Raffaello Morghen - Ernesto Buonaiuti

ERNESTO BUON AIUTI

l'Associazione italiana per la libertà della cultura si è costituita in Italia, sotto gli auspìci del Congresso internazionale per la libertà della cultura, per diffondere i princìpi definiti in un Manifesto agli intellettuali pubblicato a Roma il 1° dicembre 1951. Questi princìpi sono stati così formulati: « Noi riteniamo che il mondo moderno possa proseguire nel suo avanzamento solamente in virtù di quel principio di libertà della coscienza, del pensiero, dell'espressione, che si è faticosamente conquistato nei passati secoli. « Riteniamo che, in quanto uomini e cittadini, anche coloro che prof essano le arti e le scienze siano tenuti ad impegnarsi nella vita politica e civile, ma che al di fuori delle tendenze e degli ideali politici e delle preferenze per l'una o per l'altra forma di ordinam.ento sociale e di struttura r,conomica, sia loro dovere custodire e difendere la propria indipendenza, e che gravissima e senza perdono sia la loro responsabilità ove rinuncino a questa difesa. « E riteniamo infine che, nell'attuale periodo storico che ha visto e vede tanti sistematici attentati alla vita dell'arte e del pensiero da parte dei potenti del giorno, i liberi artisti e scienziati siano tenuti a prestarsi reciproca solidarietà e a confortarsi nel pericolo ». BibliotecaGinoBianco

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RAFFAELLO MORGHEN ERNESTO BUONAIUTI ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA LIBERTÀ DELLA CULTURA BibliotecaGinoBianco

Il testo del presente ·opuscolo fu letto dall'autore, che ne ha completamente riveduta la stesura, per la commemorazione di Ernesto Buonaiuti tenutasi il 15 aprile 1956 in occasione dell'Assemblea generale dell'AILC. Edizione italiana a cura della Associazione italiana per la libertà della cultura Roma, piazza dell'Accademia di San Luca, 75 BibliotecaGinoBianco

Dire di Ernesto Buonaiuti e della sua opera, a distanza di dieci anni dalla sua morte, impone a chi vi si accinga ·senza intenti di agiografia o di polemica, di mettere in luce i valori positivi e attuali di cultura ai quali si ispirò l'attività scientifica e spirituale di uno studioso d'eccezione, in lotta con la gerarchia ecclesiastica: attività intorno alla quale passioni, pregiudizi e la buona o la mala fede di credenti e di non credenti hanno intessuto un fitto velo di diffidenza e d'incomprensione. E tanto più si avverte oggi l'esigenza di rievocare, col distacco d'una serena valutazione storica, l'opera di Ernesto Buonaiuti, in quanto egli fu tra le figure più singolari ed eminenti della cultura italiana dell'ultimo cinquantennio, e, per la libertà della cul-. turà e per gli ideali di una più elevata vita civile e religiosa, combatté, nella solitudine e nel dolore, una dura battaglia che non può e non deve essere oggi dimenticata. Ricco di straordinarie doti d'ingegno e di temperamento, di parola facile e a·vvincente, scrit5 BibliotecaGinoBianco

tore brillante di articoli di giornale, egli fu più volte al centro di vicende clamorose, che attiraro- - · no su di lui l'attenzione generale; e le sale dove egli parlava rigurgitavano sempre di ammiratori entusiasti. Con tutto ciò, egli fu un isolato. Un pensiero di noti facile co1nprensione, anche se espresso in una forma immaginosa e riboccante d'interiorità; una approfondita preparazione scientifica in un campo di studi di alta specializzazione; l'innata tendenza a posizioni di pensiero arrischiate e sottili; 1~ difficoltà per molti, cattolici e non cattolici, di comprendere l'intima coerenza di delicate posizioni spirituali, nell'alterna vicenda di rinnovate condanne, da parte dell'autorità ecclesiastica, e di rinnovate sottomissioni,- da parte di Ernesto Buonaiuti, contribuirono a far sì che sfuggisse alla grande maggioranza dei contemporanei il significato preciso della battaglia che combatté e del dramma che sofferse : dramma che non era solo il suo dramma individuale, ma il dramma di tutta un'epoca. Poiché l'esigenza di trovare un piano d'incontro tra i valori della cultura laica e la tradizione religiosa cattolica, e la domanda se il messaggio di Cristo rappresenti soltanto un relitto archeologico di una civiltà scomparsa o possa ancor' oggi costituire il fermento vitale della nostra cultura e della nostra vita spiritua6 BibliotecaGinoBianco

