondo i bisogni della fantasia degli artisti e non secondo le direttive dei papi o degli imperatori. E • dt altra parte, il rispetto che i mecenati del Rinascimento avevano delltopera dei loro artisti, è rimasto ·fa"" moso nella storia e nella leggenda come quella di Carlo V che raccoglie il pennello a Tiziano. Il guaio delltarte attuale diretta dalla politica è proprio nella impudenza con cui gli uomini ·politici impartiscono le loro direttive agli artisti. II bibliotecaginob1anco

Senza contare che le antiche dittature non riuscivano mai a toccare l'aspetto intimo della libertà, la libertà del pensiero, come fanno le dittature moderne. Forse·il primo responsabile è stato Napoleone III, che ha sostenuto, sia pure indirettamente, l'arte di Ingres contro quella di Delacroix e· di Courbet. Le dichiarazioni di << mea culpa>>fatte da alcuni musicisti o direttori di films, anche grandi, in omaggio alla volontà di Stalin, chiudono un periodo che se dovesse continuare rappresenterebbe la morte dell'arte. D'altra parte non è soltanto dalla Russia che vengono gli ostacoli della incompetenza e della sciocca pretesa di giudicare di tutto. V'è in occidente una opinione ufficiale che eser-. cita quasi dovunque un'azione tirannica. Se un privato adora l'arte accademica, in nome della libertà di pensiero, non possiamo nulla rimproverargli; c'inchiniamo e gli lasciamo il diritto di essere idiota. Ma se le ordinazioni ufficiali o i premi ufficiali prendono la via dei pittori che non sono stati artisti nemmeno I un quarto d'ora nella loro vita, abbiamo lo svantaggio di vedere il pubblico denaro speso male, anzi sottratto all'incoraggiamento della; IZ bibliotecaginobianco

arte autentica. La nostra protesta a questo proposito è legittima e necessaria. Ma vi è qualcosa di anche più grave che un'ordinazione o un premio sbagliati,· e cioè il disorientamento dell'alta cultura rispetto all'arte moderna. Qualche eco di tale disorientamento si è avuto persino nel congresso per la Libertà della Cultura tenuto a Parigi nel maggio scorso. Io ho inteso parecchie voci disperate per le attuali condizioni di vita che distruggono l'arte moderna. L'industria, la macchina, la radio, le edizioni a roo.ooo esemplari, la stessa stampa, sarebbero sul punto di uccidere quella normalità e spontaneità di vita che permette la creazione artistica. Qualcuno disse che<la poesia per essere autentica doveva essere cantata come la cantava Omero, e mai più dopo di lui. Altri disse che la poesia consisteva anche nel modo di scriverla, e che la stampa l'ha definitivamente uccisa. Ed altri disse che le pitturè cubistiche erano state create con intento buffonesco e che d'altronde con il medesimo scopo aveva poetato l'Ariosto e inciso i suoi capricci Goya. Codeste autentiche buffonate furono persino applaudite in un ambiente che sembrava abituato a suicidarsi r3 bibliotecag nobianco

ogni sera salvo poi a rinascere il mattino dopo con la testa pesante. Ma è facile obbiettare che sarebbe inutile di lottare per la libertà di una cultura senza credere chtessa sia vitale. Ctè stato un altro momento nella storia in cui la cultura tirannica ha impedito il fiorire delltarte: il periodo neo-classico; e r arte è tornata quando il romanticismo l'ha liberata dalla tirannia del passato. Noi dobbiamo avere fede nella nostra cultura e anche nella pittura e nella scultura attuali. È tempo dtaffermare che la libertà dtimmaginazione, di fronte allo studio obbiettivo della natura quale si è affer.c mato negli ultimi cinquanta anni, fa del nostro tempo una grande epoca artistica, l'inizio di unt èra che non ha finito di riservarci delle sorprese. Gli artisti del nostro tempo hanno realizzato appieno r autonomia delltarte, essi hanno portato la pittura e la scultura al livello delltarchitettura; e perciò la possibilità della loro capacità espressiva dipende soltanto dalla forza del loro stile. Tra la presentazione di una forma e la rappresentazione di un oggetto essi hanno preferito la presentazi,one. Tra resistenza di untimmagine e razione del soggetto di quelltimmagine, essi hanno prefebibiiotecaginooianeo

