Andrea Caffi - Socialismo libertario

• porti fra le «masse» popolari, un partito organizzato ed avocante a sé, pur essendo minoranza, il diritto di decidere in nome della « classe più numerosa», ed un comitato centrale (se non addirittura un duce) che in nome della necessità dell'azione rivoluzionaria avrebbe potuto e dovuto esigere anche dalle schiere del partito stesso un'obbedienza rigorosamente militare. Così pure le interminabili contese tra riformisti che non escludevano un supremo atto insurrezionale per il coronamento dell'opera di trasformazione, e rivoluzionari che non negavano l'utilità di riforme parziali e dell'azione parlamentare, non hanno mai approdato a « prese di posizioni » veramente scevre di equivoci: la fraseologia - avviluppata spesso in dottrinali « considerandi » che I'« uomo della strada» (e tali erano in fin dei conti, anche novantanove su cento dei nostri seguaci) difficilmente afferrava - chiariva male, se non occultava per « ragioni tattiche» sia il fondo delle questioni (rapporto fra società ed attuale congegno dello Stato, fra classe e «popolo», fra immediati e necessariamente limitati interessi di categorie bisognose ed il grandioso compito d'una reale emancipazione dell'uomo) sia gli effettivi sinceri propositi delle diverse « élites » dirigenti l'azione politica socialista, dal politico in buona fede integrato nel giuoco regolare delle vigenti istituzioni, al refrattario impaziente di totali e violentissime rrbellioni e (perché non menzionario, se fu un fenomeno tutt'altro che infrequente) al demagogo che con torbide ambizioni confusamente mescolava vaste prospettive d'un rinnovamento politico e sociale. E' che sotto l'accettazione cosciente di una « ideologia» elaborata in sostanza attorno al 1848, vi era una quasi « subcosciente» aderenza dell'animo dei militanti socialisti in Europa Occidentale (e massime in Italia) alle realtà sociali del 1900. Questa realtà implicava che nonostante l'insperata rapidità dei progressi compiuti in due-tre decenni dalla propaganda e da tutte le forme di organizzazione operaia, le « conquiste » erano ancora superficiali e precariamente assicurate, immensi « terreni vergini» aspettavano di essere «dissodati» per mezzo di iniziative politiche, sindacali, cooperativistiche; e tanto questa espansione quanto il consolidamento necessario delle posizioni già tenute sembravano attuabili nel miglior modo se perdurava in quiete l'assetto dei regimi nazionali (certo non conformi alle nostre esigenze, ma tòllerabili e perfezionabili) e dell'equilibrio pacifico sia pure fondato sulla « pace armata» (che si sperava gradualmente disarmare) nei rapporti internazionali. Donde una specie di awersione e quasi il rifiuto di soffermare la mente BibliotecaGino Bianco

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