i desideri della maggioranza e possibilmente nessuno sarà sacrificato o troppo brutalmente costretto. Ma ciò non sminuisce il prepotente trionfo d'una sovrana volontà (la sovranità è una pericolosa espressione, e sarebbe desiderabile che le democrazie vi rinunziassero all'awenire... Il sentirsi «sovrano» induce lo Stato nella funesta tentazione di governare la società, allorchè questa è per principio ingovernabile; Proudhon « De la Justice », t. Il pagg. 113-114). Ottenuta per astrazione da plebisciti di moltitudini che sono collegate solo politicamente e considerate piuttosto come numero, come « forza massiccia » anziché come coscienze autonome. Leggendo il libro di Bauer SU'lla «razionalizzazione» ed i suoi irresistibili progressi vien persino ia paura, che su ogni varietà d'« opinione» si decida di sovrapporre gli .inesorabi'li dettami della «scienza». Non si vede quale libertà di continua, originale, spontanea creazione rimanga alla «Società» come sopra è stata definita in contrasto con Io Stato. Ora il Socialismo deriva il suo stesso nome, il suo pathos, la sua gloriosa pretesa alla qualifica di « neo-umanesimo » proprio dal fatto che si è eretto a difesa della « soci·età » contro gli inumani congegni dell'« Ordinamento statale» ed ha perseguito la completa emancipazione della Società - delle concrete comunità di uomini vivi - dal coercitivo sistema, dove_ gli uomini non figurano che come numeri, «soggetti», schede. E se il socialismo abbandona questo motivo dominante, non troverà più argomenti, né morale sostegno per combattere la dittatura comunista. In uno dei suoi più forti Pamphlets (Zur Judenfrage) Carlo Marx ha nettamente definito la distanza fra democrazia e socialismo, la prima preoccupandosi unicamente di stabilire uniformi rapporti fra gli enti astratti, finti che si chiamano «cittadini», mentre il secondo ha per compito di organizzare gli ; uomini» in carne e ossa, di assicurare al loro consorzio la reale libertà, l'uguaglianza di fatto, la fraternità operante. Questo concetto di Marx non è molto diverso da quello di Proudhon: « Distinguo in ogni società due specie di costituzioni: l'una che chiamo costituzione sociale, l'altra che è la costituzione politica. La prima, intimamente inerente all'umanità, liberale, necessaria - è un fatto organico il cui sviluppo consiste anzitutto nell'indebolire, nello scartare gradualmente la seconda la quale è essenzialmente fittizia, meccanica, restrittiva, transitoria». (Confessions d'un rivolutionnaire p. 67, voi. IX dello « O. »). Soltanto, Proudhon, adoperando rl termine « costituzione so68 Biblioteca Gino Bianco
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