rito la esistenza. Ciò che resterà dell'arte del XX secolo, ciò che fa la sua grandezza, è la coscienza dei diritti della fantasia, il coraggio di seguire fino in fondo la libertà della fantasia. A Parigi, nel maggio, varie esposizioni ci permettevano d'intendere questa verità. Anzi tutto l'esposizione intitolata l'Art du XX Siècle, promossa dall'Associazione internazionale per la Libertà della Cultura, dove tutti i migliori pittori del nostro secolo erano rappresentati con opere significative, anzi con le loro opere più ardite. Se ne ricavava l'impressione di uno slancio meraviglioso verso lo ignoto della fantasia. Ma c'era un'altra esposizione, assai più modesta, dedicata alla Natura morta che confermava l'apprezzamento dell'arte moderna. Si cominciava la visita con una piccola meraviglia di Jacopo de' Barbari, veramente un << unicum >> del Rinascimento italiano, e dove lo stile aveva una grande importanza. Attraverso i secoli altre opere affermavano appunto il loro valore di stile, per esempio quelle di Zurbaran e di Chardin. Ma l'insieme della mostra, tutta rivolta alla rappresentazione obbiettiva dell'oggetto naturale, ci parlava più di dilir5 bibhotecagmobianco

genza e di abilità che di creazione. Finchè si giungeva alla sala dov'erano esposti i quadri di Picasso, di Braque e di Matisse. Potevano essere delle nature morte, secondo dicevano i titoli, ma secondo la pittura quei quadri erano delle semplici fantasie e a guardarli ci si sentiva riconfortati. Ancora un'altra esposizione ci rallegrava, quella che il governo italiano aveva organizzato: Tesori d'arte del Medio Evo in Italia. Confrontata con l'arte classica quella del l\tiedio Evo è un'arte astratta per eccellenza. Con piena fede nell'ispirazione divina l'ar- . tista non ·studiava più la natura. Molti artisti geniali hanno creato allora dei capolavori presentando delle forme e dei colori magnifici, senza pretendere alla rappresentazione. E mentre sostavo davanti a una testa del IX secolo in musaico sentivo pronunziare dal pubblico incantato il nome di Picasso. Se ricordiamo quanta fatica e quanti anni sono stati necessari per fare riconoscere il valore dell'arte del Medio Evo, ci rendiamo conto delle difficoltà che pittori e scultori hanno sempre avuto per far coniprendere il loro linguaggio. La stessa cosa avviene oggi: bisogna 16 b1bliotecaginobianco

evitare di curare coloro che non sono malati. Lasciate fare i pittori e gli scultori: sanno quel che si fanno assai meglio di noi. Il meno che si possa esigere da una associazione come quella della Libertà della Cultura è quel tanto di fiducia che eviti la schiavitù della paura. (Tradotto dal francese dall'Autore) 17 bibliotecaginob1anco

Il dibattito pubblico su <<Lo spirito della pittura del XX Secolo >>si è svolto il pomeriggio del 26 maggio 1952 nel Centre des relations internationales della rue François I davanti a una sala gremita di ascoltatori. Il presidente della seduta, Jean Cassou, ha così situato l'argomento dell'arte figurativa moderna nell'insieme dei problemi già trattati nei precedenti dibattiti dell'<<Opera del XX Secolo 1 >: <<L'arte figurativa moderna è stata accettata dalla società?>>Uno sguardo di insieme sulle evoluzioni che l'arte ha subito negli ultimi due secoli, gli permette di constatare che l'arte moderna, dopo essere stata avversata per tutta la seconda metà del XIX Secolo, ha ormai ottenuto nei paesi occidentali, il suo diritto di cittadinanza. Ci si può però chiedere se tale successo, tale apparenza di consenso da parte della società, sia effettivamente profondo e corrisponda ad una reale presa di coscienza da parte della società moderna, o non sia solo un frutto della valorizzazione :finanziaria e commerciale che negli ultimi decenni ha fortemente contribuito alla diffusione delle opere dei pittori viventi. D'altra parte, l'apparente accettazione solleva, anche a prescindere dal suo reale grado di profondità e di convincimento, il problema dell'utilizzazione da parte della soçietà moderna di quest'arte che in defi18 bibliotecaginob1anco

