non esisteva una alternativa al proletariato: al proletariato deluso da Mosca non s'offrivano che partiti screditati o « gruppi dissidenti» troppo insignificanti (e spesso settari). CosJ la guerra ha trovato le formazioni comuniste praticamente « senza rivali ,. e nella tremenda, devastatrice • semplificazione » di tutti I problemi (ridotti quasi all'unico di « sopravvivere ») - è bastata la vittoria dell'armata rossa a Stalingrado per ridare sembianze di vita all'insepolto spettro - (quasi parodia del famoso spettro del « Manifesto »). 5) Ora, dopo quattro anni di continue rivelazioni sulla innegabile infamia delle « democrazie popolari», del totalitarismo xenofobo di Mosca ecc., solo la mole immensa della stupidità umana aiuta l'« apparato» (certo ben congegnato) del Kominform a mantenere « occhi che non vedono, orecchie che non odono». E tuttavia è assai probabile che l'atroce farsa di un • movimento rivoluzionario » per instaurare la schiavitù integrale - sia alle penultime battute. Se è cosl lento il processo, la colpa ne va attribuita (oltre che ad uno stato generale di «stanchezza» e demoralizzazione collettiva) alla mancanza d'una vera rinascita del socialismo: benché molte buone volontà si agitino in proposito, non si vede ancora una reale ripresa di • eroici furori ». E' che questa volta il compito è infinitamente più scabroso che non fosse nel 1880 o nel 1885: allora gli ostacoli da affrontare erano forze schiettamente, ap_ertamente nemiche della classe operaia. Oggi si tratta di « superare » o liquidare non già un trionfo della reazione (dell'oppressione economica e politica), ma una doppia mostruosa falsificazione dello stesso socialismo: giacché non meno del totalitarismo comunista, sono stati deleteri gli effetti del nazionalismo socialdemocratico nato dalle « unioni sacre» del 1914 ed oggi impersonate nei Ramadier, M~ch, Bevin, Saragat ed anche Schumacher (difensore anzitutto di un quarto Reich). Fra le fasi successive che ho cercato di definire nei « 150 anni di socialismo » non vi fu soluzione di continuità. Nella I Lnternazionale, Marx, Proudhon, Blanqui portavano esperienze anteriori al 1848; nella Seconda, Liebknecht e Bebel, Jules Guisde e Andrea Costa ecc., potevano dirsi formati nella Prima; a cominciare da Stalin, Cachin, Kolarov, ecc., lo stato maggiore del bolscevismo conta un buon numero di veterani dell'Internazionale socialista. Per la rinascita in cui speriamo oggi, si vorrebbe fare affidamento su forze giovanissime, spontaneamente creative. Ma (a parte certi dubbi sul livello d'educazione generale della nuovissima generazione cresciuta nell'abominazione e desola25 Biblioteca Gino Bianco
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