Valentin Gitermann e Georg Von Rauch - La nuova storiografia russa

FATTI E SITUAZiONI . LA NUOVASTORIOGRAFIARUSSA diV!LENTIN GITER}UNN e GEORG VONRAUCH ASSOCIAZIONEITALIANAPER LA LIBERTÀDELLACULTURA 1b1ot au 15

L'ASSOCIAZCONE ITALlANA PER LA LIBERTA' DELLA CULTURA si è costituita in Italia, sotto gli auspici del Congresso internazionale per la Libertà della Cultura, per diffondere i princìpi definiti in un Manifesto agli intellettuali pubblica,to a Rom,a il 1° dicembre 1951. Questi princìpi sono stati così formulati: « Noi riteniamo che il mondo moderno possa proseguire nel suo avanzamento solamente in virtù di quel principio di libertà della coscienza, del pensiero, dell'espressione, che si è faticosamente conquistato nei passati secoli. « Ritenia1no che, in quanto uomini e cittadini, anche coloro che prof essano le arti e le scienze siano tenuti ad impegnarsi nella vita politica e civile, ma che al di fuori delle tendenze e degli ideali politici e delle preferenze per l'una o per l'altra forma di ordinamento sociale e di struttura economica, sia loro dovere custodire e difendere la propria indipendenza, e che gravissima e senza perdono sia la loro responsabilità ove rinuncino a questa difesa. « E riteniamo infine che, nell'attuale periodo storico che ha visto e vede tanti sistematici attentati alla vita dell'arte e del pensiero da pa1·te dei potenti del giorno, i liberi arti'Sti e scienziati siano tenuti a p1·estarsi reciproca solidarietà e a confortarsi nel pericolo ». BibliotecaGinoBianco

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VALENTIN GITERMANN GEORG VON RAlJCH LA NUOVA STORIOGRAFIA RUSSA ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA LIBERTÀDELLA CULTURA Biblioteca<3ino8ianco

Le due reÙizioni pubblicate nel presente fascicolo sono state lette dagli autori al Convegno « Libertà dell,a Scienza» tenuto ad Amburgo nei giorni 23-26 luglio 1953, per iniziativa del Congresso internazionale per la libertà della cultura. Traduzione integrale dall'originale tedesco Tutti i diritti riservati BibliotecaGinoBianco ,

I. TRADIZIONE SCIENTIFICA E DEFORMAZIONE IDEOLOGICA Relazione del PROF. VALENTIN GITERMANN BibliotecaGinoBianco

VALENTIN GITERMANN Nato a Uman (Russia meridionale) il 4 gennaio 1900. Dal 1907 in Sviz.- zera. Laureato a Zurigo nel 1923 (Tesi: « Le idee storico-filosofiche di Bismarck »). Collaboratore dell 'Archiv fur Sozialwissenschaft und Sozialpolitik sino al 1933. Membro del Consiglio nazionale. svizzero dal 1943 . {socialdemocratico). Incaricato per la storia russa all'Università di Zurigo, 1951-52. Pubblicazioni: Die historische Tragik der sozialistischen Idee (1939). Schweizer Kriegsdokumente. Eine Auswahl aus den Jahren 1656-1831, (1940). Gcschichte. der Schweiz (1940). Weltpolitische Perspektiven (1942). Und nach dem Krieg? (1943). Geschichte Russlands (1944-49). 81bliotecaGinoBianco

Parlare della storiografia sovietica sarebbe per me còmpito più facile ove ci fosse, tra i partecipanti a questo Congresso, almeno qualcuno di quegli storici che svolgono la loro attività professionale al di là della cortina di ferro. Nel qual caso i_opotrei limitarmi essenzialmente a questo : esercitare senza risparmi la mia critica sulla situazione vergognosa, sui metodi e sui risultati discutibili di una storiografia di Stato o di Partito, dominata dalla dittatura; critica che deve essere senz'altro fatta in nome della libertà dello spirito. Si arriverebbe così al punto in cui gli oppositori, venuti da Mosca o da Leningrado, non tralascerebbero l' occasione di elevare la propria protesta contro gli eventuali errori, o lacune, o parzi?tlità della mia esposizione; non solo, ma di precisare altresì il loro atteggiamento di fronte alle questioni dibattute. Il veèchio principio · audiatur et altera pars troverebbe almeno pieno adem7 B1bl1otecaGin0Bianco

pimento; e quanto a noi, potremmo pretendere di aver cercato la verità obiettiva dopo un imparziale contraddittorio. Abbiamo qui invece, riuniti_ di fronte a noi, soltanto studiosi della cultura « occidentale »; e però sarebbe troppo facile, e neanche onesto, presentarsi per così dire come gli ((accusatori >> della storiografia· sovietica fino a che di fronte allo stesso tribunale non possa prendere la parola a favore di essa anche un suo avvocato, un suo ((difensore >>. È questa appunto la difficoltà principale del mio còmpito. E, dal momento che viene a mancarmi la possibilità di un contraddittorio, la mia non sarà meramente una posizione polemica, ma piuttosto il tentativo di un apprezzamento, di un giudizio oggettivo il quale da una parte faccia risaltare i lati negativi, e dall'altra anche i lati positivi di q~ella storiografia. Con tutto ciò è da premettere che la sola intenzione di elaborare un giudizio oggettivo della storiografia sovietica incontra nell'Europa occidentale - e in particolar modo nella Svizzera -, già solo per ragioni puramente esterne, notevoli difficoltà. Di tutte le riviste e libri che trattano di storia e che appaiono nell'Unione Sovietica, solamente un piccolo numero arriva fino a noi, e pertanto non è possibile seguire questo materiale senza gravi lacune e interruzioni. Quello che ci manca soprattutto è l'esatta cognizione delle prescritte condizioni spirituali nelle quali lavorano - volontariamente o perché costrettivi - gli storici russi. Queste condi8 BibliotecaG1n0B ianco