nitiva è creazione di uno stile e ha quindi raggiunto, con l'affermazione di un linguaggio plastico del tutto nuovo ma ormai sufficientemente caratterizzato, il punto culminante del proprio sviluppo. << Si direbbe che il momento sia giunto in cui si possa dire che la nostra epoca possiede 1a propria arte, il proprio stile. Rimane da vedere che cosa il mondo moderno farà di questa sua arte, di questo suo stile, e quali ne saranno le applicazioni. Se l'arte figurativa moderna è veramente entrata a far parte , della vita della società, deve apparire nel consumo di quest'ultima, nell'uso degli oggetti quotidiani, nel decoro della vita; deve, infine, trovar posto nella monumentalità di questa sua epoca >>. Si dice infatti, precisa Cassou, che un'epoca ha raggiunto il proprio stile quando la caratteristica della sua arte .- architettura, pittura, scultura, decorazione - distingue i suoi monumenti. I monumenti rappresentano un uso sociale, sono edifici pubblici. Di conseguenza, la creazione di tali monumenti, sulla base dell'arte-d'una determinata epoca, è la prova della profonda e reale accettazione della sua . arte da parte della società. .Fra i pittori e critici d'arte chiamati a pronunciarsi sull'accettazione o meno dell'arte figurativa moderna da parte della società, figurano il pittore Von Ripper, lo scrittore e studioso d'arte Edgar Wind, il critico e saggista inglese He~bert Read, il critico e storico d'arte francese Bernard Dorival, oltre a Lionello Venturi del cui intervento abbiamo riprodotto il testo integrale, anzi sviluppato per questa edizione. Il problema definito . dal presidente nella sua allocuzione d'apertura r9 bibliotecagjnob1anco

presentava la possibilità di una duplice analisi della situazione in cui si trova l'arte figurativa moderna per rapporto alla società : una, sui rapporti fra arte e società in sede di creazione artistica, essendo inteso che un'arte è strettamente determinata dalla propria epoca; l'altra, sul rapportò che si stabilisce fra la società e l'opera dei suoi artisti. Il pittore Von Ripper ha esaminato l'arte moderna soprattutto in rapporto all'epoca che l'ha generata e condizionata. Egli ha constatato la grande varietà di quest'arte, che ritiene nata come rivolta contro i metodi tradizionali, come lunga serie di tentativi fatti dagli artisti per risolvere i problemi della pittura con metodi originali e con ìe conoscenze d'un mondo nuovo. Come ogni arte di altri tempi, essa è stata sensibile allo spirito dell'universo esteriore, dei cui mutamenti l'artista si rende conto e che segue anche quando l'uomo medio non li abbia ancora avvertiti o non sia riuscito a capacitarsene. Ammesso che il valore di un'opera d'arte non possa essere nè calcolato, nè valutato altrimenti che attraverso l'intensità con la quale riflette nel proprio contenuto e nella propria forma la profondità dell'esperienza acquisita dal suo creatore, ne segue che il contenuto e la forma vanno considerati come due elementi inseparabili che non possono esistere l'uno senza l'altro. La grande varietà dell'arte moderna deriva dunque, secondo l'oratore, 'dal fatto che l'epoca moderna crea sempre nuove esperienze, e i div~rsi metodi e stili pittorici sono il modo in cui ognuno interpreta ed esprime la storia del nostro tempo e la propria esperienza. Il fat20 bibliotecaginobianco

tore comune che unisce però indistintamente fra di loro tutte queste opere è un concorde abbandono della pittura oggettiva del mondo visibile in favore di una visione soggettiva. Le scoperte .della meccanica moderna hanno rivoluzionato la conoscenza umana; la vita dello individuo ne ha subito un mutamento fondamentale, sulla cui traccia il pittore moderno è giunto a dipingere_ piuttosto ciò che sa, invece di ciò che vede. E poichè la visione soggettiva o astrazione contiene quasi sempre un elemento completamente nuovo nella storia della pittura, il tempo, fattore essenziale del mondo moderno, può essere individuato quale movente delle nuove ricerche pittoriche. Considerata dunque dal punto di vista della creazione artistica, l'arte :figurativa moderna non è altro che la espressione più condizionata del tempo moderno, e costituisce lo stile della nostra epoca. Rimane da chiedersi per quali motivi, ha detto Von Ripper, essa trovi una difficile accettazione da parte della società, che d'altra parte fa facile e buona accoglienza alle proiezioni della pittura moderna nel campo dell'arte applicata e particolarmente in quello pubblicitario. A proposito della difficoltà di, accettazione che ia pittura incontra, l'oratore dice : << L'estetica e, a quanto si può pensare, la conseguenza ultima dell'arte astratta, sarebbero 6l'abbandono completo di ogni contenuto, in favore del non-oggettivo, della pittura chiamata pura. Temo personalmente che una siffatta forma di pittura, in virtù della sua, purezza stessa, abbia per risultato un ancora maggiore isòlamento dell'artista, un allargamento ulteriore di quell'abisso fra 2I biblioteéaginob1anco

