Egidio Reale - La libertà della cultura e la cultura di massa

01JLTIJBA. E SOCIETÀ La libertà della cu.ltura e la cultura, di massa ..IA ~ A PER LA LIBER'l'À DELLA CULTUB

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• EGIDIO REALE LA LIBERTÀDELLACULTURA E LA CULTURADI MASSA IN APPENDICE TELEVISIONE E TELE-CLUBS NELL' AMBIENTE RURALE ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA LIBERTÀ DELLA CULTURA 81bl1otecaGinoBianco

Lo scritto di Egidio Reale riprodotto in questo opuscolo è il testo, accresciuto e corretto dall'autore, del discorso da lui tenuto il 30 marzo 1958, in occasione della Assemblea generale annuale dei soci dell'Associazione italiana per la libertà della cultura. BibliotecaGinoBianco

LA LIBER T A' DELLA CULTURA E LA CUL'T'URA DI MASSA La cultura di massa, la trasformazione della cultura da patrimonio di individui o di ristretti gruppi a bene comune, a cerchie ed ambienti sempre più larghi, è uno dei fenomeni più importanti del nostro tempo, uno dei risultati più notevoli della grande rivoluzione delle cose e degli spiriti che, con ritmo sempre più veloce, si è andata operando a partire dal XIX secolo. Finché le masse popolari non furono immesse nella vita pubblica conquistando, con migliori condizioni di vita, se non l'uguaglianza di fatto, almeno la parità dei diritti, la cultura, anche nei suoi periodi più luminosi e fecondi, restò un privilegio di pochi, un bene che pochi contribuivano a creare e del quale pochi erano chiamati a beneficiare e godere. La rivoluzione industriale, le trasformazioni della tecnica, le rivendicazioni sociali, la formazione di una coscienza di classe, la conquista della libertà, la necessità del concorso cosciente delle popolazioni per la difesa e lo 5 BibliotecaGinoBianco

sviluppo delle istituzioni democratiche, gli stessi interessi delle classi dirigenti e persino le ·grandi guerre mondiali, che richiesero la partecipazione, diretta o indiretta di molti milioni di uomini, rendevano più viva l'esigenza di un'elevazione culturale oltre che materiale delle masse e più acuto in esse il desiderio di partecipare ad una vita intellettuale. In Italia per molto tempo, anche dopo il compimento dell'unità politica, ad ostacolare il sorgere ed il formar.si d'una cultura di massa, concorrevano, con le depresse condizioni economiche della grande maggioranza delle popolazioni, le pessime condizioni dell'istruzione elementare e un analfabetismo largamente diffuso. Un secolo fa, nel 1861, v'erano in Italia, su 1000 abitanti 860 analfabeti, con punte che, nelle, regioni meridionali, in Calabria e Basilicata, arrivavano a 912 per mille. Dieci anni dopo, nel 1871, ancora 729 Italiani su 1000 erano sprovvisti di ogni istruzione elementare (con punte che raggiungeranno 898 in Basilicata e 888 in Calabria). Quarant'anni più tardi, nel 1911, ancora il 47 % della popolazione al di sopra dei dieci anni risultava analfabeta (il 70% in Calabria). lVIolti erano coloro che consideravano qualsiasi istruzione delle masse un lusso, una cosa inutile e superflua e persino proponevano e talvolta riuscivano ad ottenere la soppressione nei bilanci di qualche Comune delle spese per le scuole. Per 6 BibliotecaGinoBianco

altri quell'istruzione era addirittura un male e un danno, un diabolico strumento di diffusione di dottrine rivoluzionarie causa di corruzione dei costumi e di rovina della nazione. Sull'esempio di quelle autorità ecclesiastiche che avevano denunciato nell'istituzione degli asili infantili un cc novello inganno di Satana », la _cc Civiltà cattolica », la più autorevole rivista della Chiesa, poteva affermare che, a migliorare le condizioni dei lavoratori, non era necessaria l'istruzione. cc Mezzo sicurissimo di benessere materiale - essa scriveva nel suo numero del 21 settembre 1872 - è il lavoro e l'assenza dei vizi. Ora al lavoro si richieggono le braccia e non l'alfabeto ». E quanto ai vizi, ad evitarli bastavan~ la buona educazione paterna e l'istruzione religiosa. Non molto tempo dopo, nel 1876, la stessa rivista, insorgendo contro il principio del1' obbligatorietà e gratuità dell'istruzione elementare, definiva i provvedimenti che quel principio accoglievano, una cc minaccia tremenda per l'ordine sociale » . Le condizioni nelle quali la maggior parte delle popolazioni viveva faceva sì che al fenomeno dell'analfabetismo altri, purtroppo non ancora scomparsi, se ne accompagnassero: quello di un frequente ritorno all'an·alfabetismo, di un analfabetismo recidivo e l'altro del semianalfabetismo. Molti che, avendo appreso a leggere e scrivere fra i 6 e i 1 O anni, non avevano occasione di servirsene, dimen7 BibliotecaGinoBianco ...

.. t1cavano presto i pochi elementi d'istruzione che avevano appreso ed altri, ancor più numerosi, che nelle statistiche erano indicati come persone che sapevano cc leggere e scrivere », limitavano la loro istruzione allo scarabocchiare e leggere la propria firma. L'azione per la diffusione dell'istruzione elementare, condizione indispensabile per il formar:- si di una cultura di massa, era costretta a seguire due vie, una prevalentemente ufficiale, da parte dello Stato e degli enti locali, per l'aumento delle scuole e degli insegnanti, la gratuità e l'obbligatorietà dell'insegnamento, l'altra, prevalentemente di istituzioni e gruppi privati per l'educazione popolare, diretta in particolare agli adulti. A partire dalla seconda metà del secolo scorso, Società di mutuo soccorso, Società operaie, Camere del Lavoro ed altre associazioni, partiti e gruppi politici, appoggiati dal favore dell'opinione pubblica, si occupano del problema dell'istruzione popolare, prendono coscienza dell'importanza che la cultura ha anche per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle classi più umili e ricercano i mezzi più adatti a diffonderla, istituiscono scuole serali e domenicali per gli adulti, creano biblioteche popolari, si sforzano di rendere più efficace la lotta contro l'analfabetismo e più conforme l'istruzione ai gusti ed alle esigenze dei lavoratori, promuovono le prime università popolari. 8 BibliotecaGinoBianco