zioni crediamo di conoscerle nelle loro linee generali. Ma, eccettuati pochi casi, noi non siamo in grado di determinare esattamente, di controllare o addirittura di dimostrare sulla scorta di dati concreti, in base a quali direttive vengono di volta in volta prese le decisioni circa l'approvazione o meno di ricerche d'archivio, circa la scelta delle opere da pubblicare, circa i permessi o i divieti di poter svolgere attività accademica d'insegnamento, ecc. Non sappiamo, per esempio, se un autore il cui libro è stato stampato, e poi « censurato » e ritirato dal commercio, debba in sèguito sottostare a disposizioni e interventi estranei nei suoi rapporti personali. Non sappiamo neppure se uno storico sia autorizzato a recensire secondo il suo libero giudizio le pubblicazioni dei suoi colleghi. Jn altre parole : il materiale di cui disponiamo e su cui basiamo i nostri giudizi non può essere certamente definito esauriente. Vengo tuttavia alla sostanza del mio discorso. Non sono mai stato nell'Unione Sovietica, e purtroppo non sono perciò in grado di darvi informazioni sicure e basate su personali esperienze circa la conservazione del materiale storico ~egli archivi, nelle biblioteche e negli istituti. Qualche anno fa, tramite l'ambasciata russa a Bern~, ebbi occasione di chiedere alcune informazioni di carattere scientifico su ·un piccolo det.. taglio, invero molto marginale, degli anni che vanno 9 BibliotecaGinoBianco

dal 1860 al 1870. Le ottenni nel giro di due mesi, formulate correttamente. Propenderei pertanto per l'ipotesi dell'esistenza di un personale archivistico ben addestrato e accurato nel lavoro. Ho sentito anche raccontare da un dip~omatico occidentale, che aveva visitato dopo la seconda guerra mondiale il museo della Rivoluzione a Leningrado, che le vetrine del museo erano state « epurate >> di alcuni oggetti già esposti al pubblico, come per esempio tutti quelli che avevano riferimento con l'esistenza e l'attività di Trotzki e dei suoi seguaci. Il contenuto di quest'ultima dichiarazione non mi risultò affatto nuovo; Non so, al contrario (e mi piacerebbe saperlo), se in Russia è stato sottoposto ad « epurazione >> seguendo gli stessi princìpi anche altro materiale d'archivio, tenuto fìnor~ segreto e sotto chiave, in modo da rendere per sempre impossibile a una futura ricerca storica in base a fonti d'archivio il raggiungimento della verità. Ammesso questo, sarebbe anche interessante sapere se dopo la morte di Stalin siano entrate· in vigore nuove direttive per quanto riguarda i depositi d'archivio e dei musei che si riferiscono agli ultimi decenni. In Russia già nel XIX secolo la preparazione di edizioni critiche, scientificamente commentate, di documenti storici aveva raggiunto un livello elevato. Rammento i numerosi e preziosi volumi pubblicati a suo tempo dalla Società Russa di Storia. Questa tradizione è stata non soltanto continuata, ma ampliata e perfezionata sotto il regime sovietico, almeno per quanto ri10 BibliotecaGinoBianco

guarda i testi dei primi secoli. Il migliore elogio va per i suoi meriti in questo campo all'Accademia delle Scienze di Leningrado. Esemplare per esempio è l' edizione della redazione più. antica che si conosce della Russ'k_aja Prawda, il diritto russo che si cominciò a formare nel decimo secolo, si ampliò a poco a poco nei successivi e fu codificato nel tredicesimo secolo. Questa edizione contiene non soltanto il testo ma anche le riproduzioni fotografiche del manoscritto che risale all'anno 1262, pagina per pagina: essa è corredata da note, elaborate con straordinaria, esemplare precisione,. riguardanti vecchi concetti giuridici e la relativa terminologia, nonché da centinaia di passi paralleli o di varianti desunte da altri manoscritti; insomma un apparato storico-filologico capace di soddisfare anche le più raffinate esigenze. Lo stesso si può dire dell'edizione in due volumi del Manoscritto di Laurentius della Powjest wremennych ljèt, una famosa cronaca russa. Anche qui ci sono note, interpretazioni, versioni a fronte, ecc., insomma tutto quello che si poteva ottenere dall'attualestato del lavoro di ricerca. Come terzo esempio di eccel-- lenti edizioni di testi a cura della suaccennata Acca-- demia ricordiamo l'edizione in più volumi delle fonti e dei documenti relativi alla legislazione di Pietro il Grande, edizione quasi insuperabile per la minuziosa precisione delle riproduzioni (anche di piccoli abbozzi e frammenti) e che rimane una IJ?.inieradi dati sicuri e di materiale interessantissimo per tutti gli storici che si occuperanno dell'epoca di Pietro il Grande. II BibJiotecaGinoBianco

Opere simili, e di siffatta mole, dimostrano in maniera irrefutabile la presenza negli archivi dell'Unione Sovietica di un gruppo di studiosi, capaci di servirsi dei moderni metodi della critica testuale coscienziosamente, :senz;i la minima preoccupazione ideologica di dover -<< colorire » il materiale a propria disposizione. Rimane dubbio invece se sia possibile fare la stessa constatazione di fronte alla pubhlicazione di testi più insidiosi dal punto di vista politico, come ad esempio le edizioni òelle opere di Marx, Lenin e Stalin. Per poter rispondere a. queste domande bisognerebbe intraprendere lunghe indagini sulle varie edizioni e per.fino sui manoscritti originali, che del resto per la maggior parte non sono neanche conservati in Occidente. Nell'Unione Sovietica non si provvede naturalmente solo all'edizione di testi ma anche alla compilazione di studi monografici. Un'idea della scelta dei temi come pure dei metodi di ricerca adoperati ce la danno le riviste storiche sovietiche, e specie l' lstoritschens"'k_yaSapis"'k_y e Woprorsy lstorii. Ambedue le riviste vengono edite dall'Istituto Storico dell'Accademia delle Scienze. Utile è anche la consultazione delle riviste : Dietro il vessillo del marxismo e Lo storico marxista. Un numero considerevole di saggi è dedicato :ad argomenti economico-storici, a volte di carattere locale. Uno studioso, per esempio, compie un'indagine sui beni patrimoniali de~boaro Morosow : e alla trattazione :sono allegate ampie tabelle, minuziosamente compilate, dalle quali è possibile desumere il numero degli abitanti 12 BibliotecaGinoBianco