lui e il pubblico di cui si parla. L'uomo non è puro, anche se si sforza di esserlo. L'esperienza umana purtroppo non è quella della purezza, e la purezza in pittura, non potrà riuscire ad abbracciare tut~e le' esperienze di tutte le passioni umane. Perciò una pittura siffatta non potrà avere che un pubblico ristretto >>. Per quanto si riferisce alla constatazione che lo stile dell'arte figurativa moderna è assai bene accetto alla società quando influenzi di sè le arti applicate, l'oratore suppone che, determinato com'è dalle particolarità della vita moderna, lo stile figurativo moderno risulti al pubblico più co~- prensibile nell'ambito della vita commerciale, mec~;- nica, quotidiana, che non in quella spirituale. L'oratore ha constatato quindi che, pur essendo l'arte moderna l'espressione fedele della sua epoca, l'artista è isolato dalla società come non lo fu mai prima di ora. Secondo Von Ripper, i motivi non sono però solamente _quelli che nascono dagli argomenti a cui ha accennato, ma possono risiedere anche nella complessità sempre crescente del mondo moderno, .nel costante aumento della popolazione, nel ritmo stesso della vita della nostra epoca. Perchè, egli fa notare, ·se i nuovi mezzi di diffosione e divulgazione servono la causa dell'arte d'una parte, le nuocciono dalraltra; e il personaggio nuovo dell'intermediario - il critico, il mercante di quadri e l'editore di libri d'arte -, se.gioca un ruolo importantissimo nella diffusione dell'opera e nel favorire il contatto con il pubblico, presenta per l'arte stessa dei grav1ss1m1inconvenienti. 22 bibliotecag1nob1anco

Se questa è la problematica dell'arte moderna, che, determinata strettamente dalla sua epoca, incontra malgrado ciò difficoltà incredibili per radicarsi nella società, tale problema non può comunque, ha concluso l'oratore, in nessun modo venire risolto dal realismo socialista, come da alcune parti si vorrebbe far credere. << L'insistenza per imporre il cosidetto realismo socialista ha un solo fine : il controllo dell'arte >>. Dopo l'intervento di Lionello Venturi che è avvenuto in questo momento, ha preso la parola Edgar Wind per muovere alcune osservazioni all'indirizzo dato al tema dagli oratori presenti, indirizzo che egli considera parziale e insufficiente. Wind rivolge ai presenti la domanda se non vi sia errore o perlomeno esagerazione nel volere considerare le manifestazioni artistiche, e in particolare le opere dell'arte figurativa moderna, in un senso grave, pieno di storiche responsabilità e intenti. << Forse la malattia del nostro secolo è il pedantismo>>, egli ha detto esponendo la propria impressione che la arte moderna sia essenzialmente un'arte di capriccio e di gioco, impressione che non pregiudica affatto la sua validità e il suo significato nella problematicità profonda del nostro tempo, ma che può fornire una nuova , e forse più efficace chiave d'interpretazione sia alla società che all'artista. << I nostri artisti non sono grandi in alcun momento come quando non si prendono sul serio >>,ha detto l'oratore, adducendo alcuni esempi. Le sue considerazioni lo inducono a sospettare l'arte moderna di sentirsi attratta dalle scienze e di volersi camuffare da arte di ricerca, pur non abbandonando la prece23 b1bliotecaginobianco

