Ignazio Silone - Uscita di sicurezza

:t-.J"essunsoi chiese: perché la libera volontà dei cittadini non può manifostarsi che in espressioni sporadiche? Perché non si potrebbe riorganiz_zare su di essa, in maniera permanente e stabile, la vita pubblica? A tanto nessuno arrivava. Ad ogni modo, non sarebbe esatto credere, dando una falsa interpretazione dell'episodio ora da me ricordato, che l'impedimento maggiore fosse la paura. La nostra gente chiunque la conosce sa che non è mai stata vile, fiacca, o molle. La rigidità del clima, la pesantezza del lavoro, l'asprezza delle condizioni della lotta per la vita l'hanno anzi resa una tra le popolazioni italiane più tenaci, più dure e resistenti. L'enigma non poteva dunque essere spiegato dalla paura, ma da qualcosa d'altro. Ed infatti le nostre cronache politiche, più ancora che di sorprendenti risultati elettorali consentiti dal segreto delle urne, ricordano numerose rivolte, brevi e localizzate, ma violente, distruggitrici, quasi selvagge. Gli animi umiliati e offesi erano capaci di subire senza lamentarsi i peggiori soprusi, ma poi esplodevano in occasioni impreviste. Il mio comune nativo, nell'epoca alla quale ora mi riferisco, contava circa cinquemila abitanti e l'ordine pubblico vi era custodito da una ventina di carabinieri comandati da un tenente. 4 • Questo elevato numero -di gendarmi era di per sé rivelatore. Tra i soldati e i carabinieri, durante la prima guerra mondiale, non correva un'eccessiva simpatia, essendo questi ultimi addetti ai servizi di retrovia e ve n'erano anche, come si raccontava, che nell'interno del paese si occupavano un po' troppo assiduamente delle mogli e delle fidanzate dei mili21 BibliotecaGinoBianco •

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