Man mano che le condizioni economiche migliorano e che le masse, partecipi ormai della vita pubblica, si rendono coscienti dei proprii interessi e quindi anche della necessità di un'adeguata preparazione culturale, generica e professionale, l'istruzione si estende, nel numero delle persone che ne profittano e delle nozioni. che ne formano l'oggetto. Così la cultura, cessando di essere un privilegio e un ornamento della classe dirigente, si estende e si sviluppa in cultura di massa, divenendo un valido mezzo di elevazione e di progresso. l\lla questa trasformazione fa sorgere e pone nuovi e gravi problemi. Uno dei più importanti fra essi, il più in1portante forse, perché dalla sua soluzione dipendono in grande parte il divenire e le forme della nostra civiltà, è quello della libertà, dei mezzi più adatti a conciliare la più estesa diffusione della cultura con la sua libertà. Con l'affermarsi, infatti, della cultura di massa, anche quelli che nel passato erano stati i principali veicoli e strumenti di cultura - il libro, la scuola, il giornale - sono costretti a trasformarsi, a dirigere la loro attenzione ed azione non più a gruppi limitati ma al grande pubblico, ad adattarsi alle mutate esigenze. Se 1ninori e meno appariscenti sono le modificazioni e trasformazioni nel libro e nella scuola, esse assumono un grande rilievo nella stampa, che, 9 8 bliotecaGinoBianco

col suo diffondersi, acquista una maggiore e prevalente importanza. Per molto tempo e sino al primo grande conflitto mondiale il giornale, quotidiano o periodico, rivolgendosi ad un pubblico ristretto, alle cc élites » che partecipavano alla vita pubblica o ad essa si interessavano, era stato più un mezzo per esprimere, diffondere, far valere idee ed opinioni che un organo di informazione destinato al grande pubblico. Esso aveva allora bisogno di mezzi fi.. nanziarii limitati, di un piccolo gruppo di redattori spesso volontari, di una semplice organizzazione amministrativa. Ciò rendeva facile a qualsiasi partito o gruppo di persone od anche a singoli privati, di pubblicare un giornale, senza bisogno di pubblicità, di sussidi, di contributi che non fossero quelli modesti e spontanei dei propri aderenti e di coloro che approvavano le opinioni che esso esprimeva e difendeva. Ed era questa una garanzia di libertà e soprattutto d'indipendenza. Ma, a partire dal 1918 ed in modo più accentuato nell'ultimo quarto di secolo, il giornale d'opinione tende a sparire o almeno a ridurre di molto la propria influenza. Esso è sempre più battuto in breccia dal giornale cosidetto di informazione, destinato a 10 BibliotecaGinoBianco

grandi masse di lettori e da queste desiderato e preferito. Per rendersi conto della trasformazione operatasi in breve spazio di tempo nella diffusione della stampa, basterà considerare l'accrescersi del numero dei giornali quotidiani e le grandi tirature raggiunte. Da un'inchiesta compiuta dall'U nesco risulta che fra il 1953 e il 1954, negli Stati Uniti, 1786 quotidiani non specializzati avevano una tiratura co1nplessiva di 55 milioni di copie, 545 giornali do1nenicali stampavano 50 milioni di copie ed 8892 periodici 25 milioni. Nell'U.R.S.S. dal 1951 al 1954, nello spazio cioè di soli tre anni, la tiratura complessiva dei quotidiani era passata da 34 a 44 milioni di copie, nel Giappone, nello stesso periodo di tempo, da 28 a 34 milioni e mezzo. Né può dirsi che un tale aumento fosse determinato soltanto dall'accrescersi della popolazione. In Gran Bretagna, per esempio, mentre la popolazione cresceva del I 0%, il numero di lettori di quotidiani aumentava del 90%. Oggi si pubblicano in Gran Bretagna 137 quotidiani, con una tiratura co1nplessiva di 31 milioni di copie, e quasi il 90% della popolazione adulta legge ogni giorno un quotidiano. Ma i giornali tipici di opinione, anche i grandi giornali dalle antiche tradizioni, come il « Times » e il « Manchester Guardian » che sono fra i migliori e più noti ·del mondo, hanno tiratu-• re enormemente inferiori a quelle dei giornali popolari destinati alle masse, come il « Daily Miri I BibliotecaGinoBianco

ror », che stampa 4.750.000 copie al giorno o il cc Daily Express », che ne ha più di 4 milioni o il domenicale cc Ne,vs of the World », che supera i 7 milioni. E nessuno oserebbe affermare che siano i giornali di quest'ultimo tipo i migliori per serietà di informazioni, per imparzialità di esposizione, per obiettività di giudizi. Quel che accade in Gran Bretagna si ripete negli altri paesi. I giorn_ali di opinione o di partito che difendono idee e non interessi, non trovano che uno scarso pubblico. La grande massa dei lettori si rivolge ad alcuni grandi giornali, quelli che si dicono di informa.zione e si proclamano, almeno nella testata, indipendenti e quando non nascondono amori nostalgici, si distinguono per il conformismo, l'ossequio a chi sta in alto, il silenzio o la reticenza sui problemi scottanti, la deformazione dei fatti o dei pensieri al- ·trui. Ora quei giornali, che hanno bisogno di una enorme organizzazione, richiedono ingenti capitali che, quando non provengono dai governi, come là dove la stampa è anch'essa una funzione di Stato o di regime, non possono essere forniti che dalle grandi organizzazioni di interessi. Per accrescere la diffusione - ciò che è condizione essenziale per procurarsi la pubblicità e per 1neglio servire gli interessi particolari che difendono - quei giornali hanno bisogno non di discutere idee o agitare proble1ni, ma di divertire e soddisfare i lettori. Divenuti una forma di svago·, come 'le partite di calcio 12 BibliotecaGinoBianco