denza fondamentale che accorda al più libero gioco de1la fantasia. L'oratore ne è portato a chiedersi in quale misura l'artista non sia direttamente responsabile della situazione di cui si dichiara vittima: l'arte moderna è secondo lui effettivamente un'arte volontariamente marginale in quanto l'artista non vive più al centro del mondo, non costituisce più l'umanità. Se così appartato egli corre il rischio di lasciarsi imprigionare dalle ossessioni, invece di riuscire a liberarsene, si troverà coinvolto nel dramma di non sapere più giocare, vittima anche lui di quel pedantesimo che ci distingue. Lo spunto polemico di Edgar Wind è stato seguito da una requisitoria di Herbert Read contro l'impostazione data dagli organizzatori e dagli oratori precedenti alle manifestazioni dell'<< Opera del XX Secolo>>, confermando in certo qual ·modo la denuncia d'un' eccessiva gravità e immobilità di pensiero fatta da Edgar Wind. Egli si è rivolto comunque non contro un modo di indagine ma contro l'atteggiamento di beatitudine di cui danno prova coloro i quali considerano l'arte moderna come qualcosa di definito e che vada consideratò in retrospettiva. Un simile atteggiamento gli sembra paragonabile a quello degli stati totalitari che subordinano l'arte alla filosofia politica, poichè <<esigere da parte nostra che l'arte sia conforme a una qualche presunta tradizione della cultura occidentale incorrerebbe allo stesso modo nell'errore dell'imposizione di un controllo. Qualsiasi atteggiamento deterministico in questa materia è assurdo e puerile >>. Ha preçisato che, sebbefl.e s1 possa ammettere che l'arte sia sempre in una certa bibliotecagmobianco

qual misura l'espressione delle condizioni sociali e economiche di un'epoca, il procedimento d'espressione non è per nulla diretto. L'arte non corrisponde mai a una idea preconcetta: essa dipende non dall'idea, ma dalla azione. Perciò la maggiore eresia che si possa commettere nei suoi confronti è quella di credere si possano determinare a priori le forme dell'arte. Si può al massimo, ha proseguito Read, tentare di caratterizzare la tendenza generale dell'arte nella prima metà del XX Secolo, che consiste nella transizione dal realismo al simbolismo. E se l'appartenenza del simbolo al campo figurativo o a quello astratto può fornire argomento di discussione, è però fuori dubbio che la Europa occidentale sia persuasa che esiste fra l'apparenza e la realtà una distinzione essenziale : per cui secondo l'oratore rimane inteso che l'arte occidentale è dedicata all'espressione realistica dell'apparenza. <<Tale è stato il fine dell'arte contemporanea, che non dobbiamo perdere di vista su istigazione di critici ignoranti o di uomini politici sprovvisti di sensibilità artistica >>. Eliminando con ciò come inutile una discussione che tenga conto d'un conflitto fra realismo socialista e arte astratta, Read è passato a considerare quello che gli sembra il vero problema dell'arte moderna: la sua mancanza di una parallela arte popolare. <<Duearti dovrebbero andare di pari' passo : l'arte professionale di uomini che coscientemente cercano di esprimere tutta la profondità e differenzazione dello spirito umano, e l'arte ingenua del popolo che esprime le sue passioni e ossessioni - morte, desiderio, felicità. Qualche volta accon25 b1biiotecagmobianeo

/ discendiamo a parlare d'un'arte per il popolo, tentiamo invano di mettere il popolo in contatto con la nostra arte professionale, la nostra arte ieratica - e siamo delusi di constatare l'indifferenza e magari l'ostilità del popolo >>.Se le condizioni che renderebbero possibile il sorgere di un'arte popolare sono determinate condizioni sociali e economiche, che esulano dall'ambito della discussione, Herbert Read ha osservato però che il loro sorgere presuppone la rivolta e la rivoluzione, così come nel campo' della cultura solamente un atteggiamento di rivolta e di rivoluzione, non di difesa e di. beatitudine, è suscettibile di condurre alle soluzioni. << È· stato detto in un dibattito precedente che non potremmo vivere in uno stato di rivoluzione perpetua. Ma le forze contrarie di reazione e di consolidamento sono, esse, costantemente all'opera e in lotta per soffocare lo spirito creatore dell'uomo. Di conseguenza, siamo costretti a far regnare uno stato perpetuo di opposizione a questa forza di gravità che agisce in seno alla società>>. E poichè quanto appunto si può constatare a proposito dell'arte moderna è che essa ha dato prova di uno spirito avido di ricerche e di novità, Read ha invitato gli uomini riuniti a dibattere sui temi inerenti alla libertà della cultura, a non gettare uno sguardo soddisfatto sul passato, ma a volgersi verso l'avvenire; a non difendere posizioni acquisite, ma a proseguire : << Il solo.modo per fronteggiare il comunismo è di essere più rivoluzionari di lui >>. Secondo Bernard Dorival, che ha ripreso l'interrogativo posto dal presidente all'inizio dei dibattiti, sulla 26 bibliotecaginob1anc0