le, sono istanze che furono ben pres~nti nell'opera e nell'azione di Ernesto Buonaiuti, istanze alle quali né l'Enciclica Pascendi_, né il Patto Gentiloni, né il formarsi di partiti cattolici di massa, né la Conciliazione del 1929, hanno dato unarispost,a esauriente e definitiva. Ernesto Buonaiuti fu infatti sensibilissimo testimone della crisi spirituale del suo tempo, fu confessore di un grande ideale di rinnovamento religioso e civile; fu annunciatore consapevole della imminente crisi della civiltà del secolo XIX, naufragata: sotto i nostri occhi, nelle secche dell'individualismo, del nazionalismo e del materialismo economico. Rimasto orfano ancorà fanciullo, egli si era votato, appena adolescente, al sacerdozio, spinto da una vocazione, alla quale consentiva con i più intimi moti dell'anima. Entrato nel Pontificio Seminario romano dell'Apollinare, fu educato nelle forme del più rigido tomismo, e quella prima formazione lasciò un'impronta indelebile nel suo spirito, che, nonostante tutto, si mantenne sempre tenacemente ancorato alle concezioni del realismo trascendentalistico. Ma, passato agli studi di teologia, e spinto dal suo insaziabile desiderio a ten- .·tare tut~i i campi, anche i più avventurosi, delle discipline storico-filosofiche, con particolare riguardo alla storia della Chiesa, l'edificio della sua 7 BibliotecaGinoBianco

prima formazione culturale, costruito negli schemi consueti del cattolicesimo post-tridentino, fu profondamente scosso, per l'urto con le più vive esigenze del pensiero storicò moderno. Il secolo XIX è stato, com'è noto, la grande epoca della storia. Alla fine del secolo, il positivismo ·aveva consolidato, ed in parte mortificato, ~a metodologia scientifica della storia, e il materialismo di origine marxistica ne aveva allargato i campi d'indagine, volgendo l'interesse degli studiosi verso i fenomeni economici e sociali; ma potente era sempre rimasto l'influsso della grande storiografia romantica dell'Ottocento. Nel campo della storia della Chiesa tale influsso doveva dare proprio allora i suoi frutti più maturi. La scuola teologica di Tubinga aveva ripreso, fin dai primi anni del secolo, le tradizioni dei Maurini per portare nello studio del Cristianesimo primitivo e del canone neotestamentario, i più raffinati metodi d'indagine della critica storico-filologica. Verso la fine del secolo, Ernesto Renan, Adolfo Barnack e Alfredo Loisy avevano composto opere fondamentali, accolte, al loro apparire, da critiche violente o da consensi entusiastici (si pensi al successo della « Vita di Gesù » di Renan, e de « L'Evangile et l'Eglise » d1 -Loisy), e che, comunque, .avevano rinnovato completamente gli studi di sto8 BibliotecaGinoBianco

ria del Cristianesimo e della Chiesa, imponendo al pensiero storico cattolico e non cattolico scon- · - certanti revisioni e deliçati problemi di coscienza. Le questioni relative alla datazione e alla composizione dei testi canonici del Vecchio e del Nuovo 'Testamento, avevano posto ai cattolici meno retrivi l'esigenza d'una accezione più duttile, di quel che non fosse nella formulazione dei teologi, della dottrina sull'ispirazione divina dei testi sacri e sulla parte riservata all'estensore un1ano della par:)la di Dio. La storia delle origini ·del Cristianesin10 e della Chiesa primitiva aveva posto in piena luce il carattere profetico e parusiaco della predicazione del Cristo, il contrasto tra la prima concezione giudaico-palestinese di Pietro e la concezione universalistica di Paolo nella organizzazione delle prime chiese cristiane, nonché l'opera predominante di Paolo nella formulazione della prima dottrina cristologica e della salvezza. L'ulteriore svolgimento della più antica storia della Chiesa aveva mostrato, inoltre, la dialettica attraverso la quale, in un grandioso quadro di apporti, d'influenze e di scambi con le correnti filosofiche e religiose delle culture ellenistica, romana e del mondo mediterraneo, si era venuta configurando, nei secoli, la Chiesa di Roma, con le sue .prerogative di primato, 9 BibliotecaGinoBianco

con la formulazione dei dogmi fondamentali della dottrina cattolica, con la determinazione -sempre più precisa delle sue strutture gerarchiche e disciplinari, nei rapporti con la società laica e col potere politico. D'altronde, sul piano più specificamente dottrinale, le formulazioni dogmatiche del tomismo, fissate nelle dichiarazioni del Conci-_ lio di Trento, e confermate, dopo il Concilio Vaticano del 1870, dall'autorità unica ed infallibile del Pontefice, avevano subìto l'erosione critica del pensiero positivistico e contrastavano decisamente con le tendenze immanentistiche del nuovo spiritualismo moderno. Già al tempo di Galileo, il contrasto tra i due mondi, della tradizione religiosa e della nuova cultura laica, si era manifestato in tutta la sua evidenza, nel dibattito sulla validità della Sacra Scrittura nelle questioni di scienza.. Allora la Chiesa aveva condannato Galileo e si era irrigidita sulle sue posizioni tradizionali; ma in seguito, dinanzi ai successi trionfali della ricerca scientifica, basata sull'esperienza, era apparso possibile un accordo fra tradizione religiosa e i portati della scienza della natura, sul piano di un riconosciuto momento creativo iniziale, nel grandioso processo della realtà. Ma, nel secolo XIX, il contrasto tra i due 10 BibliotecaGinoBianco