o di pugilato, le corse dei cavalli o di cani, essi debbono soddisfare gli istinti meno elevati delle grandi masse, spesso rinunciando ad ogni preoccupazione di serietà come ad ogni senso di responsabilità, indulgendo alle volgarità, dando largo spazio e rilievo alle notizie sensazionali ed alle cronache scandalistiche. Il giornalismo così è sempre meno uno strumento di formazione di opinioni, per diventare sempre più un'impresa industriale, un commercio, un affare, posti al servizio di particolari interessi o della ragione di Stato. Validissimo strumento, in principio, della cultura di massa, esso finisce col trasformarsi in un fattore di diseducazione del vasto pubblico cui è rivolto, esercitando spesso - in n1odo diretto o indiretto, volontariamente o involontariamente - opera di corruzione morale. D'altra parte la stessa diffusione e l'influenza che questa permette di esercitare su vaste masse, che spesso non hanno altro mezzo di informazione, sono una tentazione per i governi a limitare la libertà della stampa e quindi della cultura soprattutto di massa, còn la censura, i sequestri, i processi, o con 1~ pressioni, indiscrete o discrete, sui gruppi finanziatori dei grandi giornali. Quel principio che, sulla fine del Settecento, sembrò una delle più grandi conquiste della civiltà e della dignità umana - la libera comunicazione delle opinioni e dei pensieri, il diritto di parlare, di scrivere, di stan113 BibliotecaGinoBianco

,, pare liberamente per ogni cittadino - riconsacrato in tutte le costituzioni ed in solenni dichiarazioni universali dei diritti dell'uomo, appare talvolta, nei nostri giorni ed anche in paesi e regimi den1ocratici, come un'amara ironia. Il problema che si pone per la stampa - come assicurarne, con un più alto livello intellettuale ed una maggiore onestà, la libertà, in quanto strumento della cultura di massa - si pone in misura ancora più grave e preoccupante, per altri ·e più potenti ed efficaci mezzi di informazione, quelli che si sono creati e straordinariamente diffusi, in tutto il mondo, nel corso di brevi anni: il cinematografo, la radio, la televisione. Sostituendosi sempre più ai mezzi di informazione e di cultura tradizionali, cinema, radio, televisione hanno ed esercitano un'influenza più immediata, più rapida, più completa su tutti, ragazzi, giovani, adulti, uomini di pensiero e lavoratori manuali, colti ed incolti. È stato osservato - e credo che nell'osservazione vi sia un grande fondamento di verità -. che dal punto di vista psicologico l'immagine prodotta sullo schermo di un cinematografo o di un televisore, ha un'influenza maggiore della stessa visione diretta 14 BibliotecaGinoBianco

di un fatto, in quanto essa, preordinata e presentata nel modo più adatto, colpisce direttamente l'osservatore, senza fare appello alla sua intelligenza e alla sua fantasia. Con la radio - ma in modo maggiore - cinematografo e televisione costituiscono senza dubbio uno strumento straordinariamente efficace per diffondere, con rapidità, la conoscenza di quanto avviene nel mondo, per avvicinare a vaste masse, in modo semplice, le cognizioni più diverse, per far conoscere scoperte, per diffondere idee, persino per modificare le condizioni della vita ed i costumi. Basta pensare alla rivoluzione intellettuale, spirituale e persino sociale che quelle recenti scoperte hanno p~odotto in popolazioni che la scuola, il libro, la stampa raggiungevano diffièilmente ed in modo limitato e scarsamente efficace. Centinaia di milioni di persone, che non avevano mai letto un giornale o sfogliato un libro, oggi, in ogni continente ed in ogni contrada, ascoltano la radio o assistono a proiezioni cinematografiche o televisive. In Italia, al 31 dicembre 1957, gli abbonati alla radio erano 6.682.4 70, con un aumento di 14.527 unità rispetto al 1956. E poiché il ritmo dell'incremento si mantiene all'incirca sul 7%, è da ritenere che nel corso del 1958 essi supereranno i sette milioni. Anche la durata delle trasmissioni radiofoniche è in continuo aumento. Per le tre reti e con esclusione dei servizi destinati al15 Biblioteca GinoBianco

l'estero, le ore di trasmissione sono state, nel 1957, 25.827, con una media giornaliera di 70 e 45 minuti e di esse 2419 sono state riservate a programmi •informativi. Da un'indagine eseguita dalla RAI risulta che, nel dicembre 1956, su 33.750.000 persone di età superiore ai 18 anni, 26 milioni all'incirca ascoltavano le trasmissioni radiofoniche, 23 milioni assiduamente o frequentemente e 3 milioni solo occasionalmente. Tra questi ascoltatori meno del 40% avevano l'abitudine di leggere un giornale, in modo che per una notevolissima parte della popolazione adulta italiana la radio ed in particolare il giornale radio costituiva e costituisce il principale e spesso l'unico mezzo di informazione. Alla stessa data, cioè nel 1957, si contavano in Italia 10.732 sale cinematografiche, oltre le 5930 parrocchiali, che recentemente l'Associazione cattolica degli esercenti e il Centro cinematografico cattolico hanno deciso di aumentare, entro il 1958, di altre 1500. E quanto al più moderno ed efficace mezzo audiovisivo d'informazione e di cultura, la televisione, se nel 1955 v'erano negli Stati Uniti 35 milioni di apparecchi ricettivi con 413 stazioni emittenti e più di 6 milioni ve ne sono oggi in Gran Bretagna, in Italia gli abbonati alla televisione sono passati dalle poche diecine di migliaia del 1954 (88.118) e del 1955 (178.793), ai 673.080 nel 1957, e continuano ad accrescersi costantemente da 50 a 60 mila 16 BibliotecaGinoBianco

al mese, sicché può ritenersi che entro il 1958 essi avranno raggiunto un milione. Quanto alla durata delle trasmissioni essa è stata complessivamente, nel 1957, di 2272 ore, delle quali 268 ore dedicate al telegiornale e 112 alle attualità. La rete televisiva italiana, con i suoi 145 impianti risultava, alla fine del 1957, la più elevata d'Europa e, con l'estensione del servizio alle regioni centro-meridionali, il 95 % degli Italiani possono oggi usufruire della televisione. Particolarmente nei piccoli centri urbani e rurali, ed anche in quelli nei quali stampa e radio hanno scarsa diffusione e dove talvolta non esiste neanche il cinema, si può dire che non vi sia caffè od altro locale pubblico che non sia provvisto di televisore, alle cui proiezioni assiste un grande numero di spettatori. Un'inchiesta limitata alle zone dell'Italia settentrionale e centrale, compiuta dalla RAI nel 1956, accertava che su 20 milioni di adulti residenti in quelle zone, circa 13 milioni e mezzo assistevano alle trasmissioni: 1Omilioni assiduamente o frequentemente e 3 milioni e mezzo occasionalmente. Un'altra inchiesta effettuata nel giugno 1957 nelle regioni dell'Italia meridionale (Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna) che avevano cominciato a ricevere le trasmissioni televisive solo agli inizi dello stesso anno, ha mostrato come l'interesse per questo nuovo mezzo di comunicazione non sia in esso minore che nelle altre 17 BibliotecaGinoBianco