accettazione da parte della società odierna dell'opera dei suoi artisti, l'arte figurativa moderna penetra nella vita quotidiana mediante l'avvenuta risurrezione delle arti minori. Se quattro o cinque 'secoli fa, egli ha detto, la pittura stessa aveva ucciso queste arti minori, che, soggiogate dalla sua bellezza, s'erano messe ad imitarla, oggi sono gli stessi pittori che, lavorando nel campo delle arti minori, ridanno a queste ultime la loro autenticità. La vetrata era diventata una pittura su vetro; l'arazzo un quadro eseguito in lana. << Oggi le arti minori hanno cessato di voler essere un' imitazione della pittura per diventare sue arti parallele>>.Dorival ha citato Lurçat per l'arazzo, Rouault per la vetrata, Picasso e Chagall per la ceramica. << In tutti i campi i pittori moderni sono presenti per occuparsi direttamente di queste arti che sono infinitamente più collegate con la nostra vita che non lo sia la pittura>>. Lo stile dell'arte figurativa della nostra epoca è quindi secondo l'oratore, fosse per ora anche solo su questa via, entrato a far parte della vita della società. Egli si è dichiarato d'accordo con l'avvertimento pronunciato da Herbert Read sullo sbaglio che si commette_rebbe volendo considerare l'arte moderna qualcosa di chiuso e di concluso, e ha affermato: << L'arte moderna ha creato uno stile; essa ha trovato le vie per entrare nell'uso quotidiano : il suo rùolo e il suo cammino non hanno fatto che incominciare>>. Il presidente Jean Cassou ha allora invitato gli ascoltatori, che av:essero obbiezioni da muovere agli oratori precedenti, di chiedere la parola. 27 b1bliotecaginobianco

DISCUSSIONE L•invito del presidente è stato raccolto dal pittore polacco Joseph Czapski. Riferendosi a quanto ha detto Edgar Wind sul pedantismo con il quale si parla di arte moderna, a quanto ha detto Herbert Read sulla . estrema beatitudine di cui si dà prova nei suoi confronti quasi essa rappresentasse un vertice dell'arte mai prima d'ora raggiunto, il Czapski ha attaccato Lionello Venturi con i seguenti argomenti : << Lionello Venturi ha detto che la grande scoperta della nostra epoca è l'autonomia dell'immaginazione creativa e ha aggiunto che essa non esisteva prima d•ora. Non sono affatto sicuro se l'autonomia della immaginazione creativa di fronte alla realtà possa ritenersi superiore all'immaginazione creativa dello . oggetto >>.Egli ha anche criticato una frase di Venturi ·sull'esposizione parigina della Natura Morta. Passando al realismo socialista, Czapski ha detto che,· pur essendo un nemico dichiarato di quell'arte, egli non crede che Gerasimov commetta un grave errore perchè riproduce le decorazioni del suo modello. << Se il doganiere Rousseau avesse dipinto il medesimo quadro, si sarebbe inneggiato al genio>>.Secondo lui, l'immagina28 bibliotecaginobianco

zione artistica può bensì essere astratta, ma può anche essere altro, secondo la frase di Cézanne che i cubisti hanno un po' troppo dimenticatar Voglio avere ragione sulla natura>>. Subito dopo Lionello Venturi risponde. Le sue critiche relative ad alcuni pittori di natura morta non riguardano certo nè Zurbaran nè Chardin. Il rigore astratto dello stile di Zurbaran è fuori discussione. Egli ha parlato della meschinità di alcune ciliege dipinte, che fanno risaltare per contrasto la libertà fantastica di un Picasso o di un Matisse. Aggiunge che la minuzia con la quale sono rappresentate da Gerasimov le tredici medaglie con il posto per la quattordicesima, non è arte, qualsiasi cosa ne dica il pittore polacco. Con tutta evidenza egli non ha visto quel quadro, altrim•enti non l'avrebbe paragonato a un quadro di Henri Rousseau. Il valore di Rousseau è nel suo stile, il non-valore di un'opera di Gerasimov è nella assenza di stile : essa è i 1 nulla. Quanto poi al carattere di alcuni artisti moderni che il Wind ha chiamato funambolesco, il Venturi fa osservare eh' esso si richiama ad una tradizione romantica, tutt'altro che spregevole, che è stata teorizzata da J ean Paul Richter e da altri esteti e che si ritrova persino nell'arte classica. Von Ripper si è associato all'impressione riportata da Venturi di un sentimento di liberazione e di partecipazione quando si entri nella sezione_ dei moderni alla esposizione parigina della Natura Morta. << Benchè la 29 bibliotecaginobianco