mondi si era posto, di nuovo, senza possibilità di facili conciliazioni, nel campo della storia. La concezione di una storia ricostruita con i soli mezzi dell'intendimento umano e intesa come continuo processo evolutivo e creativo, che era alla base di tutta la storiografia del secolo XIX, contrastava decisamente con la concezione provvidenzialistica di Bossuet che nel « Discours sur l'histoire universelle » e soprattutto nell' cc !1istoire des variations des Eglises protestantes », aveva esaltato, contro il moltiplicarsi delle confessioni riformate (segno per 1ui ·evidente di corruzione), l'unità monolitica della Chiesa_ cattolica, sempre eguale a se stessa fin dalle sue prime origini, nelle sue strutture ideologiche, carismatiche e disciplinari, senza sviluppi e senza possil;>-ilitàdi variazioni, durante i lunghi secoli della sua vita. Nel campo particolare della storia del Cristianesimo primitivo, il considerare i testi sacri alla stregua di tutte le altre fonti sulle quali si esercita di consueto l'acume della critica storica, e soprattutto il processo formativo del pensiero dogmatico messo in luce dalla storiografia moderna, rappresentavano, inoltre, due punti di profondo ed insanabile attrito. Anche il mondo ecclesiastico aveva contribuito invero largamènte, nel secolo XIX, al11 BibliotecaGinoBianco

la ricerca storica; ma quel primato che un giorno aveva vantato, in quel campo, con i Maurini ed il Muratori, era passato in mano ai laici e la storiografia ecclesiastica sembrava ormai attardarsi soltanto nell'erudizione, evitando i campi più diffici:: li e pericolosi della ricerca, mostrando una decisa ostilità contro tutti i laici che osassero cimentarvisi. Ernesto Buonaiuti, giovinetto, fu attratto, come egli stesso ci dice, verso gli studi di storia della Chiesa e del Cristianesimo dalle opere dell'Abate Tosti sulla Lega Lombarda) su Bonifacio VIII) sulla Contessa Matilde) sull'Abbazia di Montecassino) sulla storia universale della Chiesa. E non è senza significato che all'origine della sua formazione egli si ricollegasse idealn1ente alle tradizioni della storiografia romantica e a quel filone di cattolicesimo risorgimentale che aveva sognato una idillica conciliazione tra l'Evangelo di Cristo e le nuove aspirazioni del movi1nento liberale. Ma, voltosi sernpre più decisamente agli studi del Crìstianesimo primitivo, il giovane seminarista, che nel silenzio della sua cella, all'ultimo piano del palazzo dell'Apollinare, passava le notti insonni nello studio e nella meditazione degli antichi testi e della più moderna storiografia neotestamentaria, non ancora ventenne, mercè una potenza 12 BibliotecaGinoBianco

d'assimilazione che ha del prodigioso, giunse ad impadronirsi _di quanto il pensiero storiografico moderno aveva çonquistato nel campo dell'indagine neo-testamentaria. Come conseguenza di una presa di contatto così precoce e così estesa con uno dei più contrastati campi della cultura del suo tempo, l'urto tra ·due mondi, separati, fin dal1' età del Rinascimento, da una profonda frattura, si ripercosse nell'animo del giovane seminarista con una violenza inaudita e lo gettò in uria profonda crisi, dalla quale egli si risollevò tuttavia compiutamente mutato, e volto ormai verso quelli che saranno i nuovi atteggiamenti del suo spirito. Circa vent'anni dopo, nel 1921, in una lettera che costituisce un documento prezioso per la storia della formazione del suo pensiero religioso, Ernesto Buonaiuti ,scriveva: cc Dal giorno in cui, superata la crisi amara in cui mi gettò lo sgretolamento subitaneo dell'edificio scolastico della ·mia esP.erienza cattolica, io riaffern1ai la .mia fede attraverso l'accettazione più ampia della critica storico-filologica moderna, e, ritornato alla pura fede del Vangelo, vidi chiaro che solo in un ripullulare impetuoso di misticismo escatologico paolino, la religiosità, che è il viatico indispensabile del genere umano, avrebbe ritrovato la 13 BibliotecaGinoBianco

sua purificazione e il suo affievolito vigore; io vidi che il mio 5acerdozio non poteva avere oggi che un significato ed una meta: creare gruppi di anime sulle quali l' esperienz~ del Vangelo affiorasse e dominasse nelle sue forme alogiche più tipiche e più effervescenti ». In queste parole è espresso e affermato con singolare chiarezza il programma .che Buonaiuti, scienziato e pioniere di un profondo rinnovamento religioso, cercò di attuare durante tutta la sua travagliata esistenza. Alla_piena e consapevole formulazione di un tale programma egli doveva tuttavia essere pervenuto attraverso il lento maturar~ della crisi che, dopo aver investito il suo spirito, fin dalle prime esperienze culturali, si era poi risolta e c4iarita in seguito ad intense esperienze di vita vissuta, durante la lotta modernistièa e durante la tormenta della prima guerra mondiale. Alla base del suo ritorno alla pura fede del Vangelo, che ha costituito da secoli il leit-motiv di ogni intensa reviviscenza della esperienza religiosa cristiana, era, d'altronde, in Buonaiuti un atteggiamento spirituale profondamente antitetico cc a quell'assenso intellettuale alla verità esternamente ricevuta con l'udito », che il giuramento antimodernistico doveva riaffermare più tardi, co14 BibliotecaGinoBianco

me unico fondamento -della fede cattolica. E. in questo atteggiamento egli rivelava più specialmente i suoi attacchi con la cultura moderna. Pur restando fedele al realismo della sua prima formazione, ~uonaiuti ancorava, infatti, la sua fede nel trascendente alle esigenze prelogiche dell'anima naturaliter cristiana} seconda il detto di Tertulliano, e del Cristianesimo proclamava l'eterna validità, in nome della sua sostanziale corrispondenza alle più profonde istanze spirituali della vita associata degli µomini. Non si crede in una verità religiosa che un'autorità, sia pure legittimamente costituita, c'impone di credere, ma si aderisce alla verità per un impulso prelogico e immediato per il quale l'anima, sotto l'influsso della grazia, riconosce in Dio la ragione prima del suo essere e il fine ultimo della sua espansione verso l'eterno. Su tale fondamento egli intendeva basare una nuova apologetica che, al sicuro da ogni assalto della critica, potesse affermare le verità essenziali del Vangelo nel quadro della rivelazione di Dio come padre; della vita spirituale intesa come dovere di incessante rinnovamento, mediante la metànoia paolina;· dell'aspettativa del Regno di Dio, vissuta nell'amore e nella speranza; della consapevole sacralità della vita associata degli uomini. Dal pu_nto di vista più. specificamente filosofico, 15 BibliotecaGinoBianco

aveva contribuito a dare una particolare concretezza ai suoi nuovi atteggiamenti spirituali un libretto famoso che esercitò una grande influenza nella sua 'formazione spirituale: cc L'action D di M. Blondel, in cui. si rivendicava cc il divino sussistente e provvidente dall'analisi minuta, oggettiva, chiaroveggente di tutto quel che di implicito c'è nel gesto umano, _quale postulazione irrefragabile di un mondo trascendente )). Con una impostazione chiaramente immanentistica, come metodologia del pensiero alla ricerca della verità, egli riconquistava, così, d'un balzo, la fede nel trascendente e conseguentemente in tutti i valori cristiani, e quando più tardi egli s'imbatté nel1' opera di Rodolfo Otto, cc Das Heilige )), nella quale la religiosità viene considerata addirittura come una categoria dello spirito, la cùi sostanza è nel senso del numinoso) comune a tutti gli uon1ini, si può dire che il fondamento teorico del suo sistema, se si può parlare di sistema nel pensiero di Buonaiuti, era definitivamente consolida- . to. Bisogna tuttavia osservare che, se Buonaiuti muoveva da precise· e consapevoli istanze culturali (ed erano queste le ·istanze più profondamente sentite della· cultura moderna), il suo spirito si volgeva, in un secondo momento, verso preoccupazioni prevalentemente religiose e verso un pro16 BibliotecaGinoBianco

gramma di pros~litismo spirituale, ispirato alle forme di un cristianesimo integrale di tipo paolino. Non è necessario, credo, mettere in evidenza quali difficoltà dovesse incontrare un tale programma nella sua attuazione: programma quanto mai difficile a comunicare a vaste çerchie di persone, per la raffinata esperienza spirituale e di cultura che ne costituiva la base, e destinato nello stesso tempo ad incontrare l'ostjlità della Chiesa (alla quale tuttavia il Buonaiuti si sentiva legato con le fibre più profonde della sua anima) e l'incomprensione del mondo laico, indifferente alle questioni religiose, respinte in blocco co1ne inconcludenti diatribe teologiche, senza alcun significato per il pensiero moderno. Il banco di prova sul quale Ernesto Buonaiut_i saggiò per la prima volta la validità delle sue posizioni spirituali fu la lotta modernistica. È cer~ to che Buonaiuti ne fu in Italia, nonostante l'età giovanissima, uno dei maggiori corifei. Portato, dalla stima dei suoi maestri, alla cattedra di Storia della Chiesa nello stesso seminario dell'Apollinare, in cui era stato alunno, egli s'era conquistato imn1ediatamente l'ammirazione entusiastica dei suoi scolari, già suoi condiscep_oli, -mercè le doti eccezionali del suo ingegno e del suo spirito. E da questo consenso di giovani destinati al sacerdozio, egli 17 BibliotecaGinoBianco I

aveva attinto e rafforzato la sua fede nelle possibilità d'attuazione del suo programma d'azione religiosa. Egli si gettò quindi nella lotta con l'entusiasmo e l'esuberanza del suo temperamento e forse, nell'ardore della lotta, andò qualche volta oltre il segno, e perse il senso della misura e il controllo della sua penna. Il Programma dei modernisti e le Lettere di un prete modernista) stampate anonime a dif~sa di quel programma, danno, per la stessa confessione del Buonaiuti, testimonianza di ciò. Senza voler rifare la storia del Modernismo e della crisi che investì la vita della Chiesa cattolica al principio del secolo, basti tuttavia fare due constatazioni. La prima è che la crisi fu molto più profonda di quel che a molti non parve, anche se limitata prevalentemente al ceto ecclesiastico. L'atteggiamento di liberalità nel campo degli studi, attuato da Leone XIII, aveva incoraggiato nel clero cattolico un vasto movimento culturale che già, ai primi anni del pontificato del successore, aveva dato i suoi frutti. Specialmente in Germania e in Francia, un clero colto e preparato (basti a questo proposito ricordare Luigi Duchesne) teneva testa alla cultura laica e protestante nelle questioni di storia della Chiesa e tentava accordi tra il mondo della tradizione religiosa e i valori della cultura laica, che apparivano 18 BibliotecaGinoBianco

degni di seria considerazione ...Anche in Italia tale movimento aveva destato; specialmente nel giovane clero, profondi consensi. Al suo terzo anno di vita, la « Rivista storicocritica delle scienze teologiche », fondata ·dal giovanissimo Buonaiuti, contava già migliaia di abbonati, disseminati nelle fila di tutto il clero italiano. cc Orbene -. è il Buonaiuti che parla - la enciclica Pascendi passò come un vento devastatore su questa messe spiegata sui campi della spiritualità nazionale e la essiccò repentinamente. Il clero, sotto lo stimolo di una deviante volontà di rivalsa, d'un istintivo proposito di diversione, si gettò a capofitto nelle competizioni politico-sociali. E quando, l'indomani della guerra europea, l'Italia avrebbe avuto più bisogno di raccogliersi austeramente e spiritualmente in un lavoro di arric- .chimento culturale e morale che la rendesse degna del suo nuovo destino, questo clero rissoso e accaparrante si diede ariima e corpo, sotto l'egida della Segreteria di Stato, a quel partito popolare che doveva abbatt~re le costruzioni della classe liberale dirigente italiana ed aprire il varco alla così detta rivoluzione fascista ». Giudizio storico- fondamentalmente esatto,, anche se espresso con la passionalità del risentimento. D'altronde io non so quale avrebbe potuto essere l'efficacia di un 19 BibliotecaGinoBianco

1novimento modernista non infrenato dalla Chiesa, perché non è con i se che si fa la storia, ma so, tuttavia, che allora parecchie centinaia di giovani preti, e fra i 1nigliori, si ribellarono alla Chiesa e ne abbandonarono i ranghi,. mostrando quanto grave fosse stata la crisi. . La seconda constatazione è che Ernesto Buonaiuti, contrariamente a quanto fece la maggior parte dei preti modernisti, che gettarono senz'altro la tonaca alle ortiche, volle ri1nanere invece tenacemente attaccato alla Chiesa. Ed è questo un fatto che deve essere attentamente considerato, se si- . vuol comprendere uno degli atteggiamenti fondamentali dello spirito del Buonaiuti, che il Salvatorelli definì giustamente, con immagine felice, il pellegrino dì Roma. Questo suo attaccamento alla Chiesa, nonostante tutto e ad ogni costo, che parve a molti segno di evidente contraddizione o· espediente subdolo di abile calcolo, era invece l'espressione più profonda della sua religiosità, che era permeata (e in ciò è l'aspetto più originale dell'atteggiamento spirituale di Ernesto Buonaiuti) dal senso del valore sacrale della vita associata. Per lui non esisteva possibilità di vita religiosa se non nella comunità dei fratelli. La Chiesa come corpo mistico era una realtà ch'egli traduceva nei termini moderni di una solidarietà· sociale, che 20 BibliotecaGinoBianco

non era fondata solo su una pura convergenza di interessi, ma costituiva quasi il tessuto stesso della natura umana. Per questo, a nessun costo voleva essere allontanato dalla casa del Padre, nella quale soltanto egli sentiva di poter partecipare, insieme a·i fratelli, ai carismi della vita soprannaturale. Il movimento modernjsta si chiuse con un completo falli1nento e parve quasi a cattolici e a laici che fosse stato scongiurato allora un grave pericolo per la Chiesa e per lo stesso mondo laico. Il socialista 'I'reves a Milano, a proposito dell'Enciclica PascendiJ scriveva: « Noi qu~sta Enciclica dovremo metterla in cornice » . E Benedetto Croce approvò senz'altro la condanna dei modernisti da parte del Sant'Uffizio, con il verdetto di ritardatari pronuncia_to contro i vinti, in nome della cultura moderna. Anche Buonaiuti fu colpito indirettamente dalla repressione antimodernista, perché venne privato della cattedra di storia ecclesiastica all'Apollinare e la rivista che dirigeva fu condannata, e dovette quindi cessare le pubblicazioni. Per vivere egli fu costretto ad accettare un modesto ufficio in· Vaticano. Ma, quando tutto sembrava per lui perduto, d'improvviso si aprì alla sua ansia di proselitis{no culturale· e religioso un altro campò non 21 BibliotecaGinoBianco

meno promettente di quello offertogli dall'entusiasmo dei suoi giovani ammiratori, colleghi nel sacerdozio o destinati ad entrarvi: il campo dell'insegnamento universitario nel quale egli avrebbe potuto attuare, senza contrasti, sotto la protezione della libertà civile, il suo programma di scienziato e di maestro di vita spirituale. . Quando nel 1915 egli salì sulla cattedra romana di Storia _del Cristianesimo, già tenuta dal Labanca, la grande g1:1erra mondiale era ai suoi inizi. lVIaErnesto BuoBaiuti, sensibilissimo a tutte le voci e a tutte le vicende del suo tempo, non poteva, nel momento stesso in cui iniziava il suo magistero universitario, non avvertire la grave responsabilità dell'uomo di cultura dinanzi allo scatenarsi di una cri~i, che investiva dal profondo tutta la civiltà europea e che aveva in gran parte tratto origine da una cultura materialistica e paganeggiante. Con la lucida visione che duemila anni di tradizione cristiana davano al suo sguardo di storico, egli avvertì subito il naufragio di tutti i vaÌori effimeri che avevano esaltato, verso la fine del secolo XIX, lo spirito delle masse, esasperandone, nel culto della violenza e della brutalità, l'orgoglio nazionalista e la volontà di potenza; e da tale visione la sua aspettativa di una crisi rinnovatrice, che attraverso il dolore purificasse e rin22 BibliotecaGinoBianco

.,,, novasse l'umanità, fu resa più acuta e più impaziente. Fu allora che dalla sua prima attività di docente nacque un cenacolo di giovani, ammiratori devoti del Maestro di scienza· ed insieme affascinati dalla suà capacità di attrazione spirituale. In quel cenacolo Ernesto Buonaiuti si sforzò di costituire, nella atmosfera dell'esperienza religiosa paolina, un primo nucleo di quella più vasta comunità di spiriti dalla quale egli sperava potesse avere inizio, con il ritorno al Vangelo, il rinn_ovamento della società. Ogni opera pedagogica o comunque di istituzione spirituale, si svolge nelle anime attraverso vie segrete e conduce spessò a risultati ed effetti che il 1'Iaestro stesso spesso non aveva preveduti. Chi ha avuto tuttavia la ventura di far parte di quel ristretto cenacolo, ricorda ancora con profonda commozione le riunioni settimanali della ·comunità nella casa di qualche amico, o, d'estate, nell'alpestre solitudine di S. Donato sopra Subiaco. In tali riunioni si leggevano i Vangeli in greco e le lettere di S. Paolo. Il. Maestro traduceva e faceva il commento storico filologico per la comprensione del testo e per tentare di avvicinare il nostro spirito di moderni alla ardente spiritualità dell'esperienza religiosa evangelica e paolina. Nessuna pressione del Maestro per 1m23 BibliotecaGinoBianco

porre idee o interpretazioni o comunque influire sulle credenze personali di ognuno. Fra gli amici della comunità vi erano cattolici di rigida osservanza, cattolici liberali, ebrei, protestanti o spiriti che rifuggivano da ogni particolare confessione re- ' ligiosa; ma su tutti Ernesto Buoriaiuti esercitava il fascino della sua profonda religiosità, mentre la conoscenza approfondita delle prime origini di. una tradizione religiosa, che ·avèva percorso per due millenni tutta la storia del mondo mediterraneo, dalla caduta dell'Impero di Roma, all'apogeo della 'civiltà europea nel secolo XIX, ci abituava a una larghezza di visuali storiche e a un senso dei valori spirituali soggiacenti a tutte le forme della vita sociale; che nessun'altra istituzione scientifica avrebbe mai potuto darci. Ma con l'avvento del fascismo e la Conciliazione del 1929, Ernesto Buonaiuti fu messo definitivamente al bando dalla società religiosa e insieme dalla società civile. G·ià nel 1916, egli era stato sospeso a divinis per aver stampato un articolo sep.za l'imp:imatur ecclesiastico. Riconciliatosi con la Chiesa, la pubblicazione di un volume di esegesi paolina aveva dato occasione ai Gesuiti della « Civiltà cattolica » di sporgere contro di lui una denuncia al S. Uffizio, che portò, nel 1921, alla sua scon1unica. Reintegrato ancora una volta 24 BibliotecaGinoBianco

nella comunione della Chiesa, mercè il benevolo intervento del cardinale Pietro Gasparri, allora Segretario di Stato, egli venne di nuovo colpito nel 1924 da un decreto cc di scomunica, di condanna di tutti i suoi libri e scritti e di divieto di più scrivere, di tener conferenze e insegnare nelle pubbliche scuole in materia attinente alla religione ». La scomunica del '24 venne ribadita definitiva1nente nel 1926 e, poiché avevano già avuto inizio le trattative fra Mussolini e la Santa Sede che portarono alla Conciliazione, il caso Buonaiuti fu apertamente discusso fra le due alte parti e portò immediatamente a quell'accordo per il quale egli venne allontanato, come scomunicato vitando) dalla sua cattedra romana e comandato presso l'Istituto Storico Italiano del Medioevo, presso il quale attese ai suoi noti studi su Gioacchino da Fiore. · Senza dubbio le posizioni spirituali di Buonaiutì non erano tali da incontrare senz'altro l'appròvazione dei Gesuiti della cc Civiltà Cattolica » o dei consultori del S. Uffizio; ma è certo che, a parte gli appunti di carattere dottrinale circa l'ortodossia_ del suo pensiero, la gerarchia. ecclesiastica ebbe l'evidente preoccupazione di impedirgli sempre e a qualsiasi costo l'esercizio del suo magistero , di scienziato e di docente, e in ·ciò venivano dura25 BibliotecaGinoBianco

mente colpiti, in Ernesto Buonaiuti, i diritti della libertà della scienza e dell'insegnamento. ·Quell'avvicinamento tra il mondo della politica contingente e la Chiesa che egli aveva sempre deprecato come estremamente dannoso per l'espansione della genuina missione della Chiesa stessa, era avvenuto con l'ascesa al potere del fascismo. E la difesa che Buonaiuti aveva trovato nello stato liberale 1n no-· me delle civili libertà venne a cadere con l'instaurarsi della dittatura. Per circa un ventennio Ernesto Buonaiuti trascorse la sua vita operosa nell'isolamento e nella povertà, disseminando tra amici e discepoli devoti i tesori inesauribili della sua dottrina e della sua anima evangelica. In Italia e all'estero, a Firenze, a Milano, a Napoli, a Perugia, . a Oxford, a Ginevra, a Losanna, a Parigi, ad Ascona, fu conferenziere applauditissimo e ammiratissimo. L'Università protestante del Cantone di Vaud, presso la quale aveva tenuto già dei corsi come maitre des conferences) gli offrì anche una catte- , dra di ordinario, ma egli, che_ era uscito dalla comunione della Chiesa, quando gli fu posta come condizione, per seguitare a farne parte, la rinuncia all'insegnamento universitario; e rinunciò alla cattedra universitaria, quando gli fu imposto dal fascismo uri giuramento che ripugnava al suo sen-. so morale e religioso; rifiutò la cattedra offertagli 26 BibliotecaGinoBianco

dai colleghi protestanti, dai quali pure aveva ricevuto manifestazioni indimenticabili di stima e ai quali era legato da vincoli tenaci di amicizia, perché, per il carattere statale della Facoltà teologica di Losanna, per entrare a farne parte, egli avrebbe dovuto aderire alla confessione protestante: testimonianza questa di una coerenza profonda, che andava molto al di là delle apparenti sue contraddizioni. Col ritorno dell'Italia alla libertà, Ernesto Buonaiuti sognava immense possibilità di recupero alla sua indomita volontà di lavoro e al suo febbrile entusiasmo di apostolo. Nel colmo di una crisi spaventosa che aveva annunciata e diagnosticata con acuta previggenza, egli sentiva venuto il momento in cui i valori del Cristianesimo dovevano rivelare di nuovo le loro capacità rigeneratric~. Egli tornò in pieno al giornalismo militante, all'aspra fatica del conferenziere, alla snervante attività del pubblicista. Insensibile a tutte le delusioni, solo il dolore di non poter risalire sulla cattedra che aveva tenutq con tanta dignità e con tanto successo e da cui i sussistenti accordi tra lo Stato e la Chiesa lo tenevano ancora lontano, poté fiaccare la sua fibra. Una inesorabile malattia di cuore l'abbatté improvvisame]).te nel pieno della sua rinnovata attività. 27 BibliotecaGinoBianco

, Io lo vidi qualche giorno prima ·ch'egli morisse : mi si scusi il ricordo personale. Lo trovai come al solito sereno e fiducioso, ma con il presentimento negli occhi della fine imminente. Parlan1mo delle trattative che erano state avviate per iniziativa di un porporato, suo antico compagno di seminario, perché egli potesse venire accolto . di nuovo nel grembo della· Chiesa: « M'hanno proposto, egli mi disse, di sottoscrivere la seguente formula: approvo tutto quello che approva la Chiesa) condanno tutto quello che la Chiesa condanna. Io ho accettato solo· la prima parte della formula». Di lì a qualche giorno egli mancava, senza che il colloquio iniziato avesse una conclusione. In quella sua ultima dichiarazione è il testamento· spirituale di Ernesto Buonaiuti. Anche in quell'occasione s'erano affrontate due mentalità irriducibili e due concezioni religiose. profondamente diverse. Da una parte la. mentalità giuridico-teologica di chi chiedeva la sottomissione do'" cile, anche se non convin~a, alla parola dell'autorità; dall'altra, l'adesione alla Chiesa eterna, nella ,sua ideale configurazione di città di Dio) creatrice di valori positivi di cultura e di spiritualità. Se noi tenti~mo oggi un bilancio dell'opera di Ernesto Buonaiuti, dobbiar.no riconoscere sen28 BibliotecaGinoBianco

z'altro che il suo programma di rinnovamento religioso e di immissione nella tradizione cattolica dei valori positivi della cultura_ moderna, non era un programma di facile attuazione, e che la sua azione andò spesso al di là del possibile. Come poteva illudersi infatti di riformare d'un tratto, con la sola forza della sua fede, una organizzazione religiosa che si presentava a milioni di credenti sotto le forme di una secolare tradizione augusta e venerata, che esercitava ancora una influenza così vasta e profonda nella società e nel mondo, attraverso la sua funzione carisn1atica? l\t[a, se il programma e l'azione di Buonaiuti sconfinarono molto spesso nel paradosso, non per questo essi furono sterili. Essi conservano anzi, anche oggi, una si~golare ed esemplare efficacia per i cattolici e per i non c~ttolici. Ai cattolici il pensiero di Buonaiuti dovrebbe essere di stimolo ad approfondire maggiormente le ragioni della loro fede e della loro tradizione; ai laici la vicenda di Buonaiuti dovrebbe far presente la necessità di difendere con maggior consapevolezza i valori della cultura, che sono i valori stessi della coscienza umana e della libertà, affermatisi anch'essi sul grande tronco della tradizione cristiana. Ai conformisti di tutti i tempi e di tutte le religioni la vicenda del Buonaiuti dovrebbe insegnare che al29 BibliotecaGinoBianco

l'ideale si deve restar fedeli a prezzo di ogni sacrificio e gettando magari la propria anima allo sbaraglio, poiché Egli aveva fatto suo il motto evangelico: « Solo chi è disposto a perderla, può salvare la sua anima » • • 30 BibliotecaGinoBianco

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Opuscoli pubblicati dall'Associazione italiana per la libertà della cultura: Serie PROBLEMI DEL NOSTRO TEMPO: Le libertà che potremmo perdere di Denis de Rougemont ll messaggio di Piero Gobetti di Umberto Morra Lo scrittore tra la tirannia e la libertà di Guido Piovene La solitudine dell'artista di Eugenio Montale Rivolta e comunione di Guglielmo Petroni Per la libertà della fantasia creatrice di Lionello Venturi Le due dittature di Vitaliano Brancali L'avve.nire della cultura di André Malraux Il tempo della malafede di Nicola Chiaromonte L'artista e la società di Thomas Mann Descrizione del marxismo di Roger Caillois Serie FATTI E SITUAZIONI: Idea e realtà dell'America di Enzo Enriques Agnoletti La nuova storiografia sovietica di Valentin Gitermann e Georg von Rauch Il metodo dialettico come filosofia di Stato di Sidney Hook Scienza e partito in URSS con prefazione di Adriano Buzzati Traverso La mentalità totalitaria di Raymond Aron Italia e USA: il rovescio della medaglia di Giorgio de Santillana Appunti sulla crisi culturale del Sud di Beniamino Finocchiaro La ri1,oluzione dei nostri tempi di Hugh Seton-Watson Serie TESTIMONIANZE: Uscita di sicurezza di Ignazio Silone (2a edizione) La grande tentazione di Czeslaw Milosz La scelta dei compagni di Ignazio Silone ' Serie ATTUARE LA COSTITUZIONE: L'articolo 103 e i codici militari di Girolamo Bellavista L'articolo 104- e la magistratura di Achille Battaglia La circolare Buffarini-Guidi e i pentecostali di Giorgio Peyrot Serie COMPITI DELLA DEMOCRAZIA: Libero cinema in libero Stato di Ermanno Contini e Gino Visentini Gli opuscoli si possono acquistare presso le migliori librerie, o direttamente presso l'amministrazione dell' AlLC (Roma, Piazza Accademia di •San Luca 75 - Conto corrente poi;tale n. 118363). Bib1iOLvvaGinoBianco

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