nazionale» ottenute con le guerre di Napoleone lii, di Vittorio Emanuele, di Bismark, di Alessandro Il (nei Balcani) ebbero tutt'altro significato e conseguenze del tutto diverse da quelle che si sarebbero potute aspettare in seguito ad un trionfo delle rivo,luzioni nel 1848. Le qualità ed i vizi delle « vie seguite», dei « mezzi adoperati » si cristallizzano nel più o meno stabile equilibrio a cui giungono i rapporti fra ceti sociali, fra nazioni, fra Stati. La dittatura di Stalin è quello che è perché s'è costituita con i metodi della « inutile strage» e perché non ha trovato altre ancore di salvezza che l'accentramento burocratico, il militarismo, gli arbitri polizieschi. Non è un «contrappeso» ai regimi di reazione capitalistica che sopportiamo in molti paesi d'Europa e d'America; è un elemento di questa costellazione reazionaria; in essa e per essa si sostiene. Dicramo subito che non è, per altro, il « punto più nero » nel nostro orizzonte. Il regime Stalin (compresi i campi di concentramento a Solovki, ed altri cimiteri per vivi) agli occhi d'un sincero democratico appare non molto più umitiante del governo germanico « tollerato » dalla socialdemocriazia, ed è certamente minor blasfema contro lo spirito umano che la dittatura di Mussolini, tralascrando ogni paragone con altri StaN « balcanizzati ». Ma non per questo possramo ignorare evidenti affinità fra i mostruosi parti deM'epoca nostra. In verità il fatto essenziale sul quale ci conviene costruire ogni nostra diagnosi e prognosi è che la democrazia assieme al social•ismo hanno subito una serie di catastrofiche disfatte. Le più grosse sono la pace di VersaiHes e l'esito della rivoluzione russa; le accessorie non sono negabili nelle vicende dell'Italia, della Polonia, dell'Ungheria ed anche di quelle recenti della Germania e dell'Inghilterra. Le disfatte possono imputarsi alla fatale valanga di ciechi eventi, ma per una p~rte non trascurabile sono pure conseguenze di errori commessi dalla democrazia nei suoi contuberni con il nazionalismo e dai partiti socialisti che sacrificarono l'ideale sociale ai profitti spiccioli della abilità politica. Dalla piena consapevolezza di questa nostra ritirata su... posizion·i non preparate e molto incomode, dobbiamo prendere le mosse per ogni programma d'azione in nome delila democrazia e del socialismo. Anzitutto - per ricostituirci in esercito valido - urge rinnovare nelle nostre file la fede, l'audacia, lo spirito di sacrificio. Sabotare il piano quinquennale dei bolscevici sarebbe agire come i «•luddisti» in Inghilterra al principio del XIX secolo; distruggere un meccanismo invece di prendersela con la potenza 74 Biblioteca Gino Bianco
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