espos1z1one raccolga pitture magnifiche dei secoli passati, che ci potrebbero fare impallidire d'invidia per la maestria con la quale sono state dipinte, quando entro _ nella sezione dedicata agli impressionisti, ai postimpressionisti, a Matisse, mi sento a casa. Il mio mondo è • questo>>. E con Herbert Read ha tenuto a sottolineare che con l'arte della prima metà del XX Secolo non siamo che agli inizi dell'arte della nostra epoca. Bernard Dorival ha chiuso la discussione con una osservazione a proposito del realismo socialista. Pur non volendo in alcun modo intraprendere una 1 difesa di questo ultimo, ha invitato gli astanti a µn esame di coscienza secondo la parola del Vangelo : << Chi è senza peccato, lanci la prima pietra >>c, hiedendosi se noi, discendenti di coloro che hanno maledetto e perseguitato gli impressionisti; non abbiamo anche un altro obbligo all'infuòri di quello di gettare l'anatema sul realismo socialista, che altro non è che il prolungamento di ciò che precisamente deliziava i nostri borghesi in altri tempi. Se l'estetica del realismo socialista è semplicemente l' estetica del piccolo borghese, egli ha ricordato che tale estetica trionfa ancora da molte parti nel nostro mondo occidentale, e che è nostro doveré iniziare da noi con l'eliminazione del cattivo gusto. 30 b1bliotecagmobianco

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI 1) F. P. RESETNIKOVIl, generalissimo I. V. Stalin. 2) I. M. ToIDZE, L;intervento di I. V. Stalin nella riunione solenne consacrata al 14° annuale della grande rivoluzione socialista d;ottobre. 3) S. V. RJANGINAA, miche. 4) K. M. FINONEG0V, I. V. Stalin sulle linee di difesa. 5) S. I. DuDNIK, Al punto di leva. 6) P. D. POKARZEVSKPIJr,ima delrattacco. 7) M. I. CHMEL;Ko,Il trionfo del popolo vincitore. 8) F. S. BoGORODSKIGJ, loria agli eroi caduti. g) F. A. MonoRov, Partigiani al ricevimento del compagno I. V. Stalin. rn) M. I. CHMEL;Ko, << Per il grande popolo russo». II) A. M. GERASIMOVK,. K Vorosilov. 12) A. M. GERASIMOV,. M. Molotov. 13) A. P. BuBNov, Il mattino sul campo di Kulikov. 14) P. P. SoKoÌ.ov-SKALJA,La liberazione di Kaluga. 15) V. A. ORLOVAR, itorno. 16) I. M. GuRVIC,La cavalleria va al fronte. 17) V. S. IvANOV,Sulla terra liberata. 18) B. V. JoGANS0N,La festa della vittoria. 19) V. F. STRANICH,Il g maggie sulla piazza rossa. 31 bibliote~aginob1anco

ABETE - Azienda Beneventana Tipografica Editoriale - Roma - Via Prenestina, 68 I bibliotecag1nob1anco

II, GE:NERALE I. V. STALIN b1bliotecagmob1anco

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O" O" ::J o O" o3 ::J (") o 2) I M. TOIDZE L'INTERVENTO DI I. V. STALIN NELLA RIUNIONE SOLENNE CONSACRATA AL 14° AXNL'ALE DELLA GRA);'DE RIVOL1JZIONE SOCIALISTA D'OTTOBRE

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3) S. V. RJANGINA AMICHE bibliotecaginobianco

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4) K. M. FINONEGOV I. V. ST ALlN SULLE LINEE DI DIFESA bibliotecaginou,c111{.;u

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S) S. I. DUDNIK AL PUNTO DI I~EVA b1bliotecagmobianco

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