regioni. Nonostante che le persone in possesso di un televisore a quella data non fossero che 110.000, ben 3 1nilioni e mezzo di adulti, pari al 42% della popolazione adulta complessiva seguivano le trasmissioni: 2 milioni assiduamente e 1 milione e mezzo saltuariamente. Mezzi, quindi, formidabili di educazione degli adulti e di sviluppo della cultura di massa, che arrivano là dove altri non possono -. si pensi che circa una metà della popolazione adulta mondiale è analfabeta e quindi trova in essi il solo mezzo di informazione e di istruzione - radio, cinema, televisione possono nello stesso tempo costituire uno strumento diretto o indiretto, volontario o involontario, di livellamento degli spiriti, una spinta alla pigrizia mentale, un fattore di conformismo, un pericolo grave per la libertà. Il lettore di un libro o di un giornale ha sempre il modo di riflettere, di confrontare, di discutere. L'ascoltatore della radio ne ha in misura molto minore. Ma lo spettatore del film o della televisione non ha che una minima possibilità di riflessione o di discussione. Nelle sue cc Scènes de la vie future » Georges Duhamel scrive che con quei ·mezzi audiovisivi i piaceri, come le peggiori e più deteriori carezze mercenarie, sono offerti al pubblico senza bisogno che esso vi partecipi altrimenti che con una molle e vaga adesione. cc Quei piaceri si succedono con una rapidità febbrile, tanto febbrile che il pub18 BibliotecaGinoBianco

blico non ha quasi mai il tempo di comprendere ciò che gli si lascia scivolare sotto gli occhi ». Non v'è possibilità per lo spettatore, o ve n'è molto scarsa, di fare atto d'intelligenza, di discutere, di reagire, di forrnarsi un'opinione qualsiasi, di formulare un giudizio, di esprimere una critica, di distinguere la verità dalla finzione. Ora, per valutare tutto quello che ciò importa per la vita, il pensiero, la libertà degli individui e delle nazioni, si pensi alle centinaia di milioni di uomini, contadini od operai, artigiani o impiegati, addetti ad un lavoro sempre più automatizzato da cui esula quasi del tutto ogni iniziativa personale, nel ritmo sempre più meccanico della produzione moderna che richiede la ripetizione all'infinito, ogni · giorno ed ogni istante, degli stessi movimenti. Dopo le ore trascorse nei campi o in un'officina o in un ufficio, quegli uomini, nello scarso tempo di libertà e di riflessione, sono assaliti, nelle case, nei luoghi di ritrovo, nei caffè e nelle osterie, ad ogni angolo di strada, dalla carta stam_pata e illustrata, dall'alto parlante, dalla radio. E se cercano uno svago, lo trovano nel cinema o dinanzi a un apparecchio televisivo. E per tutti il giornale, la radio, il cinema, la televisione possono ripetere le stesse informazioni, insegnare le stesse cose, insistere nelle stesse menzogne o negli stessi abili travestimenti della verità, farli preda di ogni propaganda, annullare ogni libertà, ridurli in uno stato di sod19 BibliotecaGinoBianco

disfatta servità intellettuale, peggiore ancora di quella dei loro antenati, rozzi, ignoranti, che non sapevano leggere, ma che almeno avevano, a propria difesa, un'innata diffidenza e scaltrezza ed erano capaci di attenzione e restavano fedeli a vecchie tradizioni. E si pensi a quello che di masse - fra le più intelligenti e le meno incolte - hanno potuto fare, in tempi recenti, nei quali tuttavia stampa, radio, cinema non avevano la diffusione e l'influenza che oggi hanno e la televisione ancora non esisteva, certi regimi, servendosi della cultura e del riposo, per· trasformarli in sfacciata propaganda, in ubbriacature collettive, in soppressione del pensiero, della personalità, della coscienza, della libertà, per condurre infine i popoli nell'incubo sanguinoso e nel turbine distruttore della guerra. Non v'è dubbio, dunque, che accanto a quello della formazione e diffusione della cultura di massa, fenomeno benefico di elevazione intellettuale cui nessuno vorrebbe rinunziare, si pone, · sempre più urgente e più grave, il problema della libertà della cultura, dei mezzi migliori e più atti a promuoverla e difenderla, dell'utilizzazione della cultura per un arricchimento, non per un impo20 BibliotecaGinoBianco

ver1mento della coscienza e della . personalità umana. cc Ogni individuo ha diritto all'educazione » proclamava, all'indomani del secondo grande conflitto mondiale, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, approvata dalle Nazioni ·Unite. Ma, aggiungeva, cc l'educazione deve essere rivolta al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto per i diritti dell'uomo e per le libertà fondamentali », così associando il principio della cultur~ per tutti all'altro della libertà della cultura. Che quest'associazione, proclamata in principio, si sia realizzata nei fatti, che la libertà della cultura si sia consolidata e rafforzata col progredire e il diffondersi dell'istruzione, che i mirabili progressi della tecnica e· della scienza si siano sempre compiuti e si compiano senza danno o pericolo per i valori dello spirito e la libertà intellettuale, sarebbe ardito affermare. La grande speranza che la diffusione della cultura in tutte le classi della popolazione sarebbe stata il più forte fattore all'incremento e al consolidamento della libertà, non sembra del tutto realizzata. Nel ricevere, poche settimane fa, il premio Kalinga, istituito a ricordo di un sovrano, Asoka, che più di ventidue secoli fa, dopo aver costruito il· più vasto impero asiatico che la storia ricordi, terrorizzato dalle sofferenze e dalle rovine delle guerre, rinunciava ad ogni bene terreno, per tra21 BibliotecaGinoBianco