dei villaggi, l'estensione delle ~one coltivate, dei maggesi, il tipo delle colture, insieme ad altre particolarità di ordine economico tratte dal materiale d'archivio consultato. Un altro studioso scrive invece, nello stesso modo, sul commercio a Mosca negli anni dal 1740 al 1750, e un terzo sulle fiere tenute in una piccola città intorno alla metà del XVII secolo. Più rari i saggi monografici su temi storico-culturali, ma anche ad essi è dedicato un certo spazio nelle riviste. Rammento un saggio sulla stori~ del costume nel XVIII secolo: si trattava di uno studio sul diplomatico e statista Alexander Romanowitsch Woronzow,. che intorno al 1760 si trattenne per un certo periodo di tempo a Parigi; inoltre un saggio sull'attività editoriale di, ·Nowikow a Mosca (1779-1792).A volte sr leggono anche saggi su questioni di storia del diritto o sulla storia delle origini delle istituzioni amministrative; oppure analisi di testi con critica delle fonti, ecc. Un altro studioso illustra per esempio le deformazioni che la figura di Ivan il Terribile ha subito nelle opere di storici russi dal seçlicesimoal ventesimo secolo. Sono tutti saggi scritti con metodo e competenza da specializz~ti. In nessun luogo di essi viene fatto riferimento al regime sovietico, o vengono citati Marx, Lenin o Stalin: voglio insomma dire che lavori si~ili potrebbero essere benissimo pubblicati senza alcun mutamento anche nelle riviste a carattere scientifico dell'Occidente, dove essi avrebbero senza dubbio tutti i riconoscimenti che meritano. . . 13 BibtiotecaGinoBianco •

È lecita pertanto la constatazione che nell'Unione Sovietica almeno una parte degli storici è in condizioni di poter svolgere la propria ricerca scientifica, ricerca per così dire politicamente neutrale, su temi che però non abbiano nulla a che fare con le contingenti necessità propagandistiche del regime. A tali studiosi è evidentemente permesso citare autori dell'epoca prerivoluzionaria o del tipo di un Pokrowsky, ormai caduto in disgrazia, citandoli a piacere così come noi siamo soliti fare nei nostri lavori « occidentali >>• . È altresì probabile che alcuni storici russi limitino di proposito le loro indagini a quei periodi e a quei set-- tori della loro materia che si presentano come i meno insidiosi dal punto di vista politico, e ciò appunto per evitare nella loro attività professionale qu.alsiasiconflitto con il regime al potere. La maggior parte degli studiosi tuttavia - e non potrebbe essere altrimenti -· si occupano di problemi che sono strettamente connessi col punto di vista politico. Marx, Engels, Lenin e Stalin vengono allora frequentemente citati nei loro lavori, anche più di quanto sia necessario. In genere si possono chiaramente osservare, in tutti questi lavori, gli indirizzi che mi sforzerò di indicare qui di sèguito. Il destino degli strati più umili e un ·tempo più oppressi della popolazione viene lumeggiato in ogni modo e posto sempre in grande rilievo. Parimenti vengono scelti come soggetti ·di minuziose indagini nel passato della Russia tutti quei prodromi e quelle tracce 14 • BibliotecaGinoBianco

di correnti rivoluzionarie per i quali vengono abbondantemente utilizzati i documenti conservati negli archivi della polizia. E così ci capita di leggere saggi dedicati ai fermenti dei contadini, nonchè alla stampa illegale del XVI secolo, diffusa clandestinamente in forma di fogli volanti, oppure alla preistoria del movimento dei Decabristi negli anni che vanno dal 1820 . . m poi. Maggiore attenzione viene dedicata anche alle popolazioni asiatiche, il cui sviluppo o passò in secon:. do piano nella generale visione storica della passata storiografia (in confronto con le concezioni odierne), o venne presentato in maniera unilaterale dalla storiografia zarista. Questo punto di vista è specialll}ente·posto in rilievo nella «Storia dei popoli dell'Unione· sovietica» edita dall'Accademia delle Scienze. D'.altra parte, i lavori nei quali vengono discussi i fenomeni storici del mondo « occidentale » perseguono innegabilmente lo scopo di confutare le concezioni della storiografia « borghese >>, dimostrandone il caratterè ideologicamente legato alla propria classe, nonché di interpretare la somma dei fatti· in maniera conforme ai metodi della nuova concezione storica sovietica. Ele- . . menti essenziali di questi metodi e di questa .concezione appaiono da 'una parte le tendenze- economicomarxiste, dall'altra le tendenze patriottiche e propriamente sovietiche. In pàrticolar modo viene criticato l'imperialismo delle grandi Potenze capitalistiche (nei confronti dei popoli europei, ·coloniali e semicoloniali). 15 B1bliotecaGin0B ianco

Gli autori ·accumulano con evidente soddisfazione un materiale che, secondo loro, è la prova della politica affaristica, aggressiva, illegale e spaventosamente imperialistica dell'America, dell'Inghilterra e della Germania. Tutti questi lavori si presentano ricchi di una documentazÌone a volte anche impressionante (basti citare la « Storia della diplomazia >> di Potemkin, in tre volumi). Il gran numero dei riferimenti e delle note a pie' di pagina dimostra che tutto il materiale politico e storiografico· pubblicato in Occidente è quasi interamente posseduto dagli Istituti sovietici, e viene lì studiato e vagliato sia polemicamente che scientificamente. Grande simpatia va naturalmente a quei popoli asiatici che sòffrono ancora sotto l'imperialismo coloniale inglese e americano. Anche le pubblicazioni occidentali sull'Unione Sovietica vengono accuratamente seguite, e ai loro autori non vengono risparmiate a volte aspre critiche. Tuttavia l'opinione pubblica dell'Occidente non sa molto su queste cose; essa, per lo più, si deve contentare di resoconti giornalistici estremamente frammentari, e spesso molto imprecisi. Ma qui, in questo Congresso che si è prefisso come scopo di battersi per l'indipendenza della scienza, non sarà necessario rilevare che anche la storiografi.a dell'Occidente è tutt'altro che libera da molteplici pregiudizi. e da unilateralità ideologica nelle sue realizza16 BibliotecaGinoBianco

