nale » messo in esecuzione da Stalin non siano le più sane, le più provvide fra tutte le iniziative nel campo della economia contemporanea. A queste due ragioni è forse lecito aggiungere una terza, d'ordine quasi sentimentale. Che milioni di operai, e proprio quelli più giovani, più assetati di solidal·e, temeraria azione, più generosamente sollevati contro l'oppressione sociale - siano attirati nelle file del comunismo, non è cosa che possa venire considerata da un socialista semplicemente come « deplorevole malinteso ». Vero è che anche il fascismo recluta un buon numero di giovani, pure delle « classi popolari » e sarebbe sciocco negare la parte che illusioni magnanime, slanci di vero idealismo hanno In questo afflusso di gregari verso le tristi insegne del fascio o della croce uncinata. Ma salta agli occhi come sia impossibile equiparare il valore (storico e morale) del fascismo a queilo del comunismo, considerando sia le loro manifestazioni pratiche, sia le rispettive dottrine. Mentre troppo noti sono gli istrioni ed I comuni delinquenti che il fascismo ha portato sul proscenio, riesce difficile citare anche un solo atto eroico, anche una sola effettiva « conquista sociale » al suo attivo in già dodici anni di petulanti « vittorie ». cc Fascismo ed ideologia onesta sono cose inconciliabili, a causa della organica insincerità che è all'origine stessa di questò movimento. Il fascismo vorrebbe fare figura di sintesi e non è che un miscuglio di idee confuse. Ha raccattato elementi del socialismo e dell'antisocialismo; è tutto e il contrario di tutto per usarne secondo opportunità momentanee; si destreggia fra contingenze della situazione politica, non procede sulla via maestra della storia. Non è soltanto una ideologia errata per incosoienza, e su vasta scala, uno spaccio internazionale di moneta falsa; per corrompere i deboli o ingraziarsi i beati possidentes. Ogni tentativo di mobilitare una tale escrescenza della malafede è destinato a fallire, anche se vi si accingesse uno spirito onesto: sarebbe una sperienza su un soggetto inadatto ». (Siegfierd Marck: Ueberfaschimus? in Die Gesellschaft n. 11 del 1931). Tutt'altro si deve dire del comunismo. Accanto a quelli {ed è cosa non dimenticabile) che sfracellano teste d'innocenti ed applicano « torture cinesi » nelle cantine della G.P.U., accanto agli ignobili profittatori, dei quali dire tutt'al più si può che sono il codazzo fatale di ogni partito trionfante, vi sono le migliaia di comunisti caduti in valoroso combattimento contro le bande « 1 bianche » o logoratisi, fra privazioni volenterosa60 Biblioteca Gino Bianco
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