sformarsi in un umile sacerdote buddista, una delle più eminenti personalità della nostra epoca, Bertrand Russel, filosofo, scienziato, scrittore, osservava che oggi la tecnica procede come un'onda di carri d'assalto, privi di conducenti, alla cieca, senza pietà, senza idee, senza obiettivi. Perché, con la tecnica, anche la diffusione della cultura non finisca col diventare un cieco strumento di livellamento intelle~tuale degli uomini, nella distruzione di ogni senso di critica e di ogni spirito di libertà, perché l'uomo, anziché affermare se1npre più la sua personalità non diventi un giocattolo o la vittima di una tecnica trionfante, occorre che la cultura ·di massa non proceda alla cieca, senza idee, senza obiettivi. Destinata a rendere comune a tutti, senza distinzione di paesi, di genti, di classi ciò che per tanti secoli ha costituito un privilegio di pochi, la cultura deve anch'essa avere un'idea direttiva - vivificare e non diminuire i più alti valori umani - ed i suoi obiettivi, ottenere un maggiore interessamento delle classi popolari alle manifestazioni dell'arte e della scienza, creare un'aderenza sempre maggiore alle· esigenze della vita sociale, rafforzare e non mortificare lo spirito. La cultura di massa dev'essere un approfondimento, oltre che una diffusione di cognizio- . ni in ogni campo, tendere ad una sempre maggiore libertà del pensiero, una libertà che richiede e impone, con la ricerca della verità, il rispetto di 22 BibliotecaGinoBianco

ogni op1n1one e perciò anche di ogni eresia. A questo scopo gli intellettuali ed in particolare i Circoli per la libertà della cultura, che svolgono la loro azione fra le masse, possono apportare un notevole contributo se tengano presenti le ragioni stesse della loro esistenza e non dimentichino mai èhe la libertà è stata e resta la più alta espressione e la più nobile fonna della dignità umana. 23 BibliotecaGinoBianco

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APPENDICE TELEVISIONE E TELE-CLUBS ELL'AlVIBIENTE RURALE BibliotecaGinoBianco

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UN'ESPERIENZA FRANCESE A ll'inipostazione di carattere generale del Dr. Egidio Reale crediamo utile far seguire il resoconto di un'esperienza pratica del modo come si possa lottare per la libertà della cultura pure nelle condizioni estremamente difficili quali sono quelle che la televisione crea negli ambienti rurali. Roger Louis e ]ospeh Rovan, l'uno regista di programmi televisivi e organizzatore dei primi teleclubs francesi, l'altro specialista in problemi dell'educazione degli adulti, sono gli autori di uno studio pubblicato dall'UNESCO nel 1956, di cui daremo un estratto dei pitnti principali ( cc Cahiers du Centre de Documentation », del dipartimento dell'inform·azioni dell'UNESCO, n. 16, luglio 1956). Partendo dalla propria esperienza, essi cercano di rispondere ad alcuni quesiti d'interesse generale: - è possibile consentire, anche a chi non ne ha i mezzi, di usufruire della televisione? 27 BibliotecaGinoBianco

può la televisione divenire qualcosa di di- ' verso dalla semplice « distrazione » per i suoi spettatori, abitualmente del tutto passivi di fronte ad essa? - può essa stimolare il pensiero e lo spirito critico? - quale funzione può esercitare nell' educazione degli adulti? - in quale misura i suoi programmi possono contribuire alla modernizzazione delle attrezzature rurali e allo sviluppo delle comunità agricole? Origine dell'esperimento francese L'esperimento di cui si parla ebbe luogo nel dipartimento dell'Aisne 1, situato tra gli 80 e i 120 km. dall'emittente parigina della Torre Eiffel. Il dipartimento è di carattere essenzialmente agricolo, con pochi centri abitati, sparsi su tutto il territorio. In questi abitati le possibilità di distrazioni sono quasi nulle. Prima dell'ultima guerra la maggior parte di essi erano raggiunti da una specie di cinema ambulante. In seguito anche quest'u~ico divertimento finì poiché la scarsa partecipazione di· 1 Il dipartimento, in Francia, corrisponde alla nostra provincia. 28 BibliotecaGinoBianco

pubblico non consentiva di coprire neppure le spese di noleggio delle pellicole. In considerazione di ciò, a partire dal 1946, la Federazione delle organizzazioni laiche post e parascolastiche si sforzò di fornire le scuole rurali di proiettori da 16 mm sonori e di incoraggiare la creazione di cineclubs rurali, concorrendo alla formazione degli animatori per i dibattiti sui films. Numerosi circuiti furono così creati, raggruppanti più comuni che si servivano di uno stesso proiettore itinerante. Ma rapidamente, difficoltà simili a quelle incontrate dall'organizzazione commerciale dei cinema ambulanti si ripresentarono, pur essendo stati i cine-clubs e le associazioni culturali esonerati da ogni tassa e dal pagamento dei diritti di autore. I prezzi di noleggio dei films aumentavano costantemente e divenne impossibile ai cine-clubs di far fronte alle spese. Inoltre l'uso di uno stesso apparecchio portava ad una usura rapida del materiale e a spese di manutenzione notevoli. Bisognava arrendersi all'evidenza; a meno di una trasformazione radicale sia nelle condizioni di noleggio delle pellicole sia nel sistema della loro distribuzione ed uso, il cinema, come mezzo di cultura nell'ambiente rurale, poneva dei problemi insormontabili. L'idea di utilizzare la televisione fu lanciata 29 BibiiotecaGinoBianco