zioni. A mio avviso, tuttavia, va sottolineata una differenza molto importante. Gli storici che svolgono la loro attività sia scientifica che accademica nei paesi _democratici del mondo occidentale sono comunque liberi di criticare e di polemizzare con le concezioni storiche dominanti nel loro paese se queste non sono condivise da essi. Purtroppo il campo d'azione per una simile libera polemica è stato minacciato negli ultimi tempi da tendenze che in America hanno fatto scalpore; ma, in fondo, questo campo d'azione ancora esiste, e noi lo difendiamo. Invece nell'Unione Sovietica la possibilità di esprimere concezioni di tono anticonformistico pare sia limitata al minimo, o per molti addirittura inesistente. È anzi da supporre che qualche storico del- ]'Unione Sovietica sia costretto a tralasciare dichiarazioni che egli avrebbe in animo di scrivere perché rispondenti alle sue più profonde convinzioni, e a farne d'altronde altre di cui egli stesso non è persuaso. Ciò riguarderebbe anzittutto quelle pubblicazioni destinate non ai soli studiosi specializzati, ma a un più vasto cerchio di persone. Per dare un giudizio esatto su questa situazione si dovrebbe tuttavia, come ho già avuto modo di accennare, avere una migliore cognizione di ciò che avviene negli Istituti e tra gli stessi scienziati sovietici. Mai è stato reso noto il divieto per una pubblicazione di carattere storico. L'esistenza di una spada di Damocle pendente sul capo dello storico sovietico, se vogliamo basarci solamente sui documenti a noi accessibili, non è sempre dimostrabile; ci sono tuttavia sufficienti 17 BtbliotecaGinoBianco

indizi indiretti che stanno a dimostrare l'esistenza di quella spada di Damocle. Ne voglio indicare alcuni. Per quanto io sappia, la concezione cosiddetta materialistica (economica, marxistica) della storia non viene più messa in discussione nella storiografia sovietica. Né essa viene attaccata, per esempio da un punto di vista idealistico, oppure messa in dubbio (e questo non avviene più dalla fine del 1917). E non vengono nemmeno discusse le varie possibilità della sua interpretazione, della sua applicabilità metodologica, del suo euristico perfezionamento (cosa .che pure fu qua e là tentata all'incirca fino al 1935). L'applicazione del metodo marxista alla storia -rappresentata circa tre decenni fa da Pokrowsky in maniera influente e perentoria, venne ufficialmente sconfessata non tanto per la sua crescente banalità quanto per motivi di opportunità politica allorché parve augurabile nella concezione della storia l' « orientamento » verso motivi patriottici, e questo specie per le necessità didattiche. Alla morte di Pokrowsky, avvenuta nel 1932, si iniziò nell'Unione Sovietica un movimento revisionistico nella storiografia, promosso perfino con drastici metodi polizieschi. Non soltanto i depositi qelle biblioteche vennero «epurati», ma vennero epurate anche le fila degli scienziati sovietici mediante bandi, arresti e destituzioni. E agli studiosi così incolpati non vennero rinfacciati soltanto i loro errori, ma fu mossa anche l'accusa di trotzkismo o di altre indesiderabili mene politiche. La sola filosofia della 18 BibliotecaGinoBianco

storia ammessa fu fissata da Stalin: ogni altra concezione dovette tacere. Altro indizio della mancanza di una vera libertà spirituale nella storiografia sovietica può essere visto nel fatto che non vengono pubblicati mai lavori né particolari né generali sulla storia del Partito bolscevi~o, nonostante ci siano state sollecitazioni in questo senso (per.fino da parte di Stalin). Del resto, è noto che lo stesso Stalin ha scritto una storia del suo Partito (o almeno ha collaborato in maniera determinante alla sua compilazione) : da questo momento è comprensibile che nessuno osi più avventurarsi su un tema così scabroso. E se uno storico trovasse il coraggio di farlo, il suo tentativo fallirebbe lo stesso, in quanto nell'Unione Sovietica è assolutamente impossibile analizzare in modo indipendente quei mutamenti teoretici compiuti dal marxismo sovietico staliniano rispetto all'epoca leniniana; come pure è impossibile dare un giudizio equanime sulla parte effettivamente avuta nei moti rivoluzionari dagli uomini poi condannati e giustiziati sotto il regime stalinista. L' « Enciclopedia russa >> apparsa negli anni 1930-1932conteneva ancora articoli su Trotzki, Bucharin, Kamenew, Zinowiew ed altri; ma la nuova edizione dell' « Enciclopedia >> tace completamente su di essi, quasi che essi non fossero mai esistiti. Pare che siano tabù. Il libro di storia adottato nelle scuole superiori russe tace ad esempio sul fatto che Trotzki, subito dopo la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre del 1917; fu nominato Commissario del popolo per gli Affari esteri; 19 BibliotecaGinoBianco

che egli fu in sèguito Commissario per la Guerra e la Marina, ecc. Se qui tra noi, in questa sala, ci fosse la prof essoressa Pankratowa, autrice di questo manuale per le scuole, autorizzato dal suo governo, io credo che contro ogni galanteria pochi resisterebbero alla tentazione di porle domande imbarazzanti sulle lacune contenute nel suo libro. A quattr'occhi vorrei domandarle per esempio se essa è veramente convinta di qJJanto si legge a pagina 213 del terzo volume del suo manuale: che cioè la banda dei trotzkisti e dei bucharinisti aveva ordito nella primavera del 1918 una congiura con lo scopo di abbatter~ il governo sovietico e di arrestare e di uccidere Lenin e Stalin insieme con Swerdlow, piano spaventoso di cui si venne a conoscenza solo venti anni più tardi. I resoconti stenografici dei processi del 1936-38 sono stati stampati in innumerevoli esemplari ma nessuno storico russo ha finora avuto il coraggio di sottoporli a una critica scientifica e metodica nonostante ci siano in essi numerosi punti di appiglio per una tale critica. È chiaro che le conclusioni dei tribunali di fronte ai quali si svolsero quei processi sono senz'altro determinanti per la storiografi.a sovieti~a. Altro sintomo dello stato di costrizione spirituale in cui si muove la storiografia sovietica può essere notato in questo fatto: alcuni mutamenti nell'atteggiamento generale della letteratura storiografica si sono verificati con una contemporaneità sorprendente, come movimenti di conversione compiuti militarmente, e per di più coincidenti ogni volta con altrettanti mutamenti di 20 BibliotecaG·inoBianco

rotta nella politica del regime. Un esempio· lo può offrire la « rivalutazione >> nel senso patriottico di eroi nazionali (come Ivan il Terribile, Pietro ~l Grande, Suwurow, Kutusow) : al che va aggiunto tuttavia che non per questo fu obliato il dispotismo cui era sottoposto il popolo russo ai loro tempi. Un altro esempio può essere anche costituito dal ribelle caucasico Schamil, che si battè tenacemente contro lo zarismo dal 1834 al 1845, e perciò venne esaltato dalla storiografia bolscevica come un campione di libertà. Nel 1949 tuttavia Schamil fu :improvvisamente degradato al rango di uno spione turco e inglese, e le pubblicazioni su di lui, giudicate ormai « sorpassate » scomp.arvero sùbito dalla circolazione. · Per quanto a noi è dato sapere, non esistono dunque disposizioni né ufficiali né di partito che riguardano l'attività professionale degli storici. (Coµie è successo inve'ce nel campo della biologia, della teoria dell'eredi- . tarietà, nella faccenda Mitschurin-Lyssenko). Ciò non pertanto, nella storiografia sovietica regna una monotonia non altrimenti spiegabile che con la presenza di una direzione autoritaria. Sotto Nicola I, negli anni che vanno dal 1830 al 1850, allorquando la vita spirituale della Russia era sorvegliata da BenckendorfI e dagli Uwarow con l'aiuto della censura e della gendarmeria, le discussioni storico-filosofiche e storico-culturali riflet21 BibliotecaGinoBianco

tenti diversità d'opinione, come quella tra gli slavofili e gli occidentalisti, potettero essere divulgate, sia pure tra non piccole difficoltà. L'odierno regime in Russia, per quanto mi consta, non permette in alcun modo polemiche di questo genere; e forse non c'è neanche un pubblico qualificato e disposto a_prendervi parte con appassionate discussioni. Quello che innegabilmente salta sù- .bito agli occhi studiando- la storiografi.a sovietica è una certa povertà così nella problematica storico-spirituale come ·nei tentativi di interpretazione: sebbene una vitale problematica dovrebbe scaturire proprio da una visione marxistica della storia. La monotonia della pubblicistica storiografi.ca dei russi non appare del resto soltanto nel contenuto ma altrettanto chiaramente nel linguaggio e nello stile adoperato nei saggi. Precedentemente alla prima guerra mondiale erano sufficienti poche frasi per riconoscere la personalità di storici eminenti .. Pagine tratte dalle opere di· Kostomarow, Kliutschewsky, Platonow, Pawlow-Silwansky, Miliukow, Plechanow, Roschkow ed altri .avevano, a prescindere dal loro· carattere scientifico, ognuna un elemento artistico, una impronta individuale, una loro personale scrittura, che escludeva ogni possibilità di confusione. Ho ricevuto invece l'impres- · sione (impressione che, ad onor del vero, può essere fino a· un certo punto anche soggettiva) che oggi, leggendo le opere dei più noti tra gli scrittori russi, non si abbia più una così pronunciata differenziazione di stile; qua-- si che ogni tentativo di formarsi uno stile personale fos22 BibliotecaGinoBianco

se soffocato dalla schematizzazione favorita dal regime. Fenomeni simili vengono constatati dai conoscitori dell'arte, della letteratura, della musica e del film russi. Ma non sarei in grado di precisare se e fino a qual punto di un tale fenomeno siano coscienti gli stessi storici . russ1. Nonostante le suaccennate riserve io sono tuttavia del parere che nell'Unione Sovietica sono stati pubblicati numerosi lavori storici che· costituiscono un interessante arricchimento' non soltanto per la storia russa ma per la storia in generale. Il libro di Grjekow sulla storia dei contadini russi sino al diciassettesimo secolo è esemplare· nel suo genere. La « Storia economica della Russia» di Ljaschtschenko - nonostante tutte le obiezioni che si possono fare per alcuni capitoli - rappresenta un'opera di prim'ordine. La « Storia della diplomazia » di Potemkin, tradotta anche in francese, è troppo im-- portante perché si possa metterla da parte col semplice rimprovero di mancanza di obiettività. I lavori di Tarlès sul blocco continentale di Napoleone e sulla campagna di Russia del 1812 hanno tutto il diritto ad un riconoscimento europeo. Il libro di Smirin sulla « Riforma di Thomas Munzer e la grande guerra dei contadini >) come pure la sua trattazione sulla « Servitù della gleba e la servitù rusticale >) nella Germania sudotcidentale nel quindicesimo e nel sedicesimo secolo potrebbero dire qualcosa anche agli storici tedeschi. Inutile mi pare enumerare altri esempi. Ma, come tutte le affermazioni nel campo scienti23 BibliotecaGinoBianco

fico, anche le tesi proposte dagli studiosi russi hanno bisogno di essere esaminate nel corso di un contraddittorio e di essere chiarite nel fuoco della discussione. In considerazione della attuale situazione politica mondiale manca oggi un Foro nel quale si possano pronunciare, senza pregiudizi e in assoluta libertà, storici d'Occidente e d'Oriente. Se noi riuscissimo a creare questo Foro, io sono certo che ambedue le parti ne ricaverebbero benefici effetti. 24 BibliotecaGinoBianco

11. LA STORIA NELL"ÈRASTALINiANA Relazione del PROF. GEORG VON RAUCH BibliotecaGinoBianco

GEORG VON RAUCH Nato il 18 agosto 1904 a Pleskau (Russia). Laureato nell'Università di Dorpat. Dal 1946 incaricato dell'insegnamento della storia moderna (soprattutto storia scandinava e dell'Europa orientale) nell'Università di Marburgo. Collaboratore permanente di Europa-Archiv (Francoforte) e di Osteuropa (Stoccarda). Pubblicazioni: Die Universitaet Dorpat und das Eindringen der friihen Aufklarung in Livland (1943). Russland, staatliche Einheit und nationale Vielfalt. Foederalistische Ideen und Kraefte in der russischen Geschichte (1953). Saggi, pubblicati su varie riviste, specie sulla storia russa, scandinaVcL e baltica. Europa-Archiv: Einheit und Grenzen Europas (1949); Die sowietische Geschichtsforschung im Zeichen des Stalinismus (1950); Volk umi Staat in der russischen Geschichte (1952), ecc. Osteuropa: Aufsatze ueber das Sowietische Hochschulwesen (1953), ecc. BibliotecaGinoBianco

· La concezione sovietica della storia dell'èra staliniana ha compiuto la sua parabola. Partita dal principio di Marx che la storia è retta da leggi immutabili, la' storiografia sovietica si è posta come còmpito di dimostrare con mezzi scientifici esatti la giustezza del materialismo storico. Ma mentre per Pokrowsky la storia russa costituiva un caso particolare fra i tanti, posta com'era alla periferia dello sviluppo storico mondi~le, e per lui la sua importanza si faceva sentire soltanto .a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre, a cominciare inve.:. ce dal 1935circa in poi, il centro di gravità si è spostato yia via che l'interpre~azione di Stalin della teoria di Marx cercava nuove vie. Sono note le sue modifiche a quella teoria. Esse p,~rtono dalla tesi del socialismo i~ un unico paese, e confluiscono nel riconoscimento della necessità della '' ' 27 BibliotecaGinoBianco

rivoluzione imposta dall'alto. Tre conseguenze ne risultano per la scienza storica : I) La storiografia deve inserirsi in modo ancor più accentuato nella struttura politica dello Stato e del suo Partito; deve altresì mettersi a disposizione della propaganda politica. 2) Dal punto di vista della tematica essa presta la massima attenzione alla storia politico-economica (inclusa quella dei tempi remoti), cerca di costruire un ponte con l'èra· degli Zar·, e paga il suo tributo non solamente al patriottismo e nazionalismo sovietico ma anche a quello russo. 3) Il maggior rilievo attribuito alle personalità storiche ha come conseguenza un'abbondante apologetica di eroi anche nella storiografia. Sulla traccia del rafforzamento della posizione autoc~atica di Stalin, la storiografia è posta di fronte al còmpito di lasciare a Stalin un ruolo di primo piano anche negli ultimi tempi : mezzo importantissimo per il consolidamento del suo potere. Il suo costante interesse per le scienze storiche si è rivelato del resto nelle molteplici direttive impartite sino ad arrivare al punto che la Woprossy lstorii ha intitolato un suo articolo così: « Stalin, come creatore della scienza storica sovietica » ( 1949). Il risultato di tutto questo è stata la necessità di riscrivere e di interpretare di nuovo la storia dei tempi del bolscevismo. ORGANIZZAZIONE ED OBIETTIVI. - La ricerca storica sovietica viene diretta dal centro. Il suo centro organiz28 BibliotecaGino81anco

zativo, il suo stato maggiore è costituito dall'Istituto per la Storia dell'Accademia delle Scienze (direttore (]rekow). L'organo pubblicato dall'Istituto (Woprossy Istorit,), rivestendo un carattere ufficiale, può dare una buona idea generale della tematica e delle tendenze proprie della storiografia sovietica. Si possono così apprendere quali sono i problemi giudicati tra i più urgenti e quali gli atteggiamenti giudicati come deviazioni dalla linea generale, ecc. Le critiche si succedono alle autocritiche, le rivelazioni alle autorivelazioni, gli atti di contrizion~ alle promesse di far meglio, ecc. Si tratta insomma di un rituale ormai sconosciuto per la vita spirituale dell'Occidente dai tempi di Descartes e di Leibniz. Vi sono soggette indifferentemente tutte le scienze. Tra gli storici la scuola di Pokrowsky fu la prima ad essere liquidata; e dopo la seconda guerra mondiale altri furono incolpati di deviazioni di natura cosmopolitica, oggettivistica_e formalistica. L'Istituto Storico lavora con piani quinquennali (1946-50, 1951-55), vale a dire mediante una pianificazione generale per la ricerca storica, le pubblicazioni e l'insegnamento. Vi sono compresi anche i piani di lavoro, individuali e collettivi, come pure l'edizione delle raccolte e delle fonti. Parallelamente si lavora alla continua revisione e all'edizione delle opere già rivedute. Significativo_può essere per esempio il progetto di una storia dell'UR-SS, in più volumi, e quello di una storia universale che dovrà comprendere dai trenta ai qua29 , BibliotecaGinoBianco

ranta volumi. Questa storia è progettata da anni, ma la pubblicazione è ritardata dal rischio che i primi volumi possano apparire politicamente ormai sorpassati allorquando appariranno gli ultimi. Non v'è certo la preoccupazione di avvicinarsi quanto è più possibile alla verità, tenendo conto delle nuove conquiste scientifiche. Viceversa vengono apportate delle variazioni solo per ragioni propagandistiche, e solo perché ordinate dalle autorità politiche. Bertram D. Wolfe parla a ragione dell'operazione Rewrite (v. Foreign Affairs, ottobre 1952). Lo stretto accordo tra politica e scienza si rivela anche in questo, poiché dalla critica che viene "fatta di volta in volta all'opera degli studiosi si possono indovinare le indicazioni per eventuali deviazioni dalla linea 1• politica del partito o per tendenze che si fanno strada via via. Con tutto ciò bisogna ammettere che, nonostante la pressione politica esercitata, rimane ancora campo per lavori veramente ottimi dal punto di vista scientifico. Da citare tra questi le pubblicazioni delle fonti, come pure le indagini sulla storia dei territori asiatici; o sulla storia sociale ed economica; anche se è necessario di volta in volta liberare il nocciolo propriamente scientifico dalla scorza propagandistica e dalla cornice tendenziosa. Allontanata questa, diverse cose nuove si potranno apprendere leggendo le opere di Grekow, Netschkina, Bachruschin, Nikiforow, Manfred, D.an e altri. 30 BibliotecaGinoBianco

In particolare le tendenze della storiografia sovietica risultano chiare dal grande dibattito sulla periodizzazione svoltosi dal dicembre 1948 sino al marzo 1951. In base a quale principio va suddivisa la storia? Che cosa è decisivo a questo riguardo, le lotte di classe, le questioni economiche o i grandi rnomenti politici? È significativo il fatto che nel corso della discussione uno storico (Smirnow) indicò proprio questi ultimi come fattori decisivi. La periodizzazione non doveva rimanere uno schema di astrazione sociologica. E anche la lotta di classe sarà giustamente intesa solo quando essa venga concepita come lotta per il potere, per la conquista dei poteri dello Stato: solo allora essa comprende e riguarda tutta la nazione. Le più importanti cesure della storia sono pertanto i grandi mutamenti che si verificano nella struttura dello Stato. L'accentuazione addirittura eretica dell'elemento politico-nazionale di fronte a quello economico-sociale va di pari passo con relaborazione e il perfezionamento verificatisi in quegli anni dell'idea dello Stato in Russia. Essa si trova pienamente d'accordo con il libro di N. A. Wosnessensky sull'economia di guerra dell'Unione Sovietica, che è del 1948, e con le lettere di Stalin sulla linguistica, che sono del ~950. · Quali conseguenze ne sono vef1:Utefuori per la storiografia? Dallo stretto connubio tra slancio patriottico per la grande guerra combattuta e il peso dato all'elemento politico-statale è nato un entusiasmo senza limi31 BibliotecaGinoBianco

ti per la storia russa. Sono stati fissati ·quattro punti principali : 1) L'inizio della storia russa è anticipato dal nono al sesto secolo; e trattandosi di storia dell'attuale territorio sovietico l'inizio è spostato al tempo degli Assiri e dei Caldei. « Stalin ha ampliato la storia sovietica di duemila anni» ha scritto la Pankratowa. Con ciò la storia sovietica viene fatta risalire fino all'antichità classica. 2) L'inizio dell'epoca storica in Russia deve precedere l'inizio dell'epoca storica in Occidente per dar modo di presentare la Russia quale iniziatrice delle grandi evoluzioni che contrassegnarono la storia del mondo (feudalesimo sino al sesto secolo, assolutismo illuminato sino al principio del diciottesimo secolo, capitalismo sino al diciottesimo secolo). 3) La stessa priorità viene annunciata per le singole invenzioni e scoperte (dalla stampa alla penicillina, e così pure per la scoperta delle leggi naturali o per le scoperte geografi.che). 4) Va dimostrato lo sviluppo autogeno della storia russo-sovietica in tutti i campi. Lo storico che ammette influssi estranei, anche di sola natura spirituale e di modesta portata, è colpevole e viene accusato di indulgenza verso l'Occidente e di deviazione cosmopolitica. Di conseguenza la storia russo-sovietica ottiene un posto centrale nella storia universale dei popoli. Alla 32 BibliotecaGinoBianco

esigenza di riguardare la storia sovietica non come un fenomeno isolato, ma come un fenomeno da mettere in giusto rapporto con la storia universale, fa sèguito l'ambizione di tentare di ordinare tutta la storia mondiale entro uno schema sovietico. La storia universale dovrebbe essere ordinata insomma nella periodizzazione dettata da :tvlosca,né più né meno come quella europea era una volta costretta dagli storici medievali ad entrare nello schema dei Quattro Regni. Come già una volta a Roma, ora la storia universale deve guardare a Mosca. Si tratta di uno pseudouniversalismo cui manca tanto la trascendenza dell'escatologia storica cristiana quanto l'ermetica compattezza dell'escatologia storica marxista : vi si trovano infatti mescolate due diverse concezioni storiche. Per la storia interna sovietica questo significa uno spostamento delle forze attive verso il centro. Una buona g-iustificazione viene data di solito dalla formula del << minimo danno >>. Questa formula, sorta al tempo della liquidazione della Pokrowschtschina, fu adottata poi per esprimere un giudizio sull'annessione alla Russia dei territori di altre nazionalità. Fu detto in quella occasione che questo rappresentava il danno minore o addirittura minimo, per loro, di fronte ad altre possibilità. Senonché il danno minimo è pur sempre un danno. La Netschkina nell'aprile 1951 ha cercato di far sparire questo neo: còmpito dello storico deve essere, per essa, appunto quello di mettere in risalto i lati positivi del33 BibliotecaGinoBianco

l'annessione di quei territori. La formula dell'espansione coloniale coglie solo un aspetto dei fenomeni : l'altro è costituito dalla somma dei rapporti reciproci tra i popoli così annessi e il popolo russo, il « fratello maggiore » di tutti i popoli sovietici, il vero depositario del còmpito della rivoluzione mondiale. In tal modo la perdita dell'indipendenza nazionale dei singoli popoli viene camuffata e interpretata come un prospero sviluppo. per il benessere di quei territori e di quelle popolazioni; e così all'imperialismo russo viene tolta quella punta pericolosa che invece si ha cura di mettere sempre in luce in tutti gli altri casi. Quello che nel resto del mondo è sfruttamento imperialistico, nell'Unione Sovietica è sviluppo progressivo. Una sempre maggiore attenzione, dopo la seconda guerra mondiale, viene conferita alla storia del mondo coloniale e semicoloniale; ma essa è sempre piena di spunti antioccidentali. Non è neanche un caso se negli ultimi tempi i campi di studio preferiti dagli scienziati sovietici sono diventati proprio quei territori di effettiva frizione politica tra l'Unione Sovietica e le poten~e occidentali, che sono per di più anche focolai di movimenti nazionalistici ~i liberazione; si capisce fin d'ora quali saranno le conclusioni che quegli storici ne trarranno, e così l'opinione pubblica sarà preparata a tempo, in virtù di queste indagini storiche, alle posteriori giustificazioni dei tentativi d'espansione della Russia. Sono evidenti gli immensi còmpiti che sorgono qui per .lo storico. Tutta la storia dei popoli sovietici 34 BibliotecaGinoBianco

va in certo modo riscritta; essa va orientata verso Mosca; il punto di vista nazionale dei singoli popoli deve passare in seconda linea, tanto più poi se è collegato con un allontanamento da Mosca di quei popoli. Parimenti vengono condannati gli eroi nazionali finora esaltati e venerati, e vengono presentati quali esponenti di correnti reazionarie e fasciste, o quali agenti delle aspirazioni aggressive dello straniero: laddove i veri eroi sono solo quelli che hanno c.ollaboratocon Mosca, al servizio dei russi. Anche la storia dei popoli entrati dal 1945 in poi nell'orbita sovietica viene sottoposta a una nuova periodizzazione dal punto di vista dell'ideologia stalinista, e ordinata in una nuova scala di valori che cerca i suoi punti-base nell'eventuale allontanamento o avvicinamento a Mosca. Da qui il cerchio si amplia. Il rilievo dato ai nessi slavi sulla base del nuovo panslavismo sovietico porta a un processo di delatinizzazione della storia rumena, e cli deturanizzazione della storia bulgara e ungherese. Quanto alla storia della Polonia, dei popoli baltici, danubiani e balcanici si hanno già i primi sintomi che preludono a una revisione da parte sovietica della storia tedesca, specie di quella della Germania orientale. · Non c'è dunque da meravigliarsi se al centro di tutto questo troviamo la tesi secondo la quale al popolo tedesco sarebbe andata sempre behe ogni volta che esso si è orientato verso la Russia, ogni volta che esso si è 35 ibliotecaGinoBianco

preoccupato di formare un « popolo di tedeschi dell'Est >> che si appoggiasse su una più larga base slava. A partire dalla fine del 1952 pare tuttavia profilarsi un cambiamento forse paragonabile (e lo si , edrà allorché le cose saranno più chiare) a quello verificatosi negli anni che vanno dal 1930 al 1940. Si è parlato (Otis) della virtuosa dialettica che caratterizza la tecnica di Stalin della navigazione p~litica, e che spesso si serve dell'immagine dei due motori installati nel suo aeroplano: quello marxistico-internazionalistico e quello sovietico-nazionalistico, motori che egli regola vicendevolmente o lascia anche girare nello stesso tempo. Ora sembra che. il pendolo torni di nuovo indietro. Infatti, ancora sino al 1952, erano in primo piano tutte le tendenze che. davano il primato al motivo statalepolitico. Ma lentamente, in maniera quasi impercettibile, anche le voci opposte cominciarono a fars·i sentire in modo che a un certo punto non era più possibile disconoscere una_ discordanza nella strumentazione ideologica generale. Si ricordi che già nel 1949 il Politburo aveva preso posizione contro il libro di Wosnessenky, in quanto questo libro aveva posto esageratan1ente in risalto il primato del fattore politico a spese del lato economico. Nello stesso periodo la rivista Woprossy ' Istorii esortava tutti gli storici ad essere in pri1na linea nella lotta per la costruzione della società comunista, e non dello Stato sovietico. Li esortava altresì a « river36 BibliotecaGinoBianco

• • sarsi sul popolo come un'armata di propagandisti a favore della scienza storica marxista >>. In armonia con queste esortazioni, alla fine del dibattito sulla periodizzazione nel gennaio 1951, fu fatto notare che il rilievo dato ai criteri politico-statali conteneva il pericolo di ricadere nelle argomentazioni della scuola giuridica care alla storiografia borghese del diciannovesimo secolo. La lotta di classe doveva rimanere invece, ora come prima, la più importante forza motrice della storia. Alla fine del 1952 già le ombre della morte calavano su Stalin. Il suo ultimo scritto dell'ottobre dello stesso anno, riguardante i problemi economici del socialismo nell'Unione Sovietica - scritto che forse non rispecchiava più i suoi pensieri - stabiliva di nuovo il primato del momento economico di fronte a quello politico, e tornava c·osì a un determinismo marxista di stretta osservanza. Lo scritto di Stalin significava, come spiegarono le Woprossy lstorii, un passo indietro verso i princìpi del materialismo dialettico, che attribuisce una importanza centrale al fattore economico e alla lotta di classe. Si tratta dunque, per gli storici, di adattarsi di nuovo ai mutamenti della linea generale per adempiere al loro còmpito di fedeli esecutori degli ordini impartiti dalla direzione politico-culturale. Dopo la morte 1i Stalin, è stato dèstituito in Ucraina un alto funzionario del Partito perché accusato di tendenze troppo rqssofiJ.e_.Inoltre la Prawda, sulla traccia di Plechanow, ha preso di recente posizione contro ogni esagerato culto della personalità. Anche da 37 BibliotecaGinoBianco,

questi due fatti gli storici dovranno trarre le loro. conseguenze. Comunque ~ia, o in veste di nazionalbolscevico (come è stato fino a poco tempo fa) o di nuovo nella veste attuale di marxista di vecchio stampo, lo storico dell'Unione Sovietica deve ·sempre ricordarsi di una cosa: che non è uno « scienziato di laboratorio di vecchio stampo » come scrivevano le W oprossy lstorii nell'estate del 1951ma un « combattente per il comunismo, un combattente il cui lavoro deve servire non già a una ristretta cerchia di specializzati ma a tutto .il popolo sovietico ». La storiografi.a è. per i sovietici un'arma . ideologica, funzionale e adoperabile per fini politici. Ma con questo essa tradisce la sua vera natura. Poiché quando lo storico si abbassa al rango di servo del potere, la storia cessa di essere, come voleva Hegel, « la coscienza che lo spirito ha della propria libertà ». « Che cos'è la verità? >> si domandava nel 1949 a Parigi lo scrittore sovietico Fadejew. « Niente è più forte al mondo della forza della verità. Solo la verità è libera. E prima di decidere chi in questo mondo gode di maggior libertà, bisogna decidere da quale parte si trova la verità! ». Fadejew ha ragione: solo la verità rende liberi. Ma chi non aspira alla verità ma crede al contrario già di possederla, per imporre con la violenza la sua interpretazione del mondo, rischia di perdere anche la libertà. 38 BibliotecaGinoBianco • •

B1bliotecaGinoBianco ISTITUTO GRAFICO TIBERINO Roma . Via Gaeta 14

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Opuscoli pubblicati dall'Associa.zio ne italiana per la Libertà della Cultura: Serie « PROBLEMI DEL NOSTRO TEMPO »: 1. LE LIBERTÀ CHE POTREMMO PERDERE di DENIS DE ROUGEMONT 5. I L M ES SA G G I O D I P I E R O G O B E T T I di UMBERTO MORRA 6. LO SCRITTORE TRA LA TIRA TNIA E LA LIBERTÀ di GUIDO PIOVENE 7. LA S O LI T U D I E D E L L ' A R T I S T A di EUGENIO MONTALE 8. R I V O L T A E COMUNIONE di GUGLIELMO PETRONI 9. PER LA LIBERTÀ DELLA FANTASIA CREATRICE di LIO 1ELLO VENTURI 10. L E D U E 11. L ' A V V E r I R E D I T T A T U R E di VITALIANO BRANCA Tl D E L LA C U L T U R A 12. IL TEMPO DELLA di ANDRÉ MALRAUX 1ALAFEDE di NICOLA CHIAROMO ITE 13. L ' A R T I S T A E LA SOCIETÀ di THOMAS MANN Serie « FATTI E SITUAZIONI»: 2. C H I S O N O I P A R T I G I A N I D E L L A P A C E 14. I D E A E R E A L T À D E L L ' A M E R I C A cli E. E. AGNOLETTI 15. LA NUOVA STORIOGRAFIA SOVIETICA di V. GITERMA IN e G. von RAUCH Serie « TESTIMONIANZE >>: 3. U S C I T A D I 4. LA GRANDE SICUREZZA di IGNAZIO SILONE TE TAZIONE di CZESLAW MILOSZ Prnzzo di vendita L. 100 a copia >-Conto corr. post. n. 1 /8363 I BibliotecaGinoBianco

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