sui « grandi avvenimenti » in politica interna o mondiale. Nelle cordialissime accoglienze che i compagni « europei » facevano ai rivoluzionari russi spuntava in modo commovente e talvolta comico il loro disorientamento dinnanzi al fenomeno «esotico», quasi « romanzesco » della rivoluzione, della clandestinità, del terrore praticato da ambo le parti. Questa impreparazione psicologica (e tecnica) può spiegare in gran parte l'esito lamentevole e talvolta grottesco dei tentativi fatti nel 1918-20 in diversi paesi occidentali per « imitare la Russia », nonché, in seguito, la scarsa capacità di adattamento ai metodi del « sotterraneo illegale » nella lotta contro la dominazione fascista. Più gravi conseguenze ebbe l'in(?apacità dei partiti socialisti di dare effetti meno platonici che le rituali manifestazioni del primo maggio alla decisione presa al Congresso stesso nel 1889 ove s1 costituì la Seconda loternazionale, di « combattere con tutti i mezzi » il militarismo, la gara degli armamenti, gli imperialismi e di impedire ogni guerra fra nazioni. Qualcuno ricorderà forse ancora (come il sottoscritto) il profondo senso di avvilimento alla chiusura del Congresso internazionale di Stoccarda (nel 1907) quando risultò chiaramente che nessuna resistenza efficace sarebbe stata concordate contro la strage mondiale i cui prodromi già ottenebravano l'orizzonte. Ma intanto (sempre in quel periodo che corre all'incirca tra il 1900 e il 1914) era indiscutibile una funzione dei partiti socialisti organizzati su base legale, rappresentati nei Parlamenti e per principio (espresso nella nota decisione del Congresso di Amsterdam del 1904) contrari ad ogni « partecipazione,. ai governi nel regime attuale; il che significava il divieto ad ogni membro iscritto al partito di vincolarsi sia assumendo responsabilità che inevitabilmente pongono la ragion di stato al di sopra di ogni criterio di giustizia, sia beneficiando del minimo vantaggio materiale e di prestigio connesso ad una carica « ufficiale». Salvo poche eccezioni (che si riducevano ad individui isolati piuttosto che a gruppi politici) il partito socialista in Italia come in parecchi altri paesi era ormai l'unico difensore conseguente ed insistente della democrazia, cioè dei diritti dell'uomo e del cittadino secondo le formule proclamate in America e poi in Francia alla fine del secolo XVII 1. Scartiamo nettamente l'assurda supposizione che « democrazia » debba significare « popolo governato dal popolo stesso ». Nessuna adunata di popolo (e neppure alcuna assemb.lea tampoco numerosa) ha potuto mai effettivamente governare (esercitando cioè in concreto i « poteri » esecutivo, legislativo, gi_udi36 Biblioteca Gino Bianco
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