ciale » indica come i rapporti concreti fra gli uomini implicano pure norme d'un diritto, d'una giustizia razionalmente esplicabile e preesistente (nel fatto stesso per cui l'uomo è un « essere socievole ») ad ogni decisione d'una « sovrana volontà », d'una potenza individuale o collettiva. « Ogni potere è mera forza; il diritto si oppone alla forza, si sovrappone all'interesse; così s'afferma il principio fondamentale, organico, regolatore della società; e, secondo Proudhon: « società, giustizia, uguaglianza sono tre termini equivalenti». Marx, invece, disgustato dalla Rechtsphi/osophie di Hegel (dove l'interpretazione del diritto culmina in quella sublimazione dello Stato che giustamente fu bollata come « disonore della filosofia ») giunse alla convinzione, che ogni sistema giuridico fosse «sovrastruttura» dell'oppressione sociale e non potesse esorbitare dal « limitato orizzonte dei pregiudizi borghesi ». Per:- ciò egli immaginò il regime socialista come « liberato » da ogni vestigio di legislazione, giurisdizione, giurisprudenza ed adottò la formola di Saint-Simon, ai termini della quale « si manterrebbe un governo delle sole cose materali, cessato ogni governo sugli uomini». Il che ha tutte le apparenze d'un cattivo scherzo, giacché non si vede come possa mantenersi un funzionamento ordinato delle « cose», senza regolare i rapporti fra gli uomini che ne hanno da fare uso. O, piuttosto, lo si vede anche troppo, pensando alle officine di Ford, dove il movimento meccanico del « banco di lavoro a nastro continuo» costringe l'operaio a ripetere sempre lo stesso movimento nel medesimo tempo, senza che siano necessarii una sorveglianza o un regolamento per « attivare le braccia». Ma può il socialismo concepirsi come una riduzione degli uomini alla parte di automi inseriti in un ingranaggio di forze meccaniche? Proudhon, ad un certo momento, pareva ben deciso a « farla finita» con ogni istituzione politica ed a sostituirvi le norme e gli organi del « diritto economico ». « Affermando la personalità e l'autonomia delle masse, dobbiamo negare il governo e lo Stato» ... « Solo perché la Società non è mai stata organizzata ma è appena in procinto di organizzarsi, essa fino al giorno d'oggi ha avuto bisogno di legislatori,. di eroi e di questurini. .. » (3). Ma alla momentanea foga polemica subentrata in Proudhon il suo solito, profondo senso della realtà, per cui afferma che nella vita le antinomie non si risolvono mai: « il problema sta non net trovare una fusione dei contrari, il che significherebbe lo stato di morte, ma nel raggiungere un loro vitale equiHbrio. Equilibrio che sempre sarà instabile, variabile perché 69 Biblioteca Gino Bianco
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