come per caso nel dicembre 1950, nel corso di una riunione di animatori di questi diversi circuiti. Essa fu ripresa, poco dopo, da uno di loro, che tentò un'esperienza di proiezione televisiva in cinque comuni, riuscendo ad attrarre un pubblico numeroso. Per risolvere le difficoltà finanziarie si studiò la formula dell'acquisto collettivo, da parte della popolazione, di un ricevitore da installare nella scuola e da usare collettivamente per i bambini e per gli adulti. L'esperimento fu effettuato in due villaggi vicini, con presso a poco lo stesso numero di abitanti (500), dove insegnanti di valore potevano dare la sicurezza di qualche possibilità di successo. Fu installato in ognuna delle scuole un buon televisore e si invitò la popolazione ad assistere regolarmente alle proiezioni. Il regolamento per l'acq~isto collettivo del televisore fu elaborato in modo molto semplice: cc L'apparecchio funzionerà nella scuola durante quindici giorni. La popolazione potrà seguire le trasmissioni regolarmente e farsi una opinione sull'interesse della televisione. Deciderà essa stessa se varrà la pena di fare uno sforzo finanziario per l'acquisto del televisore. In caso affermativo, le sedute pubbliche saranno a pagamento; un comitato eletto stabilirà, d'accordo con l'insegnante, il diritto di ingresso, 30 BibliotecaGinoBianco

il ritmo, la scelta delle trasmissioni; il ricavato servirà a rimborsare i sottoscrittori. Gli interessati sono pregati di comunicare per iscritto la somma che pensano di poter versare. Il televisore sarà utilizzato regolarmente dalla scuola nelle ore di lezione, per le trasmissioni dedicate ai fanciulli. Una volta effettuato il rimborso ai sottoscrittori, esso resterà di proprietà della scuola. Le entrate posteriori al rimborso saranno destinate alle attività scolastiche e post-scolastiche: turismo, teatro, dibattiti, ecc. ». I ris1;1ltati di questa prima esperienza superarono le previsioni più ottimistiche. Si determinò perfino emulazione tra gli abitanti dei villaggi; essi si ritrovavano ogni giorno per commentare accanitamente i risultati della sottoscrizione nei loro rispettivi villaggi. In ciascun comune un grafico, esposto sulla porta della scuola, indicava agli abitanti il progredire delle somme sottoscritte. Si diffuse una specie di « febbre televisiva» che fece diventare il 1uogo di raccolta sede di pellegrinaggi dove si conducevano con orgoglio gli amici e i parenti. In otto giorni furono raccolti i fondi necessari all'acquisto del televisore; lo sforzo maggiore fu fatto, proprio dalla parte più misera della popolazione. 31 BibliotecaGinoBianco

Prime realizzazioni celti in 1nodo da rappresentare le condizioni più varie (valore degli insegnanti, livello della popolazione, grado di ricchezza, condizioni dell'abitato, delle recezioni, ecc.),· altri venti villaggi vennero designati per ripetere il primo esperimento e per studiare, nel corso di un anno, l'evoluzione dell'interesse del pubblico per la televisione e i suoi programm1. A titolo di esempio, tra venti comuni, citiamo: Comune A: 350 abitanti, una grande fattoria, 95% di braccianti, abitato concentrato; un giovane insegnante da poco nel centro, una cc casa del contadino » poco frequentata. Comune B: 800 abitanti, grosso borgo, centro commerciale, braccianti e piccoli commercianti, abitato concentrato, alcune attività di cultura popolare per iniziativa dell'insegnante. Comune C: 200 abitanti, molto isolato, molto arretrato, abitato sparso, in piccole capanne, nessuna attività di cultura popolare da parte dell'insegnante. Comune D: 850 abitanti, centro commerciale, popolazione molto varia, ricevitore televiso installato nella sede di un corso complementare, nessuna attività post-scolastica. 32 BibliotecaGinoBianco

Comune E: 350 abitanti, piccoli coltivatori, abitato concentrato, « casa del contadino » in piena attività, insegnante dinamico, popolazione evoluta. Comune F: 200 abitanti, braccianti e piccoli• coltivatori, molto arretrato, abitato concentrato, privo di negozi, rifornito tre volte la settimana da una camionetta, popolazione divisa dai problemi della sistemazione terriera, nessuna attività postscolastica, l'insegnante ricopre anche la carica di sindaco. Comune G: 450 abitanti, piccoli coltivatori, spirito individualista e arretrato, abitato sparso, insegnante giunto da poco, nessuna attività postscolastica. Comune H: 700 abitanti, viticultori, popolazione evoluta e ricca, insegnante in fine carriera dopo 23 anni passati nel comune. Comune I: 1500 abitanti, grosso borgo, popolazione varia, abitato concentrato, attività extrascolastiche numerose, sale di cinema, insegnante in fine carriera ascoltato e rispettato dalla popolazione. Cornune J: 300 abitanti, bra~cianti e operai industriali che lavorano nella città vicina, cc casa del contadino » poco frequentata, attività extrascolastiche difficili a realizzarsi, insegnante giunto da poco e in fine di carriera. Comune K: 450 abitanti, piccoli coltivatori 33 BibliotecaGinoBianco

evoluti, abitato concentrato, molte attività extrascolastiche, insegnante molto amato e ascoltato. In ciascuno di tali comuni, così diversi tra loro, fu impiegato lo stesso sistema: riunioni informative, televisore in prova nella scuola, proposta dell'acquisto collettivo del televisore spiegata da un animatore non del paese, entrata libera e gratuita nelle prime tre riunioni e a pagamento nelle seguenti, utilizzazione della stampa locale per la propaganda. Nonostante le enormi differenze tra le condizioni nelle quali si realizzavano gli esperimenti, i risultati furono ovunque gli stessi. Il tempo necessario alla raccolta dei fondi oscillò dai 5 giorni al mese, secondo le località. Il solo fallimento fu dovuto ad una serie di incidenti vari quali il cattivo funzionan1ento del ricevitore e la cattiva scelta dei programmi. I Tele-clubs L'esperien~a dei gruppi francesi di recezione collettiva delle trasmissioni televisive consente oramai di fare qualche considerazione di carattere generale. Un tele-club è anzitutto un pubblico riunito attorno ad un televisore. L'apparecchio pone però 34 BibliotecaGinoBianco

vari problemi relativi sia ai programmi che al pubblico da intrattenere, ànzi da migliorare. Il pubblico deve essere attratto per mezzo di una adatta propaganda; dovrà poi costituire un << gruppo »; sia sotto forma associativa indipendente, sia come sezione di un'altra associazione. Il « gruppo » ha bisogno di uno statuto e deve entrare in rapporti con gli uffici pubblici per precisare la sua situazione finanziaria, l'ammontare delle tasse da pagare e i suoi diritti. Ha bisogno di dirigenti che delineino il suo funzionamento e gli procurino le risorse indispensabili allo svolgimento delle sue attività. I dirigenti hanno inoltre il compito di « animare » il gruppo e di orientarlo perché le trasmissioni siano seguite con profitto. Nei riguardi del pubblico l'animatore è cioè un educatore; e il tele-club svolge anche esso una azione di educazione popolare. È ovvio che gli animatori non possono inventare le conoscenze tecniche e pedagogiche necessarie alla creazione e alla direzione di un teleclub. Ha bisogno di essere preparato ai suoi compiti tramite corsi e lezioni e sarà bene che segua periodicamente una pubblicazione che l'informi dei programmi in modo da poterne dare notizia al suo pubblico e dirigere con maggiore competenza la discussione di gruppo. 35 BibliotecaGinoBianco

Funzioni educative La necessità della scelta, della selezione dei programmi è alla base dei teleclubs. Mentre un privato non deve far altro che girare il bottone per captare qualunque trasmissione, rimanendo probabilmente davanti all'apparecchio a seguire tutto il programma serale senza interruzione, il teleclub richiede invece che si esca di casa, percorrendo spesso lunghe distanze nel freddo e nell'oscurità poiché le trasmissioni migliori per i teleclubs rurali avvengono d'inverno quando il lavoro dei campi è ridotto al minimo. Occorre tener presente che non si può uscire tutte le sere, soprattutto se si è anziani (anche se i vecchi, in quanto i più privi di distrazioni, sono gli spettatori più assidui) e d'inverno il lavoro dei campi e gli obblighi quotidiani obbligano ugualmente ad alzarsi di buon mattino. Per tali motivi il teleclub rurale deve porsi dei limiti: non può funzionare che due o tre sere la settimana; quattro riunioni sono difficili a sostenersi anch~ perché l'animatore deve avere il tempo di preparare le riunioni e anche se ha degli aiuti, questi non potranno certamente dedicare tutte le loro sere alla televisione. Dopo questa prima limitazione dovrà procedersi, in un secondo momento, alla scelta tra i diversi programmi. Al principio gli spettatori ven36 BibliotecaGinoBianco

gono per cc vedere la TV», i loro gusti si preciseranno poco a poco, essi si affezioneranno a questa o quella trasmissione o preferiranno i films sulla vita degli animali ... In alcuni villaggi il teleclub non si riunisce regolarmente e allora l'insegnante informa gli abitanti sui programmi che gli sembrano interessanti, o mediante l'esposizione di carte_lloni, o con lo scrivere i programmi su una lavagna posta alla porta della scuola, o facendo circolare la notizia tramite il banditore, o con circolari dettate agli alunni che le faranno leggere alle loro famiglie. Invece, se sono state fissate delle riunioni periodiche, è di grande importanza la scelta dei programmi da seguire; se l'animatore vuole organizzare una discussione - e ciò deve _in ogni caso aver luogo poiché la discussione è l'elemento cc più educativo » della serata - deve essere capace di far comprendere ai suoi telespettatori il pericolo della dispersione che può dare il fatto di seguire altre trasmissioni oltre a quella che si vuole discutere. L'autorità personale dell'animatore e la progressiva educazione degli spettatori dovranno dare come risultato che la serata di un teleclub non dev'essere considerata come un recipiente da riempire in ogni modo e con tutto quello che viene trasmesso. Come avviene per ogni gruppo di educazione popolare, il confronto tra i diversi giudizi su quanto si è veduto ed ascoltato è l'elemento essenziale 37 BibliotecaGinoBianco

del teleclub. Da una parte la discussione serve ad approfondire, a precisare, a rettificare l'impressioni ricevute; dall'altra essa permette ai telespettatori di esprimere le loro reazioni nei riguardi della trasmissione e di uscire in tal modo da un atteggiamento di pura passività. Uno dei fini dell'educazione popolare è proprio quello di aumentare la capacità di espressione delle persone alle quali una insufficiente educazione scolastica e l'influenza delle condizioni esteriori non hanno fornito la capacità di una chiara formulazione del proprio pensiero. L'animatore può far precedere alcune trasmissioni con una breve presentazione che attiri l'attenzione degli spettatori su qualche aspetto insolito della realizzazione o su qualche particolarità del contenuto. Non è necessario presentare ogni trasmissione, né fare una discussione dopo ciascuna riuniòne. Interessa soprattutto che presentando films, reportages, o altri programmi l'animatore si esprima tenendo conto della capacità di comprensione del suo pubb~ico. Godendo di una certa autorità, l'animatore corre il rischio, se espri1ne troppo sollecitamente il proprio pensiero, di togliere ogni spontaneità alle reazioni del pubblico. Deve guidare la discussione senza imporsi; deve sollecitare, provocare, cc far nascere » il pensiero degli spettatori ed esprimere la propria opinione per ultimo. Dovrà anche impe38 BibliotecaGinoBianco

dire che un piccolo numero di persone più preparate o dalla parola più facile, monopolizzino la discussione. Sia dal punto di vista pedagogico che da quello dell'autenticità delle reazioni è necessario ottenere la partecipazione al dibattito da parte del più gran numero di persone. Le attività di un teleclub debbono inserirsi nel quadro di tutte le altre attività educative e ricreative: il teleclub non deve fare concorrenza ad esse ma al contrario vivificarle. Sia che si tratti di sport o di musica, di teatro o di cinema, la televisione aumenta la conoscenza del mondo per le persone, che abitando in luoghi rurali, non potrebbero altrimenti mai ottenerla. Si pensi che il 90% dei villaggi è condannato per tutta la vita ad ignorare il teatro autentico e che la televisione può darne invece a poco a poco il gusto. L'influenza che la TV può esercitare sulle altre attività ricreative dipende sempre in larga misura dallo spirito d'iniziativa e" dalla capacità pedagogica dell'animatore. Tocca a lui suggerire agli spettatori qualche lettura per approfondire un tema, fare attenzione che in biblioteca vi siano i volumi suggeriti, contribuire a far scoprire nuovi interessi; anche se questi sono senza una diretta utilità economica per la vita quotidiana, la loro novità contribuirà ad arricchire lo spirito. Da ciò che si è detto, si capisce facilmente che 39 BibliotecaGinoBianco

un tele-club vale ciò che vale il suo dirigente o animatore. ì\!Ia questo succede per ogni attività educatrice. Non basta un buon metodo, se fa difetto un buon educatore. A che servirebbe protestare contro la censura della TV se il dirigente del teleclub ha uno spirito di censore? Non a caso si è preferito, per designarlo, il termine di << animatore » : egli deve sapere stimolare, svegliare, animare lo spirito di partecipanti alle riunioni del tele-club; non deve imporre le proprie opinioni. Con un buon metodo e con uno spirito adeguato, la televisione può essere uno strumento poderoso d'incivilimento. E' facile capire che cosa possa significare, per dei contadini e montanari che vivono isolati, in un ambiente primitivo, la visione di paesi lontani, di spettacoli, di gare sportive, di dibattiti parlamentari, di conferenze internazionali, di attività tecniche d'ogni genere. Vi sono particolari incomprensibili? Vi sono immagini ambigue, di valutazione controversa? Bisogna discutere assieme. L'animatore non deve spiegare tutto; deve sapere stimolare la discussione, porre domande a quelli che tacciono per timidità, ma di cui si conosce l'intelligenza e il buon senso. L'esperienza dei tele-clubs rurali in Francia è stata positiva. Secondo la relaziqne alla quale ci rif~riamo, gli animatori sono rimasti spesso sorpresi, nel corso delle discussioni, come persone che non si sono mai allontanate dal loro villag40 BibliotecaGinoBianco

gio abbiano potuto acquisire tante nuove conoscenze, basate o su di un film o sulle rappresentazioni teatrali, su di un'intervista, o una sequenza del telegiornale. Il potere di convinzione e di penetrazione dell'immagine supera quello di tutti i mezzi tradizionali dell'educazione popolare e ciò può riscontrarsi dall'influenza indiretta sull'andamento della vita pratica e quotidiana, sul migliore funzionamento dell'istituzioni pubbliche e nei metodi di lavoro adoperati nell'agricoltura. 41 BibliotecaGinoBianco

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OJ O" o ,-+ CD (") !l) G) ::J o OJ !l) ::J (") o ~ e.io SVILUPPO DEGLI Il\lIPIANTI RADIOFONICI E TELEVISIVI NEGLI ULTIMI 10 ANNI (N. trasmettitori) Anno Onda media Onda corta Modulazione Televisione di frcq uenza 1949 31 2 2 1 19.~0 44 7 8 1 1951 68 8 12 1 1952 73 9 13 2 1953 84 9 14 7 1954 87 9 25 9 1955 99 9 55 14 - 1956 103 9 163 59 1957 105 9 271 142

CD oo ,_ CD o O) G) -· ::::i ~ o ~ CD O) ::::i o o ANDAMENTO DEGLI ABBONAMENTI ALLA RADIO E ALLA TELEVISIONE NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI "' Rad i o ~relevisione Alla fine del Incremento I Incremento N. abbonati annuo N. N. abbonati annuo N. 1953 4.863.084 576.559 - - 1954 5.391.274 582.190 88.118 88.118 · 1955 5.815.395 424.121 178.793 90.675 1956 6.235.377 419.982 366.151 187.358 1957 6.682.470 447.093 673.080 306.292

OJ O" o .-+ CD () O) G) ::J o OJ O) ::J () o .,p... (,j't ABBONAMENTI ALLA RADIO E ALLA TELEVISIONE NELLE VARIE REGIONI, AL 31.12.1957 Radiofonici Televisivi Regioni N. abbonati N. abbonati N. abbonati N. abbonati su 100 abit. su 1000 abit. Piemonte 735.141 19,95 69.866 18,96 Valle d'Aosta 16.267 16,49 633 6,42 Lombardia 1.316.915 19,14 165.922 24,12 Trentino-Alto Adige 111.907 14,66 4.574 5,99 Veneto 497.766 12,74 47.12'6 12,06 Friuli-Venezia Giulia 132.238 14,09 6.641 7,07 Trieste 73.800 23,78 6.194 19,96 Liguria 320.034 19,6·2 37.2'4-2 22,83 Emilia - Romagna 568.470 15,69 51.615 14,24 NORD 3.772.538 17,27 389.813 I7,85 Toscana 490.402 \ 15,10 47.832 14,93 Umbria 92.001 11,21 8.053 9,81 Marche 162.590 11,81 9.399 6,82 Lazio . 554.787 15.30 93.82'1 25,88 CENTRO 1.299.780 14,33 159.105 17,54 Abruzzi e Molise . . 143.570 8,44 6.440 3,79 Campania 448.936 9,70 59.784 12,92 Puglia 314.442 9,21 16.966 4,97 Basilicata 39.637 6,03 1.748 2,66 Calabria 130.397 6,09 7.283 3,40 SUD 1.076.982 8,59 92.221 7,35 Sicilia . 418.465 8,86 24.480 5,18 Sardegna . . 114.705 8,29 7.461 5,39 ISOLE 533.170 8,73 31.941 5,23 6.682.470 13,48 673.080 13,58

OJ O" o -- co· () O) G) :J i,+>,- o Ol LO SVILUPPO DELLA TELEVISIONE NEI PAESI EUROPEI OJ O) :J () o Numero Densità Paesi ~ licenze Data N. licenze per ' 1000 abit. Austria 2.990 30.6.56 2, 1 Belgio 125.000 30.6.56 14,1 Cecoslov. 45.000 31.1.56 3,4 Danimarca 25.320 31.7.56 5,7 Francia 393.550 30.9.56 9,0 Germania Rep. Federale 538.857 30.9.56 10,0 Italia 366.151 31.12.56 7,4 Paesi Bassi 77.587 30.9.56 7, 1 Regno Unito 6.139.773 30.9.56 119,3 Spagna 500 30.4.55 . . . . Svezia 10.000 31.1.56 1,4 Svizzera 17.481 30.9.56 3,5 U.R.S.S. 1.000.000 ... 1954 49,9

• ISTITUTO GRAFICO TIBERINO - ROMA Bibl1otecaGinoBianco

,. BibhotecaGinoBianco Fondazione Alfred Lew1.n Biblioteca Gino